L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

martedì 29 settembre 2009

Roma, 22 settembre 2009 -Emergenza carceri: sicurezza, sovraffollamento, sistema sanzionatorio. Ruolo strategico della Polizia Penitenziaria

giovedì 24 settembre 2009

PETIZIONE DEGLI ASSISTENTI SOCIALI SULL'OBBLIGO DI DENUNCIA DEGLI IMMIGRATI IRREGOLARI

PETIZIONE
DIVIETO DI SEGNALAZIONE ESTESO AGLI ASSISTENTI SOCIALI
Art. 37. L’assistente sociale ha il dovere di porre all’attenzione delle istituzioni che ne hanno la responsabilità e della stessa opinione pubblica situazioni di deprivazione e gravi stati di disagio non sufficientemente tutelati, o di iniquità e ineguaglianza (Codice Deontologico, testo approvato dal Consiglio Nazionale nella seduta del 17 luglio 2009). La recente approvazione della legge n. 94/2009 entrata in vigore l’8 agosto 2009 in materia di sicurezza pubblica che introduce il “reato di clandestinità” investe a pieno titolo anche l’assistente sociale, che ha l’obbligo di denuncia dello straniero irregolarmente soggiornante, ora reato perseguibile d’ufficio.
La norma è di difficile interpretazione, con le conseguenti incertezze e difficoltà a tradurre operativamente le disposizioni, che rischiano di trasformare la natura stessa della prestazione professionale di operatori sociali e sanitari.
Pertanto l’assistente sociale potrebbe trovarsi in situazioni dubbie rispetto alle quali decidere per la denuncia oppure per l’omissione, con rischi e conseguenze in entrambi i casi.
Inoltre, in modo del tutto irragionevole, la legge introduce “l'obbligo di esibire il permesso di soggiorno agli uffici pubblici ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati, fatta eccezione per i provvedimenti inerenti all'accesso alle prestazioni sanitarie e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, nonché alle attività sportive e ricreative a carattere temporaneo” (art. 1, co. 22, lett. g). Sono insomma sottratti all’obbligo di esibizione i provvedimenti inerenti all’accesso non solo alle prestazioni sanitarie, ma perfino quelli inerenti all’accesso alle attività sportive e ricreative, mentre non vengono esclusi i provvedimenti relativi all’accesso alle prestazioni di assistenza sociale! Il che appare del tutto paradossale: il legislatore ha mancato di estendere il regime di favore al servizio di assistenza sociale e lo ha invece assicurato per attività che sicuramente assumono minore rilievo, corrispondendo alla soddisfazione di bisogni umani importanti (attività sportive e ricreative), ma non certo essenziali come l’attività di assistenza sociale, che è volta a garantire a tutti, cittadini e non cittadini, il pieno rispetto della dignità umana ......(segue) Scarica Petizione : >>>
SE SEI UN'ASSISTENTE SOCIALE, SCARICA LA PETIZIONE FIRMALA E FALLA FIRMARE AI TUOI COLLEGHI. RACCOLTE LE FIRME INVIALE PER POSTA ENTRO IL 12 OTTOBRE 2009 ALLA SEDE DELL' ORDINE ASSISTENTI SOCIALI LOMBARDIA (Via Stampa, 15 - 20123 Milano)

Ordine Assistenti Sociali Lombardia: Legge 94/09 e ricadute sull'operatività degli Assistenti Sociali

Documento finale del Gruppo di lavoro Immigrazione e globalizzazione : Modifiche apportate alla normativa sugli stranieri dalla Legge 94/09 "Disposizioni in materia di Sicurezza Pubblica" e ricadute sull'operatività dell'Assistente Sociale. Approvato nella seduta del 21/09/09 dal Consiglio Regionale dell'Ordine della Lombardia >>>

Petizione : divieto di segnalazione esteso agli assistenti sociali >>>

La petizione può essere stampata per la raccolta delle firme e inviata all'Ordine AS Lombardia entro il 12/10/2009 (Via Stampa, 15 - 20123 Milano)

Riflessioni di Assistenti Sociali

  • Spunti di riflessione degli assistenti sociali del servizio immigrazione del comune di Milano >>>
  • -Brevi considerazioni AA.SS. Esposto e Apostoli >>>
  • -Considerazioni A.S. Maffioletti >>>
  • -Appello degli AA.SS. MI ASL1 >>>
  • -Documento trasmesso dall'A.S. Rosanna Balleello (Servizi dipendenze) >>


sabato 12 settembre 2009

GLI ASSISTENTI SOCIALI SONO IMPEGNATI IN QUESTI GIORNI AD ELEGGERE I CONSIGLI REGIONALI DEL LORO ORDINE PROFESSIONALE

Candidature al Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali Lombardia

Candidati appartenenti alla SEZIONE A dell'Albo >>>

Candidati appartenenti alla SEZIONE B dell'Albo >>>

Candidature al Collegio dei Revisori dei Conti

Candidati al Collegio dei Revisori deri Conti >>>

dal 11 al 19 settembre 2009 compresi (esclusa domenica 13 settembre) dalle ore 10,30 alle ore 18,30

