Carcere/Giustizia- sistema penitenziario, ormai il collasso è alle porte
di Gennaro Santoro (Coordinatore Associazione Antigone)- Aprile on-line, 4 marzo 2007
L’approfondimento Se anche qui da noi si continua a percorrere la strada della carcerazione di massa, come accade in America, si avrà la fine di quelle conquiste che sembravano irreversibili. La commissione Pisapia ha elaborato un progetto di codice penale che garantirebbe maggiore efficacia della giustizia e dunque maggior sicurezza delle vittime, così come degli imputati e dei condannati
Gli Stati Uniti, esportatori di diritto, vantano una popolazione carceraria superiore a quella di qualsiasi altro Paese al mondo: 2milioni e 300mila persone private della libertà. Seguono la Cina, con 1 milione e mezzo di persone in carcere, e la Russia con 890mila detenuti. L’Europa, culla dei diritti, mantiene le distanze con i suoi 600mila detenuti.
Nell’Unione Europea il tasso medio di carcerazione è di 125 detenuti ogni 100mila abitanti. In America è di mille ogni 100mila (un detenuto su 100 abitanti). Carceri etniche, quelle private e americane, se nel 2006 un afro-americano su 15 era in prigione (uno su 9 se si guarda alla fascia di età compresa tra i 20 e i 34 anni), contro la presenza dietro le sbarre di un americano bianco su 106.
Ma il modello della disuguaglianza americana, quello della repressione totale a scapito del welfare state, sembra influenzare le politiche criminali dei paesi UE, dove in 23 stati su 27 è aumentata costantemente la popolazione carceraria. Dove Sarkozy propone il carcere a vita per i recidivi. Dove l’Italia vanta il suo primato per i tempi biblici della giustizia e il 60% della popolazione carceraria è in attesa di giudizio, presunta innocente. E non scherza il nostro paese neanche in tema di detenzione etnica: i detenuti stranieri superano il 35% della popolazione carceraria (nel 1990 rappresentavano l’8%) e gli africani sono i detenuti non autoctoni maggiormente presenti.
Intanto nelle patrie galere è di nuovo allarme sovraffollamento: quasi 51.000 i detenuti, oltre 7.700 detenuti in più rispetto la capienza regolamentare. Un dato preoccupante che sarebbe diventato tragico (72.000 detenuti) se non vi fosse stato nel frattempo il tanto contestato provvedimento di indulto.
Ma le leggi criminogene sulle droghe, sull’immigrazione e sulla recidiva (ex Cirielli) continueranno a far aumentare gli ingressi in carcere, con una crescita media mensile di circa 1.000 detenuti.
Un carcere - discarica sociale dove finisce solo la manovalanza del crimine se i condannati detenuti per mafia rappresentano il 3,2% e quelli per reati contro l’amministrazione sono il 3,7% della popolazione carceraria. Un carcere che continua a caratterizzarsi per uno "standard sociale" da far tremare i polsi: il 23,4% è tossicodipendente, il 64% ha un grado di istruzione tra analfabeta e licenza media inferiore, oltre il 35% è di origine straniera. Il collasso della giustizia ipertrofica e inefficace è alle porte.
La commissione Pisapia ha consegnato al paese un progetto di codice penale che garantirebbe maggiore efficacia della giustizia e dunque maggiore sicurezza dei diritti delle vittime, così come degli imputati e dei condannati. Un codice di ispirazione garantista che ridurrebbe il numero complessivo dei reati e permetterebbe ai magistrati di concentrarsi solo su questioni di grave portata criminale, riducendo i tempi infiniti della giustizia. Ma nel circo politico si è più attenti ai pacchetti sicurezza che, come insegnano Bauman e la storia, portano più voti e permettono alla politica di nascondere le proprie responsabilità sul tramonto del welfare state.
Il carcere, come sostenevano Gramsci e i costituenti, è la cartina di tornasole di una società. Il nostro è una discarica sociale inefficace dove il 68% dei detenuti, una volta fuori, commette nuovamente un crimine. Bisogna investire su una riforma organica della materia e sulle misure alternative perché abbattono la recidiva al 19%. Bisogna trovare gli strumenti per far capire che soltanto un potenziamento delle politiche sociali può garantire (anche) più sicurezza urbana. Altrimenti la deriva americana della carcerazione di massa spazzerà quelle conquiste del dopo guerra che sembravano irreversibili. Altrimenti la dignità della persona umana non sarà più il fondamento e la ragion d’essere dello Stato.
