REDATTORE SOCIALE
Giustizia: Margara; i poliziotti non devono stare negli Uepe
Redattore Sociale, 8 novembre 2007
Il presidente, Alessandro Margara: "La tipicità delle misure alternative è rappresentata dal contributo del servizio sociale. Dentro l’Uepe dovrebbe esserci una persona che accompagna e che non è un poliziotto, ma un operatore sociale".
"La tipicità delle misure alternative è rappresentata dal contributo del servizio sociale. Dentro l’Uepe dovrebbe esserci una persona che accompagna e che non è un poliziotto, ma un operatore sociale. L’affidamento al servizio sociale prevede il reinserimento delle persone, mentre l’attività della polizia rileva solo l’inosservanza delle regole. La questione del controllo è demagogica, insisto nel dire che non appartengono alla polizia penitenziaria queste mansioni, ma che si creerebbe un sovraffollamento su funzioni che sono già coperte". Ribadisce così il suo no all’ipotesi di riorganizzazione delle misure alternative al carcere Alessandro Margara, presidente della fondazione Michelucci. Un cambiamento che prevede la collaborazione della polizia penitenziaria negli uffici dell’esecuzione penale esterna, responsabili delle misure alternative alla detenzione, e quindi un ulteriore controllo sul sistema.
Una correlazione degli ambiti operativi poco gradita però dall’ordine nazionale degli assistenti sociali, per il timore che venga così sminuito il mandato professionale del servizio sociale. Pur appoggiando l’intento di rafforzare e ammodernare il sistema giudiziario, gli assistenti sociali chiedono al governo maggiori risorse perla categoria, che deve, secondo loro rimanere unico titolare del trattamento. Non è dello stesso avviso però Riccardo Turrini Vita, direttore generale dell’Ufficio esecuzione penale esterna, che ha sottolineato invece come sia necessario valutare la questione solo quando la collaborazione sarà già avviata. "È giusto tutelare i professionisti" -ha detto- "ma chi decide quali professionisti devono stare in maniera esclusiva in un ufficio? Non si può parlare di controllo solo in termini di stigmatizzazione. Il sistema si può ricostruire parlando di specificità reciproche".
L’ordine nazionale degli assistenti sociali ha fatto inoltre appello al ministero della Giustizia e al Governo, affinché nella discussione sul pacchetto sicurezza e sulla legge finanziaria, vengano stanziate maggiori risorse per l’Uepe, come maggiore investimento nelle politiche di prevenzione e inclusione sociale.
Redattore Sociale, 8 novembre 2007
Il presidente, Alessandro Margara: "La tipicità delle misure alternative è rappresentata dal contributo del servizio sociale. Dentro l’Uepe dovrebbe esserci una persona che accompagna e che non è un poliziotto, ma un operatore sociale".
"La tipicità delle misure alternative è rappresentata dal contributo del servizio sociale. Dentro l’Uepe dovrebbe esserci una persona che accompagna e che non è un poliziotto, ma un operatore sociale. L’affidamento al servizio sociale prevede il reinserimento delle persone, mentre l’attività della polizia rileva solo l’inosservanza delle regole. La questione del controllo è demagogica, insisto nel dire che non appartengono alla polizia penitenziaria queste mansioni, ma che si creerebbe un sovraffollamento su funzioni che sono già coperte". Ribadisce così il suo no all’ipotesi di riorganizzazione delle misure alternative al carcere Alessandro Margara, presidente della fondazione Michelucci. Un cambiamento che prevede la collaborazione della polizia penitenziaria negli uffici dell’esecuzione penale esterna, responsabili delle misure alternative alla detenzione, e quindi un ulteriore controllo sul sistema.
Una correlazione degli ambiti operativi poco gradita però dall’ordine nazionale degli assistenti sociali, per il timore che venga così sminuito il mandato professionale del servizio sociale. Pur appoggiando l’intento di rafforzare e ammodernare il sistema giudiziario, gli assistenti sociali chiedono al governo maggiori risorse perla categoria, che deve, secondo loro rimanere unico titolare del trattamento. Non è dello stesso avviso però Riccardo Turrini Vita, direttore generale dell’Ufficio esecuzione penale esterna, che ha sottolineato invece come sia necessario valutare la questione solo quando la collaborazione sarà già avviata. "È giusto tutelare i professionisti" -ha detto- "ma chi decide quali professionisti devono stare in maniera esclusiva in un ufficio? Non si può parlare di controllo solo in termini di stigmatizzazione. Il sistema si può ricostruire parlando di specificità reciproche".
L’ordine nazionale degli assistenti sociali ha fatto inoltre appello al ministero della Giustizia e al Governo, affinché nella discussione sul pacchetto sicurezza e sulla legge finanziaria, vengano stanziate maggiori risorse per l’Uepe, come maggiore investimento nelle politiche di prevenzione e inclusione sociale.
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