L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

lunedì 29 marzo 2010

CGIL: I lavoratori penitenziari non meritano ulteriori mortificazioni !

C O M U N I C A T O

Il 2 marzo 2010 l'Amministrazione della Giustizia ha scritto un'altra brutta pagina della sua storia istituzionale anche in materia di relazioni sindacali. Una pagina che in aggiunta alle tante collezionate in questi ultimi tempi rappresenta in maniera inconfutabile la volontà governativa di smantellare un pezzo istituzionale importante di questo paese, quello della Giustizia in tutte le sue articolazioni dipartimentali.

Il 2 marzo u.s., infatti, durante l'incontro presso il Ministero della Giustizia, nonostante la manifestazione di protesta messa in atto dai lavoratori e dalle OO.SS. non firmatarie - Fp Cgil, UIL Pa, RdB ed FLP,- è stato sottoscritto dall'Amministrazione e dalla CISL ed il SAG-Unsa, l'ipotesi di accordo sul nuovo contratto integrativo riguardante l'ordinamento professionale del personale (requisiti di accesso e criteri di progressione) della Giustizia con le modifiche richieste dall'ARAN all'accordo che il 15 dicembre 2009 fu siglato soltanto dalle indicate due OO.SS.

I rilievi evidenziati dall'ARAN, nonostante CISL ed SAG-Unsa dessero per imminenti le progressioni di carriera, ci avevano fatto ben sperare circa la possibilità di poter rivedere l'assetto dell'accordo soprattutto nella parte riguardante gli ordinamenti delle professionalità che risultano penalizzate e dequalificate.

Criticità, queste ultime, che avevamo ben evidenziato nel corso degli incontri del tavolo tecnico al DAP e del tavolo negoziale al Ministero il 15 dicembre 2009 durante il quale rappresentammo la necessità di confrontarci con i lavoratori sulla proposta dell'Amministrazione.
Speravamo che le problematicità riguardo, ad esempio, la professionalità dell'assistente sociale, evidenziate dal Consiglio nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali anche nel corso dell'incontro del 26 febbraio u.s. cui solo la Fp Cgil è stata presente, avessero potuto trovare opportunamente accoglimento da parte del DAP. Ma era stato, invece, già tutto deciso!

Pensavamo, forse ingenuamente, che almeno da parte del DAP ci sarebbe stata sulla questione quel confronto dialettico che ha caratterizzato, per un certo periodo, positivamente le relazioni sindacali nell'amministrazione. Quel confronto che nel tempo è divenuto sempre più difficile, fino a risultare oggi praticamente inesistente.

Nulla di tutto ciò ! Il 2 marzo 2010 CISL ed SAG-Unsa hanno deciso!

Hanno deciso contro la volontà della maggioranza dei lavoratori, di sottoscrivere un contratto integrativo che dequalifica e mortifica le professionalità.

Hanno deciso, addirittura, di apportare modifiche, a nostro parere sostanziali ed illegittime, alla professionalità dell'educatore penitenziario che da "professionalità pedagogica" diventa "professionalità giuridico-pedagogica", una competenza, quella "giuridica", che formalmente svilisce la valenza e la peculiarità prettamente pedagogica della professione il cui ruolo e le cui competenze sono previste dalla normativa penitenziaria.

E perciò, ci chiediamo in virtù di quale intervento normativo si è proceduto considerando che alla legge di riforma 354/75 che sancisce i compiti ed il ruolo delle professionalità esperte del trattamento non vi sono state modifiche a riguardo ?

Crediamo di poter ben affermare che il 2 marzo 2010 è stata ratificata la demolizione dei principi costituzionali caratterizzanti le fondamenta dell'organizzazione penitenziaria e della sua cultura istituzionale.

Il DAP si è assunto una grave responsabilità e ha dimostrato totale incapacità di produrre un serio e coerente progetto organizzativo mirato ad arginare il totale stato di abbandono in cui si trova il sistema penitenziario; un progetto che tenesse conto della complessità del sistema e delle pesanti difficoltà in cui versa in un'ottica a tutto tondo dove la valorizzazione delle professionalità sarebbe risultata quanto mai opportuna e necessaria considerando che la ricaduta del loro intervento professionale è sulla "persona" in esecuzione penale, in ottemperanza ai principi enunciati dall'art.27 della Carta costituzionale.

