L'ARCHIVIO DI OLTREILCARCERE

Dal 2007 al 2014 sono stati pubblicati più di 1300 documenti che hanno trattato argomenti riferiti al Servizio Sociale della Giustizia, agli Uffici per l'Esecuzione Penale Esterna, al Sistema dell'Esecuzione Penale Esterna attraverso solidarietaasmilano.blocspot.com

sabato 29 dicembre 2007

SATIRAINBLOG


LIBERAZIONE

Il decreto discrimina, le vere emergenze sono altre
di Giuliano Pisapia (Presidente della Commissione per la riforma del Codice Penale)

29 dicembre 2007

Nelle fabbriche, nei cantieri, nei luoghi di lavoro continua la strage di vite spezzate dalla mancanza di quella sicurezza che lo Stato ha il dovere di garantire a tutti. Napoli brucia sommersa dall’immondizia, l’intero Paese è sconfitto da una Giustizia sempre più sull’orlo di un collasso che rischia di diventare irreversibile.
Sono più di due milioni e mezzo le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà: il 10% delle famiglie italiane non ha i soldi per mangiare e il 14,7% non ha la possibilità di curarsi. Il potere d’acquisto dei salari è in continua diminuzione, il costo della vita in inesorabile aumento. La precarietà è in vertiginoso, progressivo aumento.
In Palestina si continua a morire; le guerre e le violenze aumentano in tutto il mondo e, in Italia, aumentano le basi e le spese militari. In questa situazione, sempre più insostenibile, il Governo, nell’ultimo Consiglio dei Ministri dell’anno, invece di prendere gli indispensabili provvedimenti per porre freno ad una deriva senza approdo, approva nuovi incentivi per le imprese e approva un decreto legge sulla sicurezza (sic!), con norme che neppure il governo Berlusconi aveva osato proporre.
Un provvedimento ingiustificato, discriminatorio e incostituzionale, non solo per l’insussistenza di quei presupposti di "straordinaria necessità e urgenza" che possono giustificare la decretazione d’urgenza (art. 77 Cost.), ma anche perché in contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale che hanno ritenuto illegittima la reiterazione di decreti legge non convertiti. Se a ciò si aggiunge che, nel 2007 (in particolare negli ultimi 6 mesi), vi è stata una sensibile diminuzione dei reati (meno rapine, meno omicidi, meno incendi, meno scippi etc.), con un bilancio positivo che non ha precedenti, vi sono tutti i motivi per dire che la misura è colma.
Malgrado l’incontestabile fallimento del cd. pacchetto sicurezza del 2001; malgrado l’ingloriosa fine del cd. decreto "antirumeni" , si è perseverato nell’errore, di merito e di metodo, approvando un decreto che servirà affatto per contrastare la criminalità ma che avrà l’effetto, cercato e voluto da una parte del centrosinistra, di creare nuove difficoltà alla sinistra, proprio mentre sta faticosamente avanzando un importante, improcrastinabile e prezioso percorso unitario.
La sicurezza (nei luoghi di lavori, nelle città, nelle proprie abitazioni) è un bene non negoziabile e lo stato ha il dovere di proteggere i cittadini, ma un Governo di cui fa parte anche la sinistra non può fare proprie, appropriandosele dal centrodestra, norme inutili, ingiuste, pericolose e, in parte, criminogene.
Tanto più che - in un momento in cui, al nord, sta dilagando la politica xenofoba della Lega - sarebbe stato invece urgente intervenire, con poche, incisive e condivise, modifiche legislative in grado di dare una risposta alle esigenze, e alle richieste, di una giustizia equa, celere ed efficiente.
Come può, la sinistra, e chiunque crede nei valori della democrazia, accettare che sia punito con tre anni di reclusione, chi, pur non avendo commesso alcun reato, rientra, per lavorare e non per delinquere, nel nostro Paese, dopo esserne stato allontanato a seguito di un provvedimento amministrativo? Come è possibile dimenticare la dura, e vincente, battaglia, in Parlamento e nel Paese, contro una analoga proposta dal Governo Berlusconi?
Come può, la sinistra, accettare l’espulsione di chi lavora regolarmente, e vive onestamente, ma non è in grado di dimostrare di avere risorse economiche sufficienti", perché gli è impedita, dalla legge o dal datore di lavoro, la regolarizzazione della propria posizione?
Come è possibile far propria una norma, a dir poco incivile, che prevede non solo l’espulsione di una persona "sospetta, ma anche dei suoi familiari, con una sorta di responsabilità oggettiva che neppure il fascismo aveva previsto in caso di espulsione, di confino o di altre limitazioni della libertà personale?
Il tutto sarebbe giustificato, si legge nei comunicati stampa, dalla novità dell’espulsione immediata di cittadini comunitari ""sospettati" di terrorismo, e sarebbe stato accettato anche a seguito dell’impegno del governo di una corsia preferenziale per la modifica della Bossi-Fini.
Ebbene, l’espulsione preventiva dei "sospetti di terrorismo" altro non è che la proroga di una norma, approvata dal centrodestra nella scorsa legislatura, che, oggi come allora, è ben difficile non considerare criminogena. In presenza di una persona sulla quale gravano sospetti di terrorismo, lo Stato ha il dovere di fare tutti i controlli e gli accertamenti necessari: se è un terrorista non si può certo lasciarlo libero di andare all’estero a seminare odio e sangue. Se, invece, terrorista non è, allora l’espulsione sarebbe ingiusta, in quanto colpirebbe un innocente (e i suoi familiari), e pericolosa perche rischia di creare le condizioni per il suo ingresso in un circuito illegale, rendendolo facile preda della criminalità organizzata.
Per quanto concerne la garanzia di una corsia preferenziale per la modifica della legge sull’immigrazione, si può solo dire, pur comprendendo le difficoltà di chi ha un ruolo istituzionale, che nulla può giustificare storture costituzionali, politiche e giuridiche quali quelle contenute nel decreto legge approvato dal Governo.
Il decreto, oltre a tutto, è già operativo, mentre, è inutile nasconderselo, il disegno di legge avrà un percorso non agevole e non vi è certezza alcuna che sarà approvato senza modifiche peggiorative. Ora la parola passa al Parlamento, dove la sinistra dovrà liberarsi dalla morsa in cui non pochi, anche all’interno del centrosinistra, cercano di stringerla, con la speranza di stritolarla. Solo una sinistra, unita e plurale, potrà contrastare tale disegno e determinare quella svolta, politica e sociale, necessaria per il Paese e indispensabile, non solo per riconquistare il consenso perduto, ma anche per interloquire con i tanti che ancora intendono affrontare, e risolvere, le vere emergenze.

venerdì 28 dicembre 2007

COMUNICATO FP CGIL

Incontro al DAP su sperimentazione Pol. Pen. negli UEPE
Lo scorso 17 dicembre si è tenuto l'ennesimo confronto con l'Amministrazione sulla bozza di decreto interministeriale (Giustizia ed Interni ) che prevede la sperimentazione dell'inserimento della Polizia Penitenziaria con l'istituzione dei Nuclei di verifica e controllo. La Fp Cgil ha evidenziato il permanere delle perplessità già ampiamente rappresentate negli incontri precedenti, riferendosi in particolare alla collocazione logistica e funzionale dei nuclei presso gli UEPE e all'impatto negativo che questo comporterebbe sia in termini organizzativi sia in termini di risorse, e pertanto sull'opportunità di collocazione presso i PRAP o i Nuclei di traduzione e Piantonamento; alla necessità di escludere dalla sperimentazione la misura alternativa dell'affidamento in prova al Servizio sociale ribadendo le motivazioni gia ampiamente espresse, confermando che la sperimentazione, se di sperimentazione si tratta, debba prendere in considerazione solo misure come la detenzione domiciliare e la semilibertà. Infine si è ribadito la necessità dei criteri e degli indicatori necessari per la valutazione finale della sperimentazione a sostegno della scientificità ma anche a garanzia dell'imparzialità . Punti che risultano imprescindibili per questa O.S. e che non hanno trovato alcun riscontro nella predisposizione dell'ultima bozza di decreto che in maniera assolutamente demagogica, a parere della Fp Cgil, intende offrire un contributo al bisogno di sicurezza sul territorio. Si è evidenziato, a tal proposito, con determinazione che il livello di sicurezza nei cittadini non si innalza solo intervenendo sull'esecuzione penale esterna, ma va affrontato in una visione politica e culturale più ampia che, ad esempio, portasse a ridurre il numero dei detenuti nelle carceri, che dopo l'indulto risultano nuovamente sovraffollati. L'Amministrazione, pur tentando di definire in breve tempo la problematica, ha dovuto prendere atto della necessità di un ulteriore confronto della parte pubblica e ha rinviato l'incontro ad altra data. Non possiamo che essere contenti di tale decisione, auspicando che la riflessione vada nella direzione sperata, tenendo conto che diversamente saranno intraprese le dovute iniziative politiche e sindacali a sostegno della nostra posizione.
Il Coordinatore nazionale FP CGIL Settore Penitenziario Lina Lamonica
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL Polizia penitenziaria Francesco Quinti