Se non verrà raggiunto il quorum costitutivo (un quinto) si svolgeranno in terza votazione dal 21 settembre al 1 ottobre 2009 compresi (esclusa domenica 27 settembre) dalle ore 10,30 alle ore 18,30

presso la sede dell’Ordine regionale:

Milano - Via Stampa, n. 14 - 2° piano

Iniziative / incontri a tema nel periodo elettorale >>>



venerdì 11 settembre 2009

COMUNICATO STAMPA di Francesco Quinti, Responsabile Nazionale FP CGIL Comparto Sicurezza


Giustizia: sovraffollamento carcere, un problema risolvibile se si applicano le leggi esistenti.
Apprendiamo dagli organi di stampa che il tema del sovraffollamento degli istituti penitenziari è in questi giorni oggetto di discussione a Edimburgo, dichiara Francesco Quinti, responsabile nazionale FP CGIL Comparto Sicurezza, e che l’Italia insieme alla Russia – uniche due nazioni condannate dalla Corte Europea sui diritti umani per il sovraffollamento delle prigioni - sarebbe al centro del dibattito internazionale perché accusata di eccedere in misure repressive.
Nessuna particolare sorpresa, dichiara Quinti, semmai la conferma che nel nostro Paese, tra i più evoluti in ambito europeo sulla legislazione in materia, le scelte compiute negli ultimi anni sui temi della sicurezza e del sovraffollamento delle carceri vanno nella direzione opposta a quella indicata dal Consiglio d’Europa e dalle regole penitenziarie europee
La soluzione al problema del sovraffollamento non sta, continua Francesco Quinti, nell’edilizia penitenziaria, ma nell’applicazione e rafforzamento delle misure alternative al carcere, nella depenalizzazione di alcune condotte illecite minori, nel ridurre al minimo l’uso della custodia cautelare, nel prevedere un ampliamento delle sanzioni alternative al carcere immaginando pene diversificate già in sentenza, nell’ introduzione nel nostro ordinamento della messa alla prova anche per gli imputati adulti.
Tranne che per quest’ultimo, già sperimentato con successo nei confronti dei minori nel nostro Paese, e sul quale esiste già un esame favorevole compiuto nel 2004 dalla commissione Giustizia della Camera che auspichiamo possa essere riproposto quanto prima all’assemblea parlamentare, la maggior parte dei principi a cui gli Stati membri dovrebbero adeguarsi sono già previsti dall’ordinamento italiano, basterebbe applicarli.
Roma, 11 settembre 2009

mercoledì 9 settembre 2009

I VERTICI DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA SCRIVONO ALLE OO.SS. FPCGIL E RDB


Risposta DAP sulla ricognizione personale UEPE

 (161.76 KB)risposta DAP (161.76 KB)

FP CGIL Coord. Penitenziario: Ricognizione organizzazione personale UEPE
RDB Penitenziari Lettera aperta al presidente Ionta

LA CGIL DI PAVIA SCRIVE AL PREFETTO

Abbiamo appreso dal quotidiano locale che un detenuto presso la Casa Circondariale di Pavia, è deceduto per le complicazioni avvenute dopo aver intrapreso lo sciopero della fame da ben 40 giorni.
Una morte assurda, che forse si poteva evitare, che denota lo stato in cui molti detenuti e tra questi gli immigrati, sono costretti a vivere, con poche speranze nei confronti del loro futuro e al proprio percorso di vita nella legalità; ma soprattutto sono costretti a forme estreme di autolesionismo per poter conquistare attenzione sul proprio caso.
Siamo fortemente preoccupati e questo ultimo grave fatto ne è la conferma, dell’isolamento in cui il carcere, come Istituzione, versa.
Tema che non riguarda solo il Carcere di Pavia, ma l’intero sistema carcerario, in cui la separazione dal territorio è il dato più saliente che denota l’insensibilità sociale verso un luogo che è parte integrante della città.
Non siamo alla ricerca di responsabilità, non è compito nostro, ma vogliamo cercare insieme soluzioni ai problemi sollevati dai detenuti, come il sovraffollamento e l’insufficienza di personale.
Il personale addetto alla sorveglianza, i pochi educatori, gli assistenti sociali e tutte le figure di supporto al “trattamento” come l’UEPE, molte volte sono costretti a turni e lavori oltre il limite, per garantire ove possibile una minima vivibilità e una debole prospettiva ai detenuti.
Quello che Le chiediamo, Signor Prefetto, è organizzare un confronto con tutti gli attori territoriali che operano nel e per il carcere, in primis il Magistrato di Sorveglianza, la Direzione del Carcere di Pavia e le altre organizzazioni sindacali, perché da questo grave fatto si possa ripartire per aprire il carcere al territorio.
p. Segreteria Camera del Lavoro Ufficio Politiche Sociali
Graziella Galli Franco Vanzati
p. Segreteria F.P. CGIL
Massimiliano Preti

