L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

mercoledì 30 maggio 2007

COORDINAMENTO NAZIONALE FP CGIL POLIZIA PENITENZIARIA

Polizia Penitenziaria negli UEPE
Roma, 30.05.2007
Ai delegati ed iscritti Fp Cgil Polizia penitenziaria Prot. n. CS142/2007 - Polizia penitenziaria negli UEPE - IL DAP RICONOSCE LE RAGIONI DELLA FP CGIL!
Care/i colleghe/i, lo avevamo detto e sostenuto con forza, in splendida solitudine, unica tra le OO.SS. della Polizia penitenziaria ad avere il coraggio di metterlo nero su bianco, e oggi il DAP - con la nota che rinvia il confronto - riconosce che avevamo ragione! Sapevamo che presto la verità sarebbe venuta a galla, ed evidentemente avevamo ragione da vendere quando - pur manifestando posizioni di assoluta condivisione a progetti di ampliamento delle competenze e delle attività della Pol.Pen. - accusavamo l'Amministrazione di voler mandare allo sbaraglio la Polizia penitenziaria con un progetto normativamente debole, che lasciava prefigurare il rischio di una sua facile impugnazione da parte delle altre Amministrazioni deputate al controllo delle misure alternative, nel quale oltretutto l'attività prevista per gli appartenenti al Corpo rischiava di essere sminuita nel ruolo e nelle funzioni rispetto a quella garantita dall'Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, che assicurano il servizio senza alcuna limitazione territoriale e in piena autonomia, non solo in ambito comunale come invece previsto nel progetto per la Polizia penitenziaria.
Nonostante le assicurazioni fornite alle OO.SS. al tavolo negoziale, infatti, nessun accordo e/o decreto interministeriale era stato concluso tra il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'interno per disciplinare il progetto che prevede l'utilizzo della Polizia penitenziaria nell'esecuzione penale esterna, seppure in via sperimentale. Ma soprattutto, stando ai contenuti della nota fatta pervenire dal DAP, avevamo fortissimamente ragione quando sostenevamo che il progetto in questione, con le attuali insufficienti risorse economiche ed umane disponibili, era complessivamente insostenibile, improponibile, perché finiva solo per aggravare pesantemente le condizioni di vita e di lavoro degli operatori della Polizia penitenziaria negli Istituti e Servizi penitenziari, rese già estremamente difficoltose dalla forte carenza di personale patita dalle strutture penitenziarie soprattutto del centro nord del Paese, attualmente - come peraltro assunto anche dalla Direzione Generale del Personale con la recente circolare diffusa - finanche impossibilitate a garantire le ferie e i riposi agli operatori.
Oggi, resosi evidentemente conto del grave errore che stava compiendo, il Dipartimento comunica che " in ragione delle attuali risorse umane e strumentali, la sperimentazione potrebbe avvenire nei distretti regionali di Puglia, Lazio, Campania e Sicilia", ammettendo - di fatto - che il problema della carenza di personale di Polizia penitenziaria rilevata dalla FP CGIL non solo esiste, ma non può e non deve essere assolutamente sottovalutata! Serve altro? A noi no, perché eravamo assolutamente convinti della serietà e della fondatezza delle nostre rivendicazioni; ora vogliamo capire - però - come si giustificheranno di fronte ai propri iscritti quelle OO.SS. che avevano fortemente criticato la FP CGIL, e che pur di rincorrere il progetto dell'Amministrazione - e i verbali delle riunioni presto lo testimonieranno - non hanno esitato ad offrire convinte il proprio assenso. Per quanto ci riguarda, riteniamo sia giunto il momento della riflessione, dell'analisi serena e meditata dei fatti fin qui accaduti e, a tal proposito, ci sentiamo quanto meno di affermare - senza tema di smentita - che anche di fronte a critiche spietate, esagerate ed ingenerose, mai è venuto meno alla FP CGIL il coraggio di assumere la responsabilità delle scelte compiute, coerenti alla linea sempre seguita e, soprattutto, alla responsabilità che implica il mandato di rappresentanza sindacale conferito dai propri iscritti. Fraterni saluti
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL Polizia penitenziaria Francesco Quinti

SAPPE

Al Capo del Dipartimento
dell'Amministrazione Penitenziaria
Pres.Dott.Ettore Ferrara
Roma
e.pc Al Ministro della Giustizia
Sen. Clemente Mastella
Ministero della Giustizia
Roma
Al Direttore Generale del Personale
e della Formazione del DAP
Dott. Massimo De Pascalis
Oggetto: UEPE e compiti della Polizia Penitenziaria
Questa Segreteria Generale ritiene doveroso intervenire in ordine alla nota della RDB, la quale ha contestato l'iniziativa di emanare un decreto ministeriale per l'impiego della Polizia Penitenziaria nell'ambito degli Uffici per l'esecuzione penale esterna.
In primo luogo, occorre mettere in evidenza che l'inserimento della Polizia Penitenziaria nell'attività in questione non deve essere interpretato come "invadenza" nei compiti degli Assistenti Sociali, la cui professionalità non si intende minimamente porre in discussione. Per contro, è la normativa stessa che richiede controlli di polizia in ordine al rispetto delle modalità di esecuzione delle misure alternative alla detenzione, il cui espletamento si colloca in maniera naturale nell'ambito istituzionale del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Peraltro non sembra che possa sottovalutarsi il contributo che, relativamente all'esame e alla conoscenza della personalità del detenuto, può fornire una attività di verifica specifica.
Anzi, proprio l'estensione delle competenze del corpo di Polizia Penitenziaria a tali controlli di sicurezza può realizzare un maggiore coordinamento con le altre categorie professionali coinvolte, rispetto all'attuale situazione che vede l'impiego di altri corpi dipendenti da diverse amministrazioni.
Per quanto attiene alle perplessità di natura giuridica sull'idoneità del decreto ministeriale ad intervenire nella materia, occorre rammentare che le misure alternative rappresentano pur sempre misure restrittive della libertà personale, in riferimento alle quali è radicata la competenza istituzionale del corpo di Polizia Penitenziaria(art.5, comma2 L.395/1990).
Pertanto, pur condividendo la necessità di un intervento legislativo, peraltro indispensabile, per razionalizzare e coordinare le diverse fonti, e auspicando soluzioni condivise fra tutte le categorie professionali interessate, si ritiene che l'iniziativa in atto, comunque di carattere sperimentale, sia da apprezzare e da rendere compatibile con i compiti di tutti gli altri operatori coinvolti.
Distinti saluti.
Il Segretario Generale
(Dott. Donato Capece)

martedì 29 maggio 2007

SPAZIO: PENSIERI LIBERI

"Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui." - Ezra Pound

VISIONI DIVERSE:
clicca su- http://www.osapp.it/cgi-bin/ikonboard/topic.cgi?forum=14&topic=521

clicca su- http://www.osapp.it/cgi-bin/ikonboard/topic.cgi?forum=14&topic=529

clicca su- http://www.osapp.it/cgi-bin/ikonboard/topic.cgi?forum=14&topic=494

clicca su- http://www.wikio.it/comments/?infoid=19402858

clicca su- http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=48021&idd=2312

Fonte: google

COMUNICAZIONE DAP

Prot. GDAP-0170124-2007
28 maggio 2007

Alle OO.SS.

Oggetto: Convocazione-UEPE- rinvio riunione del 29.5.2007

Ai fini della sperimentazione riguardante l'utilizzo della polizia penitenziaria nell'esecuzione penale esterna, si comunica che si è ritenuto di disciplinare il progetto attraverso un decreto interministeriale della Giustizia e del Ministero dell' Interno.
Poichè il predetto iter comporta una procedura più articolata- peraltro già in corso- si rende necessario rinviare la riunione già fissata per domani 29 maggio.
Sarà cura di questo Ufficio far conoscere appena possibile la nuova data della riunione.
Per compltetamento d'informazione, si comunica che in ragione delle attuali risorse umane e strumentali, la sperimentazione potrebbe avvenire nei distretti regionali di Puglia, Lazio, Campania e Sicilia.
fonte: sito sindacale
Ansa, 29 maggio 2007
Comunicato del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, 28 maggio 2007. Ai fini della sperimentazione riguardante l’utilizzo della polizia penitenziaria nell’esecuzione penale esterna, si comunica che si è ritenuto di disciplinare il progetto attraverso un decreto interministeriale della Giustizia e del Ministero dell’Interno.
Poiché il predetto iter comporta una procedura più articolata - peraltro già in corso - si rende necessario rinviare la riunione già fissata per domani 29 maggio. Sarà cura di questo Ufficio far conoscere appena possibile la nuova data della riunione. Per completamento d’informazione, si comunica che in ragione delle attuali risorse umane e strumentali, la sperimentazione potrebbe avvenire nei distretti regionali di Puglia, Lazio, Campania e Sicilia".

SAPPE

COMUNICATO STAMPA
Sarà un decreto interministeriale dei Ministri di Interno e Giustizia a disciplinare il progetto che prevede l'utilizzo della polizia penitenziaria all'interno degli uffici di esecuzione penale esterna (uepe). Il progetto partirà in forma sperimentale in Puglia, Lazio, Campania e Sicilia, in ragione delle attuali risorse umane e strutturali delle regioni.
Lo comunica la Segreteria Generale del sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria Sappe, l'Organizzazione più rappresentativa della Categoria con 12 mila iscritti, che spiega le motivazioni fornite dal DAP per il rinvio della riunione sull'argomento "Polizia penitenziaria negli uepe" programmata per oggi martedì 29 maggio.
La segreteria generale del Sappe auspica che "al più presto si arrivi alla stesura del decreto interministeriale, anche con l'importante contributo del sindacto" e ribadisce con fermezza la propria posizione: "Se la pena evolve verso soluzioni diverse da quella detentiva anche la polizia pewnitenziaria dovrà spostare le sue competenze al di là delle mura del carcere. E' infatti davvero pretestuosa e incomprensibile la posizione espressa dagli assistenti sociali e addirittura da un sindacato confederale della polizia penitenziaria contro la previsione di costituire nuclei territoriali di polizia penitenziaria presso gli uepe".
Roma, 29 maggio 2007

lunedì 28 maggio 2007

RIORGANIZZAZIONE UEPE

Verbale riunione 7 maggio DAP-SINDACATI concernente l'organizzazione degli UEPE
clicca su: Riorganizzazione UEPE.
Bozza di schema del decreto regolamentare degli UEPE ex art.3 legge 154/2005
07.05.2007

www.polpenuil.it

venerdì 25 maggio 2007

COORDINAMENTO NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI GIUSTIZIA

COMUNICATO
C’è ancora chi si chiede perché il progetto del DAP, di inserire la polizia penitenziaria negli UEPE, abbia incontrato tanta resistenza tra gli assistenti sociali, ma anche tra i volontari, i giuristi, le organizzazioni sindacali, i parlamentari, l' ordine professionale degli assistenti sociali. Non ci sono più parole per spiegare le nostre buone ragioni, non basta dire che:
  • non esistono provvedimenti normativi che lo consentono;
  • le leggi esistenti agli art. 47 O.P. e art. 118 del nuovo regolamento di esecuzione lo escludono esplicitamente;
  • non è possibile modificare una legge attraverso un decreto non avente natura delegata;
  • non è accettabile presentare sotto forma di sperimentazione un modo di operare che – almeno per l’affidamento in prova – altererebbe in modo determinante il tipo di trattamento previsto dalla normativa;
  • le misure alternative funzionano da oltre 30 anni con un tasso di recidiva bassissimo (come dimostrato da statistiche e ricerche);
  • i costi per la collettività aumenterebbero in modo notevole perchè non si tratta di aumentare solo il numero di poliziotti sul territorio (dato che può risultare utile ai fini preventivi generali) ma, si tratta di un nuovo corpo di polizia che si aggiunge a quelli già presenti. Conseguentemente sarà necessario prevedere mezzi, strutture organizzative, supporti tecnici completamente nuovi,
  • esiste il rischio di spostare l’attenzione prevalentemente sul controllo penalizzando politiche che favoriscano l’inclusine sociale dei condannati

.... e tutte le altre motivazioni che non vale la pena elencare, perché sono stati spesi fiumi di parole per spiegare. Ma c’è qualcuno che ha voglia di ascoltare?
Non esistono buone ragioni per chi ha già deciso e non ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi, almeno per riflettere se la strada intrapresa è quella giusta.
Constatiamo che il decreto che prevede la sperimentazione appare confuso su tempi, modalità e campo d’intervento, il preambolo sembra riferirsi all’esecuzione di tutte le misure alternative mentre l’art. l specifica volersi trattare solo della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova.
Se dunque sperimentazione deve esserci:

  • che avvenga per quelle misure per le quali l’intervento delle autorità di pubblica sicurezza presenti sul territorio è espressamente previsto dalla legge e risulta funzionale rispetto alle esigenze tipiche della misura: i detenuti domiciliari. Non vengano però trascurati accordi tra DAP e Ministero degli Interni per evitare inutili e dannose sovrapposizioni di controlli;
  • i nuclei che dovrebbero essere coordinati dai PRAP, dipendano funzionalmente da questi e siano allocati in strutture esterne agli UEPE, affinché sia chiaro che la Polizia Penitenziaria va a sostituirsi alla Polizia di Stato e ai Carabinieri, senza alcuna confusione tra operatori dell'inclusione, quali gli assistenti sociali, e operatori di polizia.


