ASSISTENTI SOCIALI UEPE VENEZIA
I sottoscritti Assistenti Sociali dell’U.E.P.E. di Venezia, riuniti in assemblea il 13.09 u.s. per esaminare la nuova bozza di Decreto Inter-Ministeriale proposta alle OO.SS. per la sperimentazione dei nuclei di Polizia Penitenziaria presso gli U.E.P.E.
CONDIVIDONO
le preoccupazioni espresse dal C.A.S.G. nel comunicato del 10.9. u.s. per i punti critici ancora presenti nel testo del decreto, vale a dire:
§ La scelta di istituire i nuclei di polizia penitenziaria presso gli U.E.P.E.;
§ La possibilità di impiegare la polizia penitenziaria per i controlli sui soggetti affidati in prova al servizio sociale ;
§ Il configurare un ruolo dei direttori degli U.E.P.E. sempre più vicino a quelli di funzionari di Polizia, piuttosto che di dirigenti con una necessaria e specifica connotazione tecnico –professionale;
§ Il rafforzamento dell’immagine dell’U.E.P.E. come parte integrante degli organismi di ordine pubblico e sicurezza a scapito della sua natura di servizio sociale;
§ L’assenza di un qualsiasi riferimento ai costi complessivi della sperimentazione e a dove saranno reperiti i finanziamenti.
Le osservazioni sopraccitate circa le criticità della sperimentazione dei nuclei di polizia penitenziaria negli U.E.P.E. nascono dall’esperienza maturata nel lavoro svolto ormai da decenni nell’ambito dell’applicazione delle misure alternative che, unito al sapere professionale e alla specifica preparazione propria dell’assistente sociale, ci rendono osservatori privilegiati degli argomenti oggetto del dibattito in corso.
Gli assistenti sociali che operano negli UEPE da sempre hanno coniugato l’esigenza del controllo con quella dell’aiuto, con la convinzione che non può esserci aiuto efficace e duraturo senza attenzione agli esiti e ai risultati ottenuti; la dimensione della sottoposizione agli obblighi e il rispetto degli stessi, imprescindibile e assolutamente vincolante per le persone sottoposte a misura alternativa, è fortemente presente nei progetti di intervento e gran parte del lavoro svolto con gli utenti è rivolto al veicolare l’importanza del rispetto della norma e favorire un rapporto di fiducia con le istituzioni.
La forte perplessità circa l’ipotesi di utilizzare personale di polizia penitenziaria per eseguire i controlli sulle persone ammesse a misura alternativa nasce da due considerazioni, derivanti da quanto finora espresso:
1) riteniamo che i controlli efficaci sulla condotta e sullo stile di vita delle persone che fruiscono di misure alternativa non si esauriscano nel mero controllo della presenza in casa nelle ore stabilite, ma al contrario investano ambiti più vasti e complessi (frequentazioni, abitudini, eventuali sospetti di reati, ecc.). Da ciò deriva che solo le Forze dell’Ordine operanti stabilmente sul territorio ed in possesso di preziosi ed insostituibili elementi di conoscenza dello stesso possono esercitare il controllo così inteso.
2) la compresenza di più soggetti delegati al controllo (Forze dell’ordine e agenti di polizia penitenziaria) invece di intensificare l’esercizio di tale funzione rischia di vanificarlo o renderlo poco proficuo, con dispersione di elementi di conoscenza e inutili sovrapposizioni. La delega in via prioritaria alla polizia penitenziaria del controllo sulle misure alternative rischia, perciò, di ridurlo al solo accertamento sulla presenza fisica del soggetto in determinati luoghi (casa, posto di lavoro, ecc.) senza possibilità di conoscere altri elementi importanti sulla sua condotta complessiva.
Chiediamo, perciò, come già fatto con l’appello rivolto alle OO.SS. da questo ed altri U.E.P.E. nel marzo u.s. e col documento presentato all’assemblea degli AA.SS. U.E.P.E. del 21 Giugno 2007 di non adottare scelte che rischiano di snaturare l’immagine e l’operatività di Servizi dell’Amministrazione Penitenziaria che da oltre trent’anni si occupano delle misure alternative .
