sabato 18 luglio 2015
mercoledì 6 agosto 2014
RSU UEPE NOVARA Scrive al Ministro della Giustizia e ai Vertici del Dap sulla Drammatica situazione UEPE Novara
AL
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
alla c.a
Onorevole Andrea Orlando
AL DAP
DIREZIONE GENERALE
alla c.a
Capo Dipartimento Dott.Pagano
AL DAP -
DGEPE
alla c.a
Dott. Petralla
Dott.ssa
Crobu
AL DAP _
UFFICIO PERSONALE
alla c.a
Dott. Turrini Vita
AL PROVVEDITORATO
alla c.a
Dott.Sbriglia
Don.ssa
Magnino
Dott.ssa
Lombardi Vallauri
ALLA
DIREZIONE UEPE
alla c.a
Dott. ssa Gemelli - santina. gemelli@giu strzialt;
AGLI
U.E.P.E.
alla c.a
RSU
ALLE
OO.SS.
CGIL - FP
galasso@cgiltorino.it; annadonatagreco(@gmail.com; p.scappatura@csil.it
CISL *
FPS cislfp.penitenziario@alice.it; antonio.napoli@tiscali.it;
asostino.
giuliano@ giustizia.it
UIL-PA
polpenuilJiemonte@,libero.it;
CONFSAL -
LINSA info@sagunsa.it;
F.L.P. leonardo.giocoli@giustizia.it; flptorino@flp.it;flp@flp.it
SLTNAS sunas.nazionalel@,gmail.com;
sunasapsministeri@gmail.com;
sunas.piemonte 1 @gmai1. com
USB penitenziari@usb.it;novara@,usb.it;
ALL'ORDINE
NAZIONALE AA.SS info@,cnoas.it
ALL'ORDINE
REGIONALE AA.SS
Oggetto: Drammatica situazione UEPE
Novara
Con la presente si
vuole nuovamente portare all’ attenzione dei competenti Uffici la drammatica
situazione in cui si trovano a lavorare gli operatori dell'UEPE di Novara,
situazione che sempre di più si sta aggravando e che si ripercuote sulla qualità
del lavoro e sulle condizioni psico-fisiche degli operatori stessi.
L'incremento
esponenziale del carico di lavoro, la sempre maggior problematicità dei casi
trattati, la mancanza di risorse utili alla costruzione di progetti di inserimento
minimamente significativi, rendono il lavoro quotidiano degli assistenti
sociali, sempre più complesso.
Crediamo, per altro,
che tale situazione sia comune alla quasi totalità degli Uepe che, se da un
lato hanno sempre più affermato i propri strumenti professionali diventando un
riferimento indispensabile per il territorio e per la Magistratura, dall'altro
stanno via via rischiando di perdere quel prezioso bagaglio di competenze e di
operatività, soffocati da ritmi di lavoro impossibili.
La situazione
dell'Uepe di Novara non è isolata, ha certo è emblematica e crediamo pertanto
di avere il dovere, oltre che il diritto, come lavoratori, come operatori
sociali, come assistenti sociali della giuustizia. di continuare a denunciare apertamente
lo stato delle cose.
Ad oggi, all'UEPE di
Novara, a fronte di un organico previsto di n. 24 assistenti sociali, sono
assegnate n. 9 unità. Di queste ben 4 sono, da anni, distaccate presso altri
UEPE e,
pertanto, le
effettive unità sulle quali si può fare conto sono 5, alle quali vanno aggiunte
2 assistenti sociali distaccate a Novara da altri Uffici - una da Torino e
I'altra da Milano, la prima delle quali ha recentemente presentato istanza di
revoca del distacco a far data dal 1 settembre 2014 e, pertanto, da quella data
non sarà più in forza all'Ufficio.
In conclusione
nell'Uepe di Novara, almeno fino al prossimo 31 agosto, il carico di lavoro
viene distribuito tra
7 assistenti sociali delle quali (da non dimenticare) 4 sono in parttime,
3 usufruiscono dei
permessi ex L 104192 ed una svolge incarico di capo-area di servizio
Sociale. Gli
assistenti sociali presenti hanno un'esperienza professionale, in media, di
trent'anni.
L'età minima è di 49
anni, la massima di 59; il carico familiare è spesso pesante (genitori anziani
da accudire, per esempio) e le condizioni di salute non sempre ottimali.
Il fenomeno
dell'assenteismo è del tutto assente e solo con lo strumento del part-time o
dei permessi ex L 104192 le assistenti sociali , tutte di genere femminile,
riescono a bilanciare gli impegni lavorativi e familiari.
Il carico di lavoro
procapite si aggira sui 90 / ll0 fascicoli.
Facendo le giuste
proporzioni tra tempo lavoro e carico di lavoro, questo Ufficio è costantemente
sotto i tempi già ritenuti insufficienti dalla Direttore Generale nella
relazione del 28 febbraio 2014 (28 minuti a settimana per persona in carico ).
Questo UEPE, con l’attuale carico di lavoro, riesce a garantire non più di 18
minuti a settimana per persona -
comprensivi dei tempi
di spostamento per sopralluoghi, visite domiciliari e accertamenti di domicilio
(si ricorda che il territorio di competenza si estende sulle province di
Novara, del Verbano Cusio Ossola e della Regione Valle d'Aosta).