L'involuzione culturale e politico-organizzativa che ha investito il sistema penitenziario negli ultimi anni si è appalesata in tutta la sua drammaticità e se a ciò aggiungiamo gli interventi del governo mirati alla drastica riduzione delle risorse economiche e umane in un contesto già fortemente provato, possiamo senz'altro affermare che la situazione, allo stato, risulta assolutamente preoccupante ed è sconcertante l'immobilismo e l'incapacità evidenziata dall'amministrazione per evitare tale declino.

In risposta all'accordo siglato e a ciò che ne consegue crediamo siano necessarie significative azioni di protesta,- fax, e-mail, assemblee, sit-in - che rappresentino all'amministrazione il dissenso.

Invitiamo, inoltre, tutti i lavoratori penitenziari a mobilitarsi a fianco dei colleghi degli altri dipartimenti del Ministero contro l'accordo per contrastare la volontà del governo di distruggere il sistema della Giustizia.

Roma, 26 marzo 2010


La coordinatrice nazionale
Penitenziari - Ministeri
Lina Lamonica

venerdì 26 marzo 2010

Cgil: Alfano promette assunzioni ma non ci sono soldi


Agi, 26 marzo 2010



Il ministro Alfano "smetta di promettere nuovi agenti di Polizia Penitenziaria, senza soldi le duemila assunzioni non si possono fare". Lo dichiara Francesco Quinti, responsabile nazionale Comparto Sicurezza della Fp Cgil.

"Apprendiamo dalla stampa che mercoledì il Ministro della Giustizia Angelino Alfano, nel corso di un incontro elettorale svoltosi a Sulmona, ha garantito l’arrivo di altri agenti selezionati con il bando di concorso che prevedrebbe 2.000 nuove assunzioni".

"Un annuncio - sottolinea Quinti - che rischia di rivelarsi infondato, perché a quanto ci risulta allo stato attuale l’assenza degli stanziamenti economici necessari a finanziare l’assunzione di quel contingente impedisce al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di bandire il concorso".

Inoltre, continua il sindacalista, "tra i limiti di spesa che sarebbero comunque imposti alle nuove assunzioni e quelli determinati quali quota del turn-over per le Forze di Polizia e i Vigili del fuoco, è plausibile immaginare che non sarà possibile garantire l’incremento del personale di Polizia Penitenziaria, ma si potrà solo operare un piano di assunzioni di 350 unità per l’anno in corso, 700 per il 2011, 550 per il 2012 e 200 per il 2013, a fronte di 820 cessazioni dal servizio avvenute l’anno scorso, di altre 720 registrate nel corso del 2009 e, stando al trend, di almeno altre 800 a partire dall’anno 2010. 1800 assunzioni spalmate nei prossimi tre anni per sopperire a 2200/2500 pensionamenti".

Dov’è "l’incremento promesso dal ministro Alfano? - si chiede l’esponente della Cgil - invece di offrire false speranze ai poliziotti che operano negli istituti di pena in condizioni di estremo disagio operativo, professionale e personale, il Guardasigilli e il Governo si preoccupino di arginare il sovraffollamento spaventoso delle strutture penitenziarie, che in questi giorni ha sfondato la quota record di 67mila presenze. Si preoccupino di assumere le 6mila unità che mancano dall’organico nazionale della Polizia penitenziaria, di rispettarne i diritti contrattuali, di rendere dignitose le condizioni di lavoro, di assicurare il puntuale pagamento delle numerosissime ore di lavoro straordinario, che anche questo mese non sono state liquidate. Davvero intollerabile".