L’approfondimento Se anche qui da noi si continua a percorrere la strada della carcerazione di massa, come accade in America, si avrà la fine di quelle conquiste che sembravano irreversibili. La commissione Pisapia ha elaborato un progetto di codice penale che garantirebbe maggiore efficacia della giustizia e dunque maggior sicurezza delle vittime, così come degli imputati e dei condannati
Gli Stati Uniti, esportatori di diritto, vantano una popolazione carceraria superiore a quella di qualsiasi altro Paese al mondo: 2milioni e 300mila persone private della libertà. Seguono la Cina, con 1 milione e mezzo di persone in carcere, e la Russia con 890mila detenuti. L’Europa, culla dei diritti, mantiene le distanze con i suoi 600mila detenuti.
Nell’Unione Europea il tasso medio di carcerazione è di 125 detenuti ogni 100mila abitanti. In America è di mille ogni 100mila (un detenuto su 100 abitanti). Carceri etniche, quelle private e americane, se nel 2006 un afro-americano su 15 era in prigione (uno su 9 se si guarda alla fascia di età compresa tra i 20 e i 34 anni), contro la presenza dietro le sbarre di un americano bianco su 106.
Ma il modello della disuguaglianza americana, quello della repressione totale a scapito del welfare state, sembra influenzare le politiche criminali dei paesi UE, dove in 23 stati su 27 è aumentata costantemente la popolazione carceraria. Dove Sarkozy propone il carcere a vita per i recidivi. Dove l’Italia vanta il suo primato per i tempi biblici della giustizia e il 60% della popolazione carceraria è in attesa di giudizio, presunta innocente. E non scherza il nostro paese neanche in tema di detenzione etnica: i detenuti stranieri superano il 35% della popolazione carceraria (nel 1990 rappresentavano l’8%) e gli africani sono i detenuti non autoctoni maggiormente presenti.
Intanto nelle patrie galere è di nuovo allarme sovraffollamento: quasi 51.000 i detenuti, oltre 7.700 detenuti in più rispetto la capienza regolamentare. Un dato preoccupante che sarebbe diventato tragico (72.000 detenuti) se non vi fosse stato nel frattempo il tanto contestato provvedimento di indulto.
Ma le leggi criminogene sulle droghe, sull’immigrazione e sulla recidiva (ex Cirielli) continueranno a far aumentare gli ingressi in carcere, con una crescita media mensile di circa 1.000 detenuti.
Un carcere - discarica sociale dove finisce solo la manovalanza del crimine se i condannati detenuti per mafia rappresentano il 3,2% e quelli per reati contro l’amministrazione sono il 3,7% della popolazione carceraria. Un carcere che continua a caratterizzarsi per uno "standard sociale" da far tremare i polsi: il 23,4% è tossicodipendente, il 64% ha un grado di istruzione tra analfabeta e licenza media inferiore, oltre il 35% è di origine straniera. Il collasso della giustizia ipertrofica e inefficace è alle porte.
La commissione Pisapia ha consegnato al paese un progetto di codice penale che garantirebbe maggiore efficacia della giustizia e dunque maggiore sicurezza dei diritti delle vittime, così come degli imputati e dei condannati. Un codice di ispirazione garantista che ridurrebbe il numero complessivo dei reati e permetterebbe ai magistrati di concentrarsi solo su questioni di grave portata criminale, riducendo i tempi infiniti della giustizia. Ma nel circo politico si è più attenti ai pacchetti sicurezza che, come insegnano Bauman e la storia, portano più voti e permettono alla politica di nascondere le proprie responsabilità sul tramonto del welfare state.
Il carcere, come sostenevano Gramsci e i costituenti, è la cartina di tornasole di una società. Il nostro è una discarica sociale inefficace dove il 68% dei detenuti, una volta fuori, commette nuovamente un crimine. Bisogna investire su una riforma organica della materia e sulle misure alternative perché abbattono la recidiva al 19%. Bisogna trovare gli strumenti per far capire che soltanto un potenziamento delle politiche sociali può garantire (anche) più sicurezza urbana. Altrimenti la deriva americana della carcerazione di massa spazzerà quelle conquiste del dopo guerra che sembravano irreversibili. Altrimenti la dignità della persona umana non sarà più il fondamento e la ragion d’essere dello Stato.
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