L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

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giovedì 19 maggio 2011

Nuovo Assetto Organizzativo Dap: FPCGIL scrive al Ministro Alfano e al Capo Dap Ionta


Al Ministro della Giustizia
On. A. Alfano

Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta



Egregio Ministro,
intendiamo esporre alcune considerazioni e perplessità in merito al contenuto del DM riguardante l'assetto organizzativo del DAP e l'individuazione dei posti di funzione dei Dirigenti penitenziari, del quale siamo venuti a conoscenza in via informale e la possibilità di avviare sulla questione un opportuno confronto dialettico.

Esprimiamo il nostro disappunto circa la prassi attivata dal capo del DAP sulla questione, riferendoci in particolare alla mancata informazione e confronto con le OO.SS, su una materia di elevata complessità ed importanza ai fini di un più efficiente e funzionale assetto organizzativo dell'Amministrazione.

Una situazione che non può non suscitare perplessità ed indignazione circa la modalità disinvolta con la quale il capo del DAP, nell'esprimere innovative e funzionali piani d'intervento dell'amministrazione, si comporta secondo una doppia strategia:
Da una parte imbastisce una sorta di dialogo con le Organizzazione sindacali, in cui si profonde in dichiarazioni di principio rispettabili, anche se non sempre condivisibili; elabora documenti programmatici annunciando la costituzione di gruppi di studio per la gestione delle problematiche penitenziarie; nella introduzione allo stesso Decreto ministeriale proclama solennemente la sua adesione ai sacri principi del decentramento delle funzioni, dello snellimento delle competenze centralistiche, del consolidamento delle risorse nel territorio ( Istituti e Uepe).

Dall'altra, quella degli atti dispositivi, fa esattamente il contrario: satura il Dap di dirigenti, con una particolare preferenza per gli uffici del suo staff; mantiene intatta la pletorica organizzazione degli uffici centrali e dei provveditorati, anche contro le previsioni della legge 133 del 2008; sguarnisce gli Istituti e retrocede gli Uepe.

Infatti nella bozza attualmente diffusa:
- Manca la fissazione di un organico dei dirigenti, dando per definitivo quello delle risorse presenti, senza alcuna previsione programmatica sulla base dei carichi di lavoro. Sorge spontanea la domanda se dopo i prossimi collocamenti di fine rapporto, previsti in misura cospicua nel prossimo futuro, non ci si debba trovare di fronte ad una nuova striminzita redistribuzione.
- La riduzione prevista dalla normativa del 2008 per i dirigenti delle due fasce viene attuata per i soli dirigenti non generali, in misura eccedente lo stesso 15 % ( che di 501 è 75, e non 82 come sostiene la bozza).
- Non viene prevista alcuna riduzione per i dirigenti generali per i quali dovrebbe invece definirsi la diminuzione del 20 % (5). Comportamento questo del tutto contraddittorio con il ritardo nel conferimento di funzioni ai cinque dirigenti generali nominati dal Consiglio dei Ministri dello scorso novembre, che sono ancora alla ricerca di una poltrona.
- Pur nel dissanguamento dei posti dei dirigenti non generali, si prevede l'aumento dei posti presso il Dap, ed in maniera specifica per gli Uffici di staff del Capo Dipartimento, ove i dirigenti passano da 23 a 27, con un chiaro intento di centralizzazione verticistica, confermata dalla previsione futura di ulteriori 15 dirigenti con compiti di studio, ricerca documentazione sempre presso gli uffici di diretta collaborazione del Capo dipartimento ( art 13). Inoltre negli intenti del dr. Ionta il Centro Amministrativo "Altavista" diventa una specie di isola extraterritoriale con competenze di comunicazione, ricerca, documentazione, oltre alla biblioteca ed al museo criminologico, da far sviluppare e coltivare da personale dirigente dal numero indefinito ( art. 5, lettera k della relazione di accompagnamento). Ma l'aspetto senz'altro inquietante della vicenda consiste nel fatto che l'aumento di tali posti stride con l'introduzione nella quale si afferma che "...è stata privilegiata, nella ripartizione delle risorse umane di livello dirigenziale, l'organizzazione degli istituti penitenziari rispetto al livello organizzativo centrale" ( pg. 2,1° cpv.)

Alla luce delle suddette considerazioni riteniamo necessario un incontro finalizzato alla revisione ed alla correzione delle disfunzioni riscontrate , nel quale si discuta di :

- fissazione di tabelle organiche dei dirigenti di prima e seconda fascia;
- razionalizzazione dell'organizzazione dell'Amministrazione sia di livello centrale che territoriale con la previsione di concentrazione di determinate funzioni dipartimentali e lo snellimento di quelle territoriali, così come previsto dalla legge;
- In tale prospettiva va esaminata anche la possibilità, attraverso un percorso legislativo, di una riconfigurazione dei Provveditorati e del territorio di competenza.;
- previsione di distribuzione dei dirigenti secondo una logica di razionale e consolidamento del territorio rafforzando le articolazioni operative ove effettivamente l'esecuzione penale si svolge nella sua concretezza: Istituti penitenziari ed Uffici epe;
- Riconoscimento del livello dirigenziale a tutti gli Uffici Epe, con l'attribuzione del primo livello per quelli di maggiori dimensioni.

