LA NUOVA -LA PROTESTA DELLE ASSISTENTI SOCIALI
mercoledì 9 maggio 2007- Carceri. Un contestato provvedimento del governo
Contrarie al "nucleo di verifica" per chi sconta la pena all'esterno
Nuoro- La legge 354 del 1975, all'articolo 47, istituisce l'affidamento in prova al servizio sociale come misura alternativa al carcere. Provvedimento valido solo per quei soggetti che devono scontare una condanna non superiore ai tre anni e che ha la durata della pena stessa.
Ora, però, dal governo centrale arriva una bozza di decreto con la proposta di integrare il lavoro delle assistenti sociali che operano negli uepe(uffici di esecuzione penale esterna) con quello del cosiddetto "nucleo di verifica" del quale farebbero parte agenti di polizia penitenziaria. Che avrebbero il compito di controllare la persona nel suo ambiente di lavoro.
E scoppia il caso. Le assistenti sociali degli uffici sardi non ci stanno e chiedono chiarezza. In un incontro promosso dalla Cisl di Nuoro è stata evidenziata tutta la preoccupazione per questa proposta del governo." Il nostro servizio- hanno gridato in coro- è stato istituito con una legge ben precisa. Non ci possono dire di punto in bianco che non ci occuperemo più di aspetti fondamentali per la riuscita del nostro lavoro. Come minimo chiediamo che venga fatta chiarezza perchè ci sentiamo lese nella nostra figura professionale e riteniamo che ci sia una violazione degli articoli di quella stessa legge. Le assistenti sociali operano negli uffici di esecuzione penale esterna istituiti in base all'art.72 della leggew 354. Uffici che svolgono attività di sostegno e controllo nell'ottica di un obiettivo ben preciso: aiutare la persona a riappropriarsi del suo ambiente di vita. Il tutto seguendo un progetto individualizzato. Gli Uepe fanno delle vere e proprie indagini socio-familiari, propongono all'autorità giudiziaria il programma di trattamento da applicare e controllano che la persona ammessa alla misura alternativa esegua realmente questi stessi programmi. All'atto dell'affidamento viene redatto un verbale in cui sono dettate tutte una serie di regole che il condannato deve rispettare.
"Questa sperimentazione-hanno spiegato le assistenti sociali degli UEPE di tutte e quattro le province sarde- rischierebbe di spaccare a metà il nostro lavoro. Abbiamo l'esigenza di avere una visione globale della situazione e non è possibile che il controllo della persona nel posto di lavoro venga eseguita dalla polizia penitenziaria quando finora ce ne siamo occupati noi". Un dissenso che , a detta del servizio sociale, "è stato condiviso anche dai magistrati di sorveglianza". Il timore espresso è quello che la persona ammessa all'affidamento in prova possa sentirsi eccessivamente controllata dalle forze di polizia che già operano all'interno del caercere. Hanno statistiche tra le mani le assistenti sociali:"Chi ha eseguito la pena con l'affidamento in prova è meno recidivo rispetto a chi l'ha scontata in carcere. Due su dieci recidivi nel primo caso, sette su dieci nel secondo". Preoccupazione è stata espressa da Giorgio Mustaro della CISL di Nuoro: " si tratta di capire come la polizia, che è già dentro il carcere, possa esercitare il controllo fuori". Nella riunione di ieri è stato stilato un documento che servirà a far luce su questa proposta di governo.
di Nadia Cossu
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