martedì 25 dicembre 2007

LETTERA A BABBO NATALE


Caro Babbo Natale:
Dì la verità agli italiani sulle riforme mancate

Caro Babbo Natale,
quest’anno, per la giustizia, vorrei solo la verità. Non voglio più chiederti quello che ho chiesto per anni, assieme a tanti altri, avvocati, magistrati, intellettuali, perché so che non me lo puoi portare. Non mi puoi portare soldi, pare non ce ne siano, che pure servirebbero per far funzionare la baracca. Neppure ti chiedo la terzietà del giudice, quella vera, perché ormai è diventata un regalo fuori moda, non interessa neanche agli avvocati e quando la si nomina tutti a dire “uffa, ancora, e che fissazione!”.
Come se fosse una fissazione applicare la Costituzione. Non ti chiedo un codice penale nuovo, perché non sono mica stupido: sono sessant’anni che lo faccio ed è chiaro come il sole che non arriverà neanche in questa legislatura, con buona pace del mio amico Pisapia. Solo che stavolta non arriverà per motivi un po’ diversi dal passato. E’ troppo buono Pisapia, non gli piace l’ergastolo, come non piaceva a tanti nel mondo del diritto, fino a qualche tempo fa. Solo che oggi l’ergastolo va di moda perché abbiamo il problema della sicurezza e non si può eliminare quel “fine pena: mai” che rassicura il popolo. Come si fa a fare la faccia intelligente in tempi in cui quella feroce è diventata un must? Come si fa a spiegare che una pena senza speranza è una pena senza senso?
E’ troppo buono Pisapia e anche anacronistico:lavora senza proclami, senza strologare ogni giorno in televisione, è troppo serio. Non va di moda neppure tra i suoi, altrimenti l’avrebbero fatto ministro di Giustizia al posto di quello attuale, che fa il contrario. Visto che ci sono neppure non ti chiederò di dare una ripulitina alle carceri, né di farle funzionare meglio. Che vuoi che ce ne freghi di queste cose, oggi trionfa la Zero Tolerance e la gente si è stufata dei detenuti. E’ vero o non è vero, come dice Calderoli, che le nostre galere sono Hotel di lusso? E allora che soffrano i detenuti e non si lamentino.
Perciò una cosa è sicura: quest’anno non ti chiederò neppure un cent per la Gozzini, stai tranquillo. Quella, la Gozzini, è diventata come quegli zii matti di cui in famiglia si parla sempre male, e quando arrivano gli ospiti si chiudono in camera per non farli vedere.Errori di gioventù a cui si imputano tutte le colpe quando le cose vanno male, senza stare a vedere se l’hanno fatto sul serio, se gli capita una volta o mille. Si rompe il televisore? Colpa dello zio che pasticcia col telecomando anche se lo usa solo la domenica.
Con la Gozzini è uguale: se cinquemila detenuti vanno in permesso e poi tornano nessuno se ne accorge, se uno di questi commette un reato è colpa della Gozzini che non funziona e la cosa finisce sui giornali. La Gozzini è l’unica legge italiana che si valuta ogni mille volte che la si applica, immancabilmente quella sbagliata, delle altre novecentonovantanove non interessa a nessuno.Già che ci sono ti dico anche che il 41 bis sta bene lì dov’è e quel giudice americano che l’ha definito una tortura si faccia gli affari suoi, pensi a Guantanamo, come gli hanno detto alcuni coraggiosi magistrati italici. Come se non si potesse dire che tutte e due le cose sono indegne di paesi civili.
Una cosa, per la verità, te la volevo chiedere, caro Babbo Natale, e riguardava Vespa, Mentana, Santoro & Co. Però poi ho pensato che tanto era inutile, che neppure tu ci puoi fare nulla. Avevo pensato che se, almeno per un po’, si fossero interessati di altre cose, senza erigere teatrini sui processi in corso, senza convocare quella compagnia di giro fatta di avvocati, magistrati e specialisti di varia umanità che conciona su tutto senza conoscere nulla -spesso dicendo bugie- l’idea pubblica della giustizia ne avrebbe guadagnato in credibilità. Poi ho pensato che ti avrebbero accusato di mettere il bavaglio all’informazione e magari avrebbero pure fatto recitare ad un attore il brogliaccio di una telefonata tra te e la Befana, una di quelle scandalose, scelte da qualcuno scartandone dieci precedenti e dieci successive che la spiegavano, così sputtanandoti per l’eternità. E allora ho pensato che era meglio di no.
In conclusione Ti chiedo una sola cosa: fammi la cortesia Babbo dì agli italiani la verità sulla ragionevole durata, digli quali sono i veri motivi dei rinvii dei processi, regalagli il lavoro che hanno fatto la Camera Penale di Roma e l’Eurispes, che dimostra come le garanzie non c’entrano nulla ed è tutta colpa della inefficienza burocratica.Racconta la verità sulla Gozzini, e pure sull’indulto, visto che ci sei. E rassicurali, donagli le statistiche del Ministero dell’Interno, quelle che dimostrano che non siamo il Far West, che omicidi e rapine sono in calo da quindici anni. Digli la verità Babbo Natale, ché la politica la nasconde.
Valerio Spigarelli ( avvocato)
da radiocarcere.it

lunedì 24 dicembre 2007

Dai Classici su Giustizia e Carcere di www.ristretti.it


Che cosa rende il potere tollerabile e cosa dovrebbe rendercelo intollerabile?
Perché gli attuali sistemi di governo, e quindi anche le democrazie, hanno potuto parlare di libertà solo quando hanno organizzato e messo in atto un sistema di sorveglianza, reclusione ed esclusione che non ha eguali nella storia? Perché le democrazie occidentali hanno potuto costruire il loro dominio coloniale ed economico parlando di “diritti umani”? In che modo si è evoluta la pratica del terrore carcerario che tutti i poteri utilizzano? Se i dittatori hanno almeno un viso o una maschera contro cui battersi, le società “liberali” invece occultano i meccanismi perversi che le governano : la volontà di reclusione e controllo che sottende le nostre società è infinitamente più pericolosa della repressione proclamata. Com’è stato possibile?

Su queste domande e su molte altre si è interrogata la ricerca di un pensatore non comune. Michel Foucault, storico, filosofo ed epistemologo francese, ha cercato di mostrare il volto impresentabile dei sistemi di dominio culturale e politico – il potere-sapere – dell’Occidente.

domenica 23 dicembre 2007

SIDIPE

Per rilanciare insieme la Questione Penitenziaria
Una collega, qualche giorno fa, si sfogava e mi scriveva: "Caro Enrico, so benissimo che quello che dirò non è niente di nuovo e che con te sfondo un porta aperta. Sono molto preoccupata; continuano a pervenire dall’amministrazione disposizioni che tendono ad escluderci. È sempre più evidente la volontà dell’Amministrazione di escluderci, sbilanciando eccessivamente gli equilibri degli istituti verso la diretta ed autonoma gestione del settore sicurezza. È un’ottica pericolosissima. È molto preoccupante; si tratta di indirizzi e scelte che farebbero impallidire le più severe dittature… (è il colmo!!!). Neanche la più "radicale" dittatura di destra avrebbe partorito queste mostruosità. Un abbraccio, S…".
Ho ringraziato la collega, ricordando che le dittature non sono solo di destra, le dittature sono semplicemente delle dittature… ma fatta questa precisione, non possiamo non constatare come l’amm.ne appaia incapace di riprendere la china, anzi continui a precipitare avvolgendosi in se stessa, sottolineare come si respiri un’atmosfera preoccupante, d’imbarbarimento e di rinuncia insieme: valori condivisi che proiettavano e rendevano diversa la funzione penitenziaria rispetto a quelle che tradizionalmente trattano le questioni della sicurezza, attribuendo alla stessa anche aspirazioni di carattere sociale, annichiliscono e retrocedono di fronte ad istanze nervose e confuse di una "sicurezza" della quale non si scorgono i contenuti ed i confini.
Di colpo sembra che lavorare in carcere sia percepito per tanti come cosa degradante, un mondo dal quale fuggire, che differenzia, ed in negativo, quanti, operatori penitenziari, sia appartenenti al Corpo che ai ruoli amministrativi, ostinatamente continuino a credere nella funzione sociale penitenziaria.
Se, da una parte, talune categorie asseriscono il principio contrattuale di un "tutto e subito", di non si sa ancora cos’altro, le rimanenti sembrano guardare senza apparente interesse ciò che sta accadendo, oramai rinunciatarie e demotivate (d’altronde la busta paga non entusiasma gli animi…).
Termini come rieducazione, trattamento, finalità educativa della pena, sembrano rimpicciolirsi per dare spazio a compiti "altri", compiti che seppure possono in linea di principio interessare pure la nostra amministrazione, ma che a guardar bene "distraggono" il nostro personale dai compiti dominanti.
La polizia penitenziaria, già in affanno nelle carceri, viene ulteriormente polverizzata tra palazzi di giustizia, notifiche di atti, attività di tutela e scorta, nel mantenimento dell’ordine e della sicurezza finanche nei bar aziendali dell’amm.ne, distaccata in istituti già tronfi di personale, e poi toccherà agli Uepe, ai servizi di polizia stradale e così via…
Gli educatori (in realtà, sul campo, per davvero direttori di area pedagogica…) sono divenuti merce rara: essi si rinvengono copiosi solo nelle circolari "impossibili" o vengono concentrati in alcune realtà territoriali fortunate…
Nel mentre, il numero dei detenuti sale vertiginosamente, così la temperatura delle carceri, ed irrefrenabile risulta essere la conta dei suicidi che sembra contagiare non soltanto le persone detenute, interessando finanche gli stessi operatori penitenziari.
L’assenza di un progetto politico che guardi le carceri ed i temi della carcerazione risulta di tutta evidenza: solo inutili formule e frasi fatte e scontate ormai sentiamo palleggiare nei dibattiti che trattano il tema.
La macchina si è fermata, anzi arretra e pare che la cosa più importante siano le funzioni di polizia stradale del Corpo o l’ulteriore tentativo di trasformare il Dap in un contenitore ancora più burocratizzato, incapace di risolvere i problemi anche i più modesti, per non parlare di quelli più complessi, quali la pressoché totale scopertura di molti istituti nei confronti dell’effettiva attuazione del Dlgs. 626 e ss.
Gli ostacoli vengono aggirati piuttosto che affrontati e risolti: in questo contesto assistiamo a tentativi reiterati di movimentazione forzata di personale dirigente periferico senza che vi sia un sistema di regole condiviso, al levo irriguardoso di funzionari che aspiravano, giustamente, ad un ruolo speciale dirigenziale ad esaurimento, dopo avere con successo, e in taluni casi per anni, retto egregiamente degli uffici Uepe.
Nel frattempo, preoccupati, attendiamo l’annunciato passaggio al sistema sanitario nazionale di quelle funzioni che, finora, seppure con grandi assunzioni di responsabilità, siamo riusciti a garantire nella generalità degli istituti ed è ovvio che noi si chieda: dopo come sarà? Sapranno i Sert garantire gli stessi livelli di assistenza che noi assicuriamo ogni giorno, domeniche e festivi compresi, notte e giorno, natale o pasqua che sia, ai detenuti tossicodipendenti? Sapranno i Dipartimenti di Salute mentale assicurare l’assistenza costante, quantomeno quella farmacologia, ai numerosi soggetti problematici che oggi affollano molti istituti? Riusciranno a garantire le presenze corrispondenti di infermieri professionali così come oggi noi facciamo utilizzando il personale convenzionato?
Carceri nuove non se ne vedono (altro che "Project financing" proposto dal Sidipe…), quelle esistenti richiedono costanti flussi economici per affrontare l’ordinarietà ed il personale tutto appare sempre più deluso… In questo contesto il Sidipe porta avanti le sue rivendicazioni, rivendicazioni ovvie, semplici: contratto e regole, contratto e trasparenza, contratto ed imparzialità!
Siamo sicuri che, se sapremo muoverci insieme, se continueremo ad essere gruppo, riusciremo - seppure con fatica e con l’amarezza che deriva dal dover assicurare cose che invece dovrebbero essere anzitutto interesse della Parte Pubblica - a conseguire, ancora una volta, tutti gli obiettivi che ci siamo dati: Nessuno ci distoglierà, così come fu per la Meduri.
Entro il primo semestre del 2008 il Sidipe co-organizzerà un importante convegno internazionale incentrato sulla costituzione di una Carta Deontologica Europea degli operatori penitenziari, il convegno sarà anche l’occasione per fare il punto al nostro interno, compresa la possibile rivisitazione dell’attuale segreteria nazionale, entro gennaio vi sarà il prossimo direttivo, esteso ai referenti regionali: insomma non ci fermiamo. Nel frattempo continueremo a spronare l’amm.ne e le autorità politiche affinché si avviino le procedure che riguardano il nostro primo contratto di categoria. Stopperemo qualunque iniziativa finalizzata a ridimensionare la natura di diritto pubblico che riconosciamo come irrinunciabile per la nostra categoria e che, per il vero, auspicheremmo vedere riconosciuta anche alle altre categorie di operatori penitenziari non in uniforme.
Tutto questo e di più nel 2008, insieme con Voi, insieme agli iscritti del Sidipe - Aff. Cisl/Fps, insieme alla Cisl: Auguri, quindi, per un sereno Natale e per un 2008 fatto di cose concrete ma anche di ideali, di un ritorno a pensare il carcere, ed il sistema penitenziario comprensivo di quello dell’esecuzione penale esterna, in modo moderno, come lo era fino a qualche tempo fa.
Enrico Sbriglia
(Segretario Nazionale Sidipe)

