L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

giovedì 8 novembre 2007

ITALIA OGGI

8 nov.2007 pagina 19
Marzia Paolucci
No alla polizia penitenziaia negli Uepe, gli uffici per l'esecuzione penale esterna e avanti invece sul potenziamento dei servizi territoriali e sul maggior investimento in politiche sociali. E' l'accordo raggiunto ieri, a fine giornata, tra l'Ordine degli assistenti sociali e chi di loro lavora negli uepe: per lo più donne che hanno superato un concorso pubblico e oggi guadagnano uno stipendio base di 1100 euro al mese. Gli assistenti sociali si sono ritrovati per discutere di proposte di riforma e istanze di sicurezza professionale in materia di misure alternative al carcere ma l'attenzione massima è andata alla bozza di decreto interministeriale tra giustizia e interno che vorrebbe includere la polizia penitenziaria negli uffici per l'esecuzione penale esterna. Una proposta che giudicano "demagogica e fuorviante soprattutto per l'affidamento in prova che ha già una sua specificità di assistenza e controllo senza alcun intento repressivo". E proprio dell'esito di buon risultato finora ottenuto dall'applicazione delle misure alternative, parla Franca Dente, vicepresidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali. "Crescono quelle alternative al carcere e", denuncia, "scarseggiano le risorse umane ed economiche in capo agli uffici di servizio sociale per l'esecuzione penale esterna". E i dati del Ministero gli danno ragione: dal 1991 al 2005, le msure alternative sono cresciute da 5 mila a 45 mila con dati positivi relativi a revoche e recidive visto che nel 2006 solo il 4 % di affidamenti in prova al servizio sociale è stato revocato per raggiungere poco più del 6% nelle restanti misure alternative. discorso analogo per la recidiva, dove per sette anni, dal 1998 al 2005, la recidiva ha riguardato solo il 19% dei soggetti affidati in prova al servizio sociale contro il 68,45% dei recidivi che nello stesso periodo hanno scontato la pena in detenzione.
Tra i relatori, alessandro Margara, Riccardo Turrini Vita, direttore generale dell' ufficio esecuzione penale esterna del DAP, Desi Bruno, garante dei diritti dei detenuti a Bologna, e Angelica Di Giovanni, presidente del tribunale distrettuale di sorveglianza di Napoli.
Per Turrini Vita "si tratta di verificare se i controlli attualmente svolti dalle forze di polizia possono essere svolti anche dalla polizia penitenziaria principalmente per i detenuti domiciliari, eventualmente per i semiliberi. Questi sono i fini prioritari", ribatte, "si tratta di una collaborazione tra ministeri: la polizia è chiamata a molti compiti e per tanto non riesce spesso a fare adeguati controlli e in questo caso la partecipazione della polizia penitenziaria potrebbe aiutare a superare un certo clima di conflittualità".