L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

martedì 19 ottobre 2010

ddl su pene domiciliari e su le detenute madri nelle “secche” del Parlamento

Asca, 19 ottobre 2010

La Commissione Giustizia del Senato, impegnata oggi nel seguito del confronto sul ddl relativo al Lodo Alfano costituzionale, ha in programma per domani il seguito dell’esame del ddl 2313 che prevede l’esecuzione presso il domicilio dei residui di pena non superiori ad un anno. Più volte il Sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo è intervenuto nel dibattito per ribadire l’urgenza di queste misure come soluzione ponte per attenuare il sovraffollamento delle carceri. Ma le riserve espresse sull’articolato dai senatori di opposizione e l’orientamento espresso anche dalla Lega Nord a presentare ulteriori ritocchi ha bloccato la richiesta di riassegnazione del testo in sede deliberante. Ora, quindi, dovranno essere valutati gli ulteriori emendamenti puntando a concludere in tempi stretti l’iter referente.

Detenute madri: oggi il termine per gli emendamenti

Scade oggi il termine fissato in Commissione Giustizia alla Camera per la presentazione di emendamenti al controverso testo unificato contenente norme per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. Un nuovo schema base è stato presentato dal relatore la scorsa settimana per cercare di risolvere le numerose riserve espresse da vari deputati, anche di maggioranza, sullo schema normativo e per giovedì è fissato il seguito dell’esame in sede referente.

IL CNOAS SRIVE AL MINISTRO ALFANO


Roma, 30 settembre 2010
Prot. n. 2530/2010
Al Ministro della Giustizia
On. Angelino Alfano
E, p.c. Sottosegretari di Stato
Sen. Elisabetta Alberti Casellati
Sen. Giacomo Caliendo
Capo Dipartimento Giustizia Minorile
Dott. Bruno Brattoli
LORO SEDI
OGGETTO: Riorganizzazione Dipartimento Giustizia Minorile.
Illustre Signor Ministro,
questo Consiglio Nazionale, in merito al progetto di riordino dell’apparato amministrativo del Ministero della Giustizia, esprime forte preoccupazione per il rinnovarsi della proposta di riorganizzazione del Dipartimento per la Giustizia Minorile, orientata a depotenziarne l’autonomia e la specializzazione.
I servizi della Giustizia Minorile sono stati e rappresentano tutt’oggi un presidio specializzato nel territorio per promuovere la cultura delle legalità e della sicurezza.
L’elevata professionalità degli interventi educativi con i minori dipende in forte misura dall’attuale autonomia dei Centri Giustizia Minorile nell’organizzare e gestire le risorse umane e finanziarie, co-progettando gli interventi per i minori con le regioni, gli enti locali, il terzo settore ed il volontariato organizzato.
Auspichiamo quindi che non venga dato corso a progetti di riordino del Ministero, semplicemente finalizzati ad una apparente contrazione delle spese, che possano in alcun modo ledere l’autonomia dell’amministrazione della giustizia minorile e la qualità della sua attività, per come si è progressivamente realizzata nel corso degli ultimi 60 anni.
Pertanto chiediamo un incontro presso il Suo Dicastero, al fine di contribuire ad un’attenta valutazione del contesto organizzativo della Giustizia Minorile capace di contenere, pur razionalizzando le spese, istanze di qualità della risposta penale minorile.
In attesa di un cenno di riscontro a questa nostra richiesta, inviamo i nostri migliori saluti.
La Presidente
Franca Dente

il Senato rinvia ancora l’esame del ddl sulle pene domiciliari

Asca

Dopo lo stop alla richiesta di assegnazione in sede deliberante per le riserve dei gruppi di opposizione e la richiesta di ulteriori emendamenti fatta anche dalla Lega Nord, è ancora in lista di attesa in Commissione Giustizia il ddl 2313 che prevede l’esecuzione presso il domicilio dei residui di pena non superiori ad un anno. Più volte il Sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo è intervenuto nel dibattito per ribadire l’urgenza di queste misure come soluzione ponte per attenuare il sovraffollamento delle carceri. Ma in questa settimana il provvedimento non è stato ulteriormente discusso e la prevista approvazione di modifiche all’articolato renderà necessario un riesame alla Camera che aveva approvato il ddl anche con il sì dei deputati di opposizione.