sabato 22 dicembre 2007

Legge Finanziaria 2008

Disposizioni riguardanti il settore penitenziario
Articolo 1
Comma 346. Anche in deroga ai limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti e al fine di potenziare le attività di accertamento, ispettive e di contrasto alle frodi, di soccorso pubblico, di ispettorato e di controllo di altre amministrazioni statali, nonché al fine di ridurre gli oneri derivanti dall’applicazione della legge 24 marzo 2001, n. 89, a valere sulle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni dei commi da 345 a 357 nonché della presente legge, è autorizzata la spesa per assunzioni di personale, anche di qualifica dirigenziale:
a) ….
b) nell’amministrazione penitenziaria, per 1,5 milioni di euro per l’anno 2008, 5 milioni di euro per l’anno 2009 e 10 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2010.
Articolo 2 Comma 278. Al fine di fronteggiare l’emergenza penitenziaria con l’adeguamento infrastrutturale degli edifici esistenti, in via prioritaria, o la realizzazione di nuovi edifici, è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2008, di 20 milioni di euro per l’anno 2009 e di 30 milioni di euro per l’anno 2010 per l’avvio di un programma straordinario di edilizia penitenziaria, approvato con decreto interministeriale dal Ministro delle infrastrutture e dal Ministro della giustizia. Con il predetto decreto sono individuati gli interventi da realizzare in ciascun anno, avvalendosi dei competenti provveditorati interregionali alle opere pubbliche.
Comma 283. Al fine di dare completa attuazione al riordino della medicina penitenziaria di cui al decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, e successive modificazioni, comprensivo dell’assistenza sanitaria negli istituti penali minorili, nei centri di prima accoglienza, nelle comunità e negli ospedali psichiatrici giudiziari, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro della salute e del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con
il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definiti, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza previsti dalla legislazione vigente e delle risorse finanziarie di cui alla lettera c):
a) il trasferimento al Servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia, ivi comprese quelle concernenti il rimborso alle comunità terapeutiche delle spese sostenute per il mantenimento, la cura e l’assistenza medica dei detenuti di cui all’articolo 96, commi 6 e 6-bis, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, e per il collocamento nelle medesime comunità dei minorenni e dei giovani di cui all’articolo 24 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 272, disposto dall’autorità giudiziaria;
b) le modalità e le procedure, secondo le disposizioni vigenti in materia, previa concertazione con
le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale dei rapporti di lavoro in essere, anche sulla base della legislazione speciale vigente, relativi all’esercizio di funzioni sanitarie nell’ambito del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia, con contestuale riduzione delle dotazioni organiche dei predetti Dipartimenti in misura corrispondente alle unità di personale di ruolo trasferite al Servizio sanitario nazionale;
c) il trasferimento al Fondo sanitario nazionale per il successivo riparto tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano delle risorse finanziarie, valutate complessivamente in 157,8 milioni di euro per l’anno 2008, in 162,8 milioni di euro per l’anno 2009 e in 167,8 milioni di euro a decorrere dall’anno 2010, di cui quanto a 147,8 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008 a valere sullo stato di previsione del Ministero della giustizia e quanto a 10 milioni di euro per l’anno 2008, 15 milioni di euro per l’anno 2009 e 20 milioni di euro a decorrere dall’anno 2010 a valere sullo stato di previsione del Ministero della salute;
d) il trasferimento delle attrezzature, degli arredi e dei beni strumentali di proprietà del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia afferenti alle attività sanitarie;
e) i criteri per la ripartizione tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano delle
risorse finanziarie complessive, come individuate alla lettera c), destinate alla sanità penitenziaria.
Comma 284. Nelle more del definitivo trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni
sanitarie, del personale e delle risorse in materia di medicina penitenziaria, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia continuano a svolgere la funzione di uffici erogatori per quanto di rispettiva competenza e sono prorogati i rapporti di incarico, di collaborazione o convenzionali del personale sanitario addetto agli istituti di prevenzione e pena, non appartenente ai ruoli organici dell’amministrazione penitenziaria, in corso alla data del 28 settembre 2007.
Articolo 3 Comma 89. Per l’anno 2008, per le esigenze connesse alla tutela dell’ordine pubblico, alla prevenzione ed al contrasto del crimine, alla repressione delle frodi e delle violazioni degli obblighi fiscali ed alla tutela del patrimonio agroforestale, la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri, il Corpo della Guardia di finanza, il Corpo della polizia penitenziaria ed il Corpo forestale dello Stato sono autorizzati ad effettuare assunzioni in deroga alla normativa vigente entro un limite di spesa pari a 50 milioni di euro per l’anno 2008, a 120 milioni di euro per l’anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall’anno 2010. A tal fine è istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze un apposito fondo con uno stanziamento pari a 50 milioni di euro per l’anno 2008, a 120 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009 ed a 140 milioni di euro a decorrere dall’anno 2010. Alla ripartizione del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente della
Repubblica da emanare entro il 31 marzo 2008, secondo le modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni.
Comma 119. Al fine di fronteggiare le carenze di personale educativo all’interno degli istituti penitenziari, il Ministero della giustizia è autorizzato all’immissione in servizio fino ad un massimo di 22 unità di personale risultato idoneo in seguito allo svolgimento dei concorsi pubblici di educatore professionale di posizione economica C1, a tempo determinato, da destinare all’area penitenziaria della regione Piemonte. A tal fine, è autorizzata la spesa di 0,5 milioni di euro, a decorrere dal 2008, a favore del Ministero della giustizia che provvede all’immissione di detto personale nei ruoli di destinazione finale dell’amministrazione penitenziaria e al conseguente adeguamento delle competenze economiche del personale in servizio risultato vincitore ovvero idoneo nel concorso richiamato.
Stanziamenti autorizzati in relazione a disposizioni di legge la cui quantificazione annua è demandata alla Legge Finanziaria
a) Programmi finalizzati alla prevenzione e alla cura dell’Aids, al trattamento sociosanitario, al recupero e al successivo reinserimento dei tossicodipendenti detenuti (Cap. 1768): 4.798.000 euro per il 2008; 4.890.000 euro per il 2009; 4.890.000 euro per il 2010.
b) Edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile (Cap. 7020): 130.000.000 di euro per il 2008; 100.000.000 di euro per il 2009.

SPAZIO PENSIERI LIBERI: DIRETTORE AREA SICUREZZA

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venerdì 21 dicembre 2007

UIL- penitenziari


Nuclei verifica di Polizia Penitenziaria presso gli UEPE- presso il DAP si è tenuto l’incontro per il prosieguo della discussione relativa al decreto di sperimentazione dei nuclei di verifica presso gli UEPE.
La delegazione UIL presente nel richiamare i contenuti di cui alla nota n.4102 del 29/11/2007, prodotta in occasione della ricezione della bozza, ha ribadito la propria contrarietà all’impianto complessivo del decreto. Troppe le ingerenze e le inopportune commistioni tra le diverse figure professionali, le ambiguità e la confusione presente nelle attività da svolgere, così come nelle strutturazione del servizio.
Inaccettabile, inoltre, la previsione di porre il servizio alle dipendenze del Dirigente dell’UEPE e di prevedere esami e colloqui selettivi per l’assegnazione del personale di Polizia Penitenziaria nel servizio.
Il progetto che la UIL intende condividere non può prescindere dal mettere al centro dell’attenzione le prerogative di sicurezza che appartengono al Corpo e l’esigenza di sicurezza sociale che ne consegue, di prevedere l’estensione dei controlli a tutte le misure alternative, unica eccezione l’affidamento in prova al servizio sociale, e la collocazione dei nuclei all’esterno degli UEPE, magari alle dipendenze delle aree traduzioni presso i Provveditorati Regionali. Dopo l’intervento di tutte le OO.SS. l’Amministrazione si è riservata di valutare tutte le indicazioni ricevute e, quindi, di riconvocare un ulteriore momento di confronto.

martedì 18 dicembre 2007

Rdb - polizia penitenziarina negli UEPE - incontro 17 dicembre

Ancora sulla Polizia Penitenziaria negli Uepe
Dichiarazione a verbale
Questa O.S., a fronte dell’ennesima prepotenza perpetrata dal Dap, con la nuova proposta di D.M. per la cosiddetta “sperimentazione” negli Uepe della Polizia Penitenziaria ripropone il suo fermo “No” a che ciò avvenga e questo perché in questi mesi:
Con spirito di collaborazione tutte le O.S. hanno rappresentato varie istanze. Nessuna di esse è stata recepita, nemmeno quelle della polizia Penitenziaria che paradossalmente,pur trovandosi su fronti opposti per cultura sindacale vedevano d’accordo alcune sigle su ipotesi quali quella di collocare i nuclei all’esterno degli Uepe.