Restiamo in attesa di urgente sollecito riscontro e porgiamo distinti saluti,


Il Segretario Nazionale FPCGIL
Antonio Crispi

martedì 3 maggio 2011








I DIRIGENTI PENITENZIARI ADERISCONO ALLO SCIOPERO GENERALE CGIL


Nonostante le ultime dichiarazioni del Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria annunciassero la fine dell'emergenza carceri e l'avvio, quindi, di progettualità volte a riformare il sistema, constatiamo, ancora una volta, come il carattere demagogico dell'annuncio prevalga sulla consapevolezza di una governance finalizzata ad arginare l'imminente paralisi istituzionale del sistema penitenziario.
Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha dimostrato, fino ad oggi, approssimazione nella valutazione delle gravi problematiche che lo caratterizzano e totale incapacità di produrre una seria politica di gestione del personale ed un coerente progetto organizzativo mirato ad innovare il sistema e a contrastare il totale stato di abbandono in cui si lo stesso si trova.
E' in tale contesto che si colloca la scandalosa vicenda della dirigenza penitenziaria,determinata dalla legge 154 del 2005 voluta fortemente dalla maggioranza dei direttori penitenziari e favorita anche da ambienti ministeriali. Una riforma che promosse ope legis i direttori a rango di dirigenti, delineando i tratti di una dirigenza di diritto pubblico, in analogia con quanto era accaduto per il comparto similare dei Dirigenti di Prefettura.
I 450 dirigenti penitenziari ( di istituto penitenziario e di uffici di esecuzione penale esterna), a circa sei anni dalla Legge sono senza contratto ( tecnicamente accordo negoziale ) e fruiscono di un trattamento economico provvisorio, parametrato a quello iniziale della Polizia di Stato, senza riconoscimento di anzianità e di progressione in carriera.
Dirigenti di diritto Pubblico, quindi, ai quali gli istituti dell'ordinamento professionale vengono applicati in maniera discrezionale dalla Amministrazione.
Dirigenti ai quali la mobilità , peraltro scarsissima, viene accordata singolarmente e nonostante il numero teoricamente lo consentirebbe, molti Istituti penitenziari e UEPE sono privi di Dirigenti titolari.
La recente bozza di Decreto Ministeriale sulla individuazione dei posti di funzione, all'esame del Ministro Alfano, non riduce la problematica, anzi la accentua, finendo con l'accentrare ancora più funzioni, e di conseguenza un maggior numero di dirigenti presso gli uffici centrali del Dap, ed in particolare del Capo Dipartimento: tutto questo nonostante nella premessa si dichiari di che "...è stata privilegiata, nella ripartizione delle risorse umane di livello dirigenziale, l'organizzazione degli istituti penitenziari rispetto al livello organizzativo centrale". Inoltre, rispetto al precedente D.M.,. viene ridotta l'aliquota dei dirigenti degli Istituti e vengono declassati gli Uffici di esecuzione penale esterna delle maggiori circoscrizioni.
I Dirigenti penitenziari dicono BASTA , è ora di far sentire il proprio dissenso , è ora di rivendicare a viva voce :
* un contratto di lavoro che dia loro dignità professionale, status giuridico, diritti e garanzie;
* una razionale distribuzione delle risorse professionali sul territorio, negli istituti e negli UEPE ove si concretizza l'esecuzione penale, snellendo le strutture di supporto e burocratiche ( Provveditorati regionali e Dipartimento centrale)
* un serio e coerente progetto organizzativo mirato ad arginare il totale stato di abbandono in cui si trova il sistema penitenziario

Per questi motivi I DIRIGENTI PENITENZIARI ADERIRANNO ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 6 MAGGIO P.V. INDETTO DALLA CGIL. Un primo modo per partecipare la condivisione degli obiettivi della protesta. Un modo per rappresentare l'unitarietà dei lavoratori nella opposizione allo smantellamento della democrazia.

Il consiglio di stato dà ragione alla FPCGIL

Il Regolamento del Ministero della Giustizia non va bene

Con una sentenza dello scorso 11 febbraio il Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi sul Regolamento del Ministero della Giustizia, dà ragione alla FPCGIL che aveva redatto e inviato puntuali rilievi.
Il Consiglio di Stato di fatto accoglie tutti i punti da noi evidenziati sugli accorpamenti delle direzioni interregionali, sul mancato decentramento delle funzioni relative alla contrattazione integrativa, sul mantenimento di alcune strutture centrali e periferiche con le medesime funzioni; in particolare il Consiglio di Stato condivide la nostra ferma contrarietà alla soppressione dei centri della giustizia minorile che, secondo il regolamento, perderebbero l'autonomia necessaria a svolgere le proprie funzioni istituzionali.
In calce alla sentenza il Consiglio stabilisce l'invio delle nostre osservazioni al ministero che dovrà controdedurre.
In poche parole il Consiglio di Stato dice che il Ministero ha torto e noi ragione: il Ministero da parte sua, che non ha voluto ascoltarci a suo tempo, ha dimostrato ancora una volta la sua attitudine al pressapochismo.
Confidiamo che questa esperienza serva da lezione e che i nostri interlocutori imparino che la dialettica tra le controparti può essere molto produttiva; al Ministro Alfano, impegnato in proclami sulla riforma della giustizia, chiediamo formalmente un confronto sulle questioni che veramente interessano i cittadini.


I coordinamenti nazionali FPCGIL
Organizzazione Giudiziaria/Dap/Giustizia Minorile/Archivi Notarili