di Claudio Jampaglia
Liberazione, 8 novembre 2008
Ossessione sicurezza: il governo vara un disegno di legge che smantella lo stato di diritto. Su campi e luoghi di culto decidono i referendum. E Borghezio può organizzare i suoi manipoli.
Ronde legalizzate (e finanziabili dai Comuni) e referendum locali per autorizzare la costruzione di luoghi di culto altri dalle chiese cattoliche o di campi nomadi. Dopo la schedatura dei senza fissa dimora dell’altro ieri e il permesso di soggiorno a punti la Lega fa l’en plein sul Ddl sicurezza passato definitivamente in Commissione Giustizia al Senato.
Il voto in aula è previsto per martedì e stavolta il Pd sembrerebbe intenzionato ad una dura opposizione (lo promette Felice Casson, gli altri speriamo...). Ma comunque passerà. E quindi preparatevi, come dice la legge, a incontrare per strada la sera (o anche di giorno, perché no?) "guardie particolari giurate, nonché associazioni tra cittadini, con funzioni ausiliarie di sorveglianza dei luoghi pubblici" che "cooperano nello svolgimento dell’attività di presidio del territorio". Ronde. Regolamentate dai Comuni, che "segnalino a polizia locale e forze dell’ordine eventi che possano arrecare danno o disagio alla sicurezza urbana". Ronde "con funzioni ausiliarie di sorveglianza dei luoghi pubblici". Così dice la legge. Le armi non gliele hanno ancora date, ma se un cittadino avesse il porto d’armi che fa, si porta dietro il ferro?
Allora immaginatevi una bella ronda, magari capitanata dall’onorevole Borghezio, sotto casa. E sentitevi sicuri. Tanto sono "solo" contro gli altri. Come quei poveracci a cui un gruppo di camicie verdi bruciò delle baracche sotto il ponte Principessa Clotilde il 1° luglio del 2000 (Borghezio viene condannato nel 2002 a 8 mesi in primo grado, poi a 2 anni e 20 giorni, poi a una multa di 3mila euro in Cassazione).
Erano extracomunitari, senza fissa dimora, forse spacciatori. La gente perbene non deve avere paura di Borghezio e nemmeno delle ronde. Perché signora mia, non basta nemmeno l’esercito, bisognerà farsi giustizia da soli.
Chissà cosa diranno i poliziotti e i loro sindacati che tra pochi giorni dovranno trovarsi a fronteggiare oltre che i criminali, anche le ronde. Seguirle. Monitorarle. Evitare che facciano danni, che si mettano nei pericoli, che creino allarmi inutili da verificare continuamente. Un altro provvedimento boomerang? E chi se ne frega.
A furia di spararla grossa e allargare a dismisura i provvedimenti sulla sicurezza si fanno danni alla sicurezza vera e a chi deve gestirla. E poi avanti con l’odio. Col sospetto. Conoscere le strade del proprio quartiere, frequentarle, viverle, viene tramutato in "controllo ausiliario di polizia". Vi immaginate il vostro vicino di casa destrorso e rincoglionito (ce n’è sempre uno) che chiede "chi va là" ai vostri figli che rientrano la sera. E poi?
A furia di spararla grossa, però, si fanno anche buchi nell’acqua. È il caso del famoso reato di immigrazione clandestina. Su cui il governo è costretto a fare indietro tutta dopo averlo sbandierato ai quattro venti. Con un emendamento presentato all’ultimo minuto dal governo in Commissione (si vergognavano?) il Ddl sicurezza cambia così quella che doveva essere la sua norma fondamentale: lo straniero irregolare scoperto dalle forze dell’ordine dovrà pagare un’ammenda da 5 a 10mila euro.
Niente più arresto né processo per direttissima (e meno male, non solo per i migranti ma anche per le carceri, per i tribunali...). Si finisce con il verbale. Solo che difficilmente i migranti senza residenza, senza permesso, arriveranno col bancomat (come ironizza Casson). Quindi? Un verbale. Meglio così, lo ripetiamo. Dalla tragedia alla farsa. Ma siccome qualcosa devono pure dire di avere fatto. Allora via libera alle ronde.
Forza. Opponiamoci. Facciamo ricorsi. Le ronde puzzano di anticostituzionale lontano un miglio. C’è la possibilità che dovranno rimangiarsi anche quelle. Perché il punto è che non sanno quello che dicono. Non hanno la più pallida idea di cosa stanno toccando. Non c’è altra possibile spiegazione. Si vede chiaramente dal "censimento di polizia" per i senza fissa dimora che segue quello contestatissimo anche dall’Europa dei rom (diabolico perseverare).
Una norma stupida e inapplicabile che esisteva già (dal 1954). Come farà il Viminale a regolamentare, entro 180 giorni, un registro dei senzatetto? Sarà da ridere, per non piangere. Come spiega a Redattore Sociale Paolo Pezzana, presidente della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, "non volendo pensare che il Governo agisca per motivi diversi dalla tutela dei diritti, non possiamo che dedurre che tale registro sia anche il modo per concedere a qualunque persona senza dimora una prestigiosa residenza anagrafica in Piazza del Viminale 1, a Roma, dove forse magari un giorno potranno anche, in caso di bisogno, essere domiciliati o addirittura alloggiati i "clochard" del paese".
Una delle poche caratteristiche di massa dei senza fissa dimora è la mancanza di residenza anagrafica. La legge la imporrebbe a carico dei Comuni. Ma non ci riescono. Sopperiscono le organizzazioni sociali (dalla Caritas alle cooperative sociali) con "residenze amministrative" presso le loro sedi per questi "fantasmi burocratici" per poi accompagnarli a chiedere tessera sanitaria e accesso ai servizi. Sarà la polizia a farsi carico di tutto questo?