L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

lunedì 27 aprile 2009

Pavia: all'Uepe mancano gli assistenti sociali interviene il Prap

La Provincia Pavese, 26 aprile 2009

Dopo l’allarme lanciato dalla Cgil sulla mancanza di personale nell’Uepe di Pavia, l’Ufficio esecuzione penale esterna (gli ex Centri di servizio sociale per adulti), arrivano le prime risposte. Il provveditore regionale dei carceri della Lombardia, Luigi Pagano, ha scritto una lettera al Ministero della Giustizia e al sindacato. Si unisce alle difficoltà degli assistenti sociali che a Pavia lavorano in 6 sui 21 previsti in organico, ma che coprono tutti i comuni della provincia più 22 del milanese.

"Si deve anche richiamare l’attenzione sull’aumento del carico di lavoro - scrive Luigi Pagano - infatti dopo una flessione conseguente l’indulto, sono sensibilmente aumentate le misure alternative: gli affidamenti seguiti sono passati da 66 nel 2007 a 132 nel 2008, e le detenzioni domiciliari sono passate da 29 a 45". Pagani si è detto pronto a incontrare il sindacato.

"In ambito regionale non è possibile sopperire alle carenze registrate nell’Uepe di Pavia attingendo a risorse regionali - spiega - perché tutti gli Uepe della Regione registrano uno scostamento del 40% rispetto agli organici previsti". Una possibilità potrebbe esserci: ricorrere alle graduatorie di mobilità. "È stata fatta una graduatoria nazionale di mobilità da altri enti, come Asl e Comune - spiega Massimiliano Preti, Cgil - Qui ci sono in giacenza 3-4 domande di assistenti sociali". Potrebbero essere un primo aiuto.

venerdì 24 aprile 2009

COMUNICATO FP CGIL LOMBARDIA


PENITENZIARI: LE SOLITE AMNESIE DEL DOTTOR IONTA.

Siamo stati invitati, mercoledì 22 aprile, all’iniziativa pubblica in occasione del conferimento della Cittadinanza onoraria milanese alla Polizia Penitenziaria da parte del Sindaco di Milano Letizia Moratti. Fra gli invitati il Capo del DAP Presidente Franco Ionta.
Le aspettative della FP-CGIL, ed in particolare del coordinamento regionale penitenziario, non erano alte, così come immaginiamo non lo fossero quelle delle altre sigle sindacali, soprattutto dopo l’esperienza della precedente visita del Dott. Ionta lo scorso autunno.
Però ci aspettavamo almeno qualche intervento urgente ed indispensabile per far fronte all’insostenibile sovraffollamento, interventi come lo spostamento di detenuti (uno, dieci o cento non importava, è fondamentale cominciare): invece nulla.
Si continua, invece, a pensare di costruire semplicemente nuovi plessi o ampliarne altri, di estendere le attività territoriali senza supportare tali interventi con adeguate integrazioni del personale attuale che è già oltre al limite delle proprie forze.
Credevamo quindi nell’assegnazione in numero congruo, di altre necessarie unità di agenti di Polizia penitenziaria, di operatori ministeriali che da tempo attendiamo: invece nulla.
Speravamo almeno in una risposta concreta, che garantisse la giusta retribuzione dello straordinario in modo uniforme: invece nulla.
E che dire degli operatori ministeriali: Direttori, educatori, assistenti sociali, contabili, operatori amministrativi, da sempre attentamente evitati nei discorsi del Capo
Dipartimento e, in questa occasione, relegati in seconda fila come tristi comparse di un tempo passato, superate dall’idea di un’amministrazione diversa, militarizzata e senza troppe contraddizioni, con, eventualmente, ruoli tecnici che rispondano ad esigenze di sicurezza, anzi dell’” immagine” della sicurezza.
Insomma, nessuna parola per chi, in questo momento, in questa Regione, in tutti gli Istituti Penitenziari e Uffici dell’Esecuzione Penale sta svolgendo un lavoro enorme, con uno spirito di sacrificio non comune, che ha sempre seguito indicazioni e direttive (le famose “circolari”) cercando di superare anche le contraddizioni di un sistema sdoppiato fra l’esigenza di sicurezza oggi enfatizzata sui mezzi di propaganda e quella rieducativa (peraltro garantita dalla nostra Costituzione repubblicana), spesso subordinata e sacrificata a necessità di gestione delle persone: sarebbero da lode e da encomio, per tutti gli sforzi che quotidianamente fanno, ma il Capo del DAP coi suoi silenzi e la sua stantia retorica da cerimonia ha confermato che le speranze di cambiamento tali resteranno: speranze.
I Poliziotti avranno sempre rapporti informativi di fine anno abbassati per qualsiasi ragione; dovranno sempre rispondere disciplinarmente perché a nessuno interessa se i detenuti che si devono controllare sono 5, 50 oppure 150.
Dovranno fare sempre straordinario pagato diversamente nelle varie sedi della regione; avranno sempre meno garanzie sui diritti contrattualmente previsti, ma sempre carichi di lavoro in aumento: il tutto con molti ringraziamenti.
Gli altri? Non esistono, non interessano, non sono oggetto né di progetti né di riconoscimenti, neppure dettati dal buon senso di chi dovrebbe garantire un’equilibrata gestione del servizio della giustizia, nella sua fase più delicata, quella della gestione di persone che si spera di ricondurre alla legalità con un lavoro quotidiano che è integrato fra operatori ministeriali e della sicurezza. Dovrebbero dunque proseguire ad anticipare i soldi per effettuare gli spostamenti di servizio, sottoporsi a missioni selvagge, che si definiscono necessarie per coprire i buchi di un’amministrazione da anni mal gestita dal massimo vertice, subordinandosi a logiche spesso improprie per i ruoli rivestiti.
Silenzio e rimozione dei problemi, che presto verranno nascosti, nei sogni del Capo del DAP, da divise, penalizzando e frustrando così tutte le professionalità, di ambo i Contratti.
Una certa gestione illuminata del sistema penitenziario aveva iniziato a sostenere, non molto tempo fa, ma oggi sembrano secoli, che dall’integrazione, dal lavoro congiunto nasce la sintesi del percorso penitenziario, che non è mai automatico o retaggio di una sola parte, come alcuni interventi orientati a nostro parere al “divide et impera” mascherato da uniformità, oggi vorrebbero far credere.
E allora, se ogni volta gli operatori penitenziari attendono la venuta del Capo del DAP per sentirsi dire questo, o non sentirsi dire nulla, come fantasmi di un lavoro risocializzante che la Costituzione e l’Ordinamento Penitenziario affidano loro, allora possono anche smettere di prenderlo in seria considerazione, riservando il proprio tempo a perseguire quegli obiettivi di lavoro unificante e di continua denuncia dei problemi a tutte le utenze, fuori e dentro il mondo carcerario come la FP-CGIL ha fatto, fa e continuerà a fare nella costante difesa del ruolo pubblico di tutela delle libertà e dei principi democratici
Milano, 23 aprile 2009
Il Segretario FP CGIL Lombardia La Coordinatrice FP CGIL Lombardia
Resp. Comparto Ministeri Resp. Comparto Ministeri
A. De Col Barbara Campagna
Il Coord. Regionale Fp Cgil
Polizia Penitenziaria
C. Lo Presti

