CONFSAL UNSA
Roma, 15 novembre 2007
CONVEGNO DAP SU ESECUZIONE PENALE ESTERNA
LETTERA APERTA
E’ pervenuto alla scrivente Organizzazione Sindacale l’invito per partecipare, come ‘uditore’ alle due giornate di ‘discussione’ che si terranno presso l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari aventi per oggetto: ‘Una nuova politica della pena:quale progetto per l’esecuzione penale esterna?’.
E’ il caso di rammentare che la CONFSAL UNSA, come altre OO.SS., è da diverso tempo impegnata nel confronto inerente la proposta di D.M. di riorganizzazione degli Uffici di Servizio Sociale (non è un lapsus) presentata dall’Amministrazione. Sul punto ci pare inopportuno ed intempestivo indire una riflessione unilaterale sulla delicata questione proprio nel periodo del rinnovo delle RSU che vede impegnanti, senza riserva, i sindacati.
Sull’ aspetto formale ci appare del tutto indelicato escludere dal dibattito i rappresentanti dei lavoratori e gli ordini professionali che da diverso tempo sono ‘entrati’ nella discussione sull’importante “questione” dell’esecuzione penale esterna.
Con numerose e precedenti note la Confsal-Unsa ha chiesto l’apertura di un ampio confronto-dibattito in termini di partecipazione attiva e non di uditore di preconfezionate impostazioni spesso comunicate, pubblicamente e sotto varie forme, senza un preventivo confronto in merito.
L’agire intrapreso dall’Amministrazione, purtroppo, sta assumendo incontrovertibilmente le veste di una scelta ‘politica’ chiusa e non di ampio respiro.
Non si può stravolgere in senso contenitivo il mandato istituzionale educativo-risocializzante, che ha fonte nell’articolo 27 della Costituzione, con un semplice D.M. che non riceve consenso.
Non si può ignorare l’impianto delle legge Gozzini (legge 26 luglio 1975 n. 354) eludendo la centralità del piano individuale di trattamento. Non si può pensare di incrementare il controllo, peraltro mal definito, prima ancora di rivisitare, novellare e implementare le misura alternative alla detenzione.
La necessità di ricorrere in maniera più stringente alla custodia cautelare paventate dalle varie proposte di ‘sicurezza’ in materia di giustizia, rappresenta solo l’inizio dell’ingresso nel circuito penale e non già il percorso di recupero ‘umano’ dell’individuo che una società civile, quale la nostra, ci impone: di contro, fa parte (o dovrebbe far parte) delle conquiste e del patrimonio personale di ognuno di Noi.
Concludiamo sperando che un dialogo aperto faccia da contraltare alla modalità chiusa intrapresa dall’Amministrazione penitenziaria nell’affrontare le delicate questioni del mondo della devianza. Di contro, una mentalità aperta predispone al confronto e alla più ampia partecipazione per il raggiungimento degli obiettivi istituzionalmente demandati, in primis, agli assistenti sociali.
Il Segretario Nazionale Il Responsabile del Trattamento
Roberto Martinelli Massimo Capobianco
Roberto Martinelli Massimo Capobianco
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