Gli adempimenti
legati alla gestione di quei fascicoli (il cosiddetto "movimento di
carte"), non è mai stato quantificato, ma sempre di piir impegna gli
assistenti sociali in incombenze che rischiano di diventare prevalenti rispetto
agli interventi professionali.
Si ricorda, inoltre,
che I'UEPE di Novara ha (coraggiosamente) aperto, nel 2004 e nel 2009, le due
sedi di servÌzio nei territori più distanti (Aosta, prima e Verbania
successivamente).
L'intento, sostenuto
dagli allora vertici del PRAP e del DAP, era duplice, da un lato quello di rendere
sempre più concreto il rapporto col territorio al fine di sviluppare sinergie
con i diversi Enti e condividere anche fattivamente l'esecuzione penale con il
territorio di vita delle persone, dall'altro rendere un servizio di vicinanza
proprio alla persone in esecuzione penale, rendendo più fruibile ed a costi
minori la risorsa professionale dell'UEPE.
In questo momento di
estremo depauperamento di risorse professionali di questo UEPE le sole 7 assistenti sociali
presenti - ricordiamo che in pianta organica sono previsti n. 24 Ass. Soc e
questo Ufficio, da anni, ha n. 4 Ass.Soc dislocati in altre sedi - non riescono
più a garantire gli interventi richiesti e le scadenze della Magistratura.
La boccata d,ossigeno
rappresentata dall'immissione delle assistente sociali con contratto di
collaborazione (progetto Master), si è rivelata una vera e propria meteora : a partire
dal mese luglio 2013 e fino alla fine di giugno 2014, l'Ufficio di Novara si è potuto
avvalere della collaborazione (con un contratto di ben 20 ore alla settimana)
di un’assistente sociale che è stata incaricata di affiancare l'unica collega
operante nel territorio della Val d'Aosta.
A giugno il progetto
si è concluso, l'incarico di quell'ass. sociale non è stato più rinnovato e
necessariamente, uno degli operatori che oggi si occupa del territorio di Novara
(già con un notevole sovraccarico di lavoro)
dovrà sostituirla in Aosta, riducendo ulteriormente le risorse in un territorio
già cosi problematico.
Noi operatori, in
queste condizioni, andiamo avanti giorno per giorno, rincorrendo faticosamente
le urgenze senza trovare tempo e spazio,
anche mentale, per ragionare sulle situazioni, sulle metodologie di intervento
o per progettare: in parole semplici, si lavora male. L’unica forza che abbiamo
è quella dell'esperienza, ma è ben poca cosa se non supportata da un modello organizzativo
efficace e solido e da adeguate risorse.
·
Non
possiamo accettare di caricarci, a livetlo personale, di responsabilità
che sono dell' organizzazione
·
non
possiamo accettare di veder "soccombere" colleghi perchè più "fragili"
di altri o semplicemente perchè pressati da carichi personali o familiari più pesanti;
·
non
possiamo accettare di doverci misurare con errori o inefficienze di cui non
siamo responsabili;
e, ancora di più:
·
non
posiamo accettare che tali inefficienze si ripercuotano direttamente.
sugli utenti e sulla
collettività in genere'
Siamo perfettamente
consapevoli del difficile momento economico che sta attraversando il
Paese ed abbiamo
ormai ben compreso come i settori come quello dove lavoriamo non siano ritenuti,
specie in momenti di crisi, settori in cui è importante investire davvero!!!!!!
Crediamo però che sia
miope non guardare al futuro e pensare di costruire una seria politica penale, della
quale da anni si parla e che finalmente si sta iniziando a sperimentare
(inutile negarlo, su sollecitazione, non più ignorabile, da parte dell'Europa),
senza dare respiro ad un settore il cui ruolo sta sempre più connotandosi in
termini prevalenti. Purtroppo è necessario però constatare che, alle innovazioni
dettate dalle recenti normative (l'ultima è la legge 67 del 28 aprile 2014 che
introduce la "messa alla prova "), non corrispondono concreti segnali
volti a potenziare e a valorizzare il sistema dell'esecuzione penale esterna,
contesto istituzionale cui è affidato il compito di applicazione delle norme in
questione.
L'Uepe di Novara, come
gli altri Uepe, si è sin da subito attivato per costruire delle prassi operative
efficaci, necessarie a "dare gambe" ai principi di quella normativa,
scontrandosi con le problematiche gestionali, organizzative ed operative ben
note, che rischiano di compromettere la piena attuazione della norma, paralizzando
I'intero sistema dell'esecuzione penale esterna.
Negli incontri
effettuati presso i Tribunali locali si è rilevato un forte interesse da parte dei
Magistrati ad avviare una collaborazione
efficace e si è percepito come l'Uepe sia valutato interlocutore serio e
credibile anche dalla Magistratura ordinaria e non solo da quella di Sorveglianza.
E' però fondato il
timore che se continuerà il silenzio, da parte dell'amministrazione
penitenziaria di fronte alle innumerevoli richieste volte a potenziare le
risorse professionali e strumentali di questo Uepe, così come degli altri, non
si potrà, di qui a breve, che prendere atto del fallimento della
potitica-penale che, introducendo anche per gli adulti il sistema della
"messa alla prova, indirizza i propri obbiettivi, finalmente e
concretamente, sull'utilizzo del carcere come "extrema ratio".