Sbarre e miliardi: il metodo dell’emergenza e l’ombra della “cricca” sul business

I lavori per i nuovi penitenziari affidati con procedure riservate. Il ruolo del commissario Franco Ionta

L’ennesima emergenza italiana si chiama carceri. E come per ogni emergenza, viene nominato un Commissario con poteri straordinari per aggirare le troppo farraginose leggi dello Stato che fanno perdere tempo a chi deve andar di corsa. Si può riassumere così l’ordinanza del presidente del consiglio dei ministri che attribuisce al capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) Franco Ionta la nomina di commissario delegato – cioè straordinario – per l’edilizia carceraria con tutti i poteri che ne conseguono che lo trasformano di fatto nel Bertolaso delle carceri. Per dirla con Berlusconi secondo il “modello Abruzzo”.

Una nomina che pone una questione non secondaria, rappresentata dal doppio ruolo di Ionta di commissario straordinario per l’edilizia e capo dell’amministrazione penitenziaria. Come Bertolaso alla Protezione civile, Ionta può avvalersi, in deroga alle norme, anche di consulenti esterni, e può decidere la segretazione delle procedure di affidamento dei contratti pubblici. Le procedure saranno così semplificate e, sotto la responsabilità del presidente del Consiglio, la documentazione relativa agli appalti potrà essere classificata come “riservatissima”. Esattamente come si legge nella bozza di piano carceri “si presenta idoneo a selezionare gli operatori economici interessati agli appalti e a proteggere la documentazione relativa”.

L’attività di indirizzo e controllo, cui spetta l’approvazione del piano e l’attività di vigilanza sull’attività d’azione del commissario delegato, è svolta da un comitato presieduto dal ministro della giustizia composto dal ministro delle infrastrutture e dal capo della protezione civile.

E le risorse? Proverranno dai fondi previsti dal decreto anticrisi, 600 milioni di euro, per ora solo promessi, dai finanziamenti derivanti dai capitoli di bilancio ordinari del Dap e della cassa delle ammende. E dal finanziamento dei privati, aggiunge il ministro Alfano. Privati che potranno concorrere “con strumenti contrattuali innovativi come per esempio il project financing”.

Di innovativo in verità il project financing ha ben poco visto che si conoscono bene i danni prodotti dal mettere in secondo ordine la trasparenza del procedimento e l’affidabilità delle imprese rileva-tesi spesso in stretto legame – diretto o indiretto – con la criminalità organizzata. Tra i poteri straordinari di Ionta oltre alla riduzione dei tempi per i ricorsi e l’impossibilità che le gare vengano bloccate in fase di contenzioso anche quello – in deroga a diverse normative – di poter fare i progetti, individuare le ditte, affidare i lavori, contattare i presidenti delle regioni e sentire i sindaci delle aree interessate alle nuove opere, e molto altro. C’è da ricordare che tra le imprese che si sono già aggiudicate l’appalto per la costruzione degli istituti di pena in Sardegna ve ne sono alcune che hanno ottenuto appalti attraverso gare informali finite al centro dell’inchiesta del G8 della Maddalena. Come la ditta Anemone per il carcere di Sassari. È forse per questo che alla luce dei risultati prodotti dall’emergenza post-terremoto e non solo il ministro Alfano ha messo un suo uomo di fiducia a guardia del “pollaio” viste le volpi in circolazione?

