RSU CGIL-CISL-UIL CATANIA + DOCUMENTO DI DISSENSO UEPE PISA E LUCCA
Alle OO.SSF.P- C.G.I.L.C.I.S.L.U.I.L.R.D B.SAG-UNSA
Alle RSU degli UEPE
Alle RSU degli UEPE
Al Presidente del Tribunale di Sorveglianzae
Ufficio di Sorveglianza CATANIA
Al Presidente del Tribunale di CATANIA
Al Presidente della Corte d’Appello di CATANIA
Al Presidente della Corte d’Appello di CATANIA
All’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali
Al Coordinamento Nazionale Assistenti Sociali della GiustiziaCatania
14.05.2007
Si è venuto a conoscenza che in data odierna si terrà la trattativa relativa all’introduzione della Polizia Penitenziaria nell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, che vede come oggetto la sperimentazione del nucleo della polizia penitenziaria, con ruolo di controllo nella Misura Alternativa dell’Affidamento in Prova al Servizio Sociale e della Detenzione Domiciliare.Con la presente gli Assistenti Sociali dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Catania , già Centro di Servizio Sociale Adulti, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria per i motivi menzionati, conformi al dettato costituzionale e legislativo, aderiscono al documento dei colleghi dell’UEPE dell’Aquila, in allegato, e ribadiscono la loro richiesta in esso contenuta, e cioè LA SOSPENSIONE DELLA PREVISTA SPERIMENTAZIONE, da rinviare dopo che vengono avviate confronti a livello nazionale e locale con tutti i soggetti pubblici e privati che lavorano nell’ambito della giustizia. Contestualmente si esprime la perplessità circa la bozza di decreto di regolamento giudicato impreciso, di larghissima interpretazione e ambiguità, tale da contribuire a nostra parere tecnico confusione di ruoli e competenze di figure non ben definiti.Per gli stessi motivi gli operatori dell’UEPE di Catania, inoltre, contestano la bozza di decreto rielaborata dal Coordinamento Nazionale fp CISL del 10.5.07
La RSU CGIL CISL UIL
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Al Ministro della Giustizia On. Clemente MASTELLA
Al Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Dr. Ettore FERRARA
Al Direttore Generale E.P.E. Dr. Riccardo TURRINI VITA
Al Provveditore Regionale della Toscana Dott.ssa Maria Pia GIUFFRIDA
Al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze
Al Coordinamento Nazionale Assistenti Sociali Giustizia
All’Ordine Nazionale Assistenti Sociali
All’Ordine Regionale Toscano Assistenti Sociali
Alle R.S.U. presso tutti gli U.E.P.E.
Alle Organizzazioni Sindacali TUTTE
CGIL
CISL
UIL CONFSAL/SAG-UNSA RDB FLP
SIALPE INTESA
UGL
SUNAS
Gli Assistenti Sociali dell’UEPE di Pisa-Lucca in riferimento alla bozza ministeriale che prevede l’introduzione presso gli U.E.P.E. della Polizia penitenziaria per il controllo dei soggetti ammessi alle misure alternative, esprimono profondo dissenso e preoccupazione.
Infatti la proposta di “riorganizzazione” dell’amministrazione Penitenziaria va ad incidere fortemente sul mandato istituzionale dell’art.47 della legge 354/75 e ribadito dall’art. 118 del D.P.R. 230/2000, laddove emerge che gli interventi del servizio sociale per adulti, nel corso del trattamento in ambiente esterno, sono diretti ad aiutare i soggetti che ne beneficiano ad adempiere responsabilmente agli impegni che derivano dalla misura cui sono sottoposti, e sono caratterizzati da:
- un aiuto che porti il soggetto ad utilizzare al meglio le risorse nella realtà familiare e sociale;
- un controllo, laddove previsto dalla misura in esecuzione, volto all’aiuto della persona e non fine a se stesso. Il controllo di cui parliamo, infatti, supportato dalla relazione con l’utente, mira a raggiungere una maggiore auto-determinazione ed autocritica rispetto al passato e rispetto ai nuovi comportamenti relativi alle prescrizioni della Magistratura di Sorveglianza, che è tenuto ad osservare, e alla sua inclusione sociale.
E’ chiaro perciò come il controllo debba intendersi come funzione di sostegno ad un percorso di reinserimento sociale, che parta dalla persona e dagli atteggiamenti che sono stati alla base della condotta penalmente sanzionata.