Appare d’obbligo chiarire che gli assistenti sociali non nutrono alcuna idea preconcetta nei confronti del personale di polizia penitenziaria, non hanno dubbi sulla loro professionalità e competenza, né ritengono che questi debbano svolgere solo funzioni di supporto all’attività degli assistenti sociali, funzioni che potrebbero essere tranquillamente svolte da personale civile, previsto ma mai assunto, ma è importante che per risultare le funzioni di entrambe le figure professionali utili ed efficaci, debbano essere ben distinte.
In vista della riforma del codice penale e del sistema sanzionatorio, sarebbe importante predisporre un sistema organizzativo dei servizi, articolato e coerente con tali riforme nel rispetto della norma costituzionale e delle raccomandazioni europee.

Occorre accompagnare il processo di riforma con un’ampio dibattito tra tutti gli attori coinvolti, compresi: la comunità locale, le associazioni di volontariato e del terzo settore, le FF.OO. e non ultimi gli operatori che tale settore hanno gestito per circa 32 anni. Uno strumento utile potrebbe essere la convocazione di una Conferenza Nazionale sulle Misure Alternative, che metta in evidenza i risultati raggiunti e le possibilità di sviluppo dell’esecuzione penale esterna, per far sì che il carcere diventi seriamente l’extrema-ratio.

A nome del Consiglio Nazionale CASG
Anna Muschitiello (segretaria nazionale)

clicca su: POLIZIA PENITENZIARIA C/O GLI UEPE-INTERVISTA ALLA SEGRETARIA NAZIONALE CASG

reddatore sociale 28 maggio 2007- Polizia penitenziaria negli Uepe, nuovo incontro domani tra vertici del Dap e sindacati La segretaria del Coordinamento assistenti sociali della giustizia, Anna Muschitiello, ribadisce le ragioni del 'no': ''Non esistono provvedimenti normativi che consentano la sperimentazione''. E propone una Conferenza nazionale

giovedì 24 maggio 2007

VITA


Carceri: rdb penitenziari, no agenti negli Uepe
Redazione (redazione@vita.it)
24/05/2007

Il sindacato si schiera contro il progetto del Guardasigilli
No all'inserimento della polizia penitenziaria negli Uffici per l'esecuzione penale esterna (Uepe. Anche la Rdb-Penitenziari si schiera contro il progetto del Guardasigilli di inserire la polizia penitenziaria negli Uepe. "Se si vuole cambiare -afferma il sindacato- si deve intervenire sulla materia con una legge che cambi sostanzialmente la prospettiva e la scelta fatta di usare la metodologia del servizio sociale per le misure alternative". Per il sindacato l'inserimento della polizia penitenziaria negli Uepe "non e' ne la soluzione ai loro problemi ne' la priorita'. E' invece priorita' per la polizia penitenziaria, per la quale bisogna trovare occasioni di visibilita', sulle quale potremmo anche concordare ma purche' non sia a scapito di altre categorie professionali. Bisogna invece riconoscere che per 30 anni gli assistenti sociali hanno fatto il loro lavoro, quindi hanno reinserito le persone loro affidate con una recidiva assolutamente bassa".

LANCIO D'AGENZIA- REDATTORE SOCIALE

Polizia Penitenziaria negli Uepe: "no" deciso del volontariato
24 maggio 2007
Volontari e assistenti sociali non mollano: "No alla polizia penitenziaria negli Uffici per l’Esecuzione penale esterna". Contrarietà ribadita nel corso dell’Assemblea Nazionale del Volontariato Giustizia, dal gruppo di lavoro sulle "misure alternative alla detenzione". Dissenso anche dal Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali.
"No" deciso della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia all’ipotesi di inserimento della polizia penitenziaria negli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna (Uepe). Il "no" è stato ribadito nel corso della IV Assemblea Nazionale del Volontariato Giustizia, dal gruppo di lavoro sulle "misure alternative alla detenzione". "Premessa l’importanza della partecipazione della polizia penitenziaria al programma trattamentale all’interno degli istituti penitenziari e la necessità di una collaborazione fra tutti gli operatori - afferma la relazione conclusiva - si esprime netta contrarietà all’ipotesi della polizia penitenziaria negli Uepe e si denuncia l’incompatibilità che ne deriverebbe nella gestione delle misure alternative. Verrebbe infatti scissa, nella funzione trattamentale, la competenza di aiuto da quella di controllo, perno della misura alternativa stessa e innovazione fondamentale della nuova politica penitenziaria". "Come dimostrato da diverse ricerche americane, - prosegue il documento - la riduzione del trattamento in libertà a puro controllo fa aumentare immediatamente la recidiva e questo fatto genera nuove carcerazioni e nuovi sovraffollamenti, agendo quindi in completo conflitto con le possibilità di trattamento in internato". Afferma oggi la Conferenza nazionale volontariato giustizia: "Oggi le misure alternative, come la semilibertà o l’affidamento, si concludono con successo nell’80% dei casi seguiti e la recidiva riguarda principalmente le persone con problemi di tossicodipendenza. Chi sconta invece l’intera pena in carcere torna a delinquere in oltre il 70% dei casi. C’è da chiedersi perché e se non sia il caso di adeguare finalmente i programmi di trattamento all’interno degli istituti, ai criteri fissati dall’ordinamento penitenziario, offrendo maggiori e concrete possibilità di rieducazione e reinserimento, potenziando percorsi scolastici, formativi e lavorativi. In questo senso vediamo la necessità di un ruolo più incisivo della polizia penitenziaria, che oltre a garantire la sicurezza interna, può facilitare tali processi acquisendo maggiore professionalità e considerazione". E conclude: "Affidare il controllo sul territorio alla polizia penitenziaria - senza tener conto degli organici, di cui si continua a lamentare l’insufficienza - avrebbe un senso se vi fosse un’adeguata formazione e integrazione con gli altri operatori e se a tale servizio non si sovrapponesse a quello svolto in modo sistematico dalle forze dell’ordine, che non è realistico immaginare possano rinunciare ad azioni di controllo preventivo di persone pregiudicate". Da parte sua il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, che con il proprio blog raccoglie giornalmente dichiarazioni, comunicati e critiche su tale progetto, chiede al Ministro e all’amministrazione penitenziaria, nonché alle forze politiche dell’attuale Governo, "di prendere in considerazione il motivato e documentato dissenso esistente sull’inserimento della polizia penitenziaria negli Uepe - dissenso manifestato dagli assistenti sociali di quasi tutti gli Uepe presenti sul territorio nazionale, da alcuni Sindacati, dalla Magistratura, dal Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia, nonché dalla Conferenza Nazionale del Volontariato Giustizia."L’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali - si ricorda - in occasione di un incontro avuto il 16 maggio con i vertici dell’amministrazione penitenziaria ha rappresentato e riportato le ragioni e le motivazioni di disagio e le preoccupazioni degli assistenti sociali degli Uepe. In data 17 maggio è stata presentata interrogazione parlamentare dall’On. Crapolicchio (vicepresidente comitato problemi penitenziari della commissione giustizia della Camera) - primo firmatario - contro l’attuale proposta di decreto ministeriale". "È incomprensibile - si afferma - che sia proprio l’attuale Governo attraverso un decreto del Ministro della Giustizia a concretizzare proprio quegli aspetti precedentemente criticati e non condivisi".Per questo il Comitato, nel considerare legittima la posizione degli assistenti sociali al pari della richiesta della polizia penitenziaria di essere "valorizzata", chiede che "vengano trovati altri strumenti e soluzioni a quanto proposto dalla bozza di Decreto Ministeriale. Soluzioni che permettano di attenuare le forti opposizioni che in questo periodo si sono determinate tra i vari operatori penitenziari e che partano dal superamento della previsione di inserire presso gli Uepe i nuclei di polizia penitenziaria e di assoggettarli alla Direzione di tali Uffici (in alternativa possono essere individuate altre soluzioni in grado di garantire agli Uepe di poter continuare ad essere a tutti gli effetti dei Servizi Sociali della Giustizia, aperti alla multi - professionalità affine al Servizio Sociale) e dall’escludere tra l’eventuale competenza della polizia penitenziaria sulle misure alternative al carcere, proprio per la sua particolare caratterizzazione e nel rispetto art.72 dell’Ordinamento penitenziario e dell’art.118 del Regolamento d’Esecuzione, il controllo della misura alternativa dell’Affidamento in Prova al Servizio Sociale". Il Comitato di Solidarietà chiede infine che tali proposte "escano da un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative (che tenga conto anche delle prospettive di riforma del codice penale e del disegno di legge Mastella sulla messa alla prova), al quale si può giungere attraverso lo strumento della "Conferenza Nazionale dell’Esecuzione Penale", proposto sulla stampa dal Sottosegretario On. Manconi. Conferenza che coinvolga in un percorso preparatorio, il personale degli Uepe, la polizia penitenziaria, i sindacati, le forze politiche, il volontariato ed il terzo settore e che affronti in modo concreto il tema delle riforme, del ruolo, dei mezzi, delle risorse che servono per fare funzionare meglio le misure alternative e gli Uepe, centrali in tale sistema".

COMITATO DI SOLIDARIETA' ASSISTENTI SOCIALI

COMUNICATO STAMPA
POLIZIA PENITENZIARIA NEGLI UEPE: SI RIAPRE IL CONFRONTO
L'Amministrazione Penitenziaria ha programmato per il 29 maggio 2007 un nuovo incontro con le organizzazioni sindacali- riaprendo il confronto sulla proposta del Ministro della Giustizia di sperimentare dei nuclei di Polizia Penitenziaria presso gli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna(UEPE) ai quali affidare il controllo delle MISURE ALTERNATIVE AL CARCERE.

Il Comitato di Solidarieta' Assistenti Sociali, che con il proprio BLOG raccoglie giornalmente dichiarazioni, comunicati e critiche su tale progetto, chiede al Sig. Ministro e all'Amministrazione Penitenziaria nonché alle forze politiche dell’attuale Governo, di prendere in considerazione il motivato e documentato dissenso esistente sull'inserimento della polizia penitenziaria negli UEPE- dissenso manifestato dagli Assistenti Sociali di quasi tutti gli UEPE presenti sul territorio nazionale, da alcuni Sindacati, dalla Magistratura, dal Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia, nonchè dalla Conferenza Nazionale del Volontariato Giustizia (CNVG) alla quale aderiscono importanti Associazioni e Coordinamenti nazionali di estrazione cattolica e laica quali Caritas Italiana, Arci-Ora d'Aria, Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario, Fondazione Italiana per il volontariato, Antigone, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, comitato per il Telefono Azzurro, Libera, Società San Vincenzo de Paoli. Il CNVG ha ribadito il NO alla proposta del Ministero della Giustizia, in occasione della loro Assemblea Nazionale "Percorsi di Giustizia, Codice Penale e Inclusione Sociale" tenutasi a Roma il 17-18-19 Maggio.