da Il Fatto Quotidiano del 17 ottobre 2010

venerdì 15 ottobre 2010

SIDIPE- RIPRENDERE IL PROCESSO DI RIFORMA DEL SISTEMA PENITENZIARIO PER USCIRE DALLA CRISI


Dopo la legge di riforma 154/2005 della Dirigenza Penitenziaria, non si sono più registrati gli attesi segnali di innovazione e cambiamento ed il DAP si è inspiegabilmente bloccato, mostrando incapacità ad assecondare la volontà parlamentare, impedendosi nei fatti che l’organizzazione penitenziaria potesse avvalersi, utilmente, di un Corpo di Dirigenti Penitenziari che avevano il legittimo diritto di pretendere un incarico definito e perfezionato, per essere concretamente impiegati, dalla periferia al centro, nelle corrispondenti posizioni di responsabilità.
La mancata stipula del primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della Dirigenza Penitenziaria ha aggravato, ulteriormente, la situazione di paralisi, benché esso potesse rappresentare lo strumento più flessibile ed idoneo per incardinare, all’interno del complesso sistema dell’esecuzione penale, nel rispetto di regole prestabilite, ed in termini di maggiore efficacia ed efficienza, tutta la Dirigenza di diritto pubblico, la quale invocava semplicemente il rispetto della legge 154/2005 e del D.lgs. n. 63/2006.
In perfetto anticipo avevamo rappresentato come fosse necessario intervenire subito sull’organizzazione e sulle strutture penitenziarie, di come la situazione rischiasse a breve di esplodere, di come non ci si dovesse illudere sugli effetti fatui dell’indulto il quale, in sostanza, aveva soltanto differito di un breve periodo la manifesta criticità di un sistema che abbisognava di una solerte rimanutenzione e reingegnerizzazione. A tanto si aggiungeva anche la constatazione di come il predetto sistema, da troppo tempo, mostrasse di essere ostaggio di boutade giustizialiste, dove le farfugliate pretese del sommo rigore e della certezza della pene non erano, però, mai accompagnate dai contemporanei ed effettivi conferimenti di risorse umane e finanziarie; dove poco e nulla si era fatto ed innovato sul piano legislativo, in materia di misure alternative alla pena, soprattutto in tema di tossicodipendenza, al fine di preferire, ai “percorsi carcerari”, le più confacenti “comunità terapeutiche”, idem per una effettiva implementazione degli uffici dell’esecuzione penale esterna, dove non si rilevava da parte del DAP una convinta azione di persuasion sul legislatore, affinché si sostenesse l’utilità di novare con provvedimenti tempestivi e dissuadenti, di natura però amministrativa, il catalogo delle sanzioni che non poteva continuare ad essere essenzialmente di natura penale.
Insomma, non si assisteva al necessario responsabile tentativo di invitare la Politica a calibrare meglio, e ragionevolmente, la reazione dello Stato il quale avrebbe potuto, e può ancora, prevedere un ventaglio di rimedi che non deve incardinarsi, esclusivamente, sulla onerosa e tradizionale soluzione carceraria.
Purtroppo non siamo stati ascoltati, al contrario, ci siamo trovati, soli, nella paradossale situazione di dover dare coraggio alle persone detenute ed agli operatori penitenziari, in particolare a quelli del Corpo di Polizia, sempre più sottonumero, sfruttato, oggettivamente umiliato perchè costretto, nei fatti, a rinunciare alla funzione “nobile” del lavoro carcerario, quella che fa la sicurezza duratura attraverso l’osservazione, il trattamento ed il recupero del condannato, il che non significa automatica “libertà”.