Con ciò è evidente che, se applicata la bozza, l’azione della Polizia penitenziaria, andrebbe a stravolgere sia la natura delle misure alternative, concepita dal legislatore come strutturata e connaturata all’approccio professionale proprio dell’Assistente Sociale, sia la configurazione del mandato istituzionale degli Assistenti Sociali, come previsto dall’ ordinamento penitenziario in tutte le sue modifiche legislative avvenute dal 1975, preannunciando la trasformazione di un intervento di riabilitazione e reinserimento sociale in un intervento di mero controllo custodialistico, sia pure attuato sul territorio.
Gli interrogativi sollevati dagli assistenti sociali sono molteplici.
Perché cambiare l’organizzazione di un servizio che nel corso degli anni ha garantito positivamente l’esecuzione delle misure alternative? Sono molte le ricerche sulla recidiva e sulla percentuale di revoca dell’esecuzione penale esterna dalle quali emerge che le misure alternative sono aumentate e che la loro qualità è in grande miglioramento, quindi rappresentano, così come sono, una strategia, sicuramente migliorabile, ma vincente (Dati tratti da “Alternative al carcere” – Franco Angeli 2006.)
Quale investimento finanziario verrà garantito per radicare l’intervento della Polizia Penitenziaria? E’ un costo compatibile con i tagli di spesa a cui siamo sottoposti? Gli assistenti sociali, da circa un anno non percepiscono più l’ indennità oraria di trasferta già indecorosa e pari ad euro 0,86 (0,28 se superate le otto ore di missione), soppressa con la legge finanziaria del 2006; altri tagli sono stati operati rispetto gli esperti, alle macchine di servizio, ai cap. 1761 e 1768 (borse lavoro e altri interventi per l’inserimento lavorativo). Quale ricaduta economica sul rinnovo dei contratti del comparto ministeri? Quali mezzi e risorse utilizzerà la Polizia penitenziaria negli U.E.P.E.? Quali strumenti informatici? Quale l’ allocazione della Polizia penitenziaria nelle sedi U.E.P.E. ?
Quale considerazione è stata fatta sul rapporto costi-benefici di questa operazione circa il Bilancio dello Stato che dispone sul territorio di forze dell’ordine distribuite in modo capillare e che a tale controllo già assolvono? Perché la garanzia di sicurezza sociale della comunità territoriale, dovrebbe essere affidata a nuclei di Polizia penitenziaria che, non essendo operativi nei contesti ambientali, non possiedono una effettiva conoscenza delle dinamiche e della condizione ambientale in cui il fenomeno criminale si muove?
Come è possibile che l’Amministrazione avvii cambiamenti di tale portata, senza il coinvolgimento del personale direttamente interessato, in considerazione del fatto che non si riscontra alcuna urgenza?
Pertanto gli assistenti sociali chiedono:
l’immediata sospensione della sperimentazione di cui all’oggetto, un concreto coinvolgimento dell’Ordine Professionale Nazionali e delle Organizzazioni Sindacali;
un confronto aperto e diretto al fine di trovare soluzioni diverse che tenendo conto della specificità di ogni ruolo, possa delineare forme di lavoro integrato, che non leda la specificità della nostra professione. Quale è la struttura, l’obiettivo della riorganizzazione, e quali le modalità di attuazione della stessa?
Pisa 14.05.2007
Gli Assistenti Sociali dell’U.E.P.E di Pisa-Lucca
www.casg.it
UIL CONFSAL/SAG-UNSA RDB FLP
SIALPE INTESA
UGL
SUNAS
Gli Assistenti Sociali dell’UEPE di Pisa-Lucca in riferimento alla bozza ministeriale che prevede l’introduzione presso gli U.E.P.E. della Polizia penitenziaria per il controllo dei soggetti ammessi alle misure alternative, esprimono profondo dissenso e preoccupazione.