Chiediamo, inoltre, un reale coinvolgimento degli operatori che materialmente si occupano delle misure alternative nella valutazione dei possibili cambiamenti organizzativi di tali Servizi, ritenendo che ogni modifica dell’assetto organizzativo debba trarre origine dall’ analisi
CONDIVIDONO
le preoccupazioni espresse dal C.A.S.G. nel comunicato del 10.9. u.s. per i punti critici ancora presenti nel testo del decreto, vale a dire:
§ La scelta di istituire i nuclei di polizia penitenziaria presso gli U.E.P.E.;
§ La possibilità di impiegare la polizia penitenziaria per i controlli sui soggetti affidati in prova al servizio sociale ;
§ Il configurare un ruolo dei direttori degli U.E.P.E. sempre più vicino a quelli di funzionari di Polizia, piuttosto che di dirigenti con una necessaria e specifica connotazione tecnico –professionale;
§ Il rafforzamento dell’immagine dell’U.E.P.E. come parte integrante degli organismi di ordine pubblico e sicurezza a scapito della sua natura di servizio sociale;
§ L’assenza di un qualsiasi riferimento ai costi complessivi della sperimentazione e a dove saranno reperiti i finanziamenti.
Le osservazioni sopraccitate circa le criticità della sperimentazione dei nuclei di polizia penitenziaria negli U.E.P.E. nascono dall’esperienza maturata nel lavoro svolto ormai da decenni nell’ambito dell’applicazione delle misure alternative che, unito al sapere professionale e alla specifica preparazione propria dell’assistente sociale, ci rendono osservatori privilegiati degli argomenti oggetto del dibattito in corso.
Gli assistenti sociali che operano negli UEPE da sempre hanno coniugato l’esigenza del controllo con quella dell’aiuto, con la convinzione che non può esserci aiuto efficace e duraturo senza attenzione agli esiti e ai risultati ottenuti; la dimensione della sottoposizione agli obblighi e il rispetto degli stessi, imprescindibile e assolutamente vincolante per le persone sottoposte a misura alternativa, è fortemente presente nei progetti di intervento e gran parte del lavoro svolto con gli utenti è rivolto al veicolare l’importanza del rispetto della norma e favorire un rapporto di fiducia con le istituzioni.
La forte perplessità circa l’ipotesi di utilizzare personale di polizia penitenziaria per eseguire i controlli sulle persone ammesse a misura alternativa nasce da due considerazioni, derivanti da quanto finora espresso:
1) riteniamo che i controlli efficaci sulla condotta e sullo stile di vita delle persone che fruiscono di misure alternativa non si esauriscano nel mero controllo della presenza in casa nelle ore stabilite, ma al contrario investano ambiti più vasti e complessi (frequentazioni, abitudini, eventuali sospetti di reati, ecc.). Da ciò deriva che solo le Forze dell’Ordine operanti stabilmente sul territorio ed in possesso di preziosi ed insostituibili elementi di conoscenza dello stesso possono esercitare il controllo così inteso.
2) la compresenza di più soggetti delegati al controllo (Forze dell’ordine e agenti di polizia penitenziaria) invece di intensificare l’esercizio di tale funzione rischia di vanificarlo o renderlo poco proficuo, con dispersione di elementi di conoscenza e inutili sovrapposizioni. La delega in via prioritaria alla polizia penitenziaria del controllo sulle misure alternative rischia, perciò, di ridurlo al solo accertamento sulla presenza fisica del soggetto in determinati luoghi (casa, posto di lavoro, ecc.) senza possibilità di conoscere altri elementi importanti sulla sua condotta complessiva.
Chiediamo, perciò, come già fatto con l’appello rivolto alle OO.SS. da questo ed altri U.E.P.E. nel marzo u.s. e col documento presentato all’assemblea degli AA.SS. U.E.P.E. del 21 Giugno 2007 di non adottare scelte che rischiano di snaturare l’immagine e l’operatività di Servizi dell’Amministrazione Penitenziaria che da oltre trent’anni si occupano delle misure alternative .
Chiediamo, inoltre, un reale coinvolgimento degli operatori che materialmente si occupano delle misure alternative nella valutazione dei possibili cambiamenti organizzativi di tali Servizi, ritenendo che ogni modifica dell’assetto organizzativo debba trarre origine dall’ analisi
dell’esperienza.
Mestre-Venezia 13.09.07
Assistenti sociali: Benazzato Margherita, Bernacchia Ines, Bovo Paola, Calesso Maria, Correnti Giovanna, Erizzo Silvia, Mastrosimone Paola, Menetto Patrizia, Russo Giuseppina, Scroccaro Carolina, Vincenzi Michela.
Mestre-Venezia 13.09.07
Assistenti sociali: Benazzato Margherita, Bernacchia Ines, Bovo Paola, Calesso Maria, Correnti Giovanna, Erizzo Silvia, Mastrosimone Paola, Menetto Patrizia, Russo Giuseppina, Scroccaro Carolina, Vincenzi Michela.
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