L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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domenica 15 giugno 2014

Comunicato stampa Ordine Nazionale assistenti Sociali

 
Sovraffollamento carceri. Passi in avanti ma resta ancora molto da fare
 
    
Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali non può che esprimere soddisfazione per il riconoscimento dato dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per "l'impegno che le autorità italiane hanno messo nel risolvere la questione del sovraffollamento carcerario e i risultati significativi già ottenuti attraverso l'introduzione di varie misure strutturali" tra cui "l'importante e continua diminuzione del numero di detenuti" e il fatto di garantire a ogni carcerato uno spazio vitale di almeno 3 metri quadri.
La Corte Europea dei diritti umani aveva dato all’Italia un anno per individuare un meccanismo di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante persistesse nel nostro sistema penitenziario. Secondo il Governo il rimedio sarà introdotto "a breve" e permetterà una riduzione della pena per i carcerati vittime di sovraffollamento ancora detenuti, e un risarcimento per quelli già in libertà.
“Come ha detto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando – dichiara Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali – questo è sì il riconoscimento di un lavoro che il nostro Governo sta portando avanti, ma non è altro che il punto di partenza. Oltre seimila detenuti in meno significa che alcuni istituti sono diventati più vivibili, ma bisogna proseguire con le riforme e quella della giustizia dovrà affrontare questo capitolo in modo sistematico e complessivo. Serve che entri a regime la nuova legge sulla messa alla prova per gli adulti e venga istituzionalizzato anche il conseguente e proporzionale ampliamento delle risorse professionali e finanziarie indispensabili alla loro implementazione.”
“Serve l’ottenimento di uno strumento di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento nelle carceri e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante possa permanere nel sistema penitenziario italiano.
Serve un percorso che rimetta al centro la persona detenuta – conclude Mordeglia, e costruisca un progetto rieducativo e di reinserimento sociale per il quale il detenuto smetta di essere un semplice numero, ma riacquisti dignità e diritti.”
 
 
 
 
Roma, 11 giugno 2014