L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

martedì 29 novembre 2011

Giustizia: misure alternative, oltre 18 mila le persone che ne beneficiano

Redattore Sociale, 29 novembre 2011
I dati al 30 settembre 2011. In detenzione domiciliare 8.055 persone; l’affidamento in prova ai servizi sociali concesso a 9.449 condannati. Tra questi, rientravano 2.923 tossico o alcol dipendenti. E con le pene alternative cala la recidiva.

“Amnistia? Meglio il ricorso alle misure alternative”. Ad affermarlo è stato il neoministro della Giustizia, Paola Severino, illustrando alla Commissione Giustizia del Senato le linee programmatiche del suo dicastero. Per rispondere al problema del sovraffollamento, infatti, la Severino ha auspicato l’implementazione di “misure alternative” al carcere come “l’allargamento dell’istituto della detenzione domiciliare, o la messa in prova. Ma qual è, al momento, la situazione in tema di misure alternative in Italia?
I dati. In presenza di determinati requisiti, ad alcuni condannati può essere disposta una misura alternativa alla detenzione. Al 30 settembre 2011 erano in totale 18.391 le persone che beneficiavano delle misure alternative (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). L’affidamento in prova ai servizi sociali è stato concesso a 9.449 condannati.
Tra questi, rientravano 2.923 tossico o alcoldipendenti, di cui 906 erano stati affidati direttamente ai servizi, 332 vi erano stati posti in misura provvisoria e 1.685 erano già in carcere. I condannati affetti da Aids affidati ai servizi erano invece 36, di cui 34 stavano già scontando la pena in carcere.
In semilibertà erano invece 887 persone, di cui 100 dallo stato di libertà. Della detenzione domiciliare usufruiscono 8.055 persone, di cui 2.527 erano i condannati dallo stato di libertà, 3.523 dallo stato di detenzione e 1.943 in misura provvisoria. Usufruivano degli arresti domiciliari anche 43 persone affette da Aids e 19 condannati con figli di età inferiore ai 10 anni.
Pene alternative e recidiva. I numeri dimostrano che il detenuto a cui viene concessa una misura alternativa al carcere ha una recidività minore rispetto a chi sconta la propria pena all’interno di una cella. Nello specifico, la recidiva, trascorsi sette anni dalla conclusione della pena, si colloca intorno al 19% in caso di pena alternativa, mentre raggiunge il 68,4% quando la stessa viene eseguita in carcere (ricerca del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Al 30 giugno 2011 solo lo 0,46% delle persone in misura alternativa ha commesso reato durante la stessa (Antigone, VIII Rapporto sulle condizioni di detenzione).
La concessione delle misure alternative. I tribunali di sorveglianza italiani autorizzano le misure alternative in misura diversa. Secondo l’ottavo Rapporto di Antigone, per l’affidamento in prova ai servizi la forbice nelle percentuali di accoglimento delle istanze è ampia: va dal minimo dell’11,58% di Napoli al massimo del 39,43% di Milano. Tra i tribunali con gli indici più bassi Antigone segnala Venezia (14,5%) e Torino (14,43%), mentre tra quelli con gli indici più elevati evidenzia Perugia (31,6%). La misura alternativa con le maggiori possibilità di successo è in generale l’affidamento terapeutico: 7 dei 9 tribunali indagati presentano tassi di accoglimento superiori al 30%. A Milano e a Venezia la percentuale arriva quasi al 50%.
All’ultimo posto invece si piazza Napoli, con l’8,4%, ma non spicca neanche L’Aquila (16,04%). Più omogenea è la concessione della detenzione domiciliare, che incontra una generale tendenza alla prudenza, con percentuali di accoglimenti che non superano mai il 25%. Si va dal 14,96% di Napoli e al 25,7% di Roma. In controtendenza solo Venezia, con il 49,63%. Intanto, sul fronte della semilibertà si deve fare i conti con un irrigidimento: il tribunale con la percentuale più elevata è Perugia con il 20,75%. Tra gli altri, Venezia raggiunge quota 18,44% e ancor più bassi sono i valori di Milano (5,67%), Napoli (8,25%), Roma (8,76%) e Torino (8,82%).

Il ministro Severino alla sua prima audizione parla di riforma delle circoscrizioni, carceri e pene alternative

sole 24 ore 28.11.2011

Risparmi, innanzitutto, poi riforma delle circoscrizioni, alleggerimento delle carceri e pene alternative sono i temi al centro della prima audizione del ministro della Giustizia, Paola Severino, alla commissione Giustizia del Senato. «Grazie per l'accoglienza che mi è sembrata calorosa e che spero rimanga tale nella costanza dei rapporti che vorrei mantenere con le commissioni giustizia di Camera e Senato», ha esordito Severino, che ha ribadito l'importanza «soprattutto per un governo tecnico come il nostro», che «il confronto parlamentare sia più importante che per un governo di forma politica. Non possiamo portare avanti alcun progetto senza un consenso parlamentare».