cgil: comunicato sindacale

Roma, 23.04.2009
Prot.n. CM 106/09
Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta

Al Vice Capo del DAP
Dr. E. di Somma

Al Direttore Generale del Personale
Dr. M. De Pascalis
e, per conoscenza
All’Ufficio per le Relazioni Sindacali
Dssa P. Conte

Eg Presidente,

da qualche giorno negli Uffici centrali e periferici dell’amministrazione è in corso una petizione tra il personale del comparto ministeri promossa dall’O.S. INTESA finalizzata ad avanzare e sostenere una proposta riguardante il passaggio di questo personale dal comparto ministeri a quello della sicurezza, adducendo che la stessa è avallata dalla amministrazione ovvero dal Capo del DAP.
Non vogliamo soffermarci sulla questione riguardante la bontà o meno del passaggio, argomento rispetto al quale abbiamo già espresso ampiamente le nostre considerazioni, ma sul metodo, a nostro parere, assolutamente mistificatorio con il quale codesta O.S. sta in qualche modo “estorcendo” le firme di adesione ai lavoratori comunicando loro, in maniera più meno convincente, che l’amministrazione, nella Sua persona, condivide appieno il progetto.
Siamo d’altra parte coscienti dell’operazione strumentale che l’O.S. in questione sta da tempo portando avanti con l’intento di recuperare i consensi necessari alla propria rappresentatività , oggi assente, ma crediamo, anche, che vada data corretta informazione circa il presunto consenso assenso dell’amministrazione riguardo la finalità dell’operazione messa in atto, che desta un certo disorientamento tra i lavoratori.
Le chiediamo, pertanto, Presidente un Suo intervento mirato a dipanare la questione da dubbi e malintesi che pongono l’amministrazione ben lontano della buona prassi delle normali relazioni sindacali che risulta, alla luce di tale operazione, sostituita da un vero e proprio “inciucio” con l’O.S. in questione.
Riteniamo, infatti, che pur qualora rispondesse al vero l’argomentazione con la quale l’O.S. INTESA sostiene l’iniziativa intrapresa, sarebbe più conveniente, in termini di corrette relazioni sindacali, coinvolgere le OO.SS. rappresentative del comparto, le sole legittimate al tavolo delle trattative e con le quali avviare sulla tematica un eventuale confronto dialettico dal quale la Fp Cgil di certo non si esenterà .
Restiamo in attesa di riscontro e porgiamo cordiali saluti.



La coordinatrice nazionale
Penitenziari Ministeri
Lina Lamonica

mercoledì 22 aprile 2009

Giustizia: Sappe; nuova politica penale, più misure alternative

Il Velino, 22 aprile 2009

Sono in corso di svolgimento a Cattolica i lavori del ventesimo Consiglio nazionale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe, lavori patrocinati dalla provincia di Rimini. Un confronto, si legge in una nota, molto significativo ed importante - al quale partecipano i consiglieri nazionali e segretari regionali di tutta Italia - se si considera il pesante sovraffollamento carcerario (62mila i detenuti presenti, a fronte di una capienza regolamentare di 43mila posti) e le altrettante significative carenze di organico del corpo - circa 5mila unità -, condizioni che rendono particolarmente gravose e stressanti le condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria. Molti e significativi i messaggi pervenuti dalle alte cariche istituzionali per il consiglio nazionale del Sappe.