Ebbene è opportuno tornare a ribadire che noi, Direttori Penitenziari d’Istituto e degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna non vogliamo essere complici di un tradimento costituzionale e di una sciagura nazionale, pur rimanendo fermi, per senso di responsabilità, ai nostri posti.
Per questo facciamo appello ai tutti i rappresentanti del potere legislativo ed al Governo perché si inverta la marcia e si avvii una vera urgentissima stagione di riforme, capace per un verso di coinvolgere e motivare tutte le componenti professionali penitenziarie, riconoscendo la possibilità di traguardi di carriera oggi francamente assenti, al fine di rafforzare una dignità di funzione altrimenti umiliata, in quanto non si è voluto distinguere il difficile lavoro penitenziario dagli altri, riconoscendone la peculiarità nella vasta area della “Sicurezza”.
Esigiamo, inoltre, che si disegni realmente un progetto strategico per il sistema penitenziario e si provveda, nel frattempo, a riempire i vistosi vuoti di organico la cui persistenza renderebbe ogni proposta di miglioramento e cambiamento falsa ed ipocrita.
Limitarsi a pensare ad una “Giustizia Giusta”, trattando le problematiche penitenziarie come ammennicoli della “Questione Giustizia”, non solo mostrerebbe cecità politica ma anche di-suma-
ni-tà.
Il Governo, 13 gennaio scorso, ha proclamato LO STATO EMERGENZIALE DELLE CARCERI, si sia perciò coerenti: Le situazioni straordinarie richiedono, per essere affrontate e risolte, risposte altrettanto straordinarie, e non solo nel senso “edilizio” ma, soprattutto, di tipo organizzativo.
La previsione urgente delle necessarie assunzioni di poliziotti penitenziari, di funzionari del Corpo, di Educatori ed Assistenti Sociali, di Collaboratori Amm.vo Contabili, di Psicologi, di Esperti Informatici, di quadri amministrativi e tecnici, nonché di Dirigenti Penitenziari dovrebbe essere di tutta evidenza, così come va riconsiderata la progressione di carriera premiando, in modo VISIBILE, l’esperienza professionale maturata sul campo.
La previsione della costituzione di un ruolo dirigenziale speciale sia per i funzionari apicali ministeriali che per quelli della polizia penitenziaria, non costituirebbe uno scandalo, a fronte dell’obiettiva criticità che si vive nelle carceri, premiando il sacrificio e l’impegno profusi in prima linea dai tanti educatori, assistenti sociali, ragionieri, commissari di polizia penitenziaria, etc., ancorché privi del diploma di laurea.
Nelle carceri “Si è quello che fai e non quello che affermi di essere…”, i paraventi e le fictio non sono credibili.
Infine, ma non per importanza, occorrerà pervenire alla rapida definizione di strumenti normativi finalizzati ad applicare, con semplici automatismi, le misure alternative alla detenzione ad una platea più vasta di destinatari, temperando il limite della recidiva ove si tratti, soprattutto, di persone detenute tossicodipendenti.
Siamo convinti che i costi economici delle misure che suggeriamo risulteranno sensibilmente minori rispetto a quelli che altrimenti dovranno essere affrontati, in termini di rischi, non più teorici, di implosione-esplosione del sistema penitenziario, ai quali si aggiungeranno gli ulteriori che fanno capo ai tradizionali apparati di sicurezza: in caso contrario, dovremo soltanto confidare nella manzoniana Divina Provvidenza.
Enrico SBRIGLIA
Segretario Nazionale

