Giustizia/Carcere- 1.000 detenuti che fanno "lavori di pubblica utilità"
Ansa, 5 marzo 2008
Il lavoro per i detenuti non è obbligatorio e attualmente a svolgerlo, in forma retribuita, è circa il 25% della popolazione carceraria. La proposta di Gianfranco Fini di "condannare a lavorare i delinquenti" è realizzabile solo con una modifica al Codice e all’Ordinamento Penitenziario. Da circa quattro anni a questa parte, però, ci sono circa 1.000 - 1.500 detenuti al giorno che escono da 102 carceri (su un totale di 205) per svolgere, senza essere pagati, lavori di pubblica utilità, come ad esempio raccogliere rifiuti o cartacce in parchi pubblici, strade, oppure pulire le case per anziani.
Il progetto, ribattezzato "Lavori di pubblica utilità", ha preso il via alla fine del 2004 una ventina di detenuti della casa circondariale di Verbania usciti per ripulire i boschi della zona, ed è andato ampliandosi nel corso di questi anni, fino a raggiungere il "picco" di circa 2.500 detenuti al giorno nel periodo pre-indulto.
"I detenuti - spiega l’ispettore di Polizia Penitenziaria Vincenzo Lo Cascio, che coordina e monitora il progetto del Dap - chiedono di poter utilizzare uno o più dei 45 giorni di permessi premio che spettano loro così da svolgere un’attività a favore della collettività. I magistrati di sorveglianza, autorizzando questo genere di lavori, hanno dimostrato di credere nel progetto".
Quanto invece ai detenuti che lavorano dietro compenso, 11.005 vengono stipendiati dall’amministrazione penitenziaria perlopiù in servizi svolti all’interno del carcere (pulizie, distribuzione del vitto, o altri lavori non qualificati), mentre gli altri 1.604 sono alle dipendenze di imprese o cooperative sociali che per negli ultimi anni hanno potuto beneficiare della "Smuraglia", la legge che nel 2000 introdusse benefici fiscali e contributivi per le aziende che offrono lavoro ai detenuti.
Il lavoro per i detenuti non è obbligatorio e attualmente a svolgerlo, in forma retribuita, è circa il 25% della popolazione carceraria. La proposta di Gianfranco Fini di "condannare a lavorare i delinquenti" è realizzabile solo con una modifica al Codice e all’Ordinamento Penitenziario. Da circa quattro anni a questa parte, però, ci sono circa 1.000 - 1.500 detenuti al giorno che escono da 102 carceri (su un totale di 205) per svolgere, senza essere pagati, lavori di pubblica utilità, come ad esempio raccogliere rifiuti o cartacce in parchi pubblici, strade, oppure pulire le case per anziani.
Il progetto, ribattezzato "Lavori di pubblica utilità", ha preso il via alla fine del 2004 una ventina di detenuti della casa circondariale di Verbania usciti per ripulire i boschi della zona, ed è andato ampliandosi nel corso di questi anni, fino a raggiungere il "picco" di circa 2.500 detenuti al giorno nel periodo pre-indulto.
"I detenuti - spiega l’ispettore di Polizia Penitenziaria Vincenzo Lo Cascio, che coordina e monitora il progetto del Dap - chiedono di poter utilizzare uno o più dei 45 giorni di permessi premio che spettano loro così da svolgere un’attività a favore della collettività. I magistrati di sorveglianza, autorizzando questo genere di lavori, hanno dimostrato di credere nel progetto".
Quanto invece ai detenuti che lavorano dietro compenso, 11.005 vengono stipendiati dall’amministrazione penitenziaria perlopiù in servizi svolti all’interno del carcere (pulizie, distribuzione del vitto, o altri lavori non qualificati), mentre gli altri 1.604 sono alle dipendenze di imprese o cooperative sociali che per negli ultimi anni hanno potuto beneficiare della "Smuraglia", la legge che nel 2000 introdusse benefici fiscali e contributivi per le aziende che offrono lavoro ai detenuti.
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