Nonostante gli autorevoli interventi di studiosi, magistrati, operatori del settore, dell’Ordine degli A.S., si è ancora una volta espropriato il Servizio Sociale e delle sue prerogative, previste dalla legge (art. 47 O.P.) che lo vede esclusivo gestore dell’Affidamento in prova al Servizio Sociale, ma soprattutto va rilevato che l’Uepe diventa nella sostanza un commissariato di Polizia, che si avvale anche dell’operatività degli Assistenti Sociali e che il Direttore dell’Ufficio Uepe diventa nella sostanza un funzionario di Polizia a tutti gli effetti.
Non si capisce perché debba essere un funzionario dell’area educativa a partecipare alla selezione del personale e non invece un assistente sociale.
Inutile continuare nella disamina del D.M., anche perché così come proposto non è emendabile, e soprattutto perché l’Amministrazione ha dimostrato chiaramente di non volere contributi .

Va ricordato che nei giorni 14 e 15 novembre è stato organizzato un convegno dove non sono state invitate alcune O.S. e - soprattutto che quelle coinvolte - lo sono state in quanto uditori.
Da tutti questi elementi si desume che all’Amministrazione quindi poco importa dell’avviso delle O.S.
Va tuttavia ribadito in questa sede che:
Si sta andando sempre più verso un carcere di polizia, dove si sovrappongono i rapporti di forza a quelli educativi e della persuasione. Ne abbiamo prova dall’aggressione alla collega di Volterra, ridotta al silenzio con la forza ad opera di un detenuto, in un carcere i cui scenari sono assolutamente inquietanti e comuni a molte altre situazioni, e che ben lungi dall’essere un caso isolato rischia di
ripetersi altrove perché in troppe situazioni l’operatore sociale è ridotto al silenzio.

Va doverosamente sottolineato che la vita a Volterra è continuata a svolgersi tranquillamente tanto che il giorno successivo si è fatta festa per presentare le poesie di un detenuto. Ohibò… anziché all’interno la direttrice ha spostato la festa all’esterno… ma sempre di festa inopportuna si è trattato.

In questo senso le scelte politiche dell’Amministrazione, che “soddisfano” solo le cosiddette esigenze della Polizia Penitenziaria non possono che preoccuparci. Ma sono veramente quelle espresse le “esigenze”, oppure prioritario è il compito che discende dal dettato costituzionale?
Ebbene tali scelte già operate evidenziano una regressione culturale e politica del sistema penitenziario rispetto agli obiettivi educativi sanciti dalla normativa
Esiste, ed è vera, reale, tangibile, ancor più con questo D.M., un volontà di espulsione dal carcere
degli Operatori Sociali. Resi innocui gli Educatori, gli Psicologi e quant’altri non funzionali ad una gestione esclusivamente securitaria dell’Istituzione, si passa all’attacco dell’Esecuzione Penale Esterna, coinvolgendo l’area della sicurezza in modo confuso e strumentale negli Uepe.
Si sta pensando ad un decreto che istituisca l’area della sicurezza ed i suoi vertici. Per le altre aree è bastata un circolare. Perchè questa differenza? Per cancellarle quando sarà venuto il momento?

Ma non basta, l’ultima circolare sulla gestione delle risorse umane negli Istituti continua a parlare genericamente di “educatori” ci si dimentica che esiste un’area della quale fanno anche parte i poliziotti, e che rappresenta un ben più complessa realtà di quella minimalista rappresentata. Ma
questo va nel solco dell’operato del Ministro che in occasione del Natale ha fatto gli auguri alla sola Polizia Penitenziaria.
In questo contesto peraltro affermando che si vuole fare una sperimentazione si cerca di gettare la cenere negli occhi, perché essa è voluta esclusivamente dai Dirigenti Uepe e dalla loro Direzione Generale.
Non si dirà mai che è andata male, neanche se il risultato sarà disastroso.
Avevamo chiesto che venisse presa in considerazione la necessità di considerare il lavoro di quanti operano in carcere “lavoro usurante” e l’Amministrazione ha fatto finta di non sentire… neanche dopo l’aggressione di Volterra. Significa proprio che nulla interessa di questo personale.
Stanti questi scenari avevamo chiesto la possibilità di passare ad altre Amministrazioni e anche qui lettera morta. C’è bisogno di altre dimostrazioni per affermare il totale disinteresse dell’Amministrazione nei confronti del personale del Comparto Ministeri?

Su queste scelte di politica penitenziaria non siamo d’accordo… trovateci altre collocazioni.
Roma, 17 dicembre 2007
Il Coordinamento RdB Penitenziari

lunedì 17 dicembre 2007

CONFSAL UNSA


“ D.M. SPERIMENTAZIONE POLIZIA PENITENZIARIA UFFICI E.P.E. ”
DICHIARAZIONE A VERBALE
La CONFSAL UNSA, in merito al presente D.M. sull’impiego negli UEPE della polizia penitenziaria, conferma purtroppo la piena insoddisfazione sia nel merito sia nella prassi adottata dall’Amministrazione.
Il disegno ‘trattamentale’ posto in essere dal Dipartimento, a colpi di DM, evidenzia la nostra tesi di un modalità di intervento verticistica, frammentaria e disomogenea rispetto a una materia costituzionalmente definita e tutelata, si aggiunge. La riprova è l’ulteriore proposta di D.M. istitutivo del Direttore Area Sicurezza che paventa ulteriori sovrapposizioni, punti di contrasto ed aspetti mal definiti.
Ci spiace constatare l’impeto di codesta Amministrazione a voler procedere senza prima trovare un momento di sintesi ampiamente condiviso.
Sul D.M. la CONFSAL UNSA ribadisce la propria contrarietà ad un progetto inopportuno e disfunzionale, per motivi del tutto evidenti che si ribadiscono nuovamente:
· improprio utilizzo di risorse a favore di “una esigenza di controllo” (oggi svolto da altre forze di polizia) rispetto ad un servizio, l’Ufficio di Servizio Sociale, da anni depauperato di risorse e personale;
· il cedimento ideologico e storico (la legge Gozzini è un esempio a tutt’oggi per altri paesi europei) dell’Amministrazione verso l’aumento di controllo tout court; funzione che viene scollegata dal processo trattamentale da cui discende;
· l’assenza di un ampio progetto inerente l’ambito trattamentale e l’inserimento sociale: la valenza educativa dell’esecuzione penale;
· inopportuno investimento su un progetto che non riveste carattere di priorità e non trova corrispondenza a livello analisi dei dati. Peraltro il controllo viene svolto dalle forze di polizia locali, che conoscono il territorio e le dinamiche ivi in essere, senza ulteriori costi;
· storno di personale di polizia penitenziaria dall’interno degli istituti, ove a breve il numero di ristretti corrisponderà alla situazione pre-indulto;
· aumento delle dinamiche di contrapposizione tra personale civile e personale di polizia penitenziaria, con un ennesimo sbilanciamento verso un intervento custodialistico;
· un totale dissenso verso lo strumento normativo utilizzato, il DM appunto, per di più non conforme alla vigente normativa di rango superiore.
In conclusione, la CONFSAL UNSA invita il Dipartimento a recedere dal porre in essere il D.M. in parola, avviando altresì un confronto sull’ Ordinamento Penitenziario che va novellato alla luce di un impianto centrato sul trattamento e sulla funzione rieducativa della pena.
Tale impostazione dovrebbe coinvolgere tutti gli attori sociali (Università, Privato sociale, Magistratura, OO.SS., etc) che, a bene vedere, rappresentano la società in senso lato.
Una diversa scelta dell’Amministrazione, di contro, non potrà che vederci impegnati con coerenza alla tutela del personale socio-trattamentale, in varie forme di manifestazioni, ma soprattutto riteniamo che sia un pensiero forte e nobile ad essere, oggi, messo in discussione inspiegabilmente.
Roma, 17 dicembre 2007. IL Segretario Nazionale (R. Martinelli)

Incontro al DAP su sperimentazione Pol. Pen. negli UEPE -
Oggi, 17 dicembre 2007, è ripreso il confronto con l’Amministrazione sulla bozza di decreto interministeriale (Giustizia e Interni) che prevede la sperimentazione - presso alcuni UEPE - dell’inserimento della Polizia Penitenziaria con l’istituzione dei Nuclei di verifica e controllo.
E' STATO NUOVAMENTE RINVIATO IL CONFRONTO, A DIMOSTRAZIONE CHE LE POSIZIONI DI CHI DICE NO ALLA POLIZIA PENITENZIARIA NEGLI UEPE SONO PIU' CHE FONDATE.

venerdì 14 dicembre 2007

FP CGIL LOMBARDIA SU SITUAZIONE AREE PEDAGOGICHE

Milano 14 dicembre 2007
oggetto: Educatori penitenziari ed operatività delle aree pedagogiche
Si rilevano sempre più frequentemente a livello regionale episodi riguardanti le aree pedagogiche, ed in particolare la professionalità dell'educatore, in cui si evidenzia l'attuale maggiore difficoltà di intervento nel contesto penitenziario.
Oltre all'annoso problema della carenza degli organici, mai risolto da interventi timidi e parziali, si registra uno svuotamento dei contenuti operativi delle aree pedagogiche in virtù di non meglio precisate "esigenze" di sicurezza spesso lasciate alla sola interpretazione del Dirigente o del nuovo Comandante di Reparto. In questo quadro le aree pedagogiche si sono posizionate a differenti livelli di operatività a secondo della loro capacità di integrarsi in contesti divenuti sempre più antitetici col mandato educativo, ma oggi è preoccupante l'ulteriore restringimento degli spazi operativi (contingentamentodo degli orari per i colloqui coi detenuti di tutti gli operatori del trattamento magari con l'eccezione di quelli religosi, delega ad altre figure professionali con estemporaneità di interventi presumibilmente educativi, forte compressione delle attività trattamentali), e l'estensione di rischio per gli operatori, sempre più pretesi come dispensatori di benefici.
Dunque, l'episodio di Volterra, con l'aggressione dell'unica operatrice presente, va oltre l'indispensabile esigenza di tutela della lavoratrice per sottolineare che gli attacchi sferrati, continui ed esplosivi, sono anche verso l'identità professionale e non solo fisica degli educatori.
In considerazione di quanto rilevato si ritiene indispensabile programmare a brevissimo tempo un incontro con gli educatori aperto a tutti gli operatori delle aree trattamentali in previsione delle necessarie azioni sindacali a sostegno della categoria professionale.
La Coordinatrice Regionale Il Segretario FP CGIL Stato
B.Campagna Antimo De Col