Giustizia: Sappe; servono più misure alternative a detenzione

Il Velino, 9 settembre 2009

"L’allarmante dato di oltre 64 mila detenuti che sovraffollano le carceri italiane, la cui capienza regolamentare è pari a poco più di 42 mila posti, oltre a rappresentare il triste primato mai raggiunto nella storia d’Italia impone l’adozione di provvedimenti urgenti. Noi ci appelliamo ai ministri dell’Interno Maroni e della Giustizia Alfano perché riprendano dai cassetti in cui inspiegabilmente è stato riposto da sinistre mani maldestre quello schema di decreto interministeriale finalizzato a disciplinare il progetto che prevede l’utilizzo della polizia penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) nel contesto di un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione". È l’auspicio di Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei baschi azzurri.

"Per molti mesi - insiste Capece - abbiamo discusso con l’Amministrazione penitenziaria la bozza del decreto interministeriale Giustizia-Interno, ma inspiegabilmente quel decreto si è arenato in chissà quali meandri pur potendo costituire un importante tassello nell’ottica di una riforma organica del sistema penitenziario e giudiziario italiano. Si era previsto molto chiaramente come il ruolo della polizia penitenziaria negli Uffici per l’esecuzione penale esterna fosse quello di svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova. Il controllo sulle pene eseguite all’esterno, oltre che qualificare il ruolo della polizia penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione, cui sarà opportuno ricorrere con maggiore frequenza per non rischiare di trovarci ad avere, nel 2011, 100 mila detenuti in strutture che al massimo ne possono ospitare 42mila".

"Efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere - prosegue il leader del Sappe - potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure, che nella considerazione pubblica, non vengono attualmente riconosciute come vere e proprie pene. Per questo motivo auspico che i ministri Maroni e Alfano riprendano in mano quello scheda di decreto interministeriale al più presto". Capece invita in particolare il ministro Guardasigilli a ripartire da questo progetto e a farsi portavoce di questa importante riforma strutturale penitenziaria presso la compagine governativa, in modo tale da prevedere lo stanziamento di adeguati fondi per il corpo di polizia penitenziaria che garantiscano in particolare nuove assunzioni. È infatti opportuno ricordare che gli organici della polizia penitenziaria sono carenti di ben cinquemila agenti".

Giustizia: Fp-Cgil-sovraffollamento, emergenza da affrontare


Comunicato stampa, 9 settembre 2009

"Caduto anche l’ultimo disgraziato traguardo stabilito con la capienza massima tollerabile, ora negli istituti penitenziari italiani con 64.180 detenuti è record di presenze. Un risultato mai raggiunto prima in Italia dal lontano 1946 ad oggi, e non è ancora finita". È quanto afferma Francesco Quinti, coordinatore nazionale della Fp Cgil, che aggiunge: "Tra non molto la tendenza all’aumento degli ingressi in carcere tornerà purtroppo a consolidarsi, come nei mesi scorsi, quando erano circa mille gli ingressi al mese di detenuti in strutture già sovraffollate oltre ogni misura e immaginazione. Ma come e dove questi verranno ospitati non è dato di sapere, considerato che il cosiddetto piano carcere non è ancora stato presentato al Consiglio dei Ministri e che, soprattutto, mancano sia i fondi per realizzarlo che per assumere il personale di Polizia Penitenziaria necessario, già oggi inferiore nel numero di circa 6.000 unità dall’organico previsto e costretto a sopportare una condizione lavorativa divenuta ormai insostenibile".

"Sono mesi ormai - continua l’esponente sindacale - che la Fo lancia continui grida di allarme sulla gravità della situazione, sull’inerzia manifestata dal Governo e dal Ministro della Giustizia sulle politiche penitenziarie e del personale, sull’inquietante assenza di reali misure di contrasto al sovraffollamento degli istituti penitenziari".