Cnca: il Ministero vuole smantellare il dipartimento della giustizia minorile

Redattore Sociale, 14 ottobre 2010

Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza esprime preoccupazione e sconcerto per il nuovo regolamento di organizzazione del ministero di Giustizia che, se venisse approvato, porterebbe allo smantellamento del dipartimento.
Preoccupazione e sconcerto per il nuovo regolamento di organizzazione del ministero di Giustizia. È quanto esprime il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) sul provvedimento che, se venisse approvato, porterebbe allo smantellamento del dipartimento della giustizia minorile. Per questa preoccupazione, il Cnca chiede al ministro Alfano di poter incontrare, al più presto, un esponente del suo ministero per esporgli le ragioni della contrarietà al nuovo regolamento.
Il testo sopprime due direzioni generali del dipartimento della giustizia minorile: quella del Personale e quella dei Beni e servizi. Queste funzioni passerebbero al dipartimento dell'organizzazione giudiziaria e a quello dell'amministrazione penitenziaria, mentre al dipartimento della giustizia minorile resterebbero due sole direzioni: quella generale per l'attuazione dei provvedimenti giudiziari e quella per le attività internazionali. Lucio Babolin, presidente del Cnca: "Ma come fa a funzionare in modo serio ed efficiente una struttura che non controlla più il proprio personale e le proprie risorse? La giustizia minorile italiana è apprezzata in tutto il mondo per il suo alto livello di competenza e di efficacia. E invece di potenziarla assegnandole semmai le risorse economiche di cui avrebbe bisogno, le si dà un colpo mortale. E per quale ragione poi? Per risparmiare e per razionalizzare, ci viene detto. Ma smantellare una struttura che funziona non porta risparmio, toglie un valore alla collettività".
Secondo Babolin, infatti, "i centri per la Giustizia minorile sono in molte zone del paese un presidio fondamentale per promuovere una cultura della legalità e per sostenere tanti ragazzi e ragazze che vivono in condizioni particolarmente difficili, inseriti in quartieri ancor più problematici, spesso segnati dalla forte presenza delle mafie. L'attività di tali servizi dipende in misura significativa dalla loro autonomia nell'organizzare e gestire le risorse umane e finanziarie. Tutta l'azione sui territori in favore dei 'ragazzi del penalè ruota intorno a essi. Se li ridimensioniamo, il sistema perderà il proprio perno. Un governo che vuole davvero contrastare la criminalità e le mafie - conclude Babolin - non può approvare una tale riorganizzazione".

CGIL SCRIVE AD ALFANO SUL PASSAGGIO DEL DAP E DELLA GIUSTIZIA MINORILE AL DOG

Onorevole Ministro,

il Sottosegretario Caliendo, il 6 ottobre, rispondendo all’interrogazione parlamentare dell’On. Federico Palomba sul passaggio dei centri per la giustizia minorile alle istituende direzioni regionali o interregionali del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, ha affermato che “Nell'ambito del nuovo schema di regolamento, pertanto, si è provveduto ad accentrare in capo al Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria la gestione del personale civile di tutto il Ministero ed in capo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la gestione del personale di polizia penitenziaria.

Poiché il modello organizzativo prospettato per il personale del Ministero della Giustizia a questo punto risulterebbe sensibilmente diverso da quello presentato lo scorso anno alle organizzazioni sindacali, si chiede ai sensi dell’art. 6 del CCNL del 16 febbraio 1999 l’informativa sul regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia che Ella intende presentare al Consiglio dei Ministri.

Distinti saluti.

I Coordinatori Nazionali FPCGIL

Nicoletta Grieco- Lina Lamonica- Gianfranco Macigno

DOG -DAP- DGM

COMUNICATO STAMPA I DV: GOVERNO SMEMBRA QUELLA MINORILE. ALFANO SI FERMI

Questo governo, oltre a fare a pezzi la giustizia, per plasmarla a misura del suo premier, sta procedendo anche alla distruzione di uno dei settori che rappresenta per il nostro paese motivo di orgoglio, quello della giustizia minorile. Così, in una nota, Federico Palomba (IdV), vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera, dopo la risposta del ministro Alfano ad una sua interrogazione in merito.

Il ministro Alfano ha detto una cosa gravissima - piega Palomba - ha confermato che sta procedendo allo smembramento del personale della giustizia minorile, per dissolverne le preziosissime risorse in altri settori dell' organizzazione giudiziaria e nell?amministrazione penitenziaria.
Ciò significa - aggiunge Palomba - che si disperderanno professionalità di quello che è il fiore all'occhiello del settore della giustizia, si disgregherà una struttura di grandissima efficienza che si distingue per l'altissimo livello di qualificazione.
Il tutto, senza realizzare un solo euro di risparmio.
Il ministro Alfano - conclude Palomba - dà così prova di grande insensibilità e totale inaffidabilità, visto che solo poco tempo fa aveva assicurato che non avrebbe mai consentito che la giustizia minorile venisse smembrata. Questa rappresenta l?ennesima indecenza da parte di un governo che a tutto pensa tranne che agli interessi della società, perché, con lo smembramento di questo settore, si andrà anche a compromettere il recupero dei minori. Si fermi finché è in tempo: la giustizia minorile è tutt?altro che una giustizia minore.