Nel telegramma pervenuto dal Quirinale, con il saluto cordiale del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si sottolinea che "il personale della Polizia penitenziaria è chiamato a salvaguardare con abnegazione, competenza e sempre accresciuta professionalità la sicurezza degli istituti, contribuendo contestualmente al percorso riabilitativo dei detenuti. Esso può dunque offrire un fondamentale supporto anche propositivo alla realizzazione di quel ripensamento del sistema sanzionatorio e di quella rimodulazione del sistema carcerario che tutti auspicano e che dovrà conciliare le esigenze della sicurezza con quelle della risocializzazione". Anche il presidente del Consiglio Berlusconi e quello del Senato Schifani hanno rivolto i migliori auguri per il consiglio del Sappe.

"L’attuale sovraffollamento delle carceri, ha dichiarato il segretario generale del Sappe Donato Capece, va a discapito delle condizioni detentive in linea con il dettato costituzionale previsto dal terzo comma dell’articolo 27 e delle condizioni lavorative delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria che lavorano nella prima linea delle sezioni detentive. Un Corpo in cui si registrano carenze di organico pari a oltre 5.500 unità".

"La questione generale del sovraffollamento penitenziario – prosegue - non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell’edilizia, come recentemente previsto nel decreto "milleproproghe" che ha individuato Commissario straordinario ad hoc l’attuale Capo dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta. A nostro avviso è necessario individuare risorse per prevedere nuove assunzioni nel Corpo e rimodulare il complessivo sistema sanzionario del Paese.

È necessaria, ha concluso Capece, una nuova politica della pena che, differenziando arrestati e condannati a seconda del tipo di reato commesso in una logica di riorganizzazione dei circuiti penitenziari, preveda una maggiore espansione dell’esecuzione penale esterna (ossia il sistema delle misure alternative, che può essere incentivata offrendo garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone sia dalla stessa collettività) e l’impiego della Polizia penitenziaria all’interno degli uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) con compiti di controllo".

lunedì 20 aprile 2009

CNOAS : Organizza il Sostegno Socio-Assistenziale per la Popolazione colpita dal Terremoto


COMUNICATO STAMPA
Gli Assistenti sociali abruzzesi mobilitati per i soccorsi agli sfollati.
Roma, 15 aprile 2009 - Gli Assistenti sociali delle province abruzzesi non danneggiate dal sisma sono già al lavoro, sia istituzionalmente, in quanto inseriti nei servizi sociali degli enti locali e nei servizi sociosanitari, che a titolo volontario, per prestare soccorso agli sfollati accolti nelle strutture alberghiere della costa. La sede dell’Ordine regionale a l’Aquila è inagibile e la stessa Presidente ha perso tutto. Ciononostante, gli Assistenti sociali abruzzesi, di concerto con il Dipartimento Protezione Civile regionale e le principali associazioni di volontari, si sono già organizzati per fornire il sostegno socio assistenziale e psico sociale a famiglie, minori e anziani.
Innumerevoli le dichiarazioni di disponibilità immediata pervenute all’Ordine dagli Assistenti sociali di tutte le regioni italiane, a seguito della nota di mobilitazione inviata al Commissario straordinario Bertolaso e al premier Berlusconi il giorno seguente il sisma. L’Ordine tuttavia, prevedendo purtroppo i tempi lunghi della ricostruzione, attende di organizzare task forces a scaglioni successivi di concerto col Dipartimento Protezione Civile, al fine di fornire la continuità assistenziale dovuta anche nelle fasi successive l’emergenza.
L’Ordine, che ha aderito alla raccolta fondi per la ricostruzione promossa dal Comitato Unitario Professioni, ha anche attivato un c/c bancario, con gestione diretta dell’Ordine Regionale Abruzzo, per consentire di indirizzare risorse alle necessità immediate e urgenti dei colleghi colpiti dal sisma:
IBAN IT 26 X 98327 40440 000000007000 Ordine Regionale Assistenti sociali Abruzzo.
Gli Assistenti sociali ci sono, come al solito, e ci saranno anche a riflettori
spenti.
Ufficio Stampa