L'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali in occasione di un incontro avuto il 16 maggio con i vertici dell'Amministrazione Penitenziaria ha rappresentato e riportato le ragioni e le motivazioni di disagio e le preoccupazioni degli assistenti sociali degli UEPE.
In data 17 maggio è stata presentata interrogazione parlamentare dall'On.Crapolicchio (vicepresidente comitato problemi penitenziari della commissione giustizia della Camera)- primo firmatario- contro l'attuale proposta di decreto ministeriale.

Con l'occasione il Comitato di Solidarietà ricorda che, durante la precedente legislatura e in occasione del Dibattito parlamentare del 03-05-2005 sull'art.3 della legge Meduri divenuta in seguito Legge (L.154 del 27 luglio 2007) che ha trasformanto i Centri di Servizio Sociale Adulti (CSSA) in Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna (UEPE), numerosi esponenti dell'attuale maggioranza parlamentare, in rappresentanza dei vari partiti all'epoca dell'opposizione, avevano fatto proprie le preoccupazioni e le motivazioni attualmente manifestate dagli assistenti sociali e dalle associazioni di volontariato.

E' incomprensibile che sia proprio l’attuale Governo attraverso un decreto del Ministro della Giustizia a concretizzare proprio quegli aspetti precedentemente criticati e non condivisi !!

Il Comitato di Solidarietà nel considerare legittima la posizione degli assistenti sociali al pari della richiesta della polizia penitenziaria di essere "valorizzata", chiede che vengano trovati altri strumenti e soluzioni a quanto proposto dalla Bozza di Decreto Ministeriale. Soluzioni che permettano di attenuare le forti opposizioni che in questo periodo si sono determinate tra i vari operatori penitenziari e che partano dal superamento della previsione di inserire presso gli UEPE i Nuclei di Polizia Penitenziaria e di assoggettarli alla Direzione di tali Uffici (in alternativa possono essere individuate altre soluzioni in grado di garantire agli UEPE di poter continuare ad essere a tutti gli effetti dei Servizi Sociali della Giustizia, aperti alla multiprofessionalità affine al Servizio Sociale) e dall'escludere tra l’eventuale competenza della polizia penitenziaria sulle misure alternative al carcere, proprio per la sua particolare caratterizzazione e nel rispetto art.72 dell’Ordinamento penitenziario e dell’art.118 del Regolamento d’Esecuzione, il controllo della misura alternativa dell'Affidamento in Prova al Servizio Sociale.

Il Comitato di solidarietà chiede che tali proposte escano da un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative (che tenga conto anche delle prospettive di riforma del codice penale e del disegno di legge Mastella sulla messa alla prova), al quale si può giungere attraverso lo strumento della "Conferenza nazionale dell'esecuzione penale" proposto sulla stampa dal Sottosegretario On.Manconi. Conferenza che coinvolga in un percorso preparatorio, il personale degli UEPE, la polizia penitenziaria, i sindacati, le forze politiche, il volontariato ed il terzo settore e che affronti in modo concreto il tema delle riforme, del ruolo, dei mezzi, delle risorse che servono per fare funzionare meglio le misure alternative e gli UEPE, centrali in tale sistema.

ASSISTENTI SOCIALI UEPE NUORO

Al Ministro della Giustizia on. Mastella
Al capo dipartimento dr. Ferrara
Al direttore generale della direzione E.P.E. dr. Turrini Vita
Al provveditore Regionale PRAP Sardegna dr. Massidda


Le AA.SS.dell’U.E.P.E di Nuoro, hanno ampiamente aderito all’iniziativa del programma di Formazione-Intervento “ R.I.P.R.O.V.A. UEPE ! “ proposto dall’Istituto Superiore di Studi Penitenziari.
Attraverso il suddetto programma l’Amministrazione Penitenziaria chiede il contributo degli UEPE finalizzato “ a promuovere un ripensamento positivo partendo da e valorizzando quanto fino ad oggi ha funzionato e funziona bene ……………..”.
La direzione e le assistenti sociali di questo UEPE, dopo aver programmato ed organizzato, con grande sforzo emotivo, i laboratori hanno dato avvio all’attività degli stessi.
Durante gli incontri le Assistenti sociali, fin dall’inizio hanno avuto piena consapevolezza di dover mettere in discussione il proprio agire professionale, le modalità relazionali all’interno dell’ufficio, il modello organizzativo dell’UEPE inserito all’interno del sistema penitenziario.
Tutto ciò ha fatto scaturire sentimenti di rabbia, fatica, conflittualità, gestiti, comunque, in modo adeguato e costruttivo. Infatti sono stati prodotti documenti che si ritiene siano espressione dell’esigenze dell’Ufficio EPE di Nuoro che contengono proposte finalizzate al miglioramento dell’operatività dello stesso.

Poiché tutta l’attività di R.I.P.R.O.V.A è stata valutata in termini positivi, le AA.SS. e la stessa direzione, hanno voluto dare continuità all’esperienza programmando approfondimenti a tema discussi, inizialmente all’interno dei laboratori e successivamente riproposti negli incontri periodici presieduti dal dirigente.
Nonostante l’impegno ed i positivi risultati a tutt’oggi le scriventi non sanno se sia stato elaborato il “Piano d’Azione Regionale” previsto nella fase 1 ( con scadenza il 27 febbraio ).
In occasione dei lavori del laboratorio sulla “pianificazione dell’attività dell’UEPE” si è venuti a conoscenza della bozza del Decreto Ministeriale relativa alla riorganizzazione degli Uffici EPE. Sono emerse, a questo punto, diverse perplessità rispetto all’effettiva ricaduta di R.I.P.R.O.V.A. nella futura organizzazione degli UEPE. In modo particolare, ci si è chiesti se il lavoro di R.I.P.R.O.V.A. doveva, veramente, servire quale contributo alla nuova riorganizzazione, visto che la suddetta bozza è stata presentata prima ancora della sua conclusione (prevista per marzo 2008).
Considerato che vi è stato da parte delle scriventi un reale interesse, impegno e partecipazione verso le finalità di R.I.P.R.O.V.A. ritengono fondamentale avere chiare risposte sulle prospettive del Servizio Sociale all’interno degli U.E.P.E..
Si sottolinea che tutto il lavoro relativo al programma di Formazione- Intervento ( comprese le proposte di miglioramento ) è stato portato avanti tenendo conto dell’attività di Servizio Sociale prevista dall’O.P.
La previsione di cui all’art. 12 comma 7 della bozza del D.M, (assegnazione di personale del Corpo di Polizia Penitenziaria per attività di supporto, non meglio definite) appare in contrasto con l’impostazione del lavoro e con la finalità di R.I.P.R.O.V.A nell’intento di “ valorizzare quanto fino ad oggi ha funzionato e funziona bene “.

Alla luce di quanto evidenziato e in attesa dei chiarimenti richiesti, poiché si sta vivendo questo momento con evidente confusione e disorientamento, le AA.SS. di Questo UEPE ritengono opportuno sospendere, provvisoriamente, la programmata attività dei laboratori.
Nuoro 08/05/07 Le assistenti sociali UEPE Nuoro

martedì 22 maggio 2007

RdB PENITENZIARI


All’On.le Ministro
Sen. Clemente Mastella
All’On.le Sottosegretario di Stato
Prof. Luigi Manconi
Al Sig. Capo del Dipartimento
Dell’Amministrazione Penitenziaria
Pres. Ettore Ferrara
Al Sig. Vice Capo del Dipartimento
Dott. Emilio Di Somma
Al Sig. Vice Capo del Dipartimento
Dott. Armando Salterio
Al Sig. Direttore Generale del Personale
e della Formazione
Dott. Massimo de Pascalis

OGGETTO: La Polizia Penitenziaria negli UEPE

Questa O.S. , così come espresso nella riunione del giorni 14 maggio 2007 è assolutamente contraria all’inserimento della Polizia Penitenziaria negli Uffici per l’esecuzione Penale esterna e questo per i seguenti motivi:
1. l’ ordinamento penitenziario (Legge 354/75)affida al Servizio Sociale il controllo nell’affidamento in prova al Servizio Sociale, il legislatore del 98, riconferma tale disposizione per il 47 ter; il legislatore del 2000 dettaglia i modi e i tempi degli interventi sulle misure alternative. Per questo motivo – se si vuole cambiare - si deve intervenire sulla materia con una legge che cambi sostanzialmente la prospettiva e la scelta fatta di usare la metodologia del Servizio Sociale per le Misure alternative. Alle continue affermazioni che ciò non è necessario domandiamo: è questa l’applicazione del famoso principio che per gli amici la legge si interpreta e per gli altri si applica? Ci troviamo palesemente in una situazione di interpretazione.
2. Come si è più volte detto l’inserimento della Polizia Penitenziaria negli UEPE non è né la soluzione dei loro problemi, né la priorità.
3. E’ priorità invece per la Polizia Penitenziaria, per la quale bisogna trovare occasioni di visibilità, sulle quali potremmo anche concordare, ma purchè non sia a scapito di altre categorie professionali, e non passi attraverso la loro denigrazione.
4. Bisogna invece riconoscere che per trent’anni gli Assistenti Sociali hanno fatto il loro lavoro, quindi hanno reinserito le persone loro affidate con una recidiva assolutamente bassa, mentre è altissima quella di quanti escono dal carcere. Perché cambiare prepotentemente un sistema che ha dato i suoi buoni frutti, e soprattutto farlo violentando gli operatori che non vogliono tali inserimenti? E’ appena il caso di rammentare che l’allora Servizio Sociale – ora UEPE – ha sempre lavorato in situazioni di criticità: senza personale, senza supporti, senza mezzi.
E, vale la pena sottolinearlo L’HANNO FATTO BENE
5. Il D.M. proposto parla che il ruolo della polizia penitenziaria sarebbe quello di "verificare il rispetto delle prescrizioni di comportamento e di permanenza" Che significa tale frase, che i poliziotti seguiranno passo passo i sottoposti alla misura alternativa?
6. Non si può pensare all’inserimento nell’équipe dell’UEPE della Polizia Penitenziaria, se non per riferire in ordine al rispetto delle prescrizioni. Se nell’ambito dell’Istituto ha un senso inserire nel GOT la Polizia Penitenziaria, perché la persona ristretta è ( o dovrebbe essere ) sotto costante controllo , e la Polizia , se opera correttamente, può avere il polso della situazione personale e comportamentale del ristretto, in questo contesto, dove il detenuto è libero, ci si domanda con quali strumenti la Polizia Penitenziaria interviene, oltre al mero controllo che non può che essere limitato nel tempo e nello spazio. A questo punto non si comprende quali riferimenti possa dare il poliziotto che opera esclusivamente per la verifica. Se fa altro rischia di sovrapporre il proprio operato a quello del Servizio Sociale
7. Altra è l’intenzione di permettere l’ingresso della Polizia penitenziaria nei comitati per l’ordine e la Sicurezza Pubblica, in modo da far lievitare la necessità dei posti di dirigenza. Intenzione legittima e meritoria, ma che si può perseguire in modo diverso da quello preso in considerazione, soprattutto non mettendo in crisi il sistema delle misure alternative.
8. Se, è vero come è vero, che gli Uepe hanno fruito finora del servizio della Polizia Penitenziaria, ciò è stato causato dalla necessità di proteggere e accompagnare le Assitenti Sociali ( Si pensi allo Zen a Palermo o a Scampia a Napoli), dalla necessità di avere aiuti da punto di vista dell’operatività dell’Ufficio, perché mancano e sono mancati gli operatori dell’area B ( a proposito non si sa dove siano finiti gli operatori dell’area B previsti dalla legge Simeoni che non sono mai arrivati in detti Uffici) . Ma va anche rilevato che non sempre gli agenti assegnati erano all’altezza del compito.
9. Appare singolare che le dotazioni strumentali mai date agli UEPE ( autovetture di servizio, computer,e financo la carta delle fotocopie ora si trovino per la Polizia Penitenziaria che dovrebbe prestarvi servizio
10. Va ancora detto che sono previsti tre mesi "intensivi" per la formazione. Si ricorda che per formare un cinofilo ci voglio sette mesi.

