L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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martedì 13 novembre 2007

Documento Finale Conferenza Nazionale Uepe 7 novembre 2007

ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI
Roma, 13 novembre 2007
Prot. n. 2782/2007

Al Sig. Ministro
On. Clemente Mastella
Ministero della Giustizia

Al Sig. Ministro
On. Paolo Ferrero
Ministero della Solidarietà

Al Sig. Ministro
On. Giuliano Amato
Ministero dell’Interno

Al Dott. Ettore Ferrara
Capo del Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria
Ministero della Giustizia

Al Consigliere
Riccardo Turrini Vita
Direttore Generale
Esecuzione Penale Esterna
del Dip.to Amm.ne Penitenziaria
Ministero della Giustizia

Al Dott. Eustachio Vincenzo Petralla
Dirigente Ufficio II
Direzione Generale
Esecuzione Penale Esterna

Ai Sindacati Confederali e Autonomi

Alla d.ssa Anna Muschitiello
Segretario Nazionale
Coordinamento Assistenti Sociali
Giustizia

Al Dott. Sebastiano Zinna
Dirigente Ufficio II - Istituto
Superiore di Studi Penitenziari

Alla D.ssa Luigia Culla
Istituto Superiore
di Studi Penitenziari

Al Dott. Alessandro Margara
Presidente
Fondazione Michelucci
Firenze

All’Avv. Desi Bruno
Garante dei diritti delle Persone
private della libertà personale
Bologna

Alla D.ssa Angelica Di Giovanni
Presidente Tribunale Distrettuale
di sorveglianza di Napoli

Alla D.ssa Elisabetta Laganà
Presidente SEAC
Coordinamento Enti e Associazioni
di Volontariato Penitenziario

Agli Uffici Esecuzione
Penale Esterna

Ai Provveditorati Regionali
dell’Amministrazione Penitenziaria

Ai Consigli Regionali
dell’Ordine degli Assistenti Sociali

LORO SEDI



OGGETTO: Comunicato finale della Conferenza Nazionale UEPE del 7 novembre 2007.
Il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali, proseguendo nelle iniziative intraprese da alcuni mesi per richiamare l'attenzione sulla complessa questione scaturita dai progetti di riforma delle misure alternative alla detenzione, e del ruolo svolto in tale ambito dal servizio sociale, ha organizzato una Conferenza nazionale, tenutasi a Roma il 7 novembre 2007 presso il Centro Congressi Cavour, su “Le misure alternative alla detenzione tra proposte di riforma e istanze di sicurezza”, cui è seguita la tavola rotonda su “Prospettive e sviluppo del servizio sociale nelle misure alternative alla detenzione”.

Tale iniziativa ha rappresentato un evento di evidente risonanza esterna, cui hanno partecipato assistenti sociali degli UEPE delle diverse regioni, il Coordinamento degli Assistenti Sociali della Giustizia, rappresentanti degli Ordini Regionali, dirigenti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, magistrati di sorveglianza, rappresentanti dei Sindacati confederali e autonomi, esponenti degli Enti del volontariato e degli Organismi di tutela dei diritti dei detenuti.

La Conferenza è stata promossa con il proposito di consolidare il confronto sulle problematiche aperte nella professione e tra gli operatori del sistema penale, dalle ipotesi di riforma, inserite in tre distinte bozze di decreto, nelle quali si prevede l’inserimento della polizia penitenziaria nel controllo delle misure alternative alla detenzione.

Gli interventi delle autorità, e l’ampio e articolato dibattito svoltosi fra tutti i partecipanti, hanno aperto il confronto tra posizioni divergenti e contrapposte, sulle prospettive del sistema dell’esecuzione penale esterna, oggetto della Conferenza, e sulle ricadute che le modifiche proposte avrebbero sull’operatività e sul senso del lavoro dell’assistente sociale.

Gli interrogativi degli intervenuti hanno riguardato le proposte di riorganizzazione del mandato istituzionale degli UEPE, alla luce dei contenuti della bozza interministeriale - Ministero della Giustizia e Ministero dell’Interno – e il loro contributo di analisi, proposte e osservazioni, è stato indicativo del rilievo che ha assunto, in questi ultimi mesi, il dibattito sulle misure alternative e sul ruolo che il servizio sociale penitenziario ha, sin dal 1975, svolto nella gestione dell’affidamento in prova al servizio sociale.

In merito sono stati evidenziati i possibili scenari di modifica del mandato istituzionale e professionale dell’assistente sociale, in un ambito d’intervento dove le metodologie del servizio sociale sono state decisive per la definizione del sistema delle misure alternative alla detenzione anche come strumento per dare attuazione al principio di territorializzazione della pena.

E’, infatti, alla operatività degli assistenti sociali che si deve la realizzazione di un sistema di relazioni con il territorio, consolidato con la sedimentazione di un patrimonio di rapporti di collaborazione con il sistema delle reti sociali e istituzionali, che configura la specificità attuale delle misure alternative, in particolare quella dell’affidamento al servizio sociale, come mezzo di attivazione dei processi d’inclusione sociale.

