L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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venerdì 31 agosto 2007

SPAZIO: PENSIERI LIBERI

Polizia Penitenziaria negli Uepe: confronto e informazione
di Eustachio Vincenzo Petralla (Dirigente di Esecuzione Penale Esterna)
Lettera a Ristretti Orizzonti, 31 agosto 2007

Gentile Redazione, ricevo regolarmente il vostro notiziario che è strumento di informazione e diffusione del dibattito davvero molto utile; per questo mi sento di scriverle questa lettera.
Seguo con particolare attenzione il dibattito sulla questione della sperimentazione dell’impiego della polizia penitenziaria nell’esecuzione penale esterna, perché sono direttamente interessato, essendo operatore del settore. Personalmente ritengo che si stia creando un allarmismo eccessivo e che la sperimentazione non comporterà la mortificazione o l’espropriazione del ruolo del servizio sociale negli Uepe. Ma non è questo il tema della mia lettera, perché si sa che su questa questione vi sono posizioni differenziate, a favore o contro, tra gli operatori del settore: e questo è, direi, naturale nel nostro contesto.
Mi preme, però, portare alla vostra attenzione una notizia da voi pubblicata, perché ritengo quantomeno singolare il modo con cui è stata presentata, modo che mi pare non coerente con un
ruolo “terzo” di diffusore delle diverse posizioni sul tema.
Mi riferisco alla notizia apparsa sul notiziario del 7 agosto “Polizia penitenziaria negli Uepe:
continua confronto tra operatori”.
Nel testo si dà notizia, in maniera davvero molto succinta (7 righe su 46), della posizione favorevole sulla sperimentazione espressa dal presidente del tribunale di sorveglianza di Venezia, Giovanni Tamburino, riportando brevemente alcuni passi del documento; nel prosieguo dell’articolo, invece, (39 righe su 46) si argomenta al fine di dimostrare quanto sbagliata sia quella posizione, addirittura estrapolando anche pezzi di un’intervista concessa dal presidente Tamburino proprio a “Ristretti” nel 2002.
Di fatto la notizia di rilievo, cioè la posizione a favore espressa da una organizzazione autorevole -
il Coordinamento Nazionale dei Magistrati di Sorveglianza - con una tecnica ben conosciuta dagli
studiosi della comunicazione, viene trasformata nel suo opposto.
A questo riguardo, e sempre che il documento in riferimento sia quello di cui ho notizia io, vorrei
dire che non è un buon servizio al dibattito ed al confronto, per le seguenti ragioni:
• Le affermazioni e tutta l’intervista cui si fa riferimento, oltre ad essere di 5 anni addietro, riguardano la situazione interna agli istituti, dove è preponderante l’aspetto custodiale, non l’esecuzione penale esterna, dove l’intervento previsto sarebbe assolutamente integrativo e non
pervasivo (per gli Uepe più grandi, dove lavorano da 30 a 70 assistenti sociali, saranno impiegate non più di 6-12 unità: dove sarebbe il rischio per “la connotazione sociale degli Uepe e del sistema dei Servizi Sociali della Giustizia operante nel settore adulti”?). • Nell’intervista del 2002 il presidente Tamburino poneva e si poneva domande sulle prospettive del trattamento rieducativo, sulla necessità di esplorare strade e percorsi nuovi per dare nuovi contenuti e forza alla rieducazione, sulle esperienze di altri paesi europei: offriva, cioè, tutta intera la visione di un approccio problematico ad un tema così complesso. Tutto il contrario del semplicismo di un metodo fondato su affermazioni assolute nel cui orizzonte non vi è la possibilità di porsi domande.
• Il presidente Tamburino, inoltre, poneva in evidenza una differenza di mentalità - reale e, di per sé, non negativa - per dire che entrambe le mentalità debbono tenere conto dell’altra. Avendo alla mente il “modello” spagnolo, che ha citato nel corso del colloquio dal quale è stata ricavata la intervista. Ebbene, ciò che è negativo è che le due mentalità non si comprendano e non si integrino, non già che esista una preoccupazione custodiale, accanto a quella “riabilitativa”.
• In questo caso non si tratta solo dell’opinione individuale, pur autorevolissima, (al pari di altri magistrati espressisi in maniera contraria ed alle cui opinioni è stato dato ben altro risalto), di un
magistrato, ma di un documento ufficiale del Coordinamento Nazionale dei Magistrati di Sorveglianza (lil cui peso dovrebbe, quantomeno, essere considerato pari a quello di altri coordinamenti) del quale il presidente Tamburino è coordinatore nazionale; mi pare che ben altro rilievo avrebbe dovuto essere dato al documento e ben altre riflessioni avrebbe dovuto stimolare in chi, anche per affermata vocazione professionale, dovrebbe porsi nell’ottica di interrogarsi sulle posizioni altrui.
• Infine il lavoro paziente di confronto, proposta ed elaborazione di soluzioni alternative e migliorative concrete, non i pronunciamenti di aprioristica opposizione, probabilmente otterranno il risultato di rimodulare il progetto nel senso di prevedere l’intervento ordinario della polizia penitenziaria solo per la detenzione domiciliare, per la semilibertà su richiesta dell’istituto, per gli affidati solo su disposizione della Magistratura di Sorveglianza. Penso che il notiziario “Ristretti” sia interessato a mantenere, in questo caso, un ruolo di soggetto terzo rispetto alle posizioni che si confrontano sul tema. Naturalmente, ben può se lo ritiene, sposare una tesi invece che l’altra, ma chiederei alla redazione, nel riportare le posizioni pubblicate nell’autodefinito Blog di solidarietà, di tenere conto che non si tratta della “verità”, bensì dell’opinione di una parte, legittima altrettanto quanto altre di segno opposto.
Anche perché l’avvio di questo progetto potrebbe essere la strada per un ampliamento nel ricorso alle misure alternative che, credo sia nelle attese di tutti, a cominciare dalla redazione di Ristretti.
Eustachio Vincenzo Petralla