L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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sabato 21 novembre 2009

Siamo passati dalla detenzione penale a quella sociale

"I due terzi della popolazione carceraria italiana non possiede più i requisiti per chiedere le misure alternative, ci sono larghe fette di persone recidive e straniere irregolari che non entrano più nella logica delle misure alternative"

Redattore Sociale, 21 novembre 2009

Il direttore del Lorusso-Cotugno di Torino al convegno Seac: "Nel 2007 su 94 mila ingressi, circa 70 mila uscite nei 9 mesi successivi, 35 mila entro 11 giorni, 29 mila entro 3 giorni". Questa situazione ingolfa il sistema penitenziario.

Nel 2007 su 94 mila ingressi in carcere ci sono state circa 70 mila uscite nei nove mesi successivi, 35 mila entro 11 giorni, 29 mila entro 3 giorni, pari al 32% del totale. Nello stesso anno a Torino il 52% degli otto mila ingressi, pari a quattro mila detenuti, è uscito entro tre giorni. Sono i dati forniti da Pietro Buffa, direttore del carcere Lorusso-Cotugno di Torino, intervenuto alla Tavola rotonda sul sistema sanzionatorio del Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario-Seac "la detenzione in carcere di queste persone ingolfa il sistema penitenziario", ha detto Buffa, spiegando che se i conti del sistema penitenziario non tornano più, le cause vanno cercate al di là del solo problema quantitativo. "Se abbiamo uno dei più grandi tassi di sovraffollamento d’Europa è a causa di una politica che preme sul carcere con varie ondate emergenziali - ha continuato - , a Torino che è un grande carcere metropolitano ho dovuto autorizzare l’apertura di palestre, corridoi e sgabuzzini per la mancanza di spazi". Attualmente ci sono circa 1600 detenuti, ma la struttura è arrivata a contenerne anche più di 1.700, su una capienza massima di 1.100 persone.

A Torino il 52% di detenuti è straniero, in genere non in regola con il permesso di soggiorno. In alcuni penitenziari italiani si arriva anche al 70% "i due terzi della popolazione carceraria italiana non possiede più i requisiti per chiedere le misure alternative, ci sono larghe fette di persone recidive e straniere irregolari che non entrano più nella logica delle misure alternative". È questo l’allarme lanciato dal direttore del carcere del capoluogo piemontese, che ha affermato: "siamo passati dalla detenzione penale alla detenzione sociale, al carcere vengono demandati compiti per i quali non siamo attrezzati, come l’accertamento dei familiari irregolari in visita all’interno di una struttura". Esiste una circolare ministeriale molto recente in cui in questi casi il diritto al colloquio prevale sull’accertamento dell’irregolarità, per cui il direttore del carcere può limitarsi ad accertare il grado di parentela e dare il permesso al colloquio.