Servono soluzioni urgenti e non più ulteriormente rimandabili, occorrono fatti concreti, ci auguriamo venga aperto quanto prima un dibattito parlamentare sull’emergenza carcere, utile anche a valutare gli effetti di alcuni recenti interventi normativi che stanno contribuendo ad affondare il sistema delle misure alternative alla detenzione per i reati meno gravi, l’unica alternativa al sovraffollamento percorribile e compatibile con le finalità della pena e i valori espressi dalla Carta Costituzionale. È ora, conclude Quinti, "che il governo e il ministro della Giustizia la smettano di tentare di scaricare il problema del sovraffollamento sull’Unione Europea; l’emergenza carcere è drammatica e rischia seriamente di produrre l’ingovernabilità del sistema, e come tale deve essere quanto prima affrontata e risolta".

martedì 8 settembre 2009

Giustizia: misure alternative e attesa infinita del piano carceri

di Donatella Stasio

Il Sole 24 Ore, 7 settembre 2009

Aspettando il "piano carceri", i detenuti italiani hanno raggiunto il record di presenze dal dopoguerra (64mila: 20mila più dei posti regolamentari), anche se i reati, da due anni, sono in calo. Aspettando il "piano carceri", gli ospiti delle patrie galere aumentano al ritmo di 800-1000 al mese. Aspettando il "piano carceri", muore un detenuto ogni due giorni e nei primi sette mesi del 2009 il numero dei suicidi (45) è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Aspettando il "piano carceri", lo spazio vitale per ciascun galeotto si riduce progressivamente a poco più di un paio di metri quadrati e gli spazi comuni, teoricamente destinati alle attività riabilitative (lavoro, sport, studio), spariscono.

Aspettando il "piano carceri", i detenuti trascorrono le giornate nell’ozio, chiusi in cella da 16 a 18 ore, mentre le misure alternative colano a picco, tanto da aver toccato il minimo storico (10mila), a tutto vantaggio della recidiva (il carcere "chiuso" produce il triplo della recidiva rispetto a quello "aperto"). Aspettando il "piano carceri", l’Italia ha subìto la prima condanna della Corte di Strasburgo per "trattamenti inumani e degradanti" e altre se ne profilano, con tanto di risarcimento danni per milioni di euro ai detenuti. Aspettando "il piano carceri", l’amministrazione penitenziaria continua a navigare nei debiti (il sistema costa 3 miliardi di euro l’anno, ma il bilancio è sempre in rosso), con ripercussioni sulla vivibilità delle galere, sulla sicurezza, sulla riabilitazione.

Può darsi che, a differenza del "signor Godot", il "piano carceri" arrivi in uno dei prossimi consigli dei ministri. Può darsi che il governo trovi quel miliardo e mezzo stimato per realizzare - entro il 2012 - 17mila posti in più. Può anche darsi che trovi i soldi necessari per far fronte a un reclutamento straordinario di poliziotti (oggi ne mancano 5mila) e per assumere tutti gli educatori vincitori di concorso. Nel frattempo, però, i detenuti avranno toccato quota 100mila e gli esuberi 40mila. Un’emergenza continua.

Al termine del blitz ferragostano nelle carceri, i radicali hanno parlato di "Stato criminale": parole decisamente forti, e tuttavia non troppo lontane dalla realtà se è vero che a gennaio 2009 fu il ministro della Giustizia Angelino Alfano a parlare di carceri fuorilegge, riferendosi allo scarto esistente tra il dettato costituzionale e la nostra realtà penitenziaria. L’articolo 27 della Costituzione dice infatti che le pene "non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". In sostanza, il carcere - servizio pubblico - dev’essere un luogo che produce sicurezza collettiva, nel rispetto della dignità dei detenuti. Quanto di più lontano dalla realtà. Non da oggi.

Costruire costa e i soldi non ci sono. Si fa fatica a pagare luce, gas, acqua, riscaldamento, vitto, sapone e finanche la tassa sui rifiuti. "La situazione è drammatica", scrive il Dap (dipartimento delle carceri) nella relazione al Parlamento, in cui esprime "fondate riserve" sulla possibilità che le attuali dotazioni di bilancio possano consentire all’amministrazione di "assolvere la propria missione fondamentale", ovvero garantire una pena rispettosa della dignità dei detenuti e tendente al loro reinserimento sociale. A questa funzione costituzionale erano destinati, fra l’altro, i fondi della cassa delle ammende, che il governo ha deciso di dirottare sulla costruzione di nuove prigioni, sebbene 146 milioni di euro (a tanto ammontavano a fine 2008 i fondi della Cassa) siano una goccia nel mare dei 1.500 milioni preventivati per realizzare i nuovi posti letto.

Aspettando il "piano carceri", forse sarebbe opportuno avviare una riflessione sulle misure alternative, meno costose e più vantaggiose per la sicurezza collettiva, come stanno facendo negli Stati Uniti di Obama. Lo ha ammesso - a luglio - lo stesso guardasigilli. Ma dovrà convincere gli alleati della Lega.