OSAPP

Osapp; Penitenziaria confluisca in Polizia di Stato

Agi, 14 dicembre 2007

"Se continua così ce ne andiamo: vogliamo trasformare la Polizia operante negli istituti in una Forza specializzata della Polizia di Stato, cui per definizione spetta anche il compito dell’ordine e della sicurezza". A dichiararlo è il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, rilevando che "da tempo il dialogo con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è interrotto per l’inutilità di recepire iniziative e progetti da parte di coloro che dovrebbero dirigerci".
La proposta dell’Osapp, si spiega in una nota, "nasce nell’ottica del contenimento della spesa pubblica e del miglioramento dei servizi di polizia all’interno delle strutture detentive": "basti pensare - osserva Beneduci - alle inutili duplicazioni di funzioni associate a personale di polizia e della dirigenza pubblica per rendersi conto di quanto dispendioso sia per il contribuente l’attuale sistema gestionale della Polizia Penitenziaria".
Tutto questo, spiega il sindacato, è la causa che porta "il nostro Corpo a svolgere, da troppo tempo, il ruolo di mera manovalanza, non riuscendo più ad eseguire quelle funzioni di mantenimento dell’ordine e della sicurezza". Lo Stato, dunque, conclude Beneduci, "non può pensare di adempiere al suo mandato di rieducare i detenuti se non attraverso una maggiore presenza e servizio di personale a ciò specializzato ed in possesso quindi di una formazione specifica in tal senso. Il recupero dei fondi che scaturirebbe dall’assorbimento delle forze di polizia garantirebbe la riduzione in organico di 20.000 unità, a fronte dell’implemento di poche centinaia di personale specializzato del profilo di educatore".

giovedì 13 dicembre 2007

O.S. SUNAS - Bozza decreto Pol. Pen. negli Uepe


Roma, 12.12.07
Prot. 110/SN

Al Ministro della Giustizia
sen. Clemente Mastella

Al Sottosegretario alla Giustizia
prof. Luigi Manconi

Al Capo del Dap
pres. E.Ferrara

Ai Vice Capo del Dap
Dr. Di Somma
Dr. A. D'Alterio

Al Direttore Generale dell'Esecuzione Penale Esterna
Dr Turrini Vita

Al Direttore Generale del Personale e della Formazione
Dr. De Pascalis

Al CNOAS

Alle OO.SS. Confederali ed Autonome

Al CASG

Agli A.S. in servizio negli UEPE

Oggetto: bozza decreto ministeriale per l’accorpamento della Polizia Penitenziaria agli UEPE

Il SUNAS, Sindacato Unitario Nazionale degli Assistenti Sociali che riunisce e rappresenta il maggior numero degli assistenti sociali sindacalizzati dipendenti della P.A. e del privato sociale nonché liberi professionisti, in riferimento al precedente documento del 19.11.07 prot. n.100/SN, preso atto della più recente bozza di decreto ministeriale che insiste nell’inserire nelle strutture degli UFFICI per l’Esecuzione Penale esterna i nuclei della Polizia Penitenziaria rinnova l’espressione di viva preoccupazione per la conferma delle intenzioni di accorpamento della Polizia Penitenziaria a dette strutture, snaturando la natura stessa degli uffici citati ed accentuandone soprattutto la funzione del controllo sulle misure alternative alla detenzione e più in generale di controllo penale, invece che puntare sul potenziamento dei servizi territoriali e sul maggior investimento in politiche sociali.
In tal modo infatti appare evidente che il Ministero non voglia tener in alcun conto né del reiterarsi delle manifestazioni di aperta e motivata opposizione assunta dai colleghi in servizio negli UEPE che protestano in difesa del più ampio mandato istituzionale né delle argomentazione espresse da tante Organizzazioni Sindacali, associazioni e di autorevoli esperti del settore che in più occasioni si sono pronunciati contro tale accorpamento che tra l’altro finirebbe inevitabilmente per svilire aspetti professionali concretizzati sul campo nel tempo.

Tanto premesso, la scrivente OS non può che reiterare la richiesta di rivedere l’impostazione del decreto ministeriale e di non procedere nella sperimentazione annunciata.

Si resta disponibili ad ogni utile confronto.
Distinti saluti

Il Segretario Generale Sunas Il SN Sunas Comparto Ministeri
Dott.ssa Laura Brizzi Dott. Luigi Bucci

martedì 11 dicembre 2007

SPAZIO PENSIERI LIBERI- BOZZA DECRETO MINISTERIALE ISTITUTIVO DEL DIRETTORE AREA SICUREZZA

Pubblichiamo un interessante contributo di riflessione. Non dimentichiamoci che il regolamento sull'organizzazione degli UEPE relativo all'art.3 della Meduri, deve essere ancora definito, visto che da mesi è interrotto il confronto con i sindacati, su tale argomento. Basterebbe inserire con il nuovo regolamento sull'organizzazione degli Uepe, l'area sicurezza e il gioco è fatto.
La bozza dello schema di DM istitutivo del Direttore Area Sicurezza fa scaturire le nostre perplessità in particolare sull'art. 8 lettera l).
Nello specifico :
si prevedono funzioni direttive relative ai controlli previsti sulle misure alternative espletati dalla Pol Pen. Ci chiediamo su che base normativa? Dove saranno collocati i Direttori dell'Area Sicurezza per espletare questi compiti, e dove saranno collocati gli addetti al controllo sulle misure alternative? Negli UEPE o in strutture autonome?
Questo DM di istituzione del direttore Area Sicurezza, per quanto attiene la direzione dei controlli sulle misure alternative è conforme alla norma? DL 146/2000 art. 6, OP e DPR 230/2000 e le altre leggi citate?
L'attribuzione di compiti che di fatto si prevede per la Pol Pen in materia di misure alternative (citate in senso generale) è conforme all'OP vigente?
Si ripropongono, in particolare in merito all'Affidamento, tutte le perplessità che abbiamo gia espresso.
Come si andranno ad intersecare i due progetti (DM relativo all'inserimento della Pol Pen negli UEPE e DM sul ruolo direttivo Area Sicurezza)? La dipendenza del nucleo di Pol Pen dal Direttore dell'UEPE (come previsto nell'ultima bozza del DM) sarà ancora possibile o si creerà un Commissariato di Pol Pen autonomo ma collocato all'interno degli UEPE?
che senso ha parlare di sperimentazione se già si prefigurano con altre norme delle competenze per la Pol Pen sulle misure alternative? Allora la sperimentazione non è più tale, perchè non si vogliono acquisire riscontri per poter poi, eventualmente, valutare i risultati e decidere, ma far partire comunque le cose che devono seguire una piega già determinata.
Il DM sull'istituzione direttore area sicurezza appare in contrasto, nell'art 8 lettera l), con il DL 21/5/2000 n. 146 che non prevede la collocazione di funzionari direttivi di Pol Pen negli UEPE con funzioni direttive sull'esecuzione delle misure alternative.
Il DL 146/2000 all'art. 6 indica espressamente l'assegnazione del personale direttivo di Pol Pen presso gli IIPP, i PRAP e le scuole di formazione, in nessun art. è previsto l'inserimento negli UEPE che d'altra parte sono regolamentati dall'art. 72 OP e 118 DPR 230/2000 che non prevede l'istituzione dell'area sicurezza.
Il DL 146/2000 e tutta la restante normativa non prevede funzioni direttive dell'area sicurezza nelle misure alternative.
Un compito così specifico e delicato, come il Controllo delle Misure Alternative, non può a nostro parere essere individuato nella bozza del DM art. 8 "tra gli ulteriori compiti assegnati" a prescindere dalla norma.
L'art. 8 del DM ci sembra così privo di qualunque fondamento giuridico, perchè competenze in tal senso che sono SOSTANZIALI e non formali, andrebbero attribuite per LEGGE.
L'analisi del DM inoltre è fissata per il 13 c.m., anticipa l'analisi del DM istitutivo dei nuclei di verifica ed esclude qualsiasi contradditorio con i sindacati che rappresentano il Comparto Ministeri.
Qualcosa non funziona!
La sperimentazione a cosa potrà servire se già si configurano le nuove e strutturali competenze di Pol. Pen. con l'individuazione della direzione dell'Area Sicurezza ?
La genericità della definizione inoltre aggrava le nostre perplessita e preoccupazioni perchè le misure alternative sono poste sullo stesso piano a differenza dell'ultimo DM sui nuclei di verifica con cui c'era un minimo di distinzione tra le diverse misure alternative.
Inoltre come è possibile delineare eventuali competenze direttive dell'area sicurezza, nelle misure alternative, quando non sono ancora delineate le competenze della Pol Pen nelle misure alternative?
Firmato
Assistenti Sociali UEPE L'Aquila
dott.ssa Anna Insardi e dott.ssa Luana Tunno