A questo punto questa O.S. ritiene di dover dare voce alle Assistenti Sociali realizzando un’Assemblea nella seconda metà di giugno. Va comunque detto che se l’Amministrazione Penitenziaria, vuole cambiare le finalità delle misure alternative deve farlo con una legge e si deve assumere la responsabilità di fronte alla storia di aver distrutto quanto una categoria professionale ha costruito in trent’anni. Analogamente dovrà assumersi – di fronte al Paese – la responsabilità di aver negato ciò che gli Assistenti Sociali – anello debole della catena degli operatori – hanno realizzato, con il solo scopo di favorire un’altra categoria professionale: quella della Polizia penitenziaria, che può essere valorizzata, ma si possono trovare altri strumenti per farlo.
IL COORDINAMENTO RdB PENITENZIARI
Roma, 21 maggio 2007

fuoriluogo.it

21.5.2007
Maramaldo
I sindacati penitenziari sono forti e agguerriti.
E tanti: ben 22 sigle. Molti anche gli iscritti: 44.000 su 42.000 addetti, come denuncia inascoltata la Cgil. Uno dei tanti miracoli di democristiana memoria (o di margheritina attualità) che ci regala questo Paese. Di fronte a tanta fantasia, il ministro Mastella ha deciso di compensarli, estendendo poteri e prerogative degli agenti anche all’esecuzione penale esterna. Una sorta di commissariati territoriali, che ingeriranno nelle competenze degli assistenti sociali e controlleranno da presso semiliberi e affidati. L’innovazione comporterà certo nuove assunzioni nel già pletorico corpo di polizia penitenziaria. Assieme, manco a dirlo, crescerà il numero degli iscritti a certi sindacati.

domenica 20 maggio 2007

17-19 MAGGIO IV ASSEMBLEA NAZ. DEL VOLONTARIATO GIUSTIZIA

Dai lavori conclusivi della IV Assemblea Nazionale del Volontariato Giustizia "Percorsi di giustizia, codice penale e inclusione sociale" del 19 maggio 2007

Daniela De Robert-Giornalista Rai( introduzione e coordinamento)

......... Dai lavori di questa Assemblea emerge "un filo conduttore: in questi anni la politica ha scelto di dare risposte penali a problemi sociali. Viene ancora una volta richiesto di cambiare rotta dando risposte sociali a problemi sociali. Ricominciamo a cambiare rotta anche sulle ultime scelte, non portando il carcere fuori ma restituendo il carcere alla società. No quindi ai commissariati di polizia penitenziaria negli uepe".....................

Dal gruppo di lavoro: Misure alternative alla detenzione
coordinato da Celso Coppola -Esperto CNVG-(sono intervenuti: Alessandro Margara-Fondazione Michelucci; Anna Muschitiello-Coord. Nazion. Assistenti Sociali Giustizia;Paolo Canevelli-Magistrato di sorveglianza di Roma; Raffaela Milano- Assess. polit. soc. Roma;
Dante Pomponi- Assess. periferie, lavoro, svil. locale – Roma)

.......Relativamente all'istituzione dei nuclei di polizia penitenziaria negli uepe," premessa l'importanza della partecipazione della polizia penitenziaria al programma trattamentale all'interno degli Istituti e della necessità della collaborazione di tutti gli operatori su questi temi, il gruppo esprime una netta contrarietà a tale ipotesi e l'incompatibilità che ne deriverebbe nella gestione delle misure alternative in quanto nella funzione trattamentale la competenza di aiuto e quella di controllo perno della misura stessa e innovazione fondamentale della nuova politica penitenziaria, verrebbe scissa. Si creerebbero inoltre difficoltà di rapporti nella linea gerarchica funzionale all'attività dell'uepe. Inoltre è da segnalare, come dimostrato da diverse ricerche americane, che la riduzione del trattamento in libertà per il puro controllo, fa aumentare la recidiva e questo fatto genera una nuova spirale negativa con nuove carcerazioni, nuovo sovraffollamento".............

Dal gruppo di lavoro:Prevenzione e politiche sociali
coordinato da Franco Uda -ARCI-(sono intervenuti:Angelo Morano- Direttore generale del Fondo nazionale delle politiche sociali; Giuseppe Mosconi-Ordinario Condizione carceraria e prevenzione della devianza - Università di Padova; Patrizia Patrizi- Ordinario Psicologia sociale dell' Università di Sassari)

.........."Mi associo non solo alla dichiarazione fatta a suo tempo dalla Conferenza nazionale ma anche a quello che è emerso negli altri gruppi di lavoro. Anche nel nostro gruppo di lavoro si è ritenuto che l'idea di dover istituire dei commissariati di polizia penitenziaria negli uepe sia sbagliata, dannosa e non risolve alcuna cosa. Io penso che da questa Assemblea nazionale debba venire fuori un segnale chiaro verso il Ministero attraverso la formalizzazione di un'ordine del giorno. Facciamolo, scriviamo due righe e consegnamole al Ministro."........................

Dal gruppo di lavoro: legislazione e pena
coordinato da Luca Massari -CRVG Lombardia- (sono intervenuti :Claudia Mazzucato-Università Cattolica di Brescia; Emilio Santoro- Università di Firenze; Simona Filippi -Associazione Antigone)

....."Secondo noi è importante, è va ribadito fortemente, il ruolo del servizio sociale, nelle misure e poi nel futuro, nelle pene non detentive, sulla base del presupposto che tali misure sono caratterizzate per il loro specifico contenuto sociale. .............. Ci siamo ritrovati d'accordo nel ribadire la posizione presa dalla Conferenza Nazionale rispetto alla proposta di istituire dei commissariati di polizia penitenziaria negli uepe. La conferenza ha espresso contrarietà e noi nel gruppo abbiamo trovato pieno accordo in questo, per il pericolo che le misure alternative vengano connotate soprattutto sotto il profilo del controllo-con un ulteriore perdita della dimensione del servizio sociale, già in parte sfumate con la riforma dell'estate 2004, a favore della dimensione penale dell'esecuzione.".....................
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Speciale Giustizia su IV assemblea naz. del volontariato giustizia "percorsi di giustizia, codice penale e inclusione sociale" -registrato da Radio Radicale- consultabile sul sito http://www.radioradicale.it/riascolta
clicca su:sabato 19 maggio 2007

venerdì 18 maggio 2007

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA PROPOSTA DI INSERIRE LA POLIZIA PENITENZIARIA NEGLI UEPE

PRESENTATA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE AL MINISTRO MASTELLA DALL' ON.CRAPOLICCHIO (VICEPRESIDENTE COMITATO PROBLEMI PENITENZIARI COMMISSIONE GIUSTIZIA DELLA CAMERA) FARINA(VICEPRESIDENTE COMMISSIONE GIUSTIZIA DELLA CAMERA) CONTRO LA PROPOSTA DI DECRETO CHE PREVEDE L'INSERIMENTO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA NEGLI UEPE
Atto CameraInterrogazione a risposta scritta 4-03683 presentata da SILVIO CRAPOLICCHIO giovedì 17 maggio 2007 nella seduta n.159
CRAPOLICCHIO e FARINA. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che: il Ministro per la Giustizia ha presentato alle parti e ai sindacati una bozza di Decreto riguardante l'inserimento e l'utilizzo del personale del corpo di Polizia Penitenziaria negli UEPE, Uffici dell'esecuzione penale esterna, attraverso l'istituzione e la sperimentazione, in alcuni di detti Uffici, dei nuclei di verifica e controllo composti da tale personale, per un preventivo parere in vista di un tavolo di confronto già convocato dall'Amministrazione per il prossimo 14 maggio 2007; l'introduzione della Polizia Penitenziaria negli UEPE a integrazione del personale di servizio sociale, appare, anche alla luce dei compiti e delle funzioni attribuite dalla sperimentazione enunciata nella bozza del decreto, debole sotto il profilo normativo e giuridico. Infatti le funzioni attribuite, benché sul solo piano di controllo, risulterebbero estranee alle vigenti previsioni normative previste dall'articolo 72 dell'Ordinamento penitenziario e dall'articolo 118 del regolamento di esecuzione (decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000) che descrivono, sinteticamente il primo e analiticamente il secondo, l'attività degli Uffici. Inoltre il controllo della Polizia Penitenziaria andrebbe a sommarsi ed a sovrapporsi a quello delle forze dell'ordine gia operanti in modo efficiente sul territorio del quale hanno conoscenza capillare; la bozza di decreto Ministeriale interviene su una attività che nei prossimi mesi sarà oggetto di riorganizzazione considerando le modifiche in atto del codice penale e del codice di procedura penale anche sull'esecuzione penale e in particolare sull'esecuzione penale esterna; la bozza di decreto Ministeriale aggrava pesantemente le condizioni di vita e di lavoro degli operatori della Polizia Penitenziaria negli Istituti e Servizi Penitenziari, rese peraltro già estremamente difficoltose dalla forte carenza di personale e dalla scarsità delle risorse finanziarie a disposizione. Infatti dal progetto di sperimentazione non si desume nessun aumento di organico né operazioni di razionalizzazione dell'impiego del personale della Polizia Penitenziaria preposto nei servizi non istituzionali, pertanto i costi di questo nuovo servizio graverebbero sui lavoratori; una eventuale dislocazione all'esterno del personale di Polizia Penitenziaria creerebbe ulteriori disagi a coloro che resterebbero a lavorare negli Istituti, dunque più turni di lavoro, più posti di servizio, meno sicurezza, meno ferie e riposi; nonostante l'esiguo numero di assistenti sociali, ai quali è demandata l'attività di recupero, il settore dell'esecuzione penale è stato caratterizzato positivamente da tale efficiente intervento professionale rilevabile anche dalla riduzione della recidiva; è funzionale al sistema penitenziario e previsto normativamente, dall'articolo 47 commi 9 e 10, che le attività di controllo e recupero siano svolte in modo integrato da un unico operatore, in quanto esse stesse inscindibili e pertanto non gestibili da portatori di professionalità eterogenee -: quali iniziative si intendano adottare al fine di non aggravare la già difficile condizione di lavoro del personale di Polizia Penitenziaria prevedendone l'utilizzazione esterna; se non si ritenga che le attività di controllo e di aiuto debbano essere svolte da un unico operatore al fine di effettuare al meglio l'azione di reinserimento dell'individuo nel contesto sociale, anche nel pieno rispetto del 3o comma dell'articolo 27 della Costituzione.(4-03683)

ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI INCONTRA IL DAP

L'ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI E' STATO RICEVUTO IN DATA 16 MAGGIO 2007 DAL CAPO DAP E DAL DIRETTORE GENERALE PER L'ESECUZIONE PENALE ESTERNA SULLA PREOCCUPANTE SITUAZIONE DEGLI UEPE ALLA LUCE DELLA PROPOSTA DI DECRETO DEL MINISTRO MASTELLA
documento consegnato in occasione dell'incontro
Roma, 15 maggio 2007

Prot. n. 1405/2007

Al Sig. Ministro
On. Clemente Mastella
Ministero della Giustizia

Al Dott. Ettore Ferrara
Capo del Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria
Largo Luigi Daga, 2
00164 ROMA - RM

Al Consigliere
Riccardo Turrini Vita
Direttore Generale
Esecuzione Penale Esterna
del Dip.to Amm.ne Penitenziaria
Largo Luigi Daga, 2
00164 ROMA - RM



PREMESSA

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, nella sua rinnovata composizione, nel quadro di una articolata organizzazione di incontri nazionali con gli assistenti sociali afferenti ai diversi ambiti operativi che coinvolgono la professione, ha raccolto una situazione di particolare disagio da parte dei colleghi degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, in seguito espressa attraverso lettere, documenti e appelli.
Gli assistenti sociali degli UEPE, esprimendo preoccupazione per le attuali, varie, ipotesi di riforma degli interventi nelle misure alternative, che prevedono l’inserimento della polizia penitenziaria con funzioni di controllo delle persone sottoposte a tali misure, paventano che tali cambiamenti possano incidere profondamente, e in senso negativo, sul mandato istituzionale del servizio sociale del settore penitenziario, e soprattutto per quanto riguarda gli interventi professionali nell’affidamento in prova, che presenta ad oggi dati e risultati di efficienza ed efficacia.