Riguardo alle linee del suo ministero, Severino ha ribadito la volontà di andare avanti con la riforma delle circoscrizioni giudiziarie: «La delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie dovrà essere attuata. Siamo tutti d'accordo - ha precisato il Guardasigilli - nello snellire le circoscrizioni e ci sono già le premesse normative affinchè ciò accada». Una riforma che garantirà «risparmi notevoli» e «potrebbe portare a recuperare efficienza».

«Risparmi notevoli», inoltre, si otterrebbero con l'uso del braccialetto elettronico come misura alternativa alla detenzione. I problemi tecnici sono risolvibili, ha aggiunto il Guardasigilli, secondo cui dove è applicato il braccialetto «il tasso di recidiva è estremamente limitato».
Finora, però, in Italia l'uso del braccialetto elettronico, per il quale va prestato «il consenso preventivo» da parte dell'interessato, «è stato molto scarso in questi anni», a fronte del «grande successo» che ha avuto invece in altri stati dell'Europa e negli Stati Uniti.

Sistemi alternativi alla detenzione contro il sovraffollamento delle carceri
Il braccialetto potrebbe anche essere un mezzo per svuotare le sovraffollate carceri italiane, per le quali i provvedimenti "spot" (come l'aministia) presi finora non sono bastati, ma «serve qualcosa di più stabile»: «Nel 2010 -ha detto il Guardasigilli- abbiamo toccato il tetto di 68.968 detenuti, decrementando peraltro il personale di polizia penitenziaria che ha raggiunto il numero di 39.121 unità rispetto alle 45.121 fissate nel 2001. Siamo cioè tornati a numeri assolutamente non sostenibili e non coniugabili soprattutto con il rispetto dei diritti fondamentali della persona». «Occorre varare una sistema di misure alternative alla detenzione - ha aggiunto Severino - che assicurino la possibilità di scontare il residuo della pena in una località o in una forma diversa, ma che assicuri i cittadini sul fatto che non vi saranno ricadute nel reato una volta fuori». Tra le proposte per ridurre il numero dei detenuti il Guardasigilli ha indicato anche «l'istituto della messa in prova» che ha avuto successo con i minorenni. E per alleviare le sofferenze del detenuto il ministro ha pensato all'istituzione «della carta dei diritti e doveri di chi è in carcere.

Gli ordini professionali non saranno aboliti
Sul fronte degli ordini professionali, Severino ha ribadito che il Governo non ha in preparazione un provvedimento per la loro cancellazione. L'allarme era stato lanciato in particolare sabato scorso dall'assemblea dell'Organismo unitario dell'avvocatura e già in quella occasione il guardasigilli aveva diffuso una nota per ridimensionare le voci sul tema: «Liberalizzare - ha aggiunto oggi - non vuole dire consentire a chiunque di fare l'avvocato. Ma eliminare gli ostacoli eccessivi all'esercizio delle
professioni».

CGIL Penitenziari: Sollecito incontro urgente situazione degli uepe

Sollecito incontro urgente

Roma ,10 novembre 2011


Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta


Ai Vice Capo del DAP
Dr. E. di Somma
D.ssa S. Matone


Al Direttore Generale E.P.E.
D.ssa L. Culla


Al Direttore Generale
del Personale e della Formazione
Dr. R. Turrini Vita


e, per conoscenza
All'Ufficio per le Relazioni Sindacali
Dssa P.Conte


Alle Segreterie Regionali e Comprensoriali FpCgil
Ai Delegati ed Eletti RSU FpCgil nei posti di lavoro




Oggetto: Sollecito urgente incontro problematiche UEPE


Intendiamo riproporre alla vostra attenzione la gravissima situazione in cui versano gli uffici di esecuzione penale esterna sui quali, come da tempo e più volte denunciamo (vedi nostra ultima nota CM87 del 12 luglio 2011), stanno gravando particolarmente e pericolosamente gli effetti devastanti non solo di una politica economica impostata sui tagli indiscriminati delle risorse ma anche quelli di una discutibile politica gestionale ed amministrativa nella governance delle difficoltà operative, organizzative e professionali determinatesi, per forza di cose, nei posti di lavoro.
In attesa del tavolo di confronto, che come da voi preannunciato nella nota n.302141 del 4 agosto 2011 avrebbe dovuto tenersi a settembre, riceviamo dai responsabili Fp Cgil territoriali e dalle RSU dei posti di lavoro comunicati e note i cui contenuti rappresentano in maniera evidente e preoccupante il grave disagio operativo, professionale e personale dei lavoratori quotidianamente alle prese con problematiche endemiche e con criticità sempre più gravose che, in attesa di concreti e dirimenti interventi, alimentano inesorabilmente la crisi del settore che si trova in evidente difficoltà.
La FpCgil, pertanto, ribadisce e sollecita la necessità del confronto, che alla luce dei fatti, risulta non solo opportuno ma più che mai urgente e non ulteriormente procrastinabile .
In attesa di riscontro si porgono cordiali saluti.


La coordinatrice nazionale DAP
Lina Lamonica