Il rischio di accentuare, con le proposte di riforma, la funzione repressiva, fiscale e custodialistica nelle misure alternative, a fronte di una funzione di inclusione e reinserimento sociale prevista dalla carta costituzionale (art. 27) e dall’Ordinamento Penitenziario, appare molto forte e non è sembrata, a molti dei partecipanti, giustificata rispetto ad una maggiore efficacia degli interventi e al maggiore bisogno di sicurezza.

La carenza di risorse umane, professionali, finanziarie e strumentali che caratterizza, ormai da anni, gli UEPE e lo scarso investimento delle comunità locali nelle politiche sociali e di contrasto alla povertà sono risultate, dal dibattito intercorso, le maggiori priorità da affrontare, in quanto la loro mancanza rende sempre più complesso e difficile il lavoro per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione pena, portato avanti con enormi difficoltà dal servizio sociale.

Un interesse maggiore e concreto su questi aspetti avrebbe reso più credibile anche la proposta di una eventuale introduzione della polizia penitenziaria nel controllo dei sottoposti a quelle misure alternative, in cui già appare prevalente la funzione di controllo.

Gli aspetti complessi della riorganizzazione degli UEPE, anche alla luce della bozza interministeriale, sono stati evidenziati sia dai dirigenti del DAP sia dell'Istituto Superiore di Studi penitenziari.

Il dibattito svoltosi, se non ha modificato alcune posizioni divergenti, ha tuttavia consentito l’approfondimento di punti di convergenza. Tali punti, la maggior parte dei quali è stata condivisa e sottoscritta dai diversi attori della Conferenza, possono così riassumersi:

l quello attuale è un momento in cui le linee di tendenza sembrano evolvere verso un ampliamento dell'area del controllo penale. Ciò richiede, a chi ha la responsabilità di dare risposte alle esigenze di tutti i cittadini tutelandone la qualità della vita, una elaborazione di politiche sociali inclusive e di progetti di riforma del settore penale che non rispondano soltanto a logiche emergenziali o a pressioni solo emotive;

l sempre più evidenti emergono le contraddizioni fra una realtà dell'esecuzione penale esterna, in continua crescita quanti-qualitativa, e l'esiguità di risorse umane e strumentali investite in tale ambito;

l non si può non convenire che la misura alternativa dell'affidamento in prova al servizio sociale, pur nella complessità dell'attuale momento, si configura come una specifica forma di esecuzione della pena voluta appositamente dalla legge penitenziaria con modalità di gestione – incentrate sull'intervento professionale dell'assistente sociale e su un lavoro che ha mirato a mettere in rete l'operatività degli UEPE con i soggetti, istituzionali e non, della realtà locale – modalità che hanno prodotto positivi risultati, sia in termini di recidiva, che di revoche delle misure;

l tali positivi risultati consentono di affermare che la pena espiata in affidamento contribuisce al reinserimento e all'inclusione sociale in misura maggiore rispetto a quella scontata in carcere; pertanto non appare ulteriormente rinviabile un reale e serio programma di sviluppo dei servizi UEPE;

l si ritiene indispensabile il coinvolgimento, nella elaborazione delle politiche di cambiamento dell'area penale esterna, degli assistenti sociali, cioè dei professionisti che in questi ultimi tre decenni hanno garantito il funzionamento del sistema delle misure alternative, acquisendo un patrimonio di competenze “esperte” che utilmente potrebbero contribuire a individuare processi di cambiamento aderenti alle reali e prioritarie necessità dell'esecuzione penale esterna;

l parimenti necessario appare lo sviluppo di attività di studio e ricerca che consentano di acquisire adeguate conoscenze sul funzionamento delle misure alternative, sulle buone prassi attivate e sulle modalità di intervento del servizio sociale in tale ambito. Soltanto un continuo monitoraggio di tali aspetti, infatti, potrà finalmente consentire una costante valutazione di efficacia che tenga conto di tutte le variabili presenti.

Il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali chiede che il presente documento, frutto di un lavoro di attento ascolto delle diverse voci, tra cui quella del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali stesso, venga tenuto in debita considerazione dai vertici del Ministero per non vanificare il lavoro di attenta costruzione di significati condivisi e di conciliazione, prodotto sino a questo momento, grazie agli sforzi e alla disponibilità di tutti gli interlocutori attivati e sollecitati dall'Ordine degli Assistenti Sociali.

Dare valore reale al concetto di concertazione, che dovrebbe essere alla base dell’attuale sistema della Pubblica Amministrazione, con un ribaltamento nel rapporto tra i vertici e la base, tra le istituzioni e i cittadini, ci sembra quanto mai doveroso.


f.to Il Vicepresidente
Franca Dente