Comunicato RSU FP CGIL Carcere S.Vittore
Rappresentanze Sindacali Unitarie
Casa Circondariale di Milano
Riteniamo doveroso noi, lavoratori del carcere emblema storico della detenzione in Italia, esprimere lo sconcerto e il disgusto per l'uso strumentale di vicende tragiche legate a quelle esistenze di cui fino a ieri non importava a nessuno se non per chiedere maggiore durezza nella detenzione.
Non ha importato a nessuno quando abbiamo denunciato l'assenza di una politica di stabilità del personale sanitario, per il 90% rinnovato annualmente a convenzione;
non si è mostrato interesse quando, fra i vari tagli operati da questo governo, è stata cancellata la presenza degli psicologi negli Istituti, ora ridotti a numeri minimi e rinnovati, di quando in quando, a progetto e senza poter mantenere la continuità di assistenza che un ambiente difficile come il carcere richiede;
non si è mostrata vergogna alcuna da parte del DAP, vertice gerarchico di tutti gli Istituti penitenziari e riferimento operativo, nel dimenticare tutto il personale "senza divisa" sfamato con una manciata di educatori/contabili assunti con i fondi stanziati dalla vecchia finanziaria Prodi, ed ad illudere anche i poliziotti penitenziari che "ogni iniziativa possibile verrà intrapresa per limitare il disagio e il sacrificio costanti", sottintendendo che la risposta sarà nella costruzione di nuove carceri;
non si è provato imbarazzo, da parte della politica in auge, nel proporre un'assorbimento del personale ministeriale nei ruoli della polizia penitenziaria, col duplice scopo di annullare le resistenze/esistenze sindacali e rafforzare la dipendenza gerarchica.
Lo sdegno è ormai oltre il limite di tolleranza, e siccome noi che una volta eravamo definiti "servi dello Stato", lo vogliamo continuare a servire nella civiltà dettata dalle norme della Costituzione, facciamo appello alla società civile, alla dignità residua delle forze politiche ed alle persone, tante ancora, che in questo Paese credono e vivono perché sia bloccato questo folle progetto di chiusura del penitenziario in un' area buia, lontana dalla civiltà e dalla luce che solo la Giustizia può dare.
Anche da San Vittore.
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