ORDINE NAZIONALE ASSISTENTI SOCIALI -ULTIMA BOZZA DI DECRETO POLIZIA PENIT. NEGLI UEPE


Roma, 11 dicembre 2007
Prot. n. 3063/2007
Al Sig. Ministro On. Clemente Mastella -Ministero della Giustizia
Al Sig. Ministro On. Paolo Ferrero -Ministero della Solidarietà
Al Sig. Ministro On. Giuliano Amato -Ministero dell’Interno
Al Dott. Ettore Ferrara -Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Ministero della Giustizia
Al Consigliere Riccardo Turrini Vita -Direttore Generale Esecuzione Penale Esterna del Dip.to Amm.ne Penitenziaria -Ministero della Giustizia
Al Dott. Eustachio Vincenzo Petralla - Dirigente Ufficio II -Direzione Generale Esecuzione Penale Esterna
Ai Sindacati Confederali e Autonomi
Alla d.ssa Anna Muschitiello- Segretario Nazionale Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia
Al Dott. Sebastiano Zinna -Dirigente Ufficio II - Istituto Superiore di Studi Penitenziari
Alla D.ssa Luigia Mariotti Culla -Direttore Istituto Superiore di Studi Penitenziari
Al Dott. Alessandro Margara - Presidente Fondazione Michelucci
Firenze
All’Avv. Desi Bruno -Garante dei diritti delle Persone private della libertà personale
Bologna
Alla D.ssa Angelica Di Giovanni - Presidente Tribunale Distrettuale di Sorveglianza di Napoli
Alla D.ssa Elisabetta Laganà -Presidente SEAC
Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario
Agli Uffici Esecuzione Penale Esterna
Ai Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria
Ai Consigli Regionali dell’Ordine degli Assistenti Sociali
LORO SEDI
OGGETTO: Quarta bozza di decreto interministeriale sui nuclei di polizia penitenziaria per l'esecuzione penale esterna.
L'Ordine degli Assistenti Sociali, verificati i mutamenti minimi apportati alla quarta bozza di decreto interministeriale sui nuclei di polizia penitenziaria per l'esecuzione penale esterna, che non sostanziano le riflessioni e le criticità evidenziate in più occasioni da questo Consiglio Nazionale e di cui non si è tenuto in nessun conto, conferma le proprie precedenti valutazioni, le perplessità e le osservazioni critiche espresse in più sedi, in merito alla reale efficacia della riforma prevista, sia nel garantire una maggiore funzionalità del settore dell’area penale esterna, sia nel rendere possibile una effettiva estensione del ricorso alle misure alternative.
Per il raggiungimento di questi due obiettivi, infatti, in un ragionamento che voglia essere mosso da onestà di intenti, si dovrebbero, inprimo luogo, considerare e pubblicizzare maggiormente i dati che, semestralmente, vengono rilevati dall’Amministrazione penitenziaria sulle revoche di tutte le misure alternative, dai quali si evincono risultati più che confortanti (ciò anche per rispondere alla società che, si dice, chiede conto con insistenza dei risultati conseguiti). Inoltre, la considerazione del rapporto tra tali dati e le risorse utilizzate per conseguirli, avrebbe dovuto automaticamente portare a un massiccio investimento per dotare anche l’area penale esterna di adeguate risorse, umane, strumentali e finanziarie.
Invece, sembra che la stessa Amministrazione Penitenziaria non tenga in debita considerazione tali risultati e che si voglia orientare tutta l’attenzione soltanto su un unico disegno: l’inserimento della polizia penitenziaria per il controllo della condotta delle persone sottoposte a misura alternativa sguarnendo gli organici già carenti degli istituti penitenziari. Su questo si vogliono concentrare anche le poche risorse aggiuntive che sembrano poter essere reperite anziché utilizzarle per migliorare le condizioni di funzionalità degli stessi uffici UEPE denunciate anche dalle organizzazioni sindacali. Da evidenziare, infine, che si ritiene altamente improbabile che la previsione di controlli da parte della polizia penitenziaria, che non potranno che essere sporadici, possa realmente essere considerato elemento maggiormente rassicurante per la Magistratura.
Tali valutazioni, tuttavia, devono necessariamente essere inserire in un contesto di analisi che ricomprenda un più ampio scenario, quale quello dell'applicazione delle pene, partendo dalla considerazione che, quello attuale, è un momento di grossa sofferenza per tutto il settore dell'esecuzione penale, sia nell'area penale esterna, sia nell'area detentiva.
Non vanno, pertanto, trascurate le crescenti difficoltà degli istituti penitenziari, nel cui ambito, dopo gli effetti deflattivi dell'indulto, emergono sempre più evidenti le criticità (è di questi giorni la grave aggressione subita da una educatrice della Casa di Reclusione di Volterra che è stata ferita seriamente da un detenuto durante un colloquio). Si registra, infatti, non solo un nuovo rapido incremento del numero dei detenuti, ma anche l’ingresso di tipologie di condannati le cui condizioni, al di là della condanna riportata, presentano un tale livello di problematicità da rendere sempre più difficile la gestione degli istituti, sia sul versante della sicurezza interna, sia della sicurezza degli operatori e della loro possibilità di espletare il proprio mandato istituzionale.
Nell'esecuzione penale esterna, alle molte considerazioni che sono state espresse in merito all'efficacia dell'intervento del servizio sociale, sembra oggi importante evidenziare una ulteriore osservazione. Si è segnalato un calo della concessione di misure alternative da parte della Magistratura di Sorveglianza, calo che sarebbe determinato dalla mancata possibilità di un reale controllo della condotta dei condannati, in quanto il servizio sociale, si dice, può garantire solo controlli sempre più rarefatti e interventi a prevalente valenza socio-riabilitativa, mentre le esigenze sono altre. A tale giudizio, si può contrapporre la convinzione che la maggiore difficoltà a concedere le misure alternative, segnalata dai Magistrati di Sorveglianza, derivi in realtà da altri fattori, fra i quali vanno segnalati, in primo luogo, una maggiore rigidità della normativa che riduce l’ammissibilità alle stesse, l’aumento di condannati che, per problematicità della condizione personale o per l’assenza di riferimenti familiari, di risorse socio-lavorative e abitative, non possono accedere ad un percorso alternativo e una carenza di risorse, sia ministeriali, sia sempre più anche territoriali, per la progettazione di percorsi efficaci di inclusione.
Un’ultima considerazione si impone. Ciò che è emblematicamente emerso in questi mesi è, non solo la mancata piena valorizzazione, da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, contrariamente alle affermazioni del Consigliere Turrini nel suo intervento del 7 novembre scorso, di una figura professionale che, pur con difficoltà estreme, ha gestito per più di trenta anni un settore in continua crescita, non solo quantitativa, con risultati (lo ribadiamo) più che positivi, ma anche la mancata conoscenza da parte dell’opinione pubblica, (e purtroppo della stessa Amministrazione) del lavoro svolto dall’assistente sociale, delle competenze altamente qualificate messe in campo, nell’ambito penale, da tale professione sociale.
Per questo motivo, in aderenza al proprio ruolo di tutela degli interessi e del mandato professionale dell'assistente sociale, si esprime ancora preoccupazione rispetto al fatto che, pur prevedendosi interventi che andranno fortemente ad incidere sulla metodologia e l'operatività del servizio sociale, non si è ritenuto di accogliere la disponibilità alla collaborazione e alla mediazione più volte manifestata da questo Ordine. Emblematico ci sembra il mancato invito formale dell’Ordine al recente Convegno organizzato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, su “Una nuova politica della pena. Quale progetto per l’esecuzione penale esterna”.
Eppure, in quella stessa sede, il Capo del DAP, Ettore Ferrara, ha affermato che le linee progettuali che l’Amministrazione va sviluppando, prima di tradursi in fatti, devono opportunamente offrirsi alla riflessione comune per testarne la concreta validità.
Queste ultime affermazioni del Capo del DAP Ferrara, unitamente alle sollecitazioni del Consigliere Turrini del 7 novembre 2007 rispetto alla necessità di un approfondimento congiunto sulla presa in carico dell’affidato in prova, devono trovare una loro concretezza.
Nonostante lo sforzo non si comprendono le ragioni e la determinata volontà di procedere a tale sperimentazione trascurando o eludendo la molteplicità dei problemi che affliggono il sistema penitenziario e che solo in parte sono stati evidenziati nella nota conclusiva della Conferenza UEPE di novembre.
La rigidità riscontrata da parte del DAP è in controtendenza rispetto allo sforzo che si sta facendo per costruire un sistema decisionale democratico in cui concertazione, governance, corresponsabilità, integrazione di saperi costituiscono assi portanti.
Esprimendo ancora fiducia rispetto alla possibilità di raggiungere un’intesa tra le diverse posizioni, questo Consiglio Nazionale rinnova la sua disponibilità a collaborare anche per l’individuazione di possibili percorsi e iniziative di ricerca e studio sull’esperienze e sulle buone prassi del Servizio Sociale Penitenziario.
f.to La Vicepresidente
Franca Dente

venerdì 7 dicembre 2007

REDATTORE SOCIALE

Polizia Penitenziaria negli Uepe: prosegue la mobilitazione

Redattore Sociale, 7 dicembre 2007

Nuovo incontro il 17 dicembre tra i vertici dell’Amministrazione penitenziaria e i sindacati. Gli assistenti sociali: "Così vengono trasformati in Commissariati".
Si terrà il 17 dicembre l’incontro tra i vertici dell’Amministrazione penitenziaria e i sindacati, sulla proposta di inserire la polizia penitenziaria negli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna (Uepe), per costituire dei nuclei di verifica e controllo sulle misure alternative. A circa sette mesi dalla presentazione della prima bozza del decreto ministeriale prosegue la mobilitazione degli assistenti sociali. Per il Comitato di solidarietà assistenti sociali " è stato bloccato, grazie all’intervento di alcune Organizzazioni sindacali, il tentativo dell’Amministrazione penitenziaria di accelerare sull’avvio della sperimentazione attraverso dei diktat e l"interruzione del confronto sindacale". La nuova bozza di decreto "è sostanzialmente identica a quella precedente", denunciano: "Non è stata in alcun modo presa in considerazione la richiesta fatta da quasi tutte le organizzazioni sindacali., anche della Polizia Penitenziaria, di superare la previsione di collocare i nuclei di verifica presso gli Uepe".
La critica degli assistenti sociali è che, in questo modo, "gli Uepe vengono di fatto trasformati in dei Commissariati impegnati a governare l’ordine pubblico più che la sicurezza e l’inclusione". Secondo il Consiglio Nazionale del Coordinamento assistenti sociali giustizia "evidentemente l’Amministrazione Penitenziaria continua a sottovalutare il problema e vuole a tutti i costi procedere con una sperimentazione che così come è, non soddisfa nessuno, né gli operatori attualmente occupati negli Uepe né la Polizia Penitenziaria". "Le osservazioni fatte dalle organizzazioni sindacali di categoria che rappresentano il corpo della Polizia penitenziaria non sono meno critiche di quelle fatte dagli assistenti sociali e allora, perché insistere? Non sarebbe meglio provare a discutere seriamente di quale politica della pena si vuole perseguire e di quali sono gli strumenti più idonei per realizzarla?", si chiede il Casg. Gli assistenti sociali dunque chiedono, qualora dovesse comunque prevalere la volontà della sperimentazione, che venga riformulato il progetto assumendo alcune richieste fin qui formulate.
"No al Servizio di Verifica con personale di Polizia Penitenziaria presso gli Uepe; no al controllo che verrebbe svolto da tali Nuclei di Verifica per la misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, anche se previsto solo su specifica richiesta del Tribunale di Sorveglianza o del Magistrato di Sorveglianza; no al superamento della connotazione sociale degli Uepe a favore del rafforzamento dell’immagine di un servizio parte integrante degli Organismi di Ordine Pubblico e Sicurezza e al ruolo dei Direttori degli Uepe, sempre più vicino a quello di funzionari di Polizia, piuttosto che di Dirigenti con una necessaria e specifica connotazione tecnico-professionale e no ad una sperimentazione, dove non si conoscono i reali costi e dove saranno reperiti i finanziamenti".