sabato 18 aprile 2009

Pavia: Uepe in difficoltà; solo 7 assistenti sociali, invece di 21

di Marianna Bruschi

La Provincia Pavese, 13 aprile 2009


Chi si trova in carcere ha bisogno di assistenza. Deve essere seguito, per avere possibilità di reinserimento, quando sarà uscito. Ha bisogno di aiuto anche chi si trova agli arresti domiciliari, chi lavora di giorno e poi passa la notte in carcere. Di tutto questo si occupa il personale dell’Uepe, l’Ufficio esecuzione penale esterna, fino al 2005 conosciuti come Centri di servizio sociale per adulti. Ma tutto questo è anche in un momento di difficoltà.
"Per l’Uepe di Pavia - spiega Massimiliano Preti, della Cgil - sono previste 21 persone a fronte delle sette presenti, di cui una con funzioni di direttore reggente e capo area, due in regime di part-time. C’è una carenza di organico che nei prossimi mesi si andrà ad aggravare con l’astensione obbligatoria per maternità di un’assistente sociale".
Sette persone che lavorano su tutta la provincia di Pavia e su altri 22 Comuni del milanese che però sono di competenza dei tribunali di Pavia, Vigevano e Voghera. L’ufficio dipende dal dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. La sede a Pavia si trova in via Oberdan, ma il personale lavora negli istituti penitenziari di Pavia, Vigevano e Voghera.
Il lavoro degli assistenti sociali è importante perché ha lo scopo di favorire il reinserimento sociale di persone condannate. Collaborano con la Magistratura di sorveglianza, per cui effettuano indagini sociali per descrivere e valutare la persona e il contesto in cui vive, questa attività in particolare serve alla magistratura per prendere in considerazione misure alternative alla detenzione o pene sostitutive.
L’Uepe collabora anche con gli istituti penitenziari: verificano, per esempio, che chi si trova in semilibertà rispetti il lavoro che svolge all’esterno del carcere. E c’è un lavoro che è ancora più difficile. Gli assistenti sociali mantengono i contatti con le famiglie dei detenuti, con i loro comuni di residenza, li seguono e li aiutano in vista di un loro reinserimento. Tutte attività che in questo momento sono rese più difficili.
"C’è una condizione lavorativa che è ben lontana dall’auspicato benessere organizzativo - spiega ancora Massimiliano Preti - si avverte il conflitto tra il dovere e il volere operare secondo parametri di qualità e quello di non poter rispondere in modo adeguato al mandato istituzionale e professionale". Per questo il sindacato chiede "un intervento urgente", e sta pensando ad azioni di mobilitazione.

sabato 11 aprile 2009

venerdì 10 aprile 2009

Iniziative di solidarietà


L’Ordine Nazionale Assistenti Sociali ha aderito alla raccolta di fondi promossa dal Comitato Unitario delle Professioni in collaborazione con Italia Oggi, chiedendo ai propri iscritti di devolvere le offerte sul conto
corrente comune IBAN: IT21UO569603211000007575X13.
L'Ordine Assistenti Sociali della Campania si unisce alla solidarietà ed alla disponibilità espressa dall'Ordine Nazionale invitando i Colleghi della Campania a partecipare alla raccolta in favore delle popolazioni colpite.

mercoledì 8 aprile 2009

Decreto Sicurezza alla Camera

corriere della sera-8.4.2009
Il governo cede sulle ronde e va ko sui Cie La Lega: «Si poteva mettere la fiducia»
Accordo con l'opposizione: le ronde saranno inserite in un ddl. Poi esecutivo battuto sui centri di espulsione .
Doppio colpo di scena alla Camera sul decreto sicurezza. Dopo un accordo con l'opposizione, il governo ha stralciato dal testo la parte relativa alle ronde, (in cambio dell'impegno del centrosinistra di interrompere l'iostruzionismo) salvo poi essere battuto sull'articolo che riguarda i centri di identificazione e di espulsione degli immigrati. L'Assemblea di Montecitorio ha infatti approvato a scrutinio segreto gli emendamenti del Pd e dell'Udc al decreto che sopprimono di fatto l'articolo del testo sull'esecuzione dell'espulsione degli immigrati. La seduta a quel punto è stata interrotta. «Chiedo la sospensione, così non si può andare avanti», ha detto la leghista Carolina Lussana, relatrice del decreto.
INSORGE LA LEGA - Le molte assenze e 17 franchi tiratori dalle fila della maggioranza hanno portato il governo a soccombere alla Camera. Il voto in Aula ha fatto andare su tutte le furie la Lega. «Quello lì ha messo la fiducia su tutti i decreti che ha voluto e poi su questo ha preferito evitare» ha gridato un deputato leghista in Transatlantico (subito zittito da Andrea Gibelli) dopo la votazione. Ma la rabbia dei deputati del Carroccio è davvero evidente. «Almeno 20 persone del Pdl hanno votato contro l'opposizione. Non si tratta certo di casi isolati, ma di una scelta politica ben precisa», ha detto Marco Reguzzoni ai giornalisti. Non appena il governo è andato sotto sul decreto che conteneva la legalizzazione delle ronde, tutti i deputati leghisti sono usciti dall'Aula e hanno fatto capannello in Transatlantico parlottando tra di loro e accusando gli alleati di «tradimento». Ma la rabbia è evidente anche contro il governo, che ha deciso di non mettere la fiducia sul provvedimento che conteneva la legalizzazione delle ronde e che ora affronta la permanenza degli stranieri nei Cie e misure anti-stupro.
RONDE - La parte relativa alle ronde sarà inserita in un apposito disegno di legge. La decisione è arrivata dopo che lo strenuo ostruzionismo dell'opposizione avevano di fatto reso impossibile l'approvazione del decreto. Una scelta, quella dell'opposizione, che ha costretto all'interruzione delle votazioni e a pervenire ad un accordo che è stato raggiunto dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Sulle ronde fino all'ultimo minuto il governo aveva minacciato il ricorso all'ennesimo voto di fiducia. Una possibilità quest'ultima che era stata ventilata proprio dal ministro della Difesa Ignazio la Russa. «L’ostruzionismo dell’opposizione sul decreto sicurezza costringerà il governo a un voto di fiducia» aveva detto La Russa, intervenendo che a a Panorama del Giorno su Canale 5.
CIE - Quanto ai Centri di espulsione, l’emendamento soppressivo dell’articolo 5 del decreto sicurezza in Aula alla Camera è passato a scrutinio segreto con 232 voti a favore e 225 contrari. Dodici gli astenuti, di cui 10 dell’Italia dei Valori (su 22 presenti). Gli altri due sono Paolo Guzzanti e Americo Porfidia. Secondo i calcoli effettuati dagli uffici del Pd sui tabulati della votazione, sarebbero 17 i deputati del Pdl che hanno votato con l’opposizione per sopprimere la norma che prolungava fino a sei mesi la permanenza degli immigrati in attesa di espulsione nei Cie. Dai tabulati emerge anche che il gruppo del Pdl era quello in cui si registravano più assenze: la percentuale dei presenti era sotto il 70% (186 su 269 componenti). Alla proclamazione del risultato della votazione l'opposizione ha esultato. «È una vittoria del Parlamento e della sua serietà», ha detto Pier Ferdinando Casini.
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SODDISFAZIONE DELL'OPPOSIZIONE - Soddisfazione per lo stralcio della parte relativa alle ronde era stata espressa dall'opposizione. «Quando vince la ragionevolezza - ha commentato il capogruppo del Pd Antonello Soro - non vince nessuno, vinciamo tutti. Credo che sia stata accolta con favore da tutti la decisione del Governo di riportare nella corsia del disegno di legge il provvedimento riguardante le ronde. Per il resto, un decreto comprensivo di testi largamente condivisi nel corso della giornata avrà uno sviluppo più rapido e ci impegniamo a fare tutto il possibile» perchè possa essere approvato entro oggi.