·
E'
vero, quindi, che rispetto all'Area Penale Esterna vi è un progetto di
progressivo
depotenziamento delle
professionalità sociali in favore di un maggior investimento nella
professionalità " di polizia" ?
·
E'
vero, quindi, che il grande bagaglio professionale degli operatori sociali del settore Penitenziario e degli assistenti sociali in particolare, nel costruire
percorsi di
reinserimento per i soggetti condannati, non è valutato come
punto di forza dall’amministrazione, interessata invece a privilegiare le
istanze di sicurezza di cui si fa promotrice la Polizia Penitenziaria?
·
E'
vero, quindi, che, ancora una volta, il volto diverso delle politiche penali è
destinato a rimanere
solo una dichiarazione rti principio che nasconde l'assoluta mancanza di volontà
al cambiamento?
Se così non fosse, è
urgente che le richieste di integrazione degli organici che consentirebbero ull’Ufficio
di affrontare gli incarichi attuali e i futuri, abbiano risposte urgenti e
chiare ed, in particolare, le RSU scriventi, non .vedono come sia possibile
operare nell'Uepe di Novara, con standard qualitativi minimamente decenti:
·
Senza
l’immissione di almeno due unità di servizio sociale a tempo pieno, che
colmino, in parte, il
vuoto lasciato dai distacchi accordati negli anni passati;
·
Senza
una seria ridefinizione del territorio di competenza che affronti l’annosa
questione della Valle
d’Aosta con l’attribuzione di quel territorio di Torino ( ipotesi più volte
valutata e sostenuta anche dai responsabili del PRAP e dal precedente
provveditore
con i quali ci si era
confrontati, proprio perché più logica collocazione in relazione alla distanza
ed ai mezzi di collegamento) o in subordine, oggi gravate da problematiche di
varia natura che rendono difficoltoso il pieno utilizzo delle risorse umane
presenti e senza I'adeguamento delle piante organiche per quanto riguarda le
varie figure professionali (ci riferiamo in particolare all’area amministrativa
nella quale si chiede di avere personale formato per la rielaborazione dei
cartellini e per I'inserimento SDI, oltre che il personale di ragioneria, già assegnato
a questo UEPE ma non più sostituito dopo il suo trasferimento )
·
senza
un serio intervento che risolva le questioni relative ai
mezzi e strumenti in
dotazione, a partire dalle auto di servizio (la sede di servizio di Verbania sta usando un'auto a noleggio il cui contratto scade il prossimo 24 luglio e poi cosa succederà?).
·
senza
una reale riorganizzazione complessiva
delle segreterie, oggi gravate dalle
problematiche di
varia natura che rendono difficoltoso il pieno utilizzo delle risorse umane
presenti e senza I'adeguamento delle
piante organiche per quanto riguarda le varie figure professionali (ci
riferiamo in particolare all’area amministrativa nella quale si chiede di avere
personale formato per la rielaborazione dei cartellini e per I'inserimento SDI,
oltre che il personale di ragioneria, già assegnato a questo UEPE ma non più
sostituito dopo il suo trasferimento )
·
senza
un serio intervento che risolva le questioni relative ai mezzi e strumenti
in dotazione, a
partire dalle auto di servizio (la sede di servizio di Verbania sta usando un'auto
a noleggio il cui contratto scade il prossimo 24 luglio e poi cosa succederà?)
L’R.S.U. dell'UEPE di Novara chiedono quindi agli organi competenti di farsi carico
in termini chiari delle problematiche rappresentate e chiedono altresì un incontro
urgente con il signor Provveditore.
Associazione "Socialismo Diritti Riforme" : Sardegna- potenziare Uepe, per favorire misure alternative al carcere
Ristretti Orizzonti, 5 agosto 2014
"In Sardegna e in particolare a Cagliari è indispensabile potenziare il personale degli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna altrimenti c'è il rischio che le misure alternative al carcere restino solo un'illusione con gravi ripercussioni sanzionatorie europee e aggravi di spesa per lo Stato". Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione "Socialismo Diritti Riforme", sottolineando che "la legge 67 del 2014 ha introdotto nel codice penale e in quello di procedura penale l'istituto della messa alla prova attivando un'importante riforma per ridurre il sovraffollamento. Si tratta dell'impiego delle misure alternative che garantiscono tassi di recidiva ridotti rispetto alla reclusione".
"Ciò nonostante l'Ufficio Uepe di Cagliari - osserva Caligaris - che comprende 157 Comuni per un numero di abitanti di oltre 852 mila persone, non è nelle condizioni di far fronte alle esigenze. È carente il personale del servizio sociale, con particolare riferimento agli psicologi e agli educatori, e quello contabile. Fanno riferimento all'Uepe del capoluogo gli Istituti Penitenziari di Buoncammino, Iglesias, Is Arenas, Isili e Lanusei. Inoltre con la sede di servizio di Oristano (compresi Massama e Macomer) copre il 70% dell'intero territorio dell'isola".
"Appare paradossale - evidenzia ancora la presidente di Sdr - che non solo non disponga dell'autonomia contabile, dovendo pertanto dipendere anche per le spese ordinarie dalla Casa Circondariale di Cagliari, ma possa contare solo su dotazioni informatiche obsolete e non abbia ancora attivato un sito internet. Ha necessità inoltre di spazi adeguati e di un sufficiente numero delle indispensabili auto di servizio".