Durante l’incontro del 28 marzo 2007 con il Ministro on. Clemente Mastella, si è già avuto modo, tra l’altro, di fare cenno di questa situazione che oggi, su indicazione dello stesso Ministro, il CNOAS vuole porre alla attenzione e al confronto delle SS.LL., rappresentando e riportando le ragioni e le motivazioni di disagio, preoccupazione e anche sconcerto per la carente informazione e mancata consultazione degli assistenti sociali, direttamente coinvolti nell'operatività con i soggetti ammessi alle misure alternative, sulle ipotesi di riorganizzazione, anche nei suoi risvolti concernenti gli aspetti dirigenziali degli UEPE.
In sintesi le ragioni che sottostanno a tale preoccupazione sono:

§ L'affidamento in prova al servizio sociale è, fra le misure alternative, la forma di esecuzione penale più “aperta” in quanto scontata completamente all’esterno della struttura carceraria, nella comunità e ha come titolare dell’esecuzione della misura il servizio sociale.
La ratio che è stata alla base della previsione normativa che ha introdotto l’affidamento, ruotava attorno all'idea che si potesse coniugare un percorso di reintegrazione sociale della persona condannata, alla garanzia di un controllo efficace di tale percorso, mediante un “trattamento” che non fosse meramente custodialistico, ma attuato in un ambito comunitario e svolto secondo la competenza professionale del servizio sociale. In altri termini, il legislatore ha individuato nella professione di assistente sociale l'elemento caratterizzante della misura stessa, che viene applicata sul presupposto che il trattamento relativo sia svolto secondo la competenza e la metodologia di intervento dell’assistente sociale. Partendo dal presupposto che il soggetto affidato abbia un interesse primario ad impegnarsi nella partecipazione al programma stilato al momento della concessione della misura, in funzione della sua risocializzazione, si ritiene che anche il controllo sull’aderenza alle prescrizioni sia in grado di assumere un significato “positivo” all’interno della struttura complessiva dell’affidamento in prova, nella misura in cui riesce ad essere esplicato in termini costruttivi, di rafforzamento e di sostegno alla volontà del soggetto. In quest’ottica, l’approccio professionale dell’assistente sociale viene individuato come lo strumento più adeguato per l’instaurazione di un rapporto in cui il controllo presenta delle caratteristiche di specificità e differenza rispetto alle forme di controllo tipiche del custodialismo, in quanto: si svolge comunque secondo metodi, tecniche e finalità che fanno riferimento ad un rapporto duale operatore-utente, i cui elementi fondanti sono la fiducia e la responsabilità di ciascuno dei soggetti della relazione. In tale ottica il controllo si realizza come verifica non unilaterale, ma relazionale del percorso complessivo del soggetto.

Base normativa di tale concetto/funzione di controllo: L’art. 47 c. 9 dell’Ordinamento penitenziario stabilisce che “ il servizio sociale controlla la condotta dell’affidato e lo aiuta a …” – art. 118 regolamento di esecuzione (dpr 230/2000) che prevede che il condannato debba poter “ sperimentare un rapporto con l’autorità basato sulla fiducia nella capacità della persona di recuperare il controllo del proprio comportamento (…) un controllo, ove previsto dalla misura in esecuzione, sul comportamento del soggetto che costituisca al tempo stesso un aiuto rivolto ad assicurare il rispetto degli obblighi e delle prescrizioni dettate dalla magistratura di sorveglianza”; sentenza Corte Costituzionale 343/1987 nella quale si sottolinea che con l'affidamento si attua “l'imposizione di misure limitative, ma non privative della libertà personale e l'apprestamento di forme di assistenza idonee a funzionare (....) come strumenti di controllo sociale e di promozione della risocializzazione”.

§ I positivi risultati ottenuti dal servizio sociale penitenziario nella gestione della misura dell’affidamento, oltre che su un metodo di intervento centrato sulla responsabilizzazione del condannato e sulla richiesta di una sua partecipazione attiva al programma di trattamento, di cui si controllano le modalità di svolgimento (controllo del processo), si sono basati sin dall’inizio su un tipo di organizzazione e di politica del servizio rispondente al principio, fatto proprio dalla legge di riforma penitenziaria, di “territorializzazione della pena”, cioè l’idea che i comportamenti devianti devono trovare soluzione e prevenzione in quello stesso ambiente in cui si sono manifestati, con la riappropriazione della gestione dei problemi della devianza, anche di quella con rilevanza penale, da parte della comunità. Su questa base, con la scelta di dislocare gli, allora, Centri di Servizio Sociale per Adulti in tutto il territorio nazionale, come unità amministrative autonome e distinte dagli istituti penitenziari, il legislatore volle affermare che queste strutture dovevano porsi in una logica di integrazione con il territorio, per rendere possibile anche l’attuazione del principio di territorializzazione della pena.
Il servizio sociale, ha impostato la propria pratica di intervento sull’attivazione della metodologia del lavoro di rete, sia per gli interventi rivolti al caso singolo, sia con una Politica del Servizio mirante all’inserimento dell’Uepe nel tessuto sociale circostante, mediante la creazione di una rete il più possibile ampia attraverso contatti formali con gli altri servizi e le altre agenzie del territorio (Protocolli d’intesa, Convenzioni, Co-progettazione su tematiche specifiche).
Allo stato attuale, la realtà organizzativa e le pratiche professionali del servizio sociale della Giustizia, consentono di dire che gli UEPE sono oggi, non solo diffusamente presenti nel territorio, ma operano in stretta collaborazione e coordinamento con gli attori istituzionali e non, e con le altre agenzie che si occupano della sicurezza dei territori di vita dei cittadini. Gli UEPE siedono ai tavoli tecnici che elaborano i Piani di Zona, vengono chiamati a far parte dei tavoli promossi dalle Prefetture per le questioni inerenti la sicurezza, hanno costanti rapporti di collaborazione con le agenzie della società civile (volontariato, cooperazione sociale, privato no profit) il cui impegno nelle politiche sociali e nel penitenziario ha acquisito un peso, anche normativo, centrale.

§ Le ipotesi di inserimento della polizia penitenziaria, sia nella prospettiva di collocazione all'interno degli UEPE, sia nella prefigurazione di un impiego a livello dei PRAP o dei Tribunali di Sorveglianza, potrebbero determinare uno snaturamento della misura dell'affidamento. Tali misure potrebbero subire una radicale trasformazione nel loro nucleo fondante, con una separazione fra le due funzioni quella di sostegno alla persona in esecuzione penale (assistente sociale) e quella di controllo dell’andamento del percorso della misura (polizia penitenziaria), introducendo, in tal modo, potenziali ma, facilmente prefigurabili, aspetti di ulteriore complessità organizzativa e gestionale, ma anche elementi di conflittualità nella gestione della misura stessa fra l'operatore sociale e le sue specifiche modalità di intervento e le funzioni di controllo esercitate, con modalità più fiscali e custodialistiche, dalla polizia penitenziaria. Ciò influirebbe negativamente sia sul piano della qualità, sia su quello dell’efficacia del sistema della gestione dell’affidamento, misura nata come strumento per accompagnare il percorso di espiazione della pena dell’affidato con un intervento di sostegno che ne controlli, contestualmente, la regolarità della condotta.

FATTORI DI CRITICITÀ

E’, tuttavia, necessario analizzare anche alcuni dei fattori che hanno determinato una condizione di crisi nel sistema penitenziario e, in particolare, nell’area penale esterna, e che rischiano di vanificare, in buona misura, i risultati conseguiti dal più generale sistema delle misure alternative alla detenzione:

§ La esponenziale crescita numerica e qualitativa delle misure alternative. Oggi siamo di fronte ad una situazione in cui l’universo penitenziario è articolato in due distinti, e quasi equivalenti, quanto a consistenza numerica, settori di esecuzione della pena: il sistema carcere con la pena detentiva e il trattamento intra-murario, e il sistema delle alternative alla detenzione. Ma, a ciò non è corrisposta, né una risistemazione normativa, né soprattutto una più equa distribuzione di risorse finanziarie, strumentali e umane fra i due settori.

§ La sostanziale modifica della natura delle misure alternative, a causa del succedersi, nel corso degli anni, di provvedimenti legislativi che hanno trasformato, in particolare l’affidamento in prova al servizio sociale, in una misura estremamente complessa, di difficile gestione, potendo esservi ammessi soggetti dalla storia delinquenziale anche lunga o condannati per reati la cui “natura” spesso configura situazioni che rendono particolarmente difficile l’intervento professionale dell’assistente sociale (ad esempio i reati dei cosiddetti colletti bianchi, soprattutto quelli di tipo finanziario, quelli connessi alla pedofilia, o anche alla criminalità organizzata di tipo mafioso), o soggetti inseriti in complesse situazioni ambientali, in cui è molto estesa la criminalità organizzata. E’ facilmente intuibile, che si è determinato un aggravamento dei compiti del servizio sociale, sia nel suo ruolo di contributo all’anamnesi e quindi alla previsione di recidiva (se mai si possa scientificamente parlare di previsione), sia in quello operativo-gestionale delle misure, una volta concesse.

§ Il cambiamento avvenuto nell’opinione pubblica, a causa dell’allarme sociale prodotto dalla microcriminalità, dalla trasformazione delle nostre comunità di vita sempre più multiculturali con la paura dello “straniero”, che fanno aumentare l’insicurezza sociale. Le richieste sembrano sempre più rivolte ad obiettivi di esclusivo contenimento e controllo, da effettuarsi con strumenti idonei, anche ricorrendo a controlli elettronici. Soprattutto nelle grandi città, sempre più sembra farsi strada la cosiddetta “tolleranza zero”.

UNA VALUTAZIONE SUI RISULTATI

A fronte di queste considerazioni, vanno opportunamente presi in esame i dati sui risultati dell'affidamento, per comprendere se le ipotesi di riforma hanno un fondamento e motivazioni oggettive che rendano necessario il cambiamento organizzativo.

Tre gli aspetti di fondamentale interesse per la valutazione, in termini di efficacia con particolare riguardo anche al rapporto misure/assistenti sociali, della misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale: il numero, le revoche, le recidive.

I dati statistici rilevati attraverso una recente ricerca dalla stessa Amministrazione Penitenziaria sono a dimostrazione dell’efficacia dell’intervento professionale del Servizio Sociale nell’affidamento in prova al Servizio Sociale e del sostanziale buon funzionamento del sistema penitenziario.
Infatti, i risultati sono positivi, sia per quanto attiene la percentuale di revoche (dati rilevati dal sito del Ministero della Giustizia), sia per la recidiva (come risulta dalla succitata ricerca). Tutto questo nonostante la crescita delle misure alternative sia stata costante ed esponenziale: in particolare, dal 1991, anno in cui le misure alternative erano complessivamente inferiori a 5.000, se ne è avuta la decuplicazione, avendo raggiunto quasi quota 50.000 nel 2005 e precisamente:


Assistenti sociali degli UEPE 1200 circa
Le misure alternative seguite dagli UEPE nell’anno 2006: 45.546
di cui:
27.558 affidamenti
3.024 semilibertà
11.708 detenzioni domiciliari
2.749 libertà vigilate
507 sanzioni sostitutive (semidentenzione, libertà controllata)


§ Le revoche

dell’Affidamento

Revoche per andamento negativo 936 (3,40%)
Revoche per nuova pos.giuridica 169 (0,61%)
Revoche per commis. Nuovo reato 34 (0,12%)
Revoche per irreperibilità 17 (0,06%)

Totale revoche ______1166 (4,23%)


della Semilibertà
Revoca per andamento negativo 178 (5,89%)
Revoca Per nuova pos.giuridica 200 (6,61%)
Revoca Per commissione nuovo reato 7 (0,23%)
Revoca Per irreperibilità 5 (0,17%)
Totale revoche 391 (12,93%)

Totale revoche tutte le misure alternative (45.546): 2564 (6,06%)



§ Le recidive

Le conclusioni di una ricerca della Direzione Generale Esecuzione Penale Esterna del DAP, condotta su 8.817 casi di affidamento, conclusisi nel 1998 in tutta Italia, mirata essenzialmente alla valutazione della recidiva in nuovi reati da parte dei fruitori di affidamento in prova negli anni seguiti alla conclusione della esecuzione dello stesso, ha riscontrato che solo nel 19% dei casi vi era stata recidiva negli anni successivi al 1998 fino al 2005 e, quindi, per 7 anni. Parallelamente si è verificato, fra tutti gli scarcerati a fine pena nel 1998 (5772), non fruitori pertanto di misure alternative, che aveva recidivato il 68,45%. Incontestabile la maggiore efficacia delle misure alternative.