Maroni: Su ronde scelta dolorosa ma responsabile

Sicurezza(Apcom) - Quella di spostare la norma che disciplina le ronde dalla conversione del decreto antistupri in discussione alla Camera al ddl sicurezza è stata una "scelta dolorosa ma responsabile". Lo ha detto il ministro degli Interni, Roberto Maroni, spiegando che in questo modo il provvedimento antistupri riuscirà a passare prima della scadenza del decreto, il 26 aprile. Attualmente, infatti, è in discussione alla Camera e deve ancora passare al Senato. "Domani - ha precisato il ministro - la Camera non sarà convocata e neanche la settimana prossima, per cui in pratica abbiamo dieci giorni in meno. I tempi sono strettissimi". A far maturare la decisione, ha spiegato Maroni, è stato l'ostruzionismo dell'opposizione: "Sapevo - ha spiegato - che ci sarebbe stata un'azione ostruzionistica e ieri sono stato presente in Aula per rendermi conto dell'atteggiamento della minoranza per capire se il provvedimento sarebbe potuto passare entro il 26 aprile. Ieri in serata mi sono convinto che non c'era possibilità. Ho incontrato il presidente del Consiglio Berlusconi e abbiamo esaminato il problema. Le possibilità erano due: porre la fiducia, ma sarebbe stata una forzatura, oppure spostare la norma nel ddl sicurezza. Non è stato un passo indietro - ha aggiunto - ma un passo 'laterale'". "Oggi pomeriggio - ha annunciato - ci sarà una nuova riunione dei Capigruppo, il capogruppo della Lega, Roberto Cota, chiederà che la norma venga immediatamente calendarizzata. E' utile - ha concluso - perché serve a regolamentare un fenomeno che oggi c'è ma non è regolato".

martedì 7 aprile 2009

Solidarietà per la Popolazione Colpita dal Sisma

L’Ordine Nazionale Assistenti Sociali organizza il sostegno socio-assistenziale per le popolazioni colpite dal sisma
Azioni di solidarietà per le popolazioni coinvolte dal sisma:organizzazione intervento socio-assistenziale e raccolta fondi
Stamani l’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali con una nota inviata al Commissario straordinario Bertolaso e per conoscenza al premier Berlusconi e al Ministro per l’interno Maroni, ha comunicato la disponibilità immediata della professione e dei colleghi delle regioni limitrofe Molise, Marche Lazio e delle altre province dell’Abruzzo ad intervenire, su richiesta della Protezione civile e da essa coordinata, nella zona colpita dal sisma per fornire assistenza mediante l’organizzazione di task forces pronte all’intervento. Contestualmente l’Ordine aderisce alla raccolta fondi promossa dal CUP, invitando i propri iscritti a convogliare le offerte per la ricostruzione sul conto corrente comune:IBAN: IT21U0569603211000007575X13.
Allegato:
Nota Bertolaso.pdf

venerdì 3 aprile 2009

LETTERA ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI SULLA RIORGANIZZAZIONE DEGLI UEPE

Roma, 10 marzo 2009
Prot. n. 624/2009
Alla Direzione Generale del
Personale e della Formazione