Riorganizzazione della giustizia minorile

RISPOSTA ALL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI PALOMBA SULLA GIUSTIZIAMINORILE

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Mercoledì 6 ottobre 2010. - Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia
Giacomo Caliendo.
La seduta comincia alle 15.50.
> Giulia BONGIORNO, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.
> 5-03528 Palomba: Sulla riorganizzazione della giustizia minorile.
> Federico PALOMBA (IdV) rinuncia ad illustrare la propria interrogazione.
> Il sottosegretario Giacomo CALIENDO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).
> 5-03528 Palomba: Sulla riorganizzazione della giustizia minorile.

> TESTO DELLA RISPOSTA
In risposta all'On. Palomba, desidero in primo luogo premettere che lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia, predisposto sin dal 2008, è stato oggetto di alcune osservazioni da parte dei ministeri concertanti tali da comportare, di volta in volta la modifica del testo e delle numerose relazioni ad esso allegate, ai sensi della specifica normativa in materia. Si è reso poi necessario procedere all'aggiornamento di tutto il progetto di riorganizzazione del Ministero, dovendosi tenere conto delle innovazioni normative intervenute e dei provvedimenti predisposti dai diversi Dipartimenti del Dicastero per la riorganizzazione del personale non dirigenziale nell'ambito dei singoli comparti.
Ciò chiarito, è bene precisare che l'emanazione del regolamento in questione è divenuta indispensabile a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 240 del 2006 - che ha previsto il decentramento del Ministero della giustizia - nonché degli altri provvedimenti normativi che hanno imposto una completa riorganizzazione del Ministero e tagli di personale impiegato e della spesa. Va, peraltro, tenuto conto che l'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha, successivamente, proseguito la linea di razionalizzazione e riduzione degli organici nelle amministrazioni pubbliche intrapresa con la citata legge 296 del 2006. Senza volersi addentrare nella complessa specificità della normativa, e senza con ciò voler sminuire il fondamentale apporto fornito dalle specifiche professionalità menzionate dagli interroganti, appare in ogni caso chiaro ed evidente come la disciplina citata abbia previsto, tuttavia, la necessità di unificare il più possibile le funzioni svolte all'interno delle pubbliche amministrazioni, al fine di concentrare l'esercizio delle funzioni istituzionali imponendo, nel contempo, riduzioni di personale.
Nell'ambito del nuovo schema di regolamento, pertanto, si è provveduto ad accentrare in capo al Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria la gestione del personale civile di tutto il Ministero ed in capo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la gestione del personale di polizia penitenziaria.
Si è proceduto analogamente anche con riferimento alla gestione dei beni e servizi, accentrata nell'ambito del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria.
Il quadro sin qui delineato deve poi essere coordinato, in ogni caso, con il decentramento del Ministero della giustizia, anch'esso attuato nell'ambito del nuovo schema di riorganizzazione. Va tenuto conto, infatti, che il riparto di competenze tra amministrazione centrale e direzioni regionali previsto dal decreto legislativo n. 240 del 2006, importa necessariamente che la materia della gestione del personale, nonché quella dei beni e servizi dell'Amministrazione sia gestita in parte a livello centrale ed in parte a livello decentrato.
Sulla base di tali principi, previsti dalle disposizioni normative citate, nell'ambito del nuovo decreto di riorganizzazione, il Dipartimento della giustizia minorile non potrà mantenere la Direzione generale del personale e quella dei beni e servizi e sarà composto da due Direzioni generali, rispettivamente competenti per l'attuazione dei provvedimenti giudiziari e per le attività internazionali.
Ciò premesso il Ministro compierà ogni sforzo per salvaguardare la specificità del Dipartimento della Giustizia Minorile che rimane cardine centrale dell'azione di questo Ministero. Le modalità per la salvaguardia di tale specificità sarà oggetto di prossime iniziative istituzionali.
> Federico PALOMBA (IdV), replicando, si dichiara totalmente insoddisfatto della risposta ed esprime profonda delusione per l'insensibilità dimostrata dal Governo e, in particolare, dal Ministro Alfano, nel trattare la questione della giustizia minorile. Ricorda come la giustizia minorile italiana costituisca un sistema di assoluta eccellenza, preso ad esempio da molti altri Paesi.
> Sottolinea altresì l'inaffidabilità del Ministro della Giustizia, che nel dicembre 2008 aveva assicurato che la giustizia minorile non sarebbe stata smembrata e dissezionata, ma anzi valorizzata. Precisa, infine, che nel dichiararsi completamente insoddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo, si fa latore della forte e generalizzata delusione di tutti gli operatori del settore.
> Preannuncia quindi iniziative normative del proprio gruppo parlamentare e di mobilitazione degli operatori del settore, per manifestare la ferma opposizione allo scempio che si sta perpetrando a danno della giustizia minorile.