Da altra ricerca condotta nel 2005 dall’ UEPE di Firenze (Progetto Misura), in collaborazione con l’Università di Firenze, è stato messo in evidenza che una modalità di esecuzione della pena diversa da quella del carcere, svolta con forme di gestione diversa da parte di assistenti sociali e operatori sociali e con strumenti tecnico-professionali di tipo relazionale, risulta più efficace.
La recidiva negli affidamenti è risultata molto contenuta:
§ per affidati con problematiche di tossicodipendenza: 28 % circa
§ per soggetti in affidamento ordinario: 18 % circa
(i risultati della ricerca della regione Toscana sono consultabili su:
http://www.saluteincarcere.it/)

La valutazione di tali dati porta a concludere che il sistema di implementazione della misura dell'affidamento, imperniato sulle modalità operative del servizio sociale, ha complessivamente funzionato nel raggiungimento del duplice obiettivo di rafforzare i processi di inclusione e coesione sociale, contribuendo attraverso il rispetto delle prescrizioni anche al rispetto della legalità e favorendo, in tal modo, una maggiore sicurezza dei contesti di vita dei cittadini.

OSSERVAZIONI E PROPOSTE

L’Ordine degli Assistenti Sociali, condivide l’orientamento di sviluppo della esecuzione penale esterna rispetto alla detenzione in un sistema penitenziario che, come già in altri paesi di più lunga tradizione sul tema, utilizzi come prevalenti le sanzioni e le misure non detentive e ricorra alle pene detentive solo per i reati più gravi. Nel contempo, condivide l’obiettivo di rafforzamento della legalità e del senso di sicurezza dei cittadini nei loro territori di vita.

In tale ottica:
· sottolinea l’evidente necessità di riordino di tutta la normativa sulle misure e sanzioni alternative alla detenzione mirata, in una visione armonica e coordinata, a riportare ad unitarietà e coerenza il sistema vigente;

· rimarca l’altrettanto evidente necessità di un rafforzamento e potenziamento organizzativo degli UEPE, che tuttora operano generalmente in situazione di sofferenza, per fronteggiare e gestire efficacemente l’attuale carico di lavoro derivante dall’aumentata consistenza numerica e qualitativa delle misure alternative, nonché l’ulteriore prevedibile sviluppo quantitativo di tali misure, nella loro funzione rieducativa. Al riguardo appare opportuno prevederne territorialità provinciale, maggiori risorse finanziarie e adeguamento strumentale degli uffici, aumento dell’organico degli assistenti sociali, adozione di modelli di multiprofessionalità che affianchino e arricchiscano la centralità e la titolarità al trattamento del servizio sociale, sviluppo del lavoro di rete, coerente riconoscimento anche attraverso una riclassificazione nell’ambito del sistema penitenziario consona al ruolo svolto;

· considera non ulteriormente rinviabile una adeguata informazione sulle ipotesi di sperimentazione elaborate e una consultazione degli assistenti sociali della Giustizia i quali, forti della loro più che trentennale esperienza nel settore, possono offrire un utile contributo ad una migliore comprensione della realtà, delle criticità del sistema dell’esecuzione penale esterna e dei possibili percorsi di modernizzazione;

· ritiene assolutamente necessaria una preliminare fase di riflessione-confronto, sulle necessità e sulle prospettive di riforma del sistema dell’area penale esterna che sia maggiormente condivisa da tutti gli attori in campo, compresi gli assistenti sociali, sulle necessità reali di tale riforma, sulle modalità dell’eventuale inserimento della Polizia Penitenziaria nell'esecuzione penale esterna e sugli effetti che tale innovazione può produrre, in modo da poter giungere all'individuazione di un progetto di riorganizzazione più condiviso e aderente ai concreti bisogni del sistema dell'esecuzione penale esterna;

· reputa necessario che tale eventuale sperimentazione venga rinviata quindi all’esito delle fasi di discussione in base alla considerazione che tale azione riorganizzativa del sistema degli UEPE, laddove se ne verifichi la reale necessità, appare obiettivo comune che richiede il superamento, sull'onda di istanze emergenziali, del rischio di introdurre elementi non coerenti o addirittura conflittuali con l'obiettivo di potenziamento di efficacia e efficienza degli interventi.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, in considerazione di quanto esposto, chiede che il Ministero tenga conto delle preoccupazioni e del dissenso che provengono da tutti gli UEPE del Paese, ma anche da altri organismi quali sindacati e volontariato, e voglia avviare un approfondito confronto nei diversi aspetti della sua complessità attraverso lo strumento della condivisione. Esprime, pertanto, interesse e disponibilità a partecipare alle fasi di discussione ed elaborazione del processo di ammodernamento e riorganizzazione del sistema giustizia per apportare, con spirito costruttivo, il proprio specifico contributo e il punto di vista della professione che rappresenta, nell’ottica di salvaguardia dell’esperienza e dell’attività da questa svolta per il rispetto dei diritti dei cittadini e della loro sicurezza e, nel contempo, per il rafforzamento dei meccanismi di inclusione sociale.

Il PresidenteFiorella Cava

PRESIDENTE ANTIGONE

............"A nostro avviso in questi mesi l’amministrazione penitenziaria ha perso una occasione. Con i numeri bassi del post-indulto – gli agenti di polizia penitenziaria sono in numero superiore ai detenuti - poteva (e può ancora) riorganizzare i regimi penitenziari, favorire le politiche di reinserimento sociale, impegnare gli operatori nel lavoro di rete con l’esterno (un esterno che nei giorni dell’estate 2006 si è dimostrato accogliente e disponibile), ed invece si è occupata prevalentemente di alta sicurezza, di estensione del 41 bis, di poliziotti penitenziari da impiegare nel controllo delle persone in misura alternativa così squalificando il lavoro classico degli assistenti sociali."..............

giovedì 17 maggio 2007

REDATTORE SOCIALE

Giustizia: Messina (Cnvg)
17 Maggio-2007 -Nella relazione d’apertura della IV Assemblea della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, il presidente Claudio Messina traccia il quadro del carcere dopo l’indulto e chiede scelte coraggiose per il riordino del sistema.
..............Commissariati di polizia penitenziaria. "Alquanto infelice invece la decisione di aprire commissariati di Polizia Penitenziaria, in via sperimentale, presso una serie di Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna. C’è il timore - o la certezza - di un giro di vite che a noi pare del tutto inopportuno, visto che le misure alternative sono una garanzia di recupero e reinserimento di gran lunga superiore al carcere. Tali misure vanno anzi incentivate, ma così si rischia di far prevalere l’aspetto sanzionatorio rispetto a quello trattamentale, in nome di un controllo che viene già ampiamente assicurato da polizia di stato e carabinieri".........................

SIDIPE

16 Maggio 2007

............."Dedicare attenzione agli appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, numericamente preponderante, non può e non deve far sbilanciare l’attuale sistema verso forme che privilegino la sicurezza rispetto alla rieducazione le quali, nel rispetto della Costituzione, impongono che le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbano tendere alla rieducazione del condannato.Pertanto dalla riorganizzazione degli UEPE (Uffici locali dell’esecuzione penale esterna) ad un nuovo modello organizzativo dei G.O.M. (Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria), così come per ogni ulteriore iniziativa che riguardi il nostro sistema penitenziario – riteniamo - sarà necessario ed irrinunciabile richiamarsi costantemente alla nostra Carta" .............

LANCI ANGENZIA ADNKRONOS

LANCI AGENZIA ADNKRONOS
CARCERI:RINVIATO CONFRONTO SU POLIZIA PENITENZIARIA NEGLI UEPE
17 maggio 2007 (Adnkronos)-E' stato sospeso per ora il confronto tra l'Amministrazione penitenziaria e i sindacati sull'iniziativa di sperimentare l'utilizzo di agenti penitenziari negli Uffici dell'esecuzione penale esterna (Uepe), con il ruolo di controllo nelle misure alternative. Ieri si e' svolto un primo incontro tra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e i sindacati di categoria e l'Amministrazione penitenziaria, tenuto conto del dissenso esistente su tale proposta e della mobilitazione degli assistenti sociali di quasi tutti gli Uepe presenti sul territorio nazionale, del volontariato, di alcuni sindacati, della magistratura, nonche' delle osservazioni formulate in tale sede sulla necessita' di una piu' attenta riflessione, ha comunicato il rinvio della discussione a data da definire. La notizia e' rimbalzata subito sul blog di solidarieta' degli assistenti sociali, da cui era partita proprio la manifestazione di dissenso all'iniziativa del ministro della Giustizia Clemente Mastella. Nel blog degli assistenti sociali si parla di "un primo importantissimo risultato, con la sospensione di ogni decisione sulla sperimentazione prevista dalla proposta di decreto del ministro Mastella".
17-MAG-07 11.27
CARCERI:SAPPE, PROGETTO POLIZIA PENITENZIARIA - UEPE DEVE ANDARE AVANTI
Roma, 17mag.(Adnkronos)-Il progetto che prevede l'utilizzo della polizia penitenziaria all'interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe)" deve andare avanti". A sostenerlo è il sindacato autonomo di polizia penitenziaria SAPPE che sottolinea che l'incontro programmatico tra il sindacato e le altre organizzazioni sindacali dei comparti sicurezza e ministeri e amministrazione penitenziaria per esaminare la bozza del dcreto ministeriale concernente il progetto" è stato soltanto rimandando e non annullato, come sembrano far credere certe organizzazioni di assistenti sociali".
Quelli di lunedì, sottolinea il sappe, è stato un primo incontro interlocutorio durante il quale il sindacato di polizia penitenziaria ha ribadito con fermezza la propria posizione: "Se la pena evolve verso soluzioni diverse da quella detentiva anche la polizia penitenziaria dovrà spostare le sue competenze al di là delle mura del carcere. E' infatti davvero pretestuosa-aggiumge il SAPPE- e imcomprensibile la posizione espressa dagli assistenti sociali e addirittura da un sindacato confederale della polizia penitenziaria contro la previsione di costituire nuclei territoriali di polizia penitenziaria contro la previsione di costituire nuclei territoriali di polizia penitenziaria presso gli uepe", infine il Sappe sottolinea di continuare a non comprendere "le resistenze a impiegare il corpo attivamente nell'area delle misure alternative alla detenzione".
17 MAG-07 15.28

ALESSANDRO MARGARA

......."Il presente scritto esprime il dissenso più completo rispetto al progetto di utilizzazione di personale di Polizia penitenziaria ad integrazione del personale di servizio sociale nella attività degli Uffici per la esecuzione penale esterna, anche se, come è ovvio, sul solo piano del controllo.Tale dissenso è fondato su una serie di motivazioni che dimostrano molto di più della sola inopportunità del progetto. Dimostrano, cioè, la ragionevole certezza della compromissione del lavoro svolto sino ad oggi dagli Uffici in questione sia sul piano della qualità, sia sul piano dell’efficacia, sia sul piano dell’ordine interno degli Uffici medesimi, che sarà sostituito dalla conflittualità fra personale appartenente a ruoli sicuramente eterogenei.L’introduzione della Polizia penitenziaria negli UEPE con funzioni operative nell’ambito della attività degli Uffici è estranea alle previsioni normative".............