RISTRETTI ORIZZONTI

Comunicato Stampa CASG
Fissata nuova convocazione presso il Dap per lunedì 17 dicembre ore 11.00 per riprendere la discussione, lasciata sospesa nel settembre scorso, circa il progetto di sperimentazione, che prevede l’utilizzo della Polizia penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe).
Riprende, quindi, il confronto dopo un tentativo mal riuscito di far passare il decreto con un colpo di mano, contando sulla distrazione degl’interessati; il DAP, infatti, lo scorso 24 novembre in una comunicazione inviata alle OO.SS. dichiarava: “Il nuovo schema di decreto interministeriale che ha tenuto conto dei contributi offerti dalle Organizzazioni Sindacali in occasione dell’ultimo incontro, tenutosi sul tema, presenta alcune modifiche rispetto al testo precedente, in particolare:….. Tanto premesso, in assenza di osservazioni, da far pervenire comunque entro sette giorni dalla ricezione della presente, si darà avvio al perfezionamento del decreto.
Pur essendo pervenuta questa bozza in un momento molto particolare per le OO.SS. e per tutto il personale del comparto ministeri, ovvero le votazioni per il rinnovo delle RSU, esse non si sono fatte trovare impreparate, tanto da far decorrere inutilmente i sette giorni previsti per le osservazioni nel merito del suddetto decreto e il DAP ha dovuto riconvocarle.
Evidentemente l’Amministrazione Penitenziaria continua a sottovalutare il problema e vuole a tutti i costi procedere con una sperimentazione che così come è, non soddisfa nessuno, né gli operatori attualmente occupati negli UEPE né la Polizia Penitenziaria. Le osservazioni fatte dalle OO.SS. di categoria che rappresentano il corpo della Polizia penitenziaria non sono meno critiche di quelle fatte dagli assistenti sociali e allora, perché insistere? Non sarebbe meglio provare a discutere seriamente di quale politica della pena si vuole perseguire e di quali sono gli strumenti più idonei per realizzarla?
In questa ultima bozza “…è stato esplicitato il concetto di contributo alla sicurezza (anche territoriale), che la sperimentazione vuole offrire….”; ma qualcuno può credere mai che, se esiste un problema di insicurezza nelle città, sia realistico pensare che l’inserimento di nuclei di 6/9 unità di polizia penitenziaria in città come Milano, Roma, Napoli possa di fatto contribuire a combatterla”?


Per il Consiglio Nazionale CASG
Anna Muschitiello

DAP

Nello schema di DM all'art.8 (altri compiti) dice:
Il personale appartenente ai ruoli direttivi del corpo di polizia penitenziaria, in relazione alla qualifica rivestita, può altresì svolgere:
al punto l "Coordinamento delle attività di controllo riservate al personale del corpo di polizia penitenziaria sulle persone sottoposte a misure alternative alla detenzione"
vai su : Schema di D.M. istitutivo Direttore Area Sicurezza (Bozza)

LE REAZIONI ALLA NUOVA BOZZA DI DECRETO

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FP CGIL

COMUNICATO CONFSAL-UNSA

UIL- PENITENZIARI E BOZZA DI DECRETO INTERMINISTERIALE

O.S. SUNAS

COMUNICATO CASG

giovedì 6 dicembre 2007

REDATTORE SOCIALE

Polizia penitenziaria negli Uepe, il progetto va avanti...
6 dicembre 2007
Nuova convocazione ministeriale per il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria presso il Dap fissata per lunedì 17 dicembre. Per il Sappe, "l’incontro smentisce le voci sull’annullamento della proposta".Il progetto che prevede l’utilizzo della Polizia penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) e che ha suscitato reazioni contrastanti tra i vari operatori del settore va avanti. Il prossimo incontro sull’argomento è stato infatti programmato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per lunedì 17 dicembre alle 11 presso la sede centrale del Dap, come si evidenzia dall’atto di convocazione inviato oggi al Sappe, "che smentisce quanto tentavano di far credere certe organizzazioni di assistenti sociali, e cioè che il progetto era stato annullato".La Segreteria Generale del Sappe, organizzazione più rappresentativa del Corpo con 12 mila iscritti, ribadisce con fermezza la propria posizione: "Una nuova politica della pena, necessaria e indifferibile - si legge in una nota - deve prevedere un "ripensamento" organico del carcere e dell’istituzione penitenziaria, e un maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione e l’adozione di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici (come il braccialetto elettronico) che hanno finora fornito in molti Paesi europei una prova indubbiamente positiva"."E - prosegue la nota del Sappe - se la pena evolve verso soluzioni diverse da quella detentiva, anche la polizia penitenziaria dovrà spostare le sue competenze al di là delle mura del carcere, parallelamente all’affermarsi del suo ruolo quale quello di vera e propria polizia dell’esecuzione penale. Il controllo sulle pene eseguite all’esterno e sull’adozione del braccialetto elettronico, oltre che qualificare il ruolo della polizia penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione. Efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure, che nella considerazione pubblica, non vengono attualmente riconosciute come vere e proprie pene".

DAP- Nuova convocazione

17.12.2007 Convocate le OO.SS. per la discussione inserimento UEPE

GARANTI DEI DIRITTI DEI DETENUTI


I Garanti dei diritti delle persone limitate nella libertà sulle misure annunciate in materia di “sicurezza”
La strada intrapresa dal Governo per affrontare la cosiddetta “questione sicurezza” non ha uscite. Le misure annunciate comporterebbero la ulteriore criminalizzazione della marginalità sociale e contraccolpi insostenibili per il sistema giudiziario e penitenziario, aumentando il carico dei processi e il numero delle persone incarcerate per custodia cautelare, che, in questo momento, ammonta ad oltre la metà dei detenuti. Al di là delle parole d’ordine semplificatrici, i dati e le ricerche attestano che il carcere si traduce di frequente in un moltiplicatore di criminalità e che, al contrario, punire senza incarcerare riduce in modo consistente i rischi di recidiva.
La certezza della pena non deve tradursi in certezza del carcere, ma in pene modulate sulla gravità dei comportamenti che prevedano il carcere solo come rimedio estremo.
La legalità non si persegue attraverso misure “eccezionali” applicate ai soli comportamenti “ad alto indice di odiosità” attribuiti a lavavetri e graffitari o mettendo sullo stesso piano l’abusivismo
commerciale e il grande traffico di stupefacenti. La legalità non si persegue investendo i sindaci di attribuzioni di dubbia costituzionalità.
La legalità si persegue garantendo la celerità dei processi e il diritto alla difesa in tutte le sue declinazioni, costruendo un sistema organico di pene e misure alternative al carcere e assicurando le risorse necessarie al suo funzionamento.
La legalità si persegue introducendo nella Costituzione una garanzia contro gli interventi d’eccezione e d’occasione in materia penale e processuale del legislatore ordinario. La strada che porta alla legalità ha una serie di passaggi obbligati: in primo luogo, la rapida approvazione della riforma del codice penale e, rispetto alle misure annunciate in materia di sicurezza, a salvaguardia dei principi fondanti della Carta costituzionale, la coniugazione di legalità e solidarietà.
Sottoscrivono i Garanti
• Giorgio Bertazzini - Provincia di Milano
• Carlo Murgia - Comune Nuoro
• Mario Fappani - Comune Brescia
• Franco Corleone - Comune Firenze
• Maria Pia Brunato - Comune Torino
• Desi Bruno - Comune Bologna
• Gianfranco Spadaccia - Comune Roma
• Angiolo Marroni - Regione Lazio
• Giuseppe Tuccio - Comune Reggio Calabria
• Andrea Callaioli - Comune Pisa

lunedì 3 dicembre 2007

Ansa

custodia cautelare e + misure alternative
3 novembre 2007

Le misure alternative alla detenzione in carcere come esigenza fondamentale non solo per evitare il sovraffollamento negli istituti, ma soprattutto come punto di partenza per il reinserimento dei detenuti nella società civile. Abbassare inoltre la percentuale di custodia cautelare in carcere. Sono i punti fermi che vengono fissati oggi a Roma nell’ultima giornata del Convegno delle Associazioni di Volontariato Penitenziario - Seac.
"Le 30 mila persone che oggi sono sottoposte a misure alternative - ha detto Celso Coppola, del Seac - corrispondono a 60 istituti penitenziari di media capacità (500 persone circa) che dovrebbero esistere se queste persone dovessero, invece, scontare la pena in carcere". Il Seac denuncia ancora la fase approssimativa dell’attuazione dei programmi per le misure alternative: "basti pensare - ha detto Coppola - che in bilancio del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria solo il 3-4 per cento delle risorse è dedicato alle misure alternative (compreso il personale) e il resto invece alle spese per gli istituti".
Una voce di solidarietà ma anche fuori dal coro viene dal magistrato di sorveglianza di Roma, Paolo Canevelli, che ha definito illusorio pensare sia sufficiente l’applicazione delle misure alternative. Per il magistrato, infatti, "se vogliamo evitare di tornare, dopo l’indulto, a 60 mila presenze negli istituti è necessario intervenire sulla custodia cautelare - ha detto Canevelli - nei nostri istituti, infatti, il 60% dei detenuti sono in custodia cautelare, un’anomalia del nostro Paese.
Un problema che non è risolvibile solo con gli arresti domiciliari perché mancano le risorse per sostenere le persone ai domiciliari". Le misure alternative - secondo Canevelli - non funzionano anche per i tempi brevi di pena (dagli 8-10 mesi) a cui sono sottoposti i detenuti: "Non ci sono i tempi tecnici per fare e concludere le osservazioni, per non parlare poi dei cumuli di pena che allungano i tempi di carcere". Accrescere il numero degli educatori e dei mediatori culturali è inoltre l’ulteriore richiesta che il magistrato ha fatto al ministero della Giustizia.

