ORDINE ASSISTENTI SOCIALI TRENTINO ALTO ADIGA
Trento, 12 novembre 2007
Prot. N. 5943/07
Al Ministro per la Giustizia – ROMA
Al Sottosegretario ai problemi penitenziari – ROMA
Al Capo del DAP – ROMA
Al Direttore Generale
Esecuzione Penale Esterna del DAP – ROMA
p.c. All’Ordine Nazionale Assistenti sociali – ROMA
Agli Ordini Regionali
Al Coordinamento Ass. Soc. Giustizia – TREZZO S/A
Alle OO.SS. CGIL, CISL, UIL, SAG-UNSA, SUNAS
Oggetto: Progetto di inserimento della Polizia Penitenziaria negli UEPE
In relazione ai processi di ristrutturazione dell’esecuzione penale esterna, sentiti gli operatori del settore, il Consiglio dell’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali del Trentino-Alto Adige intende esprimere preoccupazione e perplessità rispetto alle scelte – seppur sperimentali – che il Ministero di Giustizia, in raccordo con il Ministero degli Interni, intende attuare, relativamente a quanto indicato in oggetto.
Ad oggi permangono, a nostro giudizio, i seguenti elementi di criticità:
Ø L’inserimento della Polizia Penitenziaria presso gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, così come prevista, rischia di apportare elementi di confusione nei ruoli e gravi distorsioni della professionalità e dell’autonomia dell’assistente sociale, nel suo concreto e quotidiano svolgersi, ma anche in relazione ai principi e valori fondanti della professione.
L’azione di controllo della Polizia Penitenziaria, associato all’attività di servizio sociale degli UEPE, rischia di produrre una profonda alterazione delle funzioni professionali di questa struttura, conferendo alla dimensione del controllo una valenza preponderante rispetto agli interventi di sostegno alla persona.
Da questo non potrà che conseguire diffidenza da parte delle persone-utenti ad esprimere proprie difficoltà ed a concordare con il Servizio un percorso di reinserimento non solo formale, vanificando nella sostanza l’obbiettivo della misura alternativa.
Ciò risulterebbe poco coerente con i presupposti etici del servizio sociale e con quanto disposto dall’art. 118 del Regolamento di esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario.
Ø Rimangono da capire i motivi di tale scelta organizzativa e operativa, nei confronti di un Servizio che ha dato risultati apprezzabili e positivi negli anni. Secondo i dati che la stessa Amministrazione rileva, infatti, la conclusione positiva dei percorsi di misura alternativa e i tassi di recidiva attestano una sostanziale efficacia del sistema di esecuzione penale esterna, con le competenze che la legge attuale assegna al Servizio Sociale, e che esprimono un buon equilibrio tra funzioni di aiuto-sostegno e di controllo-vigilanza, attuato con i metodi propri del Servizio Sociale.
Ø Le recenti circolari sull’attività degli UEPE diffuse dalla stessa Direzione Generale E.P.E. (noti come progetti P.E.A.) lasciano intendere una visione distorta e limitativa delle attività del Servizio Sociale, delle sue metodologie e delle sue modalità operative. Ad esempio: la previsione vincolante di un numero minimo di colloqui con gli affidati in prova è palesemente in contrasto con i principi indicati dal Codice Deontologico dell’assistente sociale, che indica come elementi di qualità professionale la personalizzazione degli interventi e la salvaguardia di un margine di autonomia tecnico-professionale dell’assistente sociale nella realizzazione degli stessi.
Ø Risultati apprezzabili non possono che conseguire a progetti di reinserimento costruiti seguendo il criterio dell’individualizzazione, come anche la legge penitenziaria indica, progetti che tengano conto dei bisogni e delle capacità reali delle persone-utenti, laddove la standardizzazione dell’intervento che si vorrebbe introdurre risponde più a logiche quantitative di controllo “fisico” e “visivo” dell’utente, che non a un rilancio qualitativo complessivo dell’attività professionale degli operatori sociali nell’esecuzione penale esterna.
Ø Questo Ordine Regionale rimane pertanto interessato a conoscere gli indicatori e le modalità della valutazione finale della sperimentazione programmata, non risultando attualmente chiari né gli obiettivi né i criteri in base ai quali la valutazione stessa verrà effettuata.
Questo Ordine rimane in attesa di comprendere le motivazioni di tali scelte e di conoscere se sono stati predisposti dei correttivi per modificare queste palesi incongruenze. Si impegna altresì a denunciare eventuali violazioni del Codice Deontologico o azioni che si dimostrassero lesive della professione.
Rimanendo in attesa delle opportune chiarificazioni, porgiamo distinti saluti.
La Presidente
Anna Lisa Zambotti
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