mercoledì 16 maggio 2007

COMUNICATO FP CGIL


Roma 15 maggio 2007Care/i compagne/i,
nella giornata del 14 maggio 2007 si è tenuto l’incontro tra le OO.SS e l’Amministrazione Penitenziaria, alla presenza del Vice Capo Dott. Di Somma, avente per oggetto la bozza del decreto Ministeriale inerente l’istituzione dei Nuclei di verifica del Corpo di polizia penitenziaria all’interno degli UEPE.Nel corso della discussione, in linea con la posizione espressa nelle note inviate all’Amministrazione nei giorni scorsi, la CGIL FP, ha ribadito la richiesta di sospensione dell’avvio della sperimentazione prevista nel provvedimento, richiedendo una pausa di riflessione del confronto in corso.La proposta in oggetto, a parere della CGIL FP, risulta essere fortemente decontestualizzata dal quadro complessivo che nei prossimi mesi interverrà profondamente sull’esecuzione penale esterna, come la predisposizione del nuovo regolamento degli UEPE, il progetto di riordino e riorganizzazione dell’amministrazione penitenziaria, ancora in fase di definizione, la modifica del codice penale e di procedura penale, tutt’ora in discussione.Abbiamo inoltre affermato che il provvedimento in esame non è frutto di un processo di confronto partecipato e condiviso, così come enunciato nel Memorandum di intenti di riordino della Pubblica Amministrazione. Né tantomeno ci sembrano chiare le motivazioni che l’amministrazione ha espresso a sostegno del D.M., circa la necessità di apportare un maggiore controllo sull’esecuzione delle misure alternative che ad oggi, a parere del Dap, risulta insufficiente o addirittura assente.A fronte di tali affermazioni la CGIL FP ha evidenziato che non esiste un allarme sociale rispetto alle misure alternative, anzi dall’ultima ricerca presentata dal DAP emerge una forte riduzione della recidiva nei soggetti che eseguono la pena in esecuzione penale esterna.La nostra richiesta di sospendere l’avvio della sperimentazione è stata anche motivata dal fatto che l’ipotesi prospettata non si inquadra in un progetto organico e complessivo, escludendo ogni intervento mirato ad incentivare le risorse umane ed economiche e che si calerebbe in un mondo attraversato da un sentimento di forte perplessità sull’intera operazione: non solo le professionalità degli UEPE, ma anche giuristi, magistrati di Sorveglianza, volontariato e terzo settore hanno chiaramente evidenziato il bisogno di una pausa di riflessione e l’assunzione di una politica più organica e sostenibile per ciò che attiene all’esecuzione penale esterna.D’altra parte lo stesso Ministro Mastella, non più di qualche giorno fa ha lanciato l’idea di una conferenza nazionale sull’esecuzione penale.Queste manifestazioni di dissenso, variamente motivate, riteniamo debbano comunque essere tenute in considerazione, alla luce anche delle parole del Presidente della Repubblica pronunciate nel corso della visita al Carcere di Rebibbia, il quale ha invitato a ricercare soluzioni condivise.L’Amministrazione Penitenziaria, preso atto delle considerazioni esposte dalle OO.SS, ritenendo necessaria un’ulteriore riflessione sulla questione, ha concluso l’incontro rinviando la discussione a data da destinarsi.Vi terremo informati degli ulteriori sviluppi.Fraterni saluti.
Roma 15 Maggio 2007
Per la delegazione trattante nazionale
Settore Penitenziario Comparto Ministeri
Paola Fuselli-Ugo Scardaccione
Roma, 15 maggio 2007
Care/i colleghe/i,
si è svolto ieri sera il previsto confronto tra le parti sulla bozza di D.M. che prevede la partecipazione della Polizia penitenziaria negli Uffici UEPE.Dopo aver ascoltato attentamente gli interventi tenuti dai responsabili delle OO.SS. presenti di ambedue i Comparti contrattuali, la FP CGIL ha preso la parola e ha invitato i gli intervenuti e l’Amministrazione centrale a ragionare concretamente di quelli che - ad oggi - paiono essere i punti di maggior criticità e perplessità di un progetto che manifesta chiari limiti e forti contraddizioni, anche dal punto di vista funzionale.In particolare, dopo aver chiarito di essere favorevole ad un progetto di riorganizzazione complessiva dell’area penale esterna che apra a prospettive diverse da quelle attuali per la Polizia penitenziaria, abbiamo declinato le ragioni che ci hanno indotto a sostenere con convinzione la nostra attuale posizione, fondata su elementi reali, concreti più che su impostazioni preconcette.Al di là della condivisibile – e per noi assolutamente auspicabile - esigenza di implementare e favorire il ricorso alle misure alternative al carcere prospettata dall’Amministrazione penitenziaria, come peraltro sostenuto anche dal Capo dello Stato nella sua recente visita all’istituto penitenziario di Rebibbia, abbiamo specificato che il progetto, così come concepito e presentato, ovvero senza la previsione di aumento di organico e dei mezzi economici necessari al suo sostentamento, finisce solo per aggravare pesantemente le condizioni di vita e di lavoro degli operatori della Polizia penitenziaria negli Istituti e Servizi penitenziari, rendendo sempre meno esigibili i diritti costituzionali e contrattuali garantiti.Abbiamo, inoltre, posto l’accento:• sul rischio di duplicazione delle funzioni già assegnate al personale delle altre Forze di Polizia;• sull’offensiva attività prevista nella bozza per la Polizia penitenziaria, addirittura confinata territorialmenteal solo ambito comunale (così non si pagano le missioni!) nell’ambito delle attività di controllo deputate.Per questi motivi – e per molti altri ancora - la FP CGIL ha invitato il DAP ad un momento di riflessione ulteriore, per arrivare ad un progetto organico, sostenibile dal punto di vista normativo, compatibile nelle risorse indispensabili, che eviti di mandare allo sbaraglio la Polizia penitenziaria e che non diminuisca la già precaria condizione di vita e di lavoro degli uomini e delle donne che operano negli Istituti valorizzandone appieno la professionalità di cui già oggi è dotato.Servono studi di fattibilità, risorse economiche, investimenti sugli organici della Polizia penitenziaria, sulla formazione professionale, stanziamenti destinati a compensare il servizio di missione e il lavoro straordinario, ad acquistare mezzi e strumenti necessari all’espletamento in sicurezza dei compiti affidati, negli istituti, nei reparti operativi e presso i Nuclei Traduzioni e Piantonamenti, ma anche sul Riordino delle Carriere e sulle intollerabili sperequazioni ordinamentali, giuridiche ed economiche in atto nel Comparto Sicurezza tra il personale di Polizia penitenziaria e quello delle altre Forze di Polizia.Vi terremo ovviamente informati sull’evolversi della vicenda.Fraterni salutiIl Coordinatore Nazionale FP CGIL
Polizia penitenziaria
Francesco Quinti

COMUNICATO SIDIPE-14-05-2007


"INCONTRO CON IL PRESIDENTE FERRARA"
Ancora una volta fruttuoso e cordiale è risultato l’incontro che il SI.DI.PE. - aff. Cisl/Fps ha tenuto con il Capo del DAP, Presidente Ettore FERRARA, ed il suo entourage.
La delegazione sindacale, guidata dal segretario nazionale, Enrico SBRIGLIA, era composta dalla
dr.ssa Antonietta PEDRINAZZI, dal dr. Francesco DELL’AIRA e dalla dr.ssa Cinzia CALANDRINO, tutti componenti del Direttivo.
Per il DAP, oltre al Capo del Dipartimento, c’erano il Vice Capo del DAP, dr. Emilio DI SOMMA, il
Direttore Generale del Personale, dr. Massimo DE PASCALIS, il dr. Riccardo TURRINI VITA, Direttore Generale delI’Esecuzione Penale Esterna, e la dr.ssa Pierina CONTE, dell’Ufficio Relazioni Sindacali.
Nel corso dell’incontro, dove ancora una volta è emersa la conferma del comune intento di prediligere la strada della reciproca leale disponibilità nella ricerca di una sintesi possibile tra il miglior conseguimento della mission istituzionale del DAP con quella, non meno importante, della effettiva, concreta, tutela dei diritti e delle aspettative del personale dirigente penitenziario, il SI.DI.PE. ha ribadito l’attesa, da parte dell’alta e qualificata dirigenza generale ministeriale, di azioni davvero positive, innovative, nel segno di un reale cambiamento conseguente alla Legge MEDURI ed al successivo primo Decreto Legislativo n. 63/2006.
Lo spessore culturale ed istituzionale della replica del Pres. FERRARA e, via via, dei suoi più stretti collaboratori, ci inducono a ritenere, superando anche le fibrillazioni che caratterizzano il mondo della Politica, che i problemi reali, seppure presenti e talvolta stratificati, verranno affrontati con rinnovata serenità e ragionevolezza, pure al fine di pervenire, per davvero, al primo serio, importante e fondante, contratto di diritto pubblico della nuova dirigenza penitenziaria, una dirigenza capace di contenere, tesaurizzandole, le risorse umane preesistenti, con quelle provenienti da altre collaterali esperienze istituzionali (magistratura e ministero dell’economia, ad esempio) e che si riconoscano nell’unicità della rinnovata dirigenza penitenziaria, accettandone integralmente gli oneri e gli onori.
Nel corso del colloquio, si è discusso, e lungamente, degli UEPE, delle perplessità che agitano gli animi di quanti, dirigenti, direttori reggenti, assistenti sociali e operatori penitenziari specializzati nel trattamento, attendono assicurazioni affinché l’impalcatura costituzionale, la quale vede nel trattamento rieducativo il momento topico dell’azione penitenziaria, non subisca arretramenti, evitandosi, anche involontariamente, forme di scadimento delle misure alternative alla detenzione in una sorta di subspecie di misure cautelari non detentive, lì dove venissero governate con analoghi trattamenti di vigilanza e controllo.
Così come risulterà proficuo ribadire, più chiaramente, la dipendenza funzionale di ogni tipologia di operatori penitenziari, per quanto attenga l’area penale esterna, in capo ai direttori-dirigenti UEPE, fermo restando i collaterali doveri propri degli appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, così come d’altronde avviene per quanti, funzionari ed appartenenti al Corpo, sono tenuti ad agire d’iniziativa allorquando la situazione del momento ne richieda l’impegno di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria all’interno delle strutture penitenziarie o all’esterno delle stesse nell’espletamento dei compiti d’istituto.
E’, infatti, sempre opportuno ricordare che i dirigenti penitenziari tutti sono, e costituiscono, la punta più avanzata di mediazione e di prudenza tra esigenze di sicurezza e obiettivi di trattamento e rieducazione, talché ribadirne la centralità corrisponde a rimarcare il dato costituzionale di una pena che non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e tendente alla rieducazione del condannato, onde incardinarlo utilmente nella società.
Circa la situazione dei direttori reggenti UEPE, si è ancora una volta sottolineato come la situazione esiga di essere finalmente sbloccata, proponendo il SI.DI.PE. l’emanazione di un provvedimento normativo il quale preveda la costituzione, anche per tali funzionari, di un ruolo speciale ad esaurimento, il quale segua ovviamente quello ordinario, formato dai dirigenti ex legge 154/2005 e leggi precedenti, dal quale dover attingere per la completa, progressiva, copertura dei posti dirigenziali presso gli UEPE, posto che, a seguito della individuazione di posti di funzione dirigenziale che riguarderanno anche gli attuali dirigenti UEPE, e per i quali dovrà essere previsto il loro inserimento presso i PRAP, le Scuole, gli Uffici Centrali, certamente si renderanno vacanti numerose sedi le quali, ove non coperte dai dirigenti UEPE attraverso le procedure di mobilità (le quali andranno pure incentivate…), abbisogneranno di essere assicurate con ulteriori risorse umane: sarebbe irragionevole se si rinunciasse ad utilizzare quanti, funzionari, già da anni, con designazione formale, dirigano gli UEPE, con la motivazione che non abbiano fatto accesso, all’inizio alla carriera, nel ruolo ormai cancellato degli ex direttori di centro di servizio sociale.
L’assicurazione che l’Amm.ne stia lavorando al fine di trovare una equilibrata soluzione della problematica, può confermare un ragionevole ottimismo al riguardo, anche alla luce degli incontri tenuti nei giorni scorsi dal SI.DI.PE. con diversi rappresentanti politici dell’attuale maggioranza.
Anche per quanto riguarda la Bozza predisposta dal DAP sull’individuazione dei posti dirigenziali, il SIDIPE-aff. Cisl/Fps ha ribadito che, quanto prima, invierà una propria nota ove indicherà alcune criticità e proporrà le relative possibili soluzioni.
In particolare, il SIDIPE ha sottolineato come sia esigenza irrinunciabile quella di riconoscere a tutte le direzioni penitenziarie sia degli istituti carcerari che degli UEPE, site in sedi di Corte d’Appello, ove già non collocate nella prima fascia, quantomeno la seconda, così come particolare attenzione dovrà essere dedicata alle Scuole del Personale, le quali costituiscono realtà di eccellenza, nonché verso gli istituti penitenziari ove siano presenti sezioni d’alta sicurezza.
Si è parlato, evidentemente, pure di contratto; a tal riguardo il SIDIPE ha sollecitato la rapida definizione delle procedure amministrative prodrome allo stesso, inoltre è stato rappresentato che la nostra O.S., la quale ha già elaborato una ricca ed articolata piattaforma contrattuale che in questi giorni verrà ulteriormente perfezionata, in vista del prossimo direttivo nazionale previsto per il 28 maggio p.v., si confronterà con spirito costruttivo con l’analogo lavoro prodotto dalla Direzione Generale del Personale e della Formazione, pure perché si riconosce nell’attuale dirigente generale, dr. DE PASCALIS, una reale volontà di un positivo cambiamento indirizzato alla valorizzazione del patrimonio professionale umano costituito dagli operatori penitenziari tutti, il quale rappresenta, in verità, la maggior risorsa dell’amm.ne.
Il Segretario Nazionale
Enrico SBRIGLIA