Il Manifesto

il pacchetto sicurezza è irrazionale e autoritario
di Sergio Moccia (Ordinario di Diritto penale Università Federico II di Napoli)
3 novembre 2007

Una parte del primo dei quattro disegni di legge che compongono il "pacchetto sicurezza" approvato dal Consiglio dei ministri il 30 ottobre 2007, cioè del ddl recante "disposizioni in materia di sicurezza urbana", è stata trasfusa nel decreto legge 1 novembre 2007, n° 181, che modifica - sull’onda emotiva determinata da un efferato omicidio - il decreto legislativo n° 30/2007, a sua volta emanato in attuazione della direttiva comunitaria n° 38/2004.
Il decreto legge attribuisce ai prefetti il potere di emanare provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale per motivi di "pubblica sicurezza"; e stabilisce che i motivi di sicurezza "sono imperativi" - e quindi legittimano l’espulsione anche di quei cittadini dell’Ue che abbiano soggiornato almeno dieci anni in Italia o siano minorenni - "quando il cittadino dell’Unione o un suo familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, abbia tenuto comportamenti che compromettono la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona umana ovvero l’incolumità pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l’ordinaria convivenza".
Ora, a meno di voler riproporre risalenti "frodi delle etichette", è evidente che le espulsioni appaiono configurare provvedimenti sostanzialmente penali, contrasta con il principio di legalità sub specie determinatezza, art. 25 co. 2 Cost., la vaghezza di motivi di "pubblica sicurezza", così come il riferimento a "comportamenti" che non si traducano in reati: anche il mero vivere con i propri familiari in una baracca "compromette la tutela della dignità umana"! Gravissima risulta, poi, la previsione della possibilità di un’espulsione legata alla condotta di "un suo familiare": secondo l’art. 27 co. 1 Cost, infatti, "la responsabilità penale è personale", e non può, quindi, assolutamente connettersi al fatto altrui.
Relativamente alle ulteriori disposizioni contenute, secondo le informazioni reperibili sul sito web del Governo, nel disegno di legge recante "disposizioni in materia di sicurezza urbana", va posto in evidenza il carattere simbolico di alcune pretese innovazioni. Si afferma di voler delineare "una nuova fattispecie di reato - l’impiego di minori nell’accattonaggio [...]".
In realtà il fatto, come descritto nel ddl, è già contemplato dall’art. 671 c.p. L’innovazione consiste solo nell’inasprimento della sanzione, con la trasformazione da contravvenzione punibile con l’arresto da tre mesi ad un anno in delitto punibile con la reclusione "fino a tre anni". Per di più, non essendo indicata la nuova pena minima, la formula "fino a tre anni" comporta che essa sia di soli quindici giorni.
Ancora, "si introduce la perdita della potestà del genitore - e l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente l’amministrazione di sostegno, alla tutela ed alla curatela - nel caso in cui i reati di riduzione o mantenimento della schiavitù, tratta di persone e acquisto e alienazione di schiavi siano commessi dal genitore o dal tutore".
A ben vedere, sia l’interdizione perpetua, sia una lunghissima sospensione della potestà genitoriale risultano già dall’applicazione delle norme vigenti. Infatti, gli artt.600, 601 e 602 c.p. prevedono la pena della reclusione da otto a vent’anni e l’art. 600 sexies c.p. prevede un aumento della pena "dalla metà ai due terzi" quando il fatto è commesso da un ascendente del minore o da un parente "fino al quarto grado collaterale", dal tutore età.
L’articolo 2 del ddl prevede, poi, "l’applicazione di aggravanti ai maggiorenni nel caso in cui il reato viene compiuto con la partecipazione di un minore di anni 18"; ma anche stavolta, aumenti di pena sono già previsti dagli artt. 111 e 112 co. 1 n. 4 e co. 2 c.p.
Quanto alle violazioni dei principi costituzionali, preoccupa l’attribuzione al sindaco della facoltà di adottare provvedimenti contingibili ed urgenti per prevenire ed eliminare gravi pericoli per la "sicurezza urbana". In tema di aggravanti speciali per il danneggiamento di immobili, risulta gravemente indeterminato il concetto di "pregiudizio al decoro urbano", che rende possibili inasprimenti sanzionatoli basati su incerte valutazioni estetizzanti, che possono ben coprire mere forme di intolleranza.
Nel disegno di legge recante "disposizioni in tema di reati di grave allarme sociale e di certezza della pena", appare innanzitutto irragionevole il "forte" inasprimento della pena previsto per l’omicidio e le lesioni colpose commessi in "rilevante stato di ebbrezza" o di stupefazione: se, infatti, la guida in tali condizioni può costituire una colpa gravemente colposa, al pari di altre, come ad esempio una guida in pieno centro urbano a velocità di cinquanta chilometri orari superiore a quella consentita, non si comprende perché solo quel tipo di colpa determini l’aumento di pena. A meno che non si voglia esasperare il trattamento sanzionatorio secondo i dettami della teoria del tipo d’autore - in questo caso quelli dell’alcoolista e del tossicomane - assecondando parametri assiologici poco presentabili per uno. stato di diritto.
Sul versante degli interventi di diritto processuale, risulta inquietante l’estensione delle misure cautelari e specialmente della custodia cautelare, che, in base alla presunzione di non colpevolezza sancita dall’ art.27 co. 2 Cost., dovrebbe costituire l’extrema ratio. Il disegno di legge prevede, infetti, la possibilità di applicare misure cautelari sulla base del "concreto e attuale" pericolo della commissione di reati per cui è previsto l’arresto in flagranza, anche se si procede per un reato di specie diversa e non connotato dall’uso di armi o violenza alla persona: gli elementi fondanti il giudizio di pericolo appaiono vaghi, giacché se si fosse in presenza di atti idonei ed univocamente diretti a commettere un delitto, vi sarebbe già un tentativo.
Ma allora, vi è il rischio di malcelate presunzioni di pericolosità sociale di autori che dovrebbero, al contrario, presumersi innocenti. Non meno inquietante è l’estensione delle ipotesi derogatorie di "cattura obbligatoria", salvo una diabolica prova contraria, per un indefinito novero di reati "di maggiore incidenza sulla sicurezza dei cittadini": tra gli esempi riportati figura anche il furto in appartamento.

domenica 2 dicembre 2007

Al CASG
Alle organizzazioni sindacali
CGIL
CISL
UIL
R.di B.
SAG-UNSA
UGL
FLP
Loro sedi
All’Ordine Ordine Nazionale Assistenti Sociali
ROMA

Ordine Regionale Assistenti Sociali
PADOVA
Oggetto: Bozza di decreto sulla sperimentazione dei nuclei di verifica della Polizia Penitenziaria negli UEPE
I sottoscritti assistenti sociali dell’UEPE di Verona, presa visione della bozza di decreto in oggetto:
- esprimono ancora una volta la loro preoccupazione circa la sperimentazione e l’ultima bozza del decreto.
- aderiscono alla nota inviata dal CASG il 26.11.2007 alle OO.SS e ne condividono il contenuto.
- prendono atto della non volontà dimostrata dall’Amministrazione Penitenziaria e dal Ministro della Giustizia ad accettare il confronto rispetto a questa decisione.
In questo ultimo anno tutto il mondo professionale, del volontariato, dell’associazionismo, intellettuali, operatori istituzionali e non, hanno tentato di dimostrare la pericolosità della svolta che sarà, per molti versi, epocale. Ci pare, però, senza alcun risultato.
Da più parti è stato sottolineato quanto fosse importante pensare ad una valutazione della sperimentazione per realizzare la quale è necessario individuare dei criteri. Per questo ci ha sorpreso leggere all’art. 7 c.1 a) che la valutazione tecnica verrà effettuata dalla magistratura di sorveglianza, dal prefetto, dall’amministrazione comunale o provinciale. Ci chiediamo a che titolo e con quale competenze l’amministrazione comunale o provinciale possano svolgere tale compito.
Al capo b) dello stesso articolo si dice che l’incremento del numero delle verifiche rispetto al biennio 2005-2006 sarà un altro elemento di valutazione. Non ci è chiaro a quali verifiche si fa riferimento.
Riteniamo invece significativo porre l’attenzione su altri aspetti che non sono stati presi in considerazione:
- sarà opportuno prevedere una valutazione sugli effetti che tale sperimentazione produrrà sulle finalità delle misure alternative secondo quanto previsto dall’O.P.
- dovrà essere anche valutato se e quanto la “nuova gestione” dell’esecuzione penale esterna abbia offerto maggiore sicurezza.
La necessità di rivedere l’assetto organizzativo e operativo riguardante l’esecuzione penale esterna, per essere efficace, sarebbe dovuto passare attraverso una riflessione e un percorso con il coinvolgimento delle parti interessate. L’obiettivo da raggiungere, frutto di un processo democratico, sarebbe stato a quel punto patrimonio comune.
Verona, 28.11.2007

Auditore Rosaria
Di Benedetto Nicola
Faraci Giuseppina
Fontana Sofia
Marani Giovanna
Mulas Patrizia
Mulè Francesca
Ripamonte Francesca
Verrengia Maria Letizia

ASSISTENTI SOCIALI UEPE DELL'AQUILA

Nuova Bozza di Decreto interministeriale
Aderiamo al documento già inviato dal CASG a codesti indirizzi, allegato alla presente, relativo alla nuova bozza di decreto interministeriale che prevede i nuclei di Polizia Penitenziaria negli UEPE.
Facendo proprie le osservazioni critiche avanzate dal CASG sollecitiamo l'interessamento delle OO.SS. e dell'Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali affinchè rappresentino le istanze del servizio sociale al DAP; fermo restando che, se si dovesse comunque procedere all'emanazione del decreto così come predisposto, sarà necessario valutare la possibilità di attivare azioni di tutela legale della professione, soprattutto in relazione all'esecuzione della misura dell'affidamento in prova al servizio sociale.
Firmato assistenti sociali UEPE L'Aquila
Aloisi Alessandra
Buzzelli Maria Giacinta
Giangiacomo Gabriella
Insardi Anna
Tunno Luana
Zimar Anna Maria

sabato 1 dicembre 2007

MINISTERIALE DAP 22.11.2007

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