Infatti la proposta di “riorganizzazione” dell’amministrazione Penitenziaria va ad incidere fortemente sul mandato istituzionale dell’art.47 della legge 354/75 e ribadito dall’art. 118 del D.P.R. 230/2000, laddove emerge che gli interventi del servizio sociale per adulti, nel corso del trattamento in ambiente esterno, sono diretti ad aiutare i soggetti che ne beneficiano ad adempiere responsabilmente agli impegni che derivano dalla misura cui sono sottoposti, e sono caratterizzati da:
- un aiuto che porti il soggetto ad utilizzare al meglio le risorse nella realtà familiare e sociale;
- un controllo, laddove previsto dalla misura in esecuzione, volto all’aiuto della persona e non fine a se stesso. Il controllo di cui parliamo, infatti, supportato dalla relazione con l’utente, mira a raggiungere una maggiore auto-determinazione ed autocritica rispetto al passato e rispetto ai nuovi comportamenti relativi alle prescrizioni della Magistratura di Sorveglianza, che è tenuto ad osservare, e alla sua inclusione sociale.
E’ chiaro perciò come il controllo debba intendersi come funzione di sostegno ad un percorso di reinserimento sociale, che parta dalla persona e dagli atteggiamenti che sono stati alla base della condotta penalmente sanzionata.
Con ciò è evidente che, se applicata la bozza, l’azione della Polizia penitenziaria, andrebbe a stravolgere sia la natura delle misure alternative, concepita dal legislatore come strutturata e connaturata all’approccio professionale proprio dell’Assistente Sociale, sia la configurazione del mandato istituzionale degli Assistenti Sociali, come previsto dall’ ordinamento penitenziario in tutte le sue modifiche legislative avvenute dal 1975, preannunciando la trasformazione di un intervento di riabilitazione e reinserimento sociale in un intervento di mero controllo custodialistico, sia pure attuato sul territorio.
Gli interrogativi sollevati dagli assistenti sociali sono molteplici.
Perché cambiare l’organizzazione di un servizio che nel corso degli anni ha garantito positivamente l’esecuzione delle misure alternative? Sono molte le ricerche sulla recidiva e sulla percentuale di revoca dell’esecuzione penale esterna dalle quali emerge che le misure alternative sono aumentate e che la loro qualità è in grande miglioramento, quindi rappresentano, così come sono, una strategia, sicuramente migliorabile, ma vincente (Dati tratti da “Alternative al carcere” – Franco Angeli 2006.)
Quale investimento finanziario verrà garantito per radicare l’intervento della Polizia Penitenziaria? E’ un costo compatibile con i tagli di spesa a cui siamo sottoposti? Gli assistenti sociali, da circa un anno non percepiscono più l’ indennità oraria di trasferta già indecorosa e pari ad euro 0,86 (0,28 se superate le otto ore di missione), soppressa con la legge finanziaria del 2006; altri tagli sono stati operati rispetto gli esperti, alle macchine di servizio, ai cap. 1761 e 1768 (borse lavoro e altri interventi per l’inserimento lavorativo). Quale ricaduta economica sul rinnovo dei contratti del comparto ministeri? Quali mezzi e risorse utilizzerà la Polizia penitenziaria negli U.E.P.E.? Quali strumenti informatici? Quale l’ allocazione della Polizia penitenziaria nelle sedi U.E.P.E. ?
Quale considerazione è stata fatta sul rapporto costi-benefici di questa operazione circa il Bilancio dello Stato che dispone sul territorio di forze dell’ordine distribuite in modo capillare e che a tale controllo già assolvono? Perché la garanzia di sicurezza sociale della comunità territoriale, dovrebbe essere affidata a nuclei di Polizia penitenziaria che, non essendo operativi nei contesti ambientali, non possiedono una effettiva conoscenza delle dinamiche e della condizione ambientale in cui il fenomeno criminale si muove?
Come è possibile che l’Amministrazione avvii cambiamenti di tale portata, senza il coinvolgimento del personale direttamente interessato, in considerazione del fatto che non si riscontra alcuna urgenza?
Pertanto gli assistenti sociali chiedono:
l’immediata sospensione della sperimentazione di cui all’oggetto, un concreto coinvolgimento dell’Ordine Professionale Nazionali e delle Organizzazioni Sindacali;
un confronto aperto e diretto al fine di trovare soluzioni diverse che tenendo conto della specificità di ogni ruolo, possa delineare forme di lavoro integrato, che non leda la specificità della nostra professione. Quale è la struttura, l’obiettivo della riorganizzazione, e quali le modalità di attuazione della stessa?
Pisa 14.05.2007
Gli Assistenti Sociali dell’U.E.P.E di Pisa-Lucca
www.casg.it
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