Alla Direzione Generale per
l’Esecuzione Penale Esterna

Alle Organizzazioni Sindacali
S.A.P.P.E.
Via Trionfale, 79/A
00136 ROMA
O.S.A.P.P.
Via della Pisana, 228
00163 ROMA
CISL - FPS/PP
Via Lancisi, 21
00161 ROMA
CGIL - FP/PP
Via Leopoldo Serra, 31
00186 ROMA
UIL – P.A./P.P.
Via Emilio Lepido, 46
00175 ROMA
Si.N.A.P.Pe.
Largo Luigi Daga, 2
00186 ROMA
F.S.A. C.N.P.P.
Via degli Arcelli, C.P. 18208
00192 ROMA
Si.A.L.P.Pe.
Via della Consolata, 43/a
00165 ROMA
S.I.A.P.P.E.
Via Belice, 13
00012 GUIDONIA (Roma)
U.S.P.P. (UGL FNPP CLPP LISIAP)
Via G. Mompiani, 77
00192 ROMA
CGIL F.P.
Via Leopoldo Serra, 31
00153 ROMA
CISL F.P.S.
Via Lancisi, 25
00161 ROMA
UIL - P.A.
Via Emilio Lepido, 46
00187 ROMA
CONFSAL - U.N.S.A.
Via della Trinità dei Pellegrini, 1
00186 ROMA
F.L.P.
Via Piave, 61
00187 ROMA
fax 06/42010628
FEDERAZIONE INTESA
Via B. Eustacio, 22
00192 ROMA
Via della Consolata, 43/a
00165 ROMA
R.D.B. - P.I.
Via dell’Aeroporto, 129
00175 ROMA
LORO SEDI

OGGETTO: Considerazioni del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali sullo schema di decreto regolamentare attuativo dell’art. 72 c. 1 della Legge 354/1975 così come modificato dall’art. 3 della legge 154/2009.
L'Ordine degli Assistenti Sociali, esaminato lo schema di decreto ministeriale che va a regolamentare l'organizzazione degli uffici di servizio sociale per l'esecuzione penale esterna, ritiene importante esprimere alcune considerazioni su aspetti del decreto che sembrano non sufficientemente esplicativi rispetto ad un futuro assetto organizzativo degli UEPE che si ponga l'obiettivo di meglio garantirne la funzionalità, nel rispetto del loro mandato istituzionale e del mandato professionale degli assistenti sociali che in questi sono inseriti.
Tali osservazioni sono formulate, con intento costruttivo, per contribuire all'incremento del livello qualitativo delle prestazioni professionali degli assistenti sociali degli UEPE, partendo e valorizzando il patrimonio di competenze che, nell'ambito dell'esecuzione penale, è stato maturato dal servizio sociale, sia nell'area penale esterna che all'interno degli istituti penitenziari, ambito nel quale determinante è stato lo specifico apporto professionale degli assistenti sociali, per l'implementazione dei principi cardine dell'ordinamento penitenziario, per la cui attuazione nel rispetto della dignità della persona in esecuzione pena, il legis latore nel 1975, non a caso, volle inserire figure sociali.
Per questo motivo, si ritiene utile evidenziare le seguenti osservazioni:
1. fra i riferimenti normativi, non si fa menzione del DPR 230/2000 (che ha novellato il D.P.R. 431/1976), contente principi importanti per l'organizzazione degli uffici e per l'espletamento del loro mandato istituzionale, coerenti con il mandato professionale degli assistenti sociali. Tali principi non possono non essere richiamati e confermati, soprattutto in considerazione del fatto che il forte richiamo alla normativa relativa al corpo di polizia penitenziaria, potrebbe ingenerare confusione circa la natura e le funzioni degli UEPE.
2. Art.2 “Uffici di esecuzione penale esterna nei provveditorati regionali”. Non si indica quali figure professionali faranno parte degli uffici di esecuzione penale esterna dei provveditorati regionali. Trattandosi di uffici di coordinamento e di programmazione delle politiche di esecuzione penale esterna degli UEPE locali, si deve certamente prevedere al loro interno la presenza di assistenti sociali e di dirigenti di servizio sociale.
3. art. 5 “Procedimenti tipizzati”. E' certamente positivo l'intento di garantire una maggiore qualità dell'intervento e, quindi, del servizio reso ai destinatari di tali interventi. Tuttavia, non si può non osservare che la formulazione dell'articolo appare eccessivamente sintetica e generica. Tale sinteticità, non può non suscitare la preoccupazione dell'Ordine, in quanto si vanno a trattare aspetti che sono strettamente connessi al procedimento metodologico del servizio sociale, e che rientrano nel bagaglio tecnico della professione, con i suoi necessari sviluppi logico-sequenziali, le aree di analisi e valutazione, gli strumenti professionali utilizzati e il necessario ambito di autonomia tecnico-professionale che ruota attorno a una propria e fondamentale cornice valoriale e deontologica.
4. Art. 6 “Procedimenti non tipizzati”. Si segnala anche per questo articolo un'eccessiva vaghezza, soprattutto per due aspetti che si ritengono sostanziali:
· il richiamo esclusivo a un provvedimento del Direttore generale, pur con il richiamo alle “esigenze di servizio”, non sembra garantire la necessaria attenzione alla realtà organizzativa e di contesto socio-politico-culturale dei diversi ambiti territoriali in cui gli UEPE sono inseriti;
· il mancato riferimento al fatto che l'ufficio svolge i compiti previsti dall'articolo 72 O.P., mediante personale di servizio sociale, non può che destare perplessità circa la futura configurazione degli UEPE.
5. Art.10 “Sezione di esecuzione penale”. Anche questo articolo suscita forte preoccupazione per il fatto che vi si elenchino delle funzioni proprie del mandato istituzionale degli UEPE, così come previsto con la legge 354/1975 e successive modifiche, e con il R.E. approvato con DPR. 230/2000, facendo come unico riferimento al servizio sociale quello della lettera b) del c. 1. Nei restanti otto punti, si elencano altrettante funzioni, genericamente attribuite ad una sezione di esecuzione penale, della quale non si individuano le figure professionali costituenti.
La terminologia usata, non lascia comprendere a chi si pensa di attribuire tali funzioni. In particolare non si può non prevedere, in un decreto ministeriale, quanto già stabilito dal vigente D.P.R. 230/2000, relativamente ai compiti del servizio sociale.
Nel comma 2 si prevede che le attività della sezione di esecuzione penale siano realizzate attraverso settori di zona a carattere multiprofessionale, senza dare alcuna indicazione rispetto alle professionalità a cui si fa riferimento, né si comprende se si vogliano introdurre modifiche a quanto stabilito dal succitato
Regolamento di Esecuzione, dove già si prevede la presenza, accanto agli assistenti sociali, degli esperti ex articolo 80.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali è disponibile a fornire ogni ulteriore chiarimento e ad attivare forme di collaborazione e di consultazione.
In attesa di riscontro, si porgono cordiali saluti.
La Presidente
Franca Dente

