Roma, 22 settembre 2009 -Emergenza carceri: sicurezza, sovraffollamento, sistema sanzionatorio. Ruolo strategico della Polizia Penitenziaria
Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com
Petizione : divieto di segnalazione esteso agli assistenti sociali >>>
La petizione può essere stampata per la raccolta delle firme e inviata all'Ordine AS Lombardia entro il 12/10/2009 (Via Stampa, 15 - 20123 Milano)
Candidati appartenenti alla SEZIONE A dell'Albo >>>
Candidati appartenenti alla SEZIONE B dell'Albo >>>
Candidati al Collegio dei Revisori deri Conti >>>
dal 11 al 19 settembre 2009 compresi (esclusa domenica 13 settembre) dalle ore 10,30 alle ore 18,30
Se non verrà raggiunto il quorum costitutivo (un quinto) si svolgeranno in terza votazione dal 21 settembre al 1 ottobre 2009 compresi (esclusa domenica 27 settembre) dalle ore 10,30 alle ore 18,30
presso la sede dell’Ordine regionale:
Iniziative / incontri a tema nel periodo elettorale >>>
Risposta DAP sulla ricognizione personale UEPE
Il Velino, 9 settembre 2009
"L’allarmante dato di oltre 64 mila detenuti che sovraffollano le carceri italiane, la cui capienza regolamentare è pari a poco più di 42 mila posti, oltre a rappresentare il triste primato mai raggiunto nella storia d’Italia impone l’adozione di provvedimenti urgenti. Noi ci appelliamo ai ministri dell’Interno Maroni e della Giustizia Alfano perché riprendano dai cassetti in cui inspiegabilmente è stato riposto da sinistre mani maldestre quello schema di decreto interministeriale finalizzato a disciplinare il progetto che prevede l’utilizzo della polizia penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) nel contesto di un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione". È l’auspicio di Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei baschi azzurri.
"Per molti mesi - insiste Capece - abbiamo discusso con l’Amministrazione penitenziaria la bozza del decreto interministeriale Giustizia-Interno, ma inspiegabilmente quel decreto si è arenato in chissà quali meandri pur potendo costituire un importante tassello nell’ottica di una riforma organica del sistema penitenziario e giudiziario italiano. Si era previsto molto chiaramente come il ruolo della polizia penitenziaria negli Uffici per l’esecuzione penale esterna fosse quello di svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova. Il controllo sulle pene eseguite all’esterno, oltre che qualificare il ruolo della polizia penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione, cui sarà opportuno ricorrere con maggiore frequenza per non rischiare di trovarci ad avere, nel 2011, 100 mila detenuti in strutture che al massimo ne possono ospitare 42mila".
"Efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere - prosegue il leader del Sappe - potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure, che nella considerazione pubblica, non vengono attualmente riconosciute come vere e proprie pene. Per questo motivo auspico che i ministri Maroni e Alfano riprendano in mano quello scheda di decreto interministeriale al più presto". Capece invita in particolare il ministro Guardasigilli a ripartire da questo progetto e a farsi portavoce di questa importante riforma strutturale penitenziaria presso la compagine governativa, in modo tale da prevedere lo stanziamento di adeguati fondi per il corpo di polizia penitenziaria che garantiscano in particolare nuove assunzioni. È infatti opportuno ricordare che gli organici della polizia penitenziaria sono carenti di ben cinquemila agenti".
Comunicato stampa, 9 settembre 2009
"Caduto anche l’ultimo disgraziato traguardo stabilito con la capienza massima tollerabile, ora negli istituti penitenziari italiani con 64.180 detenuti è record di presenze. Un risultato mai raggiunto prima in Italia dal lontano 1946 ad oggi, e non è ancora finita". È quanto afferma Francesco Quinti, coordinatore nazionale della Fp Cgil, che aggiunge: "Tra non molto la tendenza all’aumento degli ingressi in carcere tornerà purtroppo a consolidarsi, come nei mesi scorsi, quando erano circa mille gli ingressi al mese di detenuti in strutture già sovraffollate oltre ogni misura e immaginazione. Ma come e dove questi verranno ospitati non è dato di sapere, considerato che il cosiddetto piano carcere non è ancora stato presentato al Consiglio dei Ministri e che, soprattutto, mancano sia i fondi per realizzarlo che per assumere il personale di Polizia Penitenziaria necessario, già oggi inferiore nel numero di circa 6.000 unità dall’organico previsto e costretto a sopportare una condizione lavorativa divenuta ormai insostenibile".
"Sono mesi ormai - continua l’esponente sindacale - che la Fo lancia continui grida di allarme sulla gravità della situazione, sull’inerzia manifestata dal Governo e dal Ministro della Giustizia sulle politiche penitenziarie e del personale, sull’inquietante assenza di reali misure di contrasto al sovraffollamento degli istituti penitenziari".