giovedì 14 ottobre 2010

Sindacato Autonomo Giustizia- Personale civile DAP e DGM: tutti al DOG ?

“ Schema di D.P.R. di riorganizzazione del Ministero della Giustizia “- Personale civile DAP e DGM: tutti al DOG ?
Apprendiamo con sconcerto, da fonti ufficiose, che le recenti modifiche allo schema di decreto del Presidente della Repubblica, recante il nuovo regolamento di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, da emanarsi a norma di legge, prevederebbero l’accentramento in capo al Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria la gestione del personale civile di tutto il Ministero, ed in capo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria la gestione del solo personale di polizia penitenziaria.
Se ciò venisse confermato le conseguenze per il personale civile penitenziario, per adulti e minori, sono, purtroppo, facilmente immaginabili.
Trasmettiamo la richiesta di convocazione ‘ urgente ‘ inviata dal Segretario Generale Confsal-Unsa al Ministro Alfano, e comunichiamo a tutto il personale civile che questa O.S. è pronta ad attuare ogni iniziativa sindacale utile a scongiurare tale sventurata ipotesi.
Roma, 12 Ottobre 2010.

giovedì 7 ottobre 2010

Indegne di essere madri Donna Moderna, 2 ottobre 2010 Torna d’attualità il caso della neonata tolta alla madre a Trento che offre al settimanale Don

Donna Moderna, 2 ottobre 2010

Torna d’attualità il caso della neonata tolta alla madre a Trento che offre al settimanale Donna Moderna l’occasione per un approfondimento.
Con un intervento della Presidente dell’Ordine Franca Dente.

Scarica l’articolo completo.

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Allarme rosso per gli assistenti sociali

Il Sole 24 Ore, 1 ottobre 2010

Dopo l’approvazione della legge finanziaria per il 2011-2012, si alza la voce degli assistenti sociali che lamentano gli effetti della scure del governo.

Scarica l’articolo dal link sottostante.

Allegato:

allegato SOLE24ORE_1ott10.pdf

Lo Stato Italilano si tira indietro nell’anno della lotta all’esclusioone sociale

Mondoprofessionisti, 24 settembre 2010

"Proprio nell’anno europeo di lotta all’esclusione sociale dove per coesione sociale si intende la capacità di promuovere benessere a tutti in condivisa corresponsabilità, lo Stato in maniera esplicita si tira indietro" - così Franca Dente, Presidente dell’Ordine Nazionale degli Assistenti sociali, nel corso del suo ampio intervento al Convegno AIDOSS che si é tenuto la scorsa settimana presso l’Università Roma Tre "Servizio sociale: il progetto formativo del prossimo decennio ".

L’articolo è disponibile dal link sottostante.

Allegato:

allegato Mondoprofessionisti_24set10.pdf