"Non è pensabile - sottolinea ancora Caligaris - che una struttura così importante e complessa, la cui funzionalità garantirebbe il sistema di probation giudiziaria dando una reale svolta al problema del sovraffollamento, possa permanere in una condizione di costante emergenza. Non è sufficiente neppure contare sulle indiscusse qualità organizzative del dirigente che, oltre a un protocollo d'intesa con il Tribunale di Sorveglianza, ha attivato convenzioni con amministrazioni, enti e associazioni di volontariato. Per mettere le ali a una riforma molto innovativa nel sistema sanzionatorio penale è determinante creare i presupposti anche informativi. La sensazione è che si corra il concreto rischio di rendere sterile l'impegno nella predisposizione e attuazione di programmi di messa alla prova e di percorsi di recupero e sicurezza sociale con trattamenti personalizzati".
"Non è con la costruzione di nuove carceri dunque che si riduce il sovraffollamento ma con il potenziamento dei servizi dell'Uepe e dell'Ufficio di Sorveglianza di Cagliari. La strada chiaramente indicata dalla riforma valorizza il ruolo della esecuzione penale esterna e può incidere positivamente sulla società attivando iniziative di pubblica utilità che coinvolgono gli Enti Pubblici e Privati affinché il dettato della Costituzione possa davvero - conclude Caligaris - essere pienamente rispettato".
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venerdì 25 luglio 2014
Lettera Assistenti Sociali sul potenziamento degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna
Al Presidente Consiglio dei Ministri on. Matteo Renzi
Al Ministro della Giustizia
on. Andrea Orlando
Al Presidente della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica
sen. Nitto Palma
Al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria
dott. Luigi Pagano
Alla Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna
dott. Eustachio Vincenzo Petralla
Alla Direzione Generale del personale e della formazione
dott. Riccardo Turrini Vita
e, p.c al Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali
all'Associazione Nazionale dei Magistrati
Oggetto:
richiesta potenziamento degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna “Le pene non
possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere
alla rieducazione del condannato”.
Questa
norma costituzionale, che ha ispirato l'ordinamento penitenziario del 1975 e
molte delle modifiche legislative intervenute successivamente, è, a tutt'oggi,
il cuore battente del mandato istituzionale e professionale degli assistenti
sociali che lavorano negli Uffici di Esecuzione Penale Esterna.
La
legge n° 67 del 28 aprile 2014 rappresenta per gli operatori penitenziari e per
coloro che ancora credono nella funzione rieducativa della pena, un
riconoscimento del lavoro fin qui svolto per promuovere e gestire le misure
alternative alla detenzione. Al di là dei pronunciamenti della Corte Europea,
che certamente hanno costituito un impulso non secondario per l'approvazione
della legge, crediamo che la riforma del sistema penale italiano non poteva
essere ulteriormente procrastinata. In attesa di un'opportuna ricodificazione e
sistemazione in un testo unico delle misure alternative alla detenzione,
riteniamo qui mettere in evidenza che quanto il legislatore ha inteso
implementare con la nuova legge, se non adeguatamente sostenuto con strumenti e
risorse strutturali, non avrà alcun effetto sul miglioramento del sistema
giustizia.
Come
in un bicchiere già pieno non si può versare altra acqua senza sapere che
questa fuoriuscirà, così l'ampliamento del ricorso ai sistemi di probation
giudiziaria non può non comportare la necessità di ridisegnare e potenziare i
servizi che si occupano dell'esecuzione penale esterna. Non sarà vano a questo
proposito citare la Raccomandazione n° (92) 16 del Comitato dei Ministri agli
Stati Membri relativa alle Regole europee sulle sanzioni e misure alternativa alla
detenzione:
“Il personale incaricato dell'esecuzione
dovrà essere in numero sufficiente per assolvere effettivamente gli svariati
compiti ad esso spettanti.[...] Norme e politiche dovranno essere definite,
affinché il numero e la qualità del personale corrispondano alla quantità del lavoro”
(regola 38).
Sappiamo
che parlare di esecuzione penale esterna vuol dire non solo evitare rilevanti sanzioni,
ma prendere atto dei tassi di recidiva ridotti di oltre un terzo rispetto all'esecuzione
detentiva, né possiamo non citare il risparmio di spesa pubblica che le misure alternative
realizzano rispetto alle spese di detenzione (il costo giornaliero per un
detenuto supera i 100 euro, mentre le misure alternative comportano costi di
gran lunga inferiori). Ciò premesso non si comprende come il nostro paese
continui a destinare a questo settore solamente il 3% delle risorse complessive
di personale assegnate alle strutture penitenziarie (carcere e UEPE), contro il
27% del Regno Unito e l'11% della Francia.
Senza
il potenziamento di personale e l'attribuzione di risorse crediamo che la
riforma non avrà le gambe per camminare. Si corre, inoltre, il rischio di
vanificare quanto fin qui costruito nella direzione dell'individualizzazione
del trattamento, che richiede tempi e mezzi adeguati: la predisposizione di
programmi di messa alla prova e la loro conseguente attuazione è
necessariamente legata alla possibilità che gli Uffici preposti siano messi
nelle condizioni di svolgere il compito assegnato. Si tratta di un lavoro non
standardizzato, volto alla conoscenza di narrazioni, relazioni e possibilità,
che vanno esplorate attraverso una presenza capace di prossimità alla persona e
al suo contesto, che vuole rivitalizzare il rapporto tra il reo e la sua
comunità: è questo il
nostro contributo alla sicurezza della società civile.
nostro contributo alla sicurezza della società civile.