Servono soluzioni urgenti e non più ulteriormente rimandabili, occorrono fatti concreti, ci auguriamo venga aperto quanto prima un dibattito parlamentare sull’emergenza carcere, utile anche a valutare gli effetti di alcuni recenti interventi normativi che stanno contribuendo ad affondare il sistema delle misure alternative alla detenzione per i reati meno gravi, l’unica alternativa al sovraffollamento percorribile e compatibile con le finalità della pena e i valori espressi dalla Carta Costituzionale. È ora, conclude Quinti, "che il governo e il ministro della Giustizia la smettano di tentare di scaricare il problema del sovraffollamento sull’Unione Europea; l’emergenza carcere è drammatica e rischia seriamente di produrre l’ingovernabilità del sistema, e come tale deve essere quanto prima affrontata e risolta".
di Donatella Stasio
Il Sole 24 Ore, 7 settembre 2009
Aspettando il "piano carceri", i detenuti italiani hanno raggiunto il record di presenze dal dopoguerra (64mila: 20mila più dei posti regolamentari), anche se i reati, da due anni, sono in calo. Aspettando il "piano carceri", gli ospiti delle patrie galere aumentano al ritmo di 800-1000 al mese. Aspettando il "piano carceri", muore un detenuto ogni due giorni e nei primi sette mesi del 2009 il numero dei suicidi (45) è raddoppiato rispetto all’anno precedente. Aspettando il "piano carceri", lo spazio vitale per ciascun galeotto si riduce progressivamente a poco più di un paio di metri quadrati e gli spazi comuni, teoricamente destinati alle attività riabilitative (lavoro, sport, studio), spariscono.
Aspettando il "piano carceri", i detenuti trascorrono le giornate nell’ozio, chiusi in cella da 16 a 18 ore, mentre le misure alternative colano a picco, tanto da aver toccato il minimo storico (10mila), a tutto vantaggio della recidiva (il carcere "chiuso" produce il triplo della recidiva rispetto a quello "aperto"). Aspettando il "piano carceri", l’Italia ha subìto la prima condanna della Corte di Strasburgo per "trattamenti inumani e degradanti" e altre se ne profilano, con tanto di risarcimento danni per milioni di euro ai detenuti. Aspettando "il piano carceri", l’amministrazione penitenziaria continua a navigare nei debiti (il sistema costa 3 miliardi di euro l’anno, ma il bilancio è sempre in rosso), con ripercussioni sulla vivibilità delle galere, sulla sicurezza, sulla riabilitazione.
Può darsi che, a differenza del "signor Godot", il "piano carceri" arrivi in uno dei prossimi consigli dei ministri. Può darsi che il governo trovi quel miliardo e mezzo stimato per realizzare - entro il 2012 - 17mila posti in più. Può anche darsi che trovi i soldi necessari per far fronte a un reclutamento straordinario di poliziotti (oggi ne mancano 5mila) e per assumere tutti gli educatori vincitori di concorso. Nel frattempo, però, i detenuti avranno toccato quota 100mila e gli esuberi 40mila. Un’emergenza continua.
Al termine del blitz ferragostano nelle carceri, i radicali hanno parlato di "Stato criminale": parole decisamente forti, e tuttavia non troppo lontane dalla realtà se è vero che a gennaio 2009 fu il ministro della Giustizia Angelino Alfano a parlare di carceri fuorilegge, riferendosi allo scarto esistente tra il dettato costituzionale e la nostra realtà penitenziaria. L’articolo 27 della Costituzione dice infatti che le pene "non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". In sostanza, il carcere - servizio pubblico - dev’essere un luogo che produce sicurezza collettiva, nel rispetto della dignità dei detenuti. Quanto di più lontano dalla realtà. Non da oggi.
Costruire costa e i soldi non ci sono. Si fa fatica a pagare luce, gas, acqua, riscaldamento, vitto, sapone e finanche la tassa sui rifiuti. "La situazione è drammatica", scrive il Dap (dipartimento delle carceri) nella relazione al Parlamento, in cui esprime "fondate riserve" sulla possibilità che le attuali dotazioni di bilancio possano consentire all’amministrazione di "assolvere la propria missione fondamentale", ovvero garantire una pena rispettosa della dignità dei detenuti e tendente al loro reinserimento sociale. A questa funzione costituzionale erano destinati, fra l’altro, i fondi della cassa delle ammende, che il governo ha deciso di dirottare sulla costruzione di nuove prigioni, sebbene 146 milioni di euro (a tanto ammontavano a fine 2008 i fondi della Cassa) siano una goccia nel mare dei 1.500 milioni preventivati per realizzare i nuovi posti letto.
Aspettando il "piano carceri", forse sarebbe opportuno avviare una riflessione sulle misure alternative, meno costose e più vantaggiose per la sicurezza collettiva, come stanno facendo negli Stati Uniti di Obama. Lo ha ammesso - a luglio - lo stesso guardasigilli. Ma dovrà convincere gli alleati della Lega.