Usa, emergenza carceri: in prigione un americano su 100
www.vita.it- di Alessandra Marseglia- 29/02/2008
Record mondiale nel 2007: dietro alle sbarre 2,3 milioni di persone, un giovane AfroAmericano su nove. Effetto della “tolleranza zero” degli anni 80
Notizia shock ieri su tutti i principali quotidiani americani: gli Usa guidano la classifica mondiale dei Paesi con il numero più alto di detenuti. Un report stilato dal Pew Center on the States rivela che oggi in America dietro le sbarre ci sono oltre 2,3 milioni di persone, un numero superiore a quello di qualunque Paese, – Cina compresa che segue gli Usa ma a distanza - sia in assoluto, sia in percentuale sul totale della popolazione. In pratica, in cella c'è oggi un americano adulto su 100, e la concentrazione è impressionate tra gli Afro Americani: i numeri parlano addirittura di un detenuto su nove tra maschi di età tra i 20 e i 34 anni. Stesso discorso per le donne: nella fascia tra i 35 ai 39, è in galera una donna di colore su 100, mentre per le donne bianche la proporzione è di una su 355. Situazione preoccupante anche per gli Spanici, considerato che uno su 36 è dietro le sbarre.
L'incremento del numero dei detenuti è dovuta essenzialmente alla politica incentrata sulla “tolleranza zero” lanciata a metà degli anni 80, i cui maggiori effetti si sono visti soprattutto nello scorso decennio. Allora, leggi particolarmente dure – come quella che sbatteva in prigione anche chi veniva sorpreso per più di tre volte sotto effetto di cocaina e crack – fecero lievitare il numero dei detenuti con ritmi vicini all'80%, fino a 86 mila persone per anno.
“Non c'è dubbio che mettere dietro le sbarre i criminali violenti e che si macchiano di reati gravi abbassi il rischio di crimine nelle strade” ha commentato ieri Adam Gelb, direttore del Pew Center's Public Safety Performance Project e uno degli autori del report. “D'altra parte c'è un gran numero di persone dietro le sbarre che potrebbero essere sorvegliate in comunità ad hoc, sicure, efficienti e a costi più bassi”.
Ciascun detenuto, infatti, costa a governo federale e quello di ciscuno Stato una cifra superiore a 23 mila dollari all'anno, per un totale di oltre 55 miliardi di dollari complessivi. Ciascuno Stato mediamente spende per le prigioni il 7% del bilancio, all'incirca le stesse risorse che dedica all'educazione scolastica. Per le carceri, insomma, gli efficienti Stati americani rischiano grossi buchi di bilancio, un buon motivo questo per ripensare il modo di gestire chi viola la legge.
In realtà dal 2000 ad oggi qualcosa è già cambiato. Uno stato come la Florida, ad esempio, che negli ultimi 15 anni aveva duplicato il numero dei detenuti, ha sperimentato un leggero calo, esattamente come New York che è oggi sotto il livello raggiunto nel 1993. In California, storicamente lo Stato con più detenuti, il numero è calato di 4000 persone l'anno scorso, lasciando al Texas il primato con 172,000 persone dietro le sbarre. Anche lo Stato di George W. Bush, noto per il numero record delle condanne a morte eseguite, sta lentamente seguendo la strada degli altri Stati, apportando alcune correzioni al sistema giudiziario, come l'inserimento di programmi di trattamento per tossicodipendenti e della libertà vigilata per alcune categorie di reati.
I 25 mila nuovi detenuti del 2007 e il triste record raggiunto quest'anno indicano, tuttavia, che quanto fatto non è ancora sufficiente per invertire la rotta.
L'incremento del numero dei detenuti è dovuta essenzialmente alla politica incentrata sulla “tolleranza zero” lanciata a metà degli anni 80, i cui maggiori effetti si sono visti soprattutto nello scorso decennio. Allora, leggi particolarmente dure – come quella che sbatteva in prigione anche chi veniva sorpreso per più di tre volte sotto effetto di cocaina e crack – fecero lievitare il numero dei detenuti con ritmi vicini all'80%, fino a 86 mila persone per anno.
“Non c'è dubbio che mettere dietro le sbarre i criminali violenti e che si macchiano di reati gravi abbassi il rischio di crimine nelle strade” ha commentato ieri Adam Gelb, direttore del Pew Center's Public Safety Performance Project e uno degli autori del report. “D'altra parte c'è un gran numero di persone dietro le sbarre che potrebbero essere sorvegliate in comunità ad hoc, sicure, efficienti e a costi più bassi”.
Ciascun detenuto, infatti, costa a governo federale e quello di ciscuno Stato una cifra superiore a 23 mila dollari all'anno, per un totale di oltre 55 miliardi di dollari complessivi. Ciascuno Stato mediamente spende per le prigioni il 7% del bilancio, all'incirca le stesse risorse che dedica all'educazione scolastica. Per le carceri, insomma, gli efficienti Stati americani rischiano grossi buchi di bilancio, un buon motivo questo per ripensare il modo di gestire chi viola la legge.
In realtà dal 2000 ad oggi qualcosa è già cambiato. Uno stato come la Florida, ad esempio, che negli ultimi 15 anni aveva duplicato il numero dei detenuti, ha sperimentato un leggero calo, esattamente come New York che è oggi sotto il livello raggiunto nel 1993. In California, storicamente lo Stato con più detenuti, il numero è calato di 4000 persone l'anno scorso, lasciando al Texas il primato con 172,000 persone dietro le sbarre. Anche lo Stato di George W. Bush, noto per il numero record delle condanne a morte eseguite, sta lentamente seguendo la strada degli altri Stati, apportando alcune correzioni al sistema giudiziario, come l'inserimento di programmi di trattamento per tossicodipendenti e della libertà vigilata per alcune categorie di reati.
I 25 mila nuovi detenuti del 2007 e il triste record raggiunto quest'anno indicano, tuttavia, che quanto fatto non è ancora sufficiente per invertire la rotta.
<< Home page