giovedì 2 aprile 2009

SATIRAINBLOG

PIANO CARCER-I Mai così tanti detenuti...........

2.04.2009 Manifesto
di Patrizio Gonnella
Erano 60.036 il 26 febbraio. Sono oggi 61.003. I detenuti aumentano a ritmi incontrollabili, insostenibili dall’attuale amministrazione penitenziaria. Negli ultimi due anni e mezzo la popolazione detenuta è cresciuta in maniera esponenziale. Venticinquemila nuovi detenuti in trenta mesi. Un record giustificabile solo se corrispondesse al vero uno dei tre seguenti assiomi: 1) è aumentata la criminalità; 2) è aumentato il contrasto da parte delle forze dell’ordine; 3) è aumentata la criminalizzazione. Posto che tutte le statistiche aggiornate confermano che il numero complessivo dei reati denunciati è in calo, posto che è rimasto sostanzialmente stabile il numero di nuovi ingressi dalla libertà indice di una ordinaria attività delle forze di polizia, è evidente che la crescita dei detenuti è dovuta, come direbbero i giuristi, al combinato disposto criminalizzante di tre leggi oramai andate a regime: la Bossi-fini sull’immigrazione, la Fini-Giovanardi sulle droghe, la ex Cirielli sulla recidiva; si iniziano ora a vedere i risultati in termini di repressione penale e carceraria. Sono leggi approvate una nel 2002 e le restanti due a cavallo tra il 2005 e il 2006. Visto che in Italia un processo penale dura in media tre-quattro anni, si spiega perché solo ora si subiscono gli effetti inflattivi di quelle tre leggi. Esse prevedono in sequenza: reclusione per lo straniero non comunitario che contravviene all’ordine di espulsione, pena aumentata se si è irregolari (questa è una novità dell’estate del 2008), equiparazione ai fini del trattamento penale del consumatore abituale di droghe leggere allo spacciatore di droghe pesanti, aumento delle pene per chi traffica sostanze stupefacenti, più pene e meno benefici per i pluri-recidivi. Quasi due detenuti su cinque sono dentro per motivi legati alla criminalizzazione dell’uso delle droghe. Per tutte queste ragioni accade che il sovraffollamento raggiunge cifre da capogiro. Il tasso di sovraffollamento supera il 190% in Emilia Romagna, la regione peggio messa d’Italia, il 160% in Veneto, il 153% in Lombardia, il 150% in Puglia. Nelle prigioni emiliane i posti letto regolamentari sono 2274 e i detenuti presenti oltre quattro mila e 300, quasi il doppio. Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alle tossicodipendenze, nonché autore dell’omonima infausta legge sulle droghe insieme a Gianfranco Fini, è di recente andato a visitare il carcere di Modena. Immaginiamo che sicuramente avrà visto come per terra, nelle celle, vi sono materassi e coperte, perché i letti non sono sufficienti. Allo stesso modo accade dappertutto in giro per l’Italia. A Bolzano i detenuti vivono in dieci in una cella dove faticano a muoversi; i termosifoni non funzionano, e Bolzano non è proprio un luogo dove in inverno fa caldo. A Bari, dove invece è sicuramente più caldo, l’estate prossima sarà molto dura visto che in una cella prevista per un detenuto (nove metri quadri) ce ne sono ben cinque. In Basilicata è stato chiesto di non inviare più detenuti da altre regioni avendo raggiunto il limite massimo di capienza tollerabile. Al carcere Marassi di Genova si arriva fino a sette persone in dodici metri quadri. I detenuti sono 700 rispetto ai 340 previsti. A Marassi i detenuti fanno i turni per stare in piedi, per frequentare le scuole ma anche per accedere agli impianti sportivi durante le ore d’aria. In Campania vi sono due mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Nel 2009 si sono registrati già tre suicidi. Il caso paradigmatico è costituito da Poggioreale con mille e duecento detenuti in più rispetto alla capienza globale di mille e quattrocento posti letto. Oramai è difficile stare anche in piedi. Così nel caos passa inosservata la morte nel carcere di Foggia di Leonardo Di Modugno, venticinquenne, impiccatosi nella sua cella. Contro il sovraffollamento protestano gli agenti di tutte le sigle sindacali, dall’Osapp alla Cgil. Un po’meno quelli del Sappe. Il più rappresentativo dei sindacati di polizia, che spesso stipula patti di ferro con i ministri di turno. Indimenticabile per ilarità quello con Oliviero Diliberto, laddove il poliziotto Donato Capece chiedeva a Cossutta di non uscire dal governo ai tempi della guerra in Kosovo perché non si poteva rischiare di perdere un ministro così bravo e così dalla parte della Polizia. Fu lui infatti, per noi questo è altresì indimenticabile, a cacciare da capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Sandro Margara, magistrato, gentiluomo, garantista.
In una situazione come quella attuale serve un controllo esterno, indipendente delle condizioni di detenzione. Vista la latitanza parlamentare noi abbiamo costituito il nostro difensore civico (difensorecivico@associazi
oneantigone.it). Si moltiplicano le segnalazioni, molte legate agli effetti negativi del sovraffollamento: trasferimenti coatti in luoghi lontani da casa, assenza di progetti educativi, riduzione al minimo dei rapporti con gli operatori. E poi la violenza. Quella istituzionale e quella individuale. Di fronte a tutto questo è minimalista, inutile e sbagliato puntare sull’edilizia penitenziaria come fanno il ministro Angelino Alfano e il nuovo capo del Dap, nonché commissario straordinario alla costruzione di nuove carceri, Franco Ionta. Minimalista perché non si affrontano i nodi profondi del sovraffollamento, ossia l’ipertrofia penale. Inutile perché per costruire un carcere ci vogliono un tempo così lungo e così tanti soldi che non si arriverà mai a risolvere il problema del sovraffollamento se contemporanemente continuano a crescere i detenuti. Sbagliato perché bisognerebbe puntare decisamente sulla depenalizzazione, sulla de-criminalizzazione e sulla de-carcerizzazione. Di fronte all’emergenza carceraria o a casi come quello del detenuto suicidatosi Velletri (nel solo mese di marzo ben dieci detenuti si sono tolti la vita), dentro per furto e in stato di depressione, va costruito un movimento di opinione che ci aiuti a fare resistenza all’ondata di follia repressiva. Facciamo un invito a intellettuali, uomini dello spettacolo, politici, giornalisti: andate in carcere e vedete cosa è oggi una galera e raccontatelo all’esterno. Scriveteci, noi saremo con voi.