mercoledì 10 marzo 2010

Svalutazione della Professione dell'Assistente Sociale

Ancona, 5 Marzo 2010
Alla c.a. Presidente Giunta Regione Marche Al Presidente del Consiglio Regione Marche A tutti gli Assessori e Consiglieri Regionali
Al Presidente V Commissione sanità
Al Direttore Generale Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche
Ai Direttori delle Zone TerritorialiAi Presidenti delle Province Regionali
A tutte le Organizzazioni Sindacali Cgil Cisl Uil Fsi Sunas
Alle Consulte Regionali e Provinciali
Agli Ordini o Collegi Professionali
Al Ombudsman Regione Marche
ep.c.
Al Tribunale per i Minorenni e Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Ancona
Ai Presidenti Tribunali Ordinari
Alla stampa
L'Ordine degli Assistenti Sociali Marche, a nome di tutti i 1120 professionisti iscritti al proprio Albo nella Regione Marche, vista la nota 3506 dell' 11- 02-2010 con cui la Direzione Generale ASUR dà attuazione ai Dipartimenti delle Professioni Sanitarie con l'emissione dei bandi di concorso per la creazione delle Aree delle Professioni: Infermieristiche ed Ostetrica, Sanitarie Riabilitative, Tecnico/ sanitaria, e Tecniche della Prevenzione; preso atto della volontà espressa di escludere l'area di Servizio Sociale, esprime profonda indignazione e offesa per non essere stati considerati, proprio da questa Amministrazione Regionale, una Professione. Ancora una volta sono stati ignorati il nostro Ordinamento a professione avvenuto con Legge 84 del 1993, il percorso universitario, iniziato con il D.P.R. n. 14 del 1987 e concluso con la Riforma Universitaria che richiede una laurea triennale e quinquennale per lo svolgimento di funzioni complesse di Servizio Sociale Professionale, il possesso di un Codice Deontologico, l'obbligatorietà di iscrizione ad un Ordine Professionale successivamente al superamento di un esame di stato, una normativa che ci attribuisce competenze in ampi settori di rilevanza sanitaria (Consultori familiari, Servizi per le dipendenze, Salute Mentale, Unità di Valutazione Multidisciplinari, UMEE,UMEA, Commissioni ai sensi della Legge 104/92, etcc.).Una normativa copiosa che chiede al Servizio Sociale di effettuare una lettura competente, da Professionisti, del disagio e di operare l'esercizio professionale per organizzare a livello individuale, familiare, di gruppo e collettivo risposte adeguate e rispettose della dignità delle persone temporaneamente, o permanentemente, lese nel loro diritto alla salute. Se dobbiamo difenderci dagli attacchi dei mas media per non essere visti come “ladri di bambini”, crediamo che almeno le istituzioni in primis la Regione e l’Assessorato alla salute che sono gli organi da cui riceviamo il mandato operativo, ci debbano sostenere e rafforzarne l’organizzazione.La Regione non può ignorare che la normativa nazionale è stata modificata ed è volta a chiarire la collocazione del Servizio Sociale nella Sanità (Legge n. 251/2000 e successive integrazione e modifiche con dalle Legge n.138 del 2004 e Legge n. 27 del 2006).C’è stata volontà espressa dalla Regione Marche con la Delibera di Giunta Regionale del 27.12.2008 di considerare la nostra posizione affiancata a quelle sanitarie e quindi soggette allo stesso sviluppo organizzativo in parallelo, oggi , l' ASUR ci nega ancora l'Area di Servizio Sociale. L'ASUR Marche con l'avallo della Regione Marche ritiene forse di poter fare a meno del Servizio Sociale e quindi, paradossalmente, anche di affrontare in maniera disgregata il bisogno sociale dei cittadini legato alla salute come benessere globale.Sorge evidente il dubbio che più semplicemente non abbiamo, noi assistenti sociali da soli, i numeri sufficienti per interessare a fini elettorali. E si ignorano anche i contatti e la voce che invece ognuno ha .E’assolutamente deludente riscontrare che, a differenza di molte altre Regioni italiane che hanno colto l'occasione ed hanno scelto di qualificare il proprio personale sociale nell'area di appartenenza, proprio questa nostra Regione di centro sinistra ( che si crede innovatrice e propositiva in tema di politiche socio-sanitarie) rinunci al concetto di integrazione che tanto sbandiera nei programmi, muovendosi con i fatti in direzione opposta.Spiace concludere che all'Ordine, che in questi anni ha cercato con pazienza e costanza di proporre la professione in termini positivi e di assoluta collaborazione secondo il preciso mandato professionale, non resta che far presente ai propri iscritti che non potrebbero esercitare la professione alle dipendenze di una Azienda Pubblica che non li riconosce come professionisti titolati a prestare aiuto competente al disagio dei cittadini, proprio e principalmente per rispetto delle persone nella loro dignità di essere sostenute in modo appropriato. L'Ordine Professionale chiama in causa anche le Organizzazioni Sindacali perché non è “la guerra fra poveri” che può elevare la dignità delle professioni, ma l'intento di fornire un Servizio Sanitario adeguato in tutte le competenze e con tutti i Professionisti che la legge vincola al compito richiesto. L'Ordine degli Assistenti Sociali si riserva quindi di pensare e suggerire ai propri iscritti una mobilitazione generale, attraverso l'informazione a mezzo stampa e qualunque altro mezzo utile a richiamare l'attenzione e chiedere una modifica della situazione determinatasi, oltre a forme incisive di protesta.
Il Presidente Orazio Coppe