martedì 15 maggio 2007

COMUNICATO SAG UNSA


ESITO INCONTRO 14 MAGGIO 2007
""Impiego Polizia Penitenziaria Uffici EPE""
Si è tenuto ieri pomeriggio l’incontro presso il DAP inerente l’impiego sperimentale della Polizia Penitenziaria nell’esecuzione penale esterna.
Il SAG UNSA ha contestato, in primis, il metodo utilizzato dall’Amministrazione penitenziaria, poiché è stata sottoposta un’ipotesi di riforma senza aver prima avviato, come richiesto da anni, un approfondito confronto con le OO.SS. in merito alle numerose problematiche che investono i lavoratori degli Uffici EPE (carenza di personale e risorse, ripristino indennità missione etc).
Inoltre, sono rimasti a priori esclusi dal dibattito gli operatori dell’esecuzione penale esterna che, ancora una volta, sono costretti paradossalmente a rivendicare la valorizzazione del proprio ruolo professionale, espletato in maniera esemplare nonostante la carenza di mezzi ed i gravosi carichi di lavoro.
Nessun riconoscimento viene concesso agli operatori del servizio sociale, nonostante i dati statistici, orgogliosamente sbandierati da tutti, dimostrino la necessità di investimenti sull’intera Area dell’E.P.E. .
Rispetto alla bozza di D.M., il SAG UNSA ha evidenziato la debolezza giuridica del provvedimento, in quanto si tende a declinare con atti normativi sussidiari (DM) la trattazione di una materia organica quale l’osservazione ed il trattamento in ambiente esterno, disciplinata da norme di rango superiore (Legge 354/75 - DPR 230/2000). Nel merito del provvedimento, inoltre, si ravvisa mancanza di chiarezza nei compiti e nell’organizzazione.
Riteniamo, infine, inopportuno l’avvio di nuovi progetti, prima della definizione della bozza di Regolamento degli Uffici EPE (previsto dalla legge Meduri) recentemente presentata alle OO.SS. per le osservazioni.
Il SAG UNSA, sindacato aperto, coerente e propositivo, ha chiesto pertanto un approfondimento, aperto a tutte le parti coinvolte, rappresentando l’esigenza di un progetto complessivo sulla devianza proteso all’ampliamento ed al novellamento delle misure alternative alla detenzione, da esaminare in Parlamento, luogo principe di ogni confronto sulle riforme.
Considerate le numerose osservazioni delle OO.SS. e la necessità di investire i vertici politici circa l’esito dell’incontro, la discussione è stata rinviata a nuova data.
Si allegano, per completezza d’informazione, le osservazioni del SAG UNSA
inoltrate ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria.

Roma, 14 maggio 2007.
URGENTE
Al Pres. Ettore FERRARA
Capo del Dipartimento
dell’Amm.ne Penitenziaria
ROMA
Al Dott. Emilio di SOMMA
Vice Capo del Dipartimento
dell’Amm.ne Penitenziaria
ROMA
Al Cons. Riccardo TURRINI VITA
Direttore Generale dell’Esecuzione Penale Esterna
ROMA
Al Dott. Massimo DE PASCALIS
Direttore Generale del Personale
e della Formazione – DAP
ROMA
All’ Ufficio del Capo del Dipartimento
Ufficio per le Relazioni Sindacali DAP
ROMA
Oggetto : invio osservazioni SAG UNSA - bozza di decreto ministeriale concernente l’intervento della Polizia Penitenziaria negli Uffici EPE.
In riferimento all’incontro che si terrà in data odierna, alle ore 15.30, si trasmettono in allegato le osservazioni della scrivente O.S. inerenti l’oggetto. le osservazioni del SAG UNSA inerenti la bozza di D.M. concernente l’intervento della Polizia Penitenziaria negli Uffici di Esecuzione Penale Esterna.
Premessa
Da più parti emergono proposte di modifiche degli assetti attuali dell’operatività degli Uffici Esecuzione Penale Esterna tra le quali: il disegno di legge per "l’accelerazione e la razionalizzazione del processo penale, nonché in materia di prescrizione dei reati, recidiva e criteri di ragguaglio tra pene detentive e pene pecuniarie"; la bozza decreto attuativo dell’articolo 72, co. 1 della legge 1975 n. 354; la bozza di decreto ministeriale concernente l’intervento di Polizia Penitenziaria negli UEPE; bozza DM individuazione posti funzione dirigenziale ai sensi dell’articolo 9 D.lgs. 63/2006 .
Il sotteso impianto era stato peraltro esposto dal ministro Mastella, in diverse occasioni pubbliche, tratteggiando un’impostazione organizzativa, poi concretizzata nelle varie bozze di decreti sopra richiamati. In tale ‘piattaforma’ si ravvisa una volontà di avviare, sotto forma di ‘sperimentazione’, l’insediamento del personale di polizia penitenziaria negli UEPE con nuovi compiti sullo sfondo di future modifiche del codice penale e della c.d. legge Gozzini in materia di misure alternative alla detenzione (ad es., si richiamano istituti già previsti per il sistema penale minorile - DPR 448/88 - relativamente alla messa alla prova (articolo 28) ed all’ intervento degli assistenti sociali nella fase istruttoria).
Non possiamo tralasciare che, pur variandone la portata, il presente disegno risente dell’impianto ‘ideologico’ proposto dalla legge Meduri - articolo 3 - che ha non solo modificato la denominazione degli allora Centri di Servizio Sociale in Uffici di esecuzione penale esterna, ma ha ridisegnato in maniera verticistica, l’organizzazione dei servizi territoriali e centrali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Finalmente, dopo lunga attesa, solo il 7 c.m. è stata sottoposta alle OO.SS. la bozza di Regolamento previsto dalla succitata legge Meduri, la cui discussione è stata rinviata alla prima decade di giugno p.v.
In primis, l’UNSA SAG rileva la frammentazione delle varie proposte da più parti esplicitate, in quanto si tende a declinare settorialmente (e culturalmente, si può aggiungere), con atti normativi sussidiari (D.M.) rispetto a norme di rango superiore (art. 72 della Legge 354/75 e art. 118 del D.P.R. 230/2000), una materia organica quale l’osservazione e il trattamento in ambiente esterno (in questo caso), demandata all’ex Centro di Servizio Sociale, che necessita di una trattazione unitaria e primaria.
Osservazioni e punti di criticità
1) Il DM concernente il ruolo della polizia penitenziaria è esclusivamente incentrato sui criteri di verifica di obblighi di presenza alle persone alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova (articolo 1). Difatti, viene proposta, con atto regolamentare, la disciplina delle verifiche delle prescrizioni emesse dal Magistrato di Sorveglianza nelle relative ordinanze. Sul punto, si ritiene UNSA SAG - settore dipartimento amministrazione penitenziaria
necessario un approfondimento delle relative competenze nonché delle evidenti interrelazioni con gli atti emessi dalla competente magistratura di sorveglianza.
Appare altresì evidente che, l’attribuzione al direttore di UEPE della facoltà di inserire verifiche in "assenza di specifiche prescrizioni" (così recita il testo) di competenza della Magistratura, possa creare una sovrapposizione di ‘poteri decisionali’.
2) la disposizione dell'art. 1 punto 1 del citato Decreto Ministeriale pone sullo stesso livello (ai fini del possibile controllo da parte della Polizia Penitenziaria), la detenzione domiciliare e l'affidamento in prova al servizio sociale contro la disposizione normativa e il relativo regolamento di esecuzione. La norma distingue contenuti e finalità delle due tipologie di esecuzione penale esterna per cui mal si concilia con i fini normativi il semplice D.M.
3) Le funzioni da attribuire alla Polizia Penitenziaria non appaiono delineate sotto il profilo normativo primario e neppure il richiamo all’articolo 5, punto 2, della legge 395/90, dirime esaurientemente le nuove attribuzioni di funzioni; viceversa, al punto 3 della medesima legge, si rimarca che "gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria non possono essere impiegati in compiti che non siano direttamente connessi ai servizi di istituto".
4) In termini di priorità di intervento, a parere di chi scrive, appare essenziale incrementare il ricorso, introducendo al contempo, nuove misure alternative sullo sfondo di un ampio dibattito incentrato sui temi primari del contesto devianza tra i quali: rapporti che intercorrono tra il controllo inteso in senso di vigilanza ed il controllo/verifica del piano trattamentale; relazione tra interventi qualitativi e quantitativi; correlazioni tra intervento sociale e controllo sociale; tra la sicurezza della pena e la possibilità di reinserimento sociale, etc.
5) L’introduzione di nuove forme di ‘controllo’ non può prescindere da una valutazione dei costi materiali e umani; da una nuova impostazione culturale sostenuta da piani formativi; da rapporti interprofessionali integrati e funzionali.
Aspetti, ad oggi, carenti anche in riferimento al primario piano trattamentale, in virtù del quale la verifica/controllo (in linea con quanto sopra delineato) assume un senso operativo.
6) l’intervento, prospettato nel DM in parola, oltreché avere un carattere sperimentale, dev’essere circoscritto nei tempi e in limitate sedi pilota, assoggettandolo a verifiche obiettive dei risultati e delle ricadute.
Conclusioni
Il SAG UNSA, sindacato aperto, coerente e propositivo non ritiene di dover alzare alcuna barriera ideologica, ma fedele ad un approccio ‘sperimentale’ ritiene necessaria una riforma organica che inizi da una premessa forte (ipotesi di lavoro ben elaborata), da un piano articolato e fattibile di interventi (risorse e costi) scevro da impegni insostenibili. Il dibattito deve coinvolgere tutti gli attori sociali coinvolti: magistratura, operatori sociali, Polizia Penitenziaria nonché le altre forze di polizia coinvolte sul territorio ed i relativi dicasteri.
La nostra impostazione richiede, con tutta evidenza, un imprescindibile esame aprioristico, e costruttivo, nelle sedi istituzionali opportune, quindi il Parlamento, luogo principe di confronto sulle riforme, come ribadito dal Presidente della Repubblica Napolitano in occasione della visita alla Casa Circondariale di Rebibbia dell’8 maggio 2007.
Distinti saluti
Roma, 14 maggio 2007.