mercoledì 1 aprile 2009

SAPPE: Riorganizzazione Uepe

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SCHEMA DI DECRETO REGOLAMENTARE ATTUATIVO DELL'ART. 72 COMMA1, LEGGE 25 LUGLIO 1975 N. 354 (ORGANIZZAZIONE UFFICI LOCALI DI ESECUZIONE PENALE ESTERNA)

Giustizia: interrogazione parlamentare riorganizzazione uepe

ATTO CAMERAINTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02675
Dati di presentazione dell'attoLegislatura:
16Seduta di annuncio: 154 del 27/03/2009
FirmatariPrimo firmatario: PALADINI GIOVANNI
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 27/03/2009
Destinatari Ministero
destinatario:MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 27/03/2009
Stato iter: IN CORSO
Atto CameraInterrogazione a risposta scritta
4-02675presentata daGIOVANNI PALADINI venerdì 27 marzo 2009, seduta n.154PALADINI. -
Al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che: con recente nota, il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali ha formulato alcune interessanti osservazioni in ordine allo schema di decreto regolamentare attuativo dell'articolo 72, comma 1, della Legge 354 del 1975, così come modificato dall'articolo 3 della Legge n. 154 del 2005; la problematica coinvolge direttamente anche il Corpo di Polizia Penitenziaria, il cui impiego nell'ambito dell'Ufficio per l'Esecuzione Penale Esterna è destinato ad ampliarsi, anche in considerazione della sperimentazione dei nuclei di verifica della Polizia Penitenziaria negli uffici locali; la questione è stata oggetto di specifica corrispondenza tra la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria e il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, che non ha però sollecitato determinazioni, tanto che l'ultima bozza di decreto risale al 22 novembre 2007; si ritiene che la discussione debba essere ripresa ed approfondita, in quanto vi sono alcuni profili (in particolare, l'impiego del personale del Corpo e la relativa forma di dipendenza, nonché i compiti operativi da attribuire) che devono essere necessariamente sottoposti al più presto all'esame delle Organizzazioni Sindacali rappresentative del Corpo di Polizia penitenziaria -: quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere rispetto alle citate problematiche e se non ritenga opportuno fissare con urgenza un incontro con le sigle sindacali della Polizia penitenziaria per avviare un'approfondita analisi finalizzata alla redazione, secondo parametri quanto più condivisi, dei decreti attuativi per il funzionamento dell'Ufficio per l'esecuzione penale esterna. (4-02675)