Se davvero abbiamo considerato efficace questo lavoro (e la legge 67/2014 rappresenta la traduzione normativa di questa considerazione), allora occorre agire coerentemente e per dare attuazione a ciò è necessario dar seguito il prima possibile a quanto previsto solo in linea teorica dall'art. 7 della legge 67/2014. Sappiamo che l'adeguamento numerico e professionale degli UEPE è necessario. Gli organici erano già carenti nella misura del 34 % già prima dell'emanazione della legge. Come potranno rispondere gli UEPE se, come delineato dal Provveditore dell'Amministrazione Penitenziaria del Triveneto, verrà confermato il trend di aumento dell'80% dei soggetti ammessi ai sistemi di probation?
Oltre al potenziamento degli Uffici va poi rappresentata anche l'esigenza di un'adeguata formazione degli operatori per affrontare un ambito di intervento che presenta caratteristiche e specificità con cui l'esecuzione penale esterna degli adulti non si è mai confrontata.
Altra questione introdotta dalla legge 67/2014 che qui ci sta a cuore riprendere è l'istitutodella mediazione penale. Gli interventi di mediazione restituiscono, finalmente, alla vittima la possibilità di essere parte attiva nell'esecuzione penale, ma, anche questa volta, nelle disposizioni normative non si fa cenno a stanziamenti di risorse. Nella circolare attuativa del capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria si chiede all'UEPE di“coinvolgere gli Enti Locali nella realizzazione di specifici progetti”, ma se la mediazione è la nuova strada che si vuole percorrere allora c'è bisogno di uomini, mezzi e carburante.
Senza questa operazione che riconcilia dettato normativo con le risorse necessarie per attuarlo, il principio costituzionale della rieducazione del condannato resterebbe lettera morta. L'Europa continuerebbe a mettere la giustizia italiana sul banco degli imputati e tempi supplementari stabiliti dalla Corte Europea ci vedrebbero sconfitti.
Agli interlocutori politici chiediamo allora di adoperarsi per mettere in condizione gli UEPE di lavorare per un diritto penale minimo tanto invocato quanto bisognoso di concreti mezzi e risorse; chiediamo altresì di mettere in campo azioni e risorse idonee a rendere lamediazione una possibilità concreta e praticabile;
Ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria chiediamo un progetto di formazione che consenta di acquisire conoscenze e strumenti per i nuovi ambiti di intervento, anche attraverso la costituzione di tavoli tecnici.
Solo così il principio costituzionale del fine rieducativo della pena potrà trovare negli UEPE un soggetto capace di operare in modo adeguato e competente per collaborare alla costruzione di un sistema di sicurezza sociale efficace e rispettoso dei diritti e della dignità umana.
Luglio 2014
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Venezia, Treviso e Belluno:
Federica Fratini, Catia Bacchilega,
Margherita Benazzato, Ines Bernacchia, Miriam Bonadio, Paola Bovo, Maria
Calesso, Chiara Carraro, Isabella Coniglio, Laura Falagario, Orietta Gavagnin,
Paola Mastrosimone, Valeria Menegazzi, Patrizia Menetto, Silvia Nicoletti,
Pamela Palazzi, Pasqualina Rossetti, Giuseppa Russo, Carolina Scroccaro, Elena
Tagliapietra, Michela Vincenzi, Andrea Visentin.
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Verona
Sofia Fontana, Giovanna Marani, Patrizia
Mulas
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Padova e Rovigo
Daniela Bonanno, Silvia Quartararo, Simona
Medea
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Udine, Pordenone e Gorizia
Maria Rita Bonura, Laura Ursella, Manlio
Rizzo
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Trento
Salvatore Piromalli, Ivonne Tavagnutti,
Milva Giramonti, Anna Di Giandomenico, Ines Allegrini, Laura Quinti.
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Trieste
Raffaella Millo, Giovanna Correnti;
Valentina Flegar; Valentina Imeroni, Fausta Favotti; Rita Bergamo; Silvana Di
Mauro
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Firenze
Daniela Brotini, Manuela Posarelli
Sede
di servizio Pistoia e Prato
Laura Caglieri
Sede
di servizio di Arezzo
Rossella Bondi
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Siena e Grosseto
Sabrina Lombardi, Laura Diversi, Gloria
Pieroni, Lucia Vespertino, Bruna Pisano,
Elisabetta De Angelis, Anna Gloria Corsi,
Elisabetta Guitarrini, Carolina Mandola
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Cagliari
Annarita Mameli, Maria Giovanna Peralta,
Elisabetta Pisano
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Milano
Bochicchio Giovanni, Bordoli Raffaella,
Bannò Laura, Fattizzo Floriano, Di Stefano Daniela, Denaro Silvana, Mascheroni
Massimiliano, Vicari Renata, Naftali Anna, De Marzo Alessandra, Maneschi
Alessandra, Neri Lorella, Gerbino Vanessa, Monaco Rosaria, Infranca Claudia,
Gianguzzo Antonella, La Parola Simona, Senatore Isabella, Netti Angela, Corradin
Roberta, Pace Mariangela, Piccigallo Maria, Galota Ada, Esposito Assunta, Sibaoud
Marina, D'Amelio Massimo, L'Erario Tiziana, Mezzanzanica Maria Grazia, Galletti
Lidia, Cospito Claudia, Martini Agostina, Ortolani Marina, Zenaro Gastone, Ambrosoni
Giovanni, Di Giovanni Tiziana
Provveditorato
Amministrazione Penitenziaria Milano
Muschitiello Anna, Adima Salaris
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Siracusa
Eleonora Aprile, Rita Gentile, Angela
Mattina, Mariarita Motta
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Genova
Maria Neri, Grazia Ardagna, Rebecca
Mantelli, Maria Aiello
Sede
di servizio Imperia
Valeria Colombera, Patrizia Trecci
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Lecce
Anna Maria Donno, Rita Mangia
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Sondrio e Varese:
Rosanna Mazzara, Paola Cassetti, Angela
Colombo, Giuseppina Vitale, Stefania Papa, Luigi Tagliabue, Morena Colzani,
Anna Savio, Antonella Tiso, Maria Concetta De Masi
Ufficio
di Esecuzione Penale Esterna di Bologna
Noemi Passaro, Stefania Grassi, Susanna
Carboni, Rosa Iommazzo, Adriana Coppolino, Caterina Benvegna, Giovanna La
Greca, Milvia Stefani, Vincenzo Peluso, Tania Lupis, Sonia Scali, Liliana
Rispoli, Santa Latella, Maria Maiorano, Antonia Farris, Antonio Amato, Maria
Grazia Lozzan Pon, Manola Lupi Esposti, Giuseppina Miglio.
Sede
di servizio di Forlì
Grazia Lombardi, Silvana Sciotto, Roberta
Stefanelli, Claudia Metri, Anna Giangaspero, Tiziana Sturlese.
martedì 15 luglio 2014
Uepe (Pavia), riconfermato stato di agitazione personale
LUGLIO 2014
WWW.RASSEGNA.IT
Riconfermato all’Ufficio per l’esecuzione penale esterna (Uepe) di Pavia lo stato di agitazione del personale. Le richieste avanzate da oltre un anno dalla Funzione pubblica Cgil per far fronte alla grave carenza di organico, soprattutto per quanto riguarda il servizio sociale, non hanno sortito ancora effetti per cui, come racconta il segretario Fabio Catalano Puma, continua la mobilitazione iniziata il 25 giugno dello scorso anno. Al provveditore regionale e ai vertici dell’amministrazione penitenziaria è stata indirizzata una nota – firmata anche dalla coordinatrice regionale Fp Cgil Lombardia Barbara Campagna e dalla Rsu – in cui si chiedono interventi urgenti all’ufficio di esecuzione penale esterna pavese. “A oggi vengono seguiti 876 casi, 80 in più rispetto al 2013 per via dell’aumento delle misure alternative previsto dalle nuove norme e per via della messa alla prova che è stata ora estesa, oltre ai minori, anche agli adulti” dice Catalano Puma, spiegando che per i 7 funzionari ai servizi sociali (quando in pianta organica ne sono previsti 21), tutte donne, questo significa dover gestire una media di 150 casi a testa.
GRAVI DIFFICOLTA' PER L'UFFICIO ESECUZIONI PENALI ESTERNE. DI UDINE - LA DENUNCIA DEI SINDACATI
Telepordenone
15 luglio 2014
Situazione di "grave disagio lavorativo" per l'Ufficio esecuzioni penali esterne (Uepe) di Udine-Pordenone e Gorizia. La denuncia arriva dalle categorie della Funzione Pubblica di Cgil e Cisl che hanno convocato una conferenza stampa sulla "cronica riduzione degli organici, determinata dal mancato turn over". La conseguenza - secondo Claudio Alpini (Fp Cgil di Udine) e Salvo Montalbano (Cisl Fp del Friuli Venezia Giulia) - è "il raggiungimento di carichi di lavoro inaccettabili, che compromettono sia l'organizzazione del lavoro, sia la tutela psicofisica dei lavoratori, disattendendo alle più elementari norme sulla sicurezza nei posti di lavoro". Dal 2013 - si legge in una nota congiunta di Cgil e Cisl - la nuova geografia giudiziaria, che ha comportato la soppressione del Tribunale di Portogruaro e il passaggio delle competenze a quello di Pordenone, ha allargato il bacino territoriale di Udine, che ora si estende a parte della provincia di Venezia (11 Comuni) con un ulteriore carico per Udine di 77 procedimenti.
Uepe Padova : assistenti sociali in stato di agitazione
il mattino di Padova- 13.7.2014
Svuotacarceri Scatta la rivolta
Il decreto svuotacarceri mette in crisi tutto l’apparato amministrativo che si occupa delle misure alternative alla detenzione. Il motivo? Non ci sono assistenti sociali a sufficienza per seguire i...
Il decreto svuotacarceri mette in crisi tutto l’apparato amministrativo che si occupa delle misure alternative alla detenzione. Il motivo? Non ci sono assistenti sociali a sufficienza per seguire i detenuti che potrebbero scontare una forma diversa di sanzione rispetto al carcere, come la messa in prova che prevede misure alternative e l’estinzione del reato se l’esito del procedimento è positivo. La conseguenza? Ha dichiarato lo stato di agitazione il personale dell’Ufficio esecuzione penale esterna (Ufficio Uepe) di Padova e di Rovigo, formato da 8 funzionari di servizio sociale (di cui 2 capo-area e un dirigente in missione) chiamati a occuparsi di mille detenuti distribuiti fra le strutture penitenziarie delle due province. Il personale è ridotto all’osso dopo continui tagli e pensionamenti mai sostituiti con forze nuove. Eppure il carico di lavoro si è moltiplicato con la legge numero 67 del 28 aprile che contiene “Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena” (nota, appunto, come decreto svuotacarceri). «È un provvedimento che va nella giusta direzione di cambiare le politiche in materia penale e penitenziaria grazie all’introduzione della “sospensione del procedimento con messa alla prova per gli adulti”, che comporta l'affidamento dell'imputato al servizio sociale» avverte la Cgil Funzione pubblica in una nota. Tuttavia «la stessa disposizione della messa alla prova sostiene che si tratta di una novità che potrà incidere sull'attività operativa degli Uepe incaricati di predisporre i procedimenti di indagine e i programmi di trattamento dei soggetti messi alla prova». E allora «questa scelta di politica penitenziaria doveva accompagnarsi a un aumento di personale. È avvenuto esattamente il contrario, è cioè continuata la politica dei tagli delle risorse e delle riduzioni di personale. La situazione è intollerabile» avverte Roberta Pistorello della segreteria della Funzione Pubblica della Cgil di Padova, «Per questo la Cgil Funzione Pubblica ha dichiarato lo stato di agitazione di tutto il personale dell'Uepe accogliendo le richieste dei lavoratori e le loro preoccupazioni. Abbiamo inviato anche una lettera al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e alle altre istituzioni coinvolte, dove spieghiamo il rischio che si corre se la situazione non cambierà in tempi rapidi». Il rischio è il collasso operativo degli uffici Uepe. (cri.gen
venerdì 11 luglio 2014
Mobilitazione Uepe di Udine
Il messaggero veneto
Esecuzioni penali: ridotto il personale ma i carichi di lavoro aumentano
Carichi di lavoro inaccettabili e organici ridotti all’osso. La protesta arriva dai lavoratori dell’Ufficio esecuzioni penali esterne (Uepe) per Udine, Pordenone e Gorizia. Si tratta di una struttura...
Carichi di lavoro inaccettabili e organici ridotti all’osso. La protesta arriva dai lavoratori dell’Ufficio esecuzioni penali esterne (Uepe) per Udine, Pordenone e Gorizia. Si tratta di una struttura periferica del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che si occupa del “trattamento socio-educativo” delle persone sottoposte a misure restrittive, con il compito di favorire il reinserimento sociale di chi ha subito una condanna definitiva, svolgendo inchieste per l’applicazione o la revoca delle misure di sicurezza, le indagini socio-familiari per le misure alternative alla detenzione. Propone anche il programma di trattamento da applicare ai condannati per l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare. Il mancato turn-over del personale ha fatto salire i carichi di lavoro a livelli inaccettabili sia nell’organizzazione del lavoro che della tutela psicofisica dei lavoratori e ciò, segnalano, disattende le regole sancite dalla normativa sulla sicurezza sui posti di lavoro. L’attività dell’Uepe di Udine è salita da 2.630 casi in carico” nell’anno 2013, a 1.818 nei soli primi 5 mesi del 2014.
Dal 2013 la nuova geografia giudiziaria, che ha comportato la soppressione del Tribunale di Portogruaro e il passaggio delle competenze a quello di Pordenone, ha allargato il bacino territoriale di Udine, che ora si estende 11 comuni della provincia di Venezia con un ulteriore carico per Udine di 77 procedimenti.
La legge 67/2014, che ha introdotto l’applicazione della “messa alla prova”, ha dato il colpo di grazia all’Ufficio di Udine che, stante la carenza di organico, non è più in grado fronteggiare la mole di lavoro.
L’Uepe di Udine, oggi, conta su 9 assistenti sociali, di cui solo 4 effettivi a tempo pieno e 2 a tempo parziale
Cisl e Cigil fp sono scesi in campo a difesa di questi lavoratori e ora denunciano «la gravissima situazione nella quale l’Uepe di Udine è costretto ad operare, svilendo le importanti funzioni istituzionali previste e riducendo la qualità degli interventi professionali, a volte ridotti ad azioni quasi formali, sicuramente di scarso impatto in relazione ad un mandato istituzionale e governativo che ha a che vedere – sostengono – col recupero delle persone, con la sicurezza sociale e l’azione ripartiva (altamente innovativa) delle vittime dei reati e, in loro assenza, della collettività». (a.c.)
Dal 2013 la nuova geografia giudiziaria, che ha comportato la soppressione del Tribunale di Portogruaro e il passaggio delle competenze a quello di Pordenone, ha allargato il bacino territoriale di Udine, che ora si estende 11 comuni della provincia di Venezia con un ulteriore carico per Udine di 77 procedimenti.
La legge 67/2014, che ha introdotto l’applicazione della “messa alla prova”, ha dato il colpo di grazia all’Ufficio di Udine che, stante la carenza di organico, non è più in grado fronteggiare la mole di lavoro.
L’Uepe di Udine, oggi, conta su 9 assistenti sociali, di cui solo 4 effettivi a tempo pieno e 2 a tempo parziale
Cisl e Cigil fp sono scesi in campo a difesa di questi lavoratori e ora denunciano «la gravissima situazione nella quale l’Uepe di Udine è costretto ad operare, svilendo le importanti funzioni istituzionali previste e riducendo la qualità degli interventi professionali, a volte ridotti ad azioni quasi formali, sicuramente di scarso impatto in relazione ad un mandato istituzionale e governativo che ha a che vedere – sostengono – col recupero delle persone, con la sicurezza sociale e l’azione ripartiva (altamente innovativa) delle vittime dei reati e, in loro assenza, della collettività». (a.c.)
domenica 15 giugno 2014
Comunicato stampa Ordine Nazionale assistenti Sociali
Sovraffollamento carceri. Passi in avanti ma resta ancora molto da fare
Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali non può che esprimere soddisfazione per il riconoscimento dato dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per "l'impegno che le autorità italiane hanno messo nel risolvere la questione del sovraffollamento carcerario e i risultati significativi già ottenuti attraverso l'introduzione di varie misure strutturali" tra cui "l'importante e continua diminuzione del numero di detenuti" e il fatto di garantire a ogni carcerato uno spazio vitale di almeno 3 metri quadri.
La Corte Europea dei diritti umani aveva dato all’Italia un anno per individuare un meccanismo di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante persistesse nel nostro sistema penitenziario. Secondo il Governo il rimedio sarà introdotto "a breve" e permetterà una riduzione della pena per i carcerati vittime di sovraffollamento ancora detenuti, e un risarcimento per quelli già in libertà.
“Come ha detto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando – dichiara Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali – questo è sì il riconoscimento di un lavoro che il nostro Governo sta portando avanti, ma non è altro che il punto di partenza. Oltre seimila detenuti in meno significa che alcuni istituti sono diventati più vivibili, ma bisogna proseguire con le riforme e quella della giustizia dovrà affrontare questo capitolo in modo sistematico e complessivo. Serve che entri a regime la nuova legge sulla messa alla prova per gli adulti e venga istituzionalizzato anche il conseguente e proporzionale ampliamento delle risorse professionali e finanziarie indispensabili alla loro implementazione.”
“Serve l’ottenimento di uno strumento di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento nelle carceri e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante possa permanere nel sistema penitenziario italiano.
Serve un percorso che rimetta al centro la persona detenuta – conclude Mordeglia, e costruisca un progetto rieducativo e di reinserimento sociale per il quale il detenuto smetta di essere un semplice numero, ma riacquisti dignità e diritti.”
La Corte Europea dei diritti umani aveva dato all’Italia un anno per individuare un meccanismo di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante persistesse nel nostro sistema penitenziario. Secondo il Governo il rimedio sarà introdotto "a breve" e permetterà una riduzione della pena per i carcerati vittime di sovraffollamento ancora detenuti, e un risarcimento per quelli già in libertà.
“Come ha detto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando – dichiara Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali – questo è sì il riconoscimento di un lavoro che il nostro Governo sta portando avanti, ma non è altro che il punto di partenza. Oltre seimila detenuti in meno significa che alcuni istituti sono diventati più vivibili, ma bisogna proseguire con le riforme e quella della giustizia dovrà affrontare questo capitolo in modo sistematico e complessivo. Serve che entri a regime la nuova legge sulla messa alla prova per gli adulti e venga istituzionalizzato anche il conseguente e proporzionale ampliamento delle risorse professionali e finanziarie indispensabili alla loro implementazione.”
“Serve l’ottenimento di uno strumento di compensazione per chi ha vissuto la condizione di maltrattamento nelle carceri e per evitare che la situazione di trattamento inumano e degradante possa permanere nel sistema penitenziario italiano.
Serve un percorso che rimetta al centro la persona detenuta – conclude Mordeglia, e costruisca un progetto rieducativo e di reinserimento sociale per il quale il detenuto smetta di essere un semplice numero, ma riacquisti dignità e diritti.”
Roma, 11 giugno 2014
Esecuzione penale esterna: mancano assistenti sociali, Cgil in mobilitazione
Trentotoday.it
Stato di mobilitazione all'Ufficio esecuzione penale esterna di Trento, sottodimensionato rispetto al carico di lavoro, secondo quanto denuncia il sindacato della funzione pubblica, specialmente dopo il potenziamento delle misure alternative al carcere previsto dal decreto legge del 2013
Tagli al personale dell'Ufficio esecuzione penale esterna a fronte del decreto legge che potenzia le misure alternative al carcere: la Cgil del Trentino annuncia lo stato di mobilitazione da parte del personale dell'ufficio denunciando "lo stato di gravissimo disagio e l’impossibilità a svolgere, nelle condizioni date, le importantissime funzioni istituzionali sul territorio." Sarebbero 3 gli assistenti sociali impiegati presso l'ufficio con contratto in scadenza al 30 giugno e, stando a quanto riporta il sindacato, non sarebbe previsto un rinnovo. Gli assistenti sociali in forze all'Uepe di Trento sono in tutto 7, due dei quali a contratto part time, ma, rapportati al numero di detenuti, dovrebbero essere 15. Nel corso del 2013 l’UEPE di Trento ha gestito 480 tra misure alternative, misure di sicurezza e sanzioni sostitutive, oltre a 699 indagini per soggetti detenuti e in libertà. Negli ultimi 15 giorni sono pervenute 30 richieste di trattamento